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Società oggi: il cinema d’animazione
Società oggi di Alice Vettorata
Il cinema d'animazione
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Sensibilizzare le nuove generazioni su tematiche che richiedono un’attenzione particolare poiché importanti, non può più soltanto essere una scelta discrezionale compiuta da famiglie e istruzione. Argomenti che vertono sull’inclusività, fortunatamente, stanno lentamente diffondendosi, anche se in alcuni casi solo come reazione a eventi spiacevoli. Discriminazione di genere, etnia, orientamento e religione sono costantemente sulle cronache dei quotidiani e notiziari. Raramente per raccontarne una vittoria, un loro superamento, molto spesso invece per narrare fatti che mettono in evidenza l’orrore che comportano questi concetti. Un altro settore verso cui è necessario avvicinare già in tenera età i bambini è sicuramente quello ambientale. Sarebbe meraviglioso poter narrare e far osservare la natura e i suoi ospiti, sia vegetali che animali, solo concentrandosi sulla piacevolezza e il benessere che questi ci infondono. Però per poter ammirare ancora per molti anni il pianeta che ci ospita nel pieno della sua salute e splendore, è necessario educare tutta la popolazione ad agire per preservare l’ambiente, partendo dalle nuove generazioni.
Uno dei mezzi più efficaci per far comprendere questi concetti anche, ma non solo, a un pubblico più giovane può essere quello della narrazione, magari sottoforma di storia animata da osservare, ascoltare e metabolizzare. Alcuni dei racconti che possono far riflettere sulle azioni quotidiane che facciamo, senza pensare alle loro ripercussioni negative sul pianeta, si possono trovare nel film d’animazione di casa Dreamworks, La gang del
Bosco. Un variegato gruppo di animali selvaggi si trova costretto ad interfacciarsi con gli umani, sempre più vicini allo spazio in cui vivono e si procurano il cibo, la natura incontaminata. Gli umani con le loro manie espansionistiche, oltre ad appropriarsi degli spazi della fauna, ricoprono la terra con l’immensa quantità di rifiuti che producono, l’effetto collaterale della loro sconsiderata indole consumistica, tema centrale della storia di Wall–E, il piccolo robot campione d’incassi nel 2008. Dal regista coreano Bong Joon-Ho, noto per aver diretto importanti film del calibro di Parasite e Snowpiercer, per citare i più recenti, si ricorda Okja, titolo del film e nome del maiale protagonista, appartenente a una speciale categoria di maiali giganti. La loro mole però è il frutto di mutazioni genetiche ed esperimenti attuati dall’uomo. Con l’obiettivo sempre ben chiaro di sensibilizzare gli spettatori sulle tematiche ambientali sono le pellicole dello studio giapponese Ghibli, che ha fatto di questi temi il tratto distintivo del suo marchio. Già nel 1984 con Nausicaa della Valle del vento si delinearono alcuni dei temi ricorrenti della carriera di Hayao Miyazaki, il direttore creativo dello studio d’animazione, quali la minaccia nei confronti dell’ambiente e gli orrori della guerra. In Nausicaa si vede un mondo post-apocalittico, in cui un combattimento termonucleare ha distrutto la maggioranza del pianeta. I sopravvissuti si insediano al riparo dai gas nocivi ed enormi insetti, i quali ormai popolano il mondo distrutto. Con La principessa Mononoke del 1997, Miyazaki raccontò il legame tra Uomo e Natura intese come forze talvolta discordanti, ma che mediante il dialogo, possono convivere. Uno dei lavori più recenti dello studio Ghibli che sottolinea l’importanza della conoscenza delle problematiche ambientali è Ponyo sulla scogliera del 2008. Le immagini spesso si soffermano sui rifiuti portati dal mare, ma non c’è solo questo. Vi invito a guardare questi titoli se non l’avete già fatto, in attesa di nuove uscite inerenti al tema. Magari facendo da spettatori insieme a chi, con occhi nuovi, potrà apprendere dagli errori fatti nelle generazioni precedenti da noi.