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Il personaggio: Gioconda Belli
Il personaggio di Francesca Benvegnù
Gioconda Belli
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Forse meno conosciuta rispetto ad altri scrittori latinoamericani, ma non per questo con una carriera e una storia meno interessante e incisiva, Gioconda Belli è una delle voci più importanti della letteratura nicaraguense. Nativa proprio di Managua, capitale del paese, Belli oltre ad essere una poetessa raffinata e una scrittrice coinvolgente, rappresenta anche la testimonianza vivente e scritta di un grande pezzo di storia della sua nazione, ossia la dittatura di Somoza. Il Nicaragua è rimasto infatti in mano ad un governo dittatoriale fino al 1979, anno della rivoluzione sandinista che ha riportato nel paese finalmente un regime democratico. Eventi di cui Belli non è stata solamente spettatrice come cittadina, ma anche partecipante attiva. Sebbene infatti la sua agiata famiglia d’origine e il suo matrimonio in giovane età non l’abbiano per niente spinta verso l’ambiente rivoluzionario, è proprio la scrittura ad averla aiutata a prendere vera coscienza del clima politico del suo paese. Attraverso infatti gli ambienti artistici della capitale, da giovane madre di famiglia con un modesto impiego la Belli si è convertita nel tempo in una delle intellettuali più conosciute del suo paese. Ma questa sua crescita come artista si è accompagnata presto anche alla sua partecipazione sempre più attiva nel Movimento Sandinista, il gruppo ribelle che in Nicaragua resisteva contro Somoza. Da semplice simpatizzante fino a diventarne parte integrante, la scrittrice negli anni ha contribuito alla rivoluzione in diversi modi: nascondendo ricercati, passando informazioni e perfino col contrabbando d’armi. Un impegno che l’ha portata più volte nel radar della polizia politica, che dopo averla pedinata e messa sotto interrogatorio diverse volte, arrivò a decidere di arrestarla, destino a cui la Belli è sfuggita con l’esilio in Messico. Nelle sue opere si può trovare quindi una testimonianza lucida e umana, di certo non ipocrita, della sua esperienza di vita sotto la dittatura, nonché di cosa significhi lottare e decidere di rischiare la propria vita per un’ideale di libertà e cambiamento. Ma le opere della Belli non sono famose solo per il loro sapore politico, ma anche per la forte impronta femminista e le conseguenti riflessioni a riguardo, di certo molto avanti rispetto alla società in cui si è trovata a vivere. Cresciuta infatti in un ambiente in cui il ruolo della donna era saldamente ancorato a quello della sfera famigliare, Belli si è ritrovata molto presto a rivestire dei panni scomodi, che la portarono a discostarsi dalla visione di femminilità che le era stata cucita addosso. Prima con lo scandalo di un divorzio, poi con una vita amorosa vivace, nonché infine con la partecipazione in prima fila agli eventi politici del suo paese. Una delle opere che raccoglie tutto questo, dall’esperienza politica di Belli fino alle sue riflessioni sul suo ruolo di donna, è sicuramente il suo più famoso romanzo, La donna abitata. Un viaggio tra passato e presente che ricalca l’esperienza di Belli come simpatizzante rivoluzionaria, il suo amore per un appartenente allo stesso gruppo e la crisi interiore che questa esperienza politica ha portato con sé. Una storia che oltre a portare la protagonista a riflettere sul suo futuro, legato a doppio filo a quello del suo paese, la porta a riconnettersi a sé stessa per riscoprire le sue radici. Indimenticabile invece per la sincerità e la profondità, è sicuramente anche il Il paese sotto la pelle, una vera e propria autobiografia della scrittrice, dove con trasparenza e amore ripercorre la sua vita tra successi letterari, militanza politica e drammi personali. Gioconda Belli perciò rappresenta una voce e penna unica, capace di raccontare nelle sue opere la complessità del suo essere una donna avanti nel tempo, desiderosa di combattere per ciò in cui crede e di liberarsi delle catene in cui la società patriarcale l’ha imprigionata. Solo uno dei tanti motivi per scoprire le sue meravigliose opere.
