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Perché la BCE ha alzato i tassi d’interesse?
Economia e finanza di Emanuele Paccher
Perché la BCE ha innalzato i tassi di interesse?
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Nel mondo finanziario uno dei temi caldi delle ultime settimane è l’innalzamento dei tassi d’interesse. È di fine dicembre, infatti, la decisione della BCE di alzare i tassi d’interesse di mezzo punto percentuale, portando il tasso sui depositi al 2%, quello sui finanziamento principali al 2,5% e quello sui prestiti marginali al 2,75%. Si tratta del 4° rialzo nel solo 2022. E nel prossimo futuro bisogna attendersi ulteriori rialzi. Ma a cosa è dovuto questo aumento? E quali sono gli obiettivi perseguiti? Queste misure sono una delle risposte della banca centrale europea per cercare di far fronte ad un enorme tasso d’inflazione che quest’anno si attesta su valori superiori al 10%. Un’inflazione così elevata causa una notevole perdita del potere d’acquisto delle famiglie. In altre parole, se il prezzo di molte cose aumenta, e io dispongo sempre della stessa quantità di denaro, potrò acquistare molte meno cose. Quella dell’inflazione elevata è poi una spirale: per far fronte al rincaro dei beni, i lavoratori chiederanno uno stipendio più elevato. I datori di lavoro, per soddisfare questa richiesta, aumenteranno ancora di più i prezzi sul mercato. Aumentando i prezzi, occorreranno stipendi ancora più alti, e così via. A farne le spese saranno tutte quelle fasce di popolazione che non hanno reddito, o che lo hanno in misura fissa: si pensi ad un pensionato che non ha un adeguamento all’inflazione o che lo ha solo in parte. Questa persona si troverà con una pensione insufficiente per far fronte ai suoi bisogni. Ma questo discorso poi vale per tantissime altre categorie di lavoratori, che non sempre possono richiedere un aumento dello stipendio. Insomma, i lati negativi di un’inflazione elevata sono molteplici, e ne sono stati delineati, allo stato embrionale, solo alcuni. Cosa si può fare allora? La risposta della BCE si è mossa primariamente sull’innalzamento dei tassi d’interesse. Perché questa decisione? Occorre procedere per gradi. Innanzitutto esaminando la reazione dei mercati: queste manovre hanno un notevole impatto sulle decisioni degli investitori. Una delle conseguenze più immediate per i cittadini è il rincaro dei mutui. Il rischio è che il mercato immobiliare così facendo subisca una notevole contrazione, poiché il costo d’acquisto di una casa aumenta sensibilmente. Un’altra conseguenza è che le imprese diminuiranno la loro richiesta di finanziamenti. Anche questo avrà ripercussioni sul mercato: ci saranno meno investimenti, meno innovazione e meno crescita. Conseguenza di rilievo è poi l’aumento del costo del debito. Lo Stato, per finanziarsi, ricorre spesso a titoli di debito come BOT (buoni ordinari del Tesoro), BTP (buoni del tesoro poliennali), CCT (certificati di credito del Tesoro). Aumentando il tasso d’interesse, aumenta il rendimento che lo Stato deve riconoscere ai sottoscrittori. Infine, i cittadini torneranno a risparmiare: l’interesse garantito dalle banche è ora più elevato del solito. L’effetto desiderato, in conclusione, è quello di “raffreddare” l’economia. Con una contrazione degli investimenti e più risparmi si spera che l’aumento dei prezzi subisca una diminuzione. È una dinamica delicata: un eccessivo rallentamento dell’economia vuol dire recessione, con un aumento della disoccupazione, una riduzione della spesa dei consumatori e una diminuzione dei prezzi. Insomma, la situazione è complessa. La BCE ha effettuato la sua mossa, cercando di introdurre un aumento dei tassi graduale, in modo da scongiurare il rischio di causare una recessione economica troppo marcata. Funzionerà? Ai posteri l’ardua sentenza.