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La pizza è patrimonio UNESCO
Il 17 gennaio è la Giornata mondiale della pizza di Nicola Maschio
È patrimonio UNESCO dal 2017
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Èpatrimonio UNESCO dal 2017, simbolo del nostro Paese da sempre, ma pochi sanno che ha una giornata internazionale dedicata. Stiamo parlando della pizza, dal 2010 riconosciuta anche ufficialmente come Specialità Tradizionale Garantita (STG). L’arte del pizzaiolo napoletano è ormai un’istituzione in tutto il mondo che, nel tempo, ha imparato ad apprezzarne la qualità, riconoscendo il tricolore anche nel piatto. Ed il prossimo 17 gennaio, con tanto di fotografie da condividere sui social, fantasia e ingredienti variegati, sarà proprio la Giornata mondiale della pizza. Per capirne veramente il significato, bisogna fare un piccolo passo indietro. Ovviamente la vera ricetta napoletana è quella nata sotto al Vesuvio, con la ricetta tradizionale che prevede pomodoro, mozzarella di bufala campana, basilico e olio d’oliva. Rigorosamente con la cottura nel forno a legna, altro elemento che fa veramente la differenza nel sapore finale del prodotto. Sulla paternità della pizza non ci sono dubbi: nata in Italia, oggi ne è diventata il simbolo. Ma quanto si è diffusa nel mondo? Se pensiamo che l’86% degli italiani nel nostro Paese la mangia almeno una volta a settimana e il 40% anche due o più – senza dimenticare il fatto che nella classifica stilata da Google nel 2021 delle parole più ricercate in internet, la ricetta della pizza appare nelle prime cinque posizioni – qualche dato più generale lo ha fornito il Sole 24 Ore, che lo scorso anno ha presentato la giornata mondiale. “Un piatto talmente iconico da meritare addirittura un dominio dedicato sul web, ovvero “.pizza” – ha scritto la giornalista Maria Teresa Manuelli circa un anno fa. – Se nel 1984 erano disponibili solo sei domini di primo livello, ora chi registra un sito internet può scegliere tra più di un migliaio di alternative e gli amanti della buona cucina possono optare per .beer , .caffè e, appunto, .pizza. Al momento nel mondo ci sono più di 10mila siti internet con dominio .pizza, ma a sorpresa non è nel Belpaese che si concentrano: circa il 40%, infatti, è registrato negli Stati Uniti, cui segue l’Islanda, con un boom di registrazioni nel 2021, Canada e Germania”. Spostando nuovamente il focus sull’Italia, ogni anno vengono consumate un miliardo e mezzo di pizze, con la Margherita che è la “tipologia” più apprezzata nel nord del Paese e invece al sud, complice anche la più grande varietà di ingredienti, troviamo ai primi posti la Bufala e la Frutti di mare. Ma è negli Stati Uniti che i numeri sono impressionanti: ogni anno si mangiano più di tre miliardi di pizze, praticamente dieci chili a testa. Qualche altro dato: il record per infornare tre pizze è di 32 secondi, la pizza più cara del mondo costa ben 8.300 euro e ogni settimana, in Italia, ne vengono consumate mediamente 56 milioni. In tanti, nel tempo, hanno provato ad imitare la ricetta italiana, senza tuttavia riuscire a replicarla. Il picco di ordini i ristoranti lo hanno però sicuramente ricevuto in piena pandemia, quando l’asporto l’ha fatta decisamente da padrone: per evitare gli ormai storici assembramenti nei negozi o nei supermercati, in tantissimi hanno optato per un’ordinazione da farsi consegnare a casa. Ma anche tra le mura domestiche – e ne sono testimonianza le vendite record di farina e lievito – le famiglie si sono sbizzarrite con ricette di ogni tipo. Insomma, la storia della pizza è stata scritta in modo indelebile in passato, ma nel prossimo futuro sarà altrettanto ricca ed importante. E per chi si stesse chiedendo quale è stata la prima pizzeria del mondo, ecco la risposta: si chiama Port’Alba ed ovviamente si trova a Napoli. Aperta nel 1738 per rifornire i venditori ambulanti di pizza, successivamente si dotò di tavolini e sedie per la clientela. Ancora oggi, dal vecchio forno rivestito di pietra lavica, vengono sfornate pizze inimitabili, dal sapore unico.
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