Si è tenuto a Trichiana un partecipato incontro sul tema “difendi la tua salute e la tua terra: quale futuro per l’agricoltura bellunese? Un progetto per Casteldardo (Borgo Valbelluna) che guardi oltre i vigneti intensivi”. L’incontro, organizzato dal comitato cittadini per una sana agricoltura e dalle associazioni Le Fregole e La Voce dei Borghi, è stato moderato dal giornalista Ilario Tancon. L’agronomo ed agricoltore Carlo Murer ha spiegato come dal punto di vista ecologico la monocoltura di vigneti crea uno squilibrio tale da rendere vani gli sforzi per la conduzione in biologico delle terre, perché la monocoltura non è naturale e necessita di azioni esterne per mantenerla produttiva. “Io sono qui per difendere il diritto dei miei bambini a crescere in un ambiente sano. Diritto che vedo oggi messo in pericolo dall’avanzata dei vigneti per il soddisfacimento di interessi economici di pochi. La monocoltura, la viticoltura intensiva e convenzionale, non possono che portare ad un generale impoverimento della qualità della vita della popolazione, un deterioramento delle condizioni di salute ed uno svantaggio per le aziende agricole locali che praticano una sana agricoltura in armonia con l’ambiente”. Il dottore Ernesto Rorai, medico endocrinologo dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, ha illustrato i motivi per cui gli interferenti endocrini agiscono a dosi bassissime, ed ha riassunto le malattie ed i danni alla salute più comuni determinati da queste sostanze molto comuni nell’ambiente. Purtroppo la medicina è costretta ad inseguire nella ricerca, in quanto i danni causati alla salute da nuovi prodotti e pesticidi, si manifestano anni dopo il loro utilizzo. Emanuele Prest ha illustrato il fenomeno che comporta il riscaldamento dell’atmosfera terrestre (effetto serra) e l’opportunità di arrivare, anche per la provincia di Belluno, alla carbon neutrality, che si realizza quando le emissioni di gas serra sono compensate da una pari quantità di emissioni ridotte. Siena è riuscita a raggiungere questo risultato e la relativa certificazione, che utilizza per pubblicizzare la sua accoglienza turistica. Infine Danilo Gusatto ha presentato con una serie di foto l’inquadramento storico ambientale di Casteldardo, sito di alto pregio ed attraversato dal torrente Ardo che a monte include i conosciuti Brent de l’Art. Pacato e propositivo il dibattito, che ha visto fra i vari interventi i saluti del Sindaco Cesa che ha relazionato circa l’incontro avuto con la nuova proprietà, la società agricola Antiche Terre dei Conti srl controllata dalla famiglia Perin, il cui core business è la produzione di generatori di elettricità. In sala anche il sig. Simone Perin, che ha illustrato come intende intervenire sui 51 ettari di terreno acquistati a Casteldardo. L’azienda agricola intende mantenere a seminativo ampie superfici, con coltivazioni di varietà antiche di grano e di altre graminacee, mentre su 20 ettari intende piantumare circa 20 ettari di varietà resistenti di vitigno in conduzione biodinamica e varietà antiche e autoctone di altre piante da frutto. Sentiti e pieni di esperienza vissuta gli interventi dell’associazione stop pesticidi ed il comitato mamme di Revine. Conclusioni tratte dal consigliere comunale di Borgo Valbelluna Dario Dal Magro, che ha condiviso la proposta di costituire a livello comunale una commissione che comprenda rappresentanti del comitato cittadini per una sana agricoltura. Un tavolo di dialogo con la famiglia Perin affinché i buoni propositi dichiarati vengano realizzati. Con una chiusa provocatoria: visto che in zona ci sono già 60 ettari di vigneto non biologico, perché non evitate di impiantare ulteriori viti?