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L’Epifania tutte le feste porta via
Società oggi di Franco Zadra
L’EPIFANIA TUTTE LE FESTE SI PORTA VIA
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Anche il ‘22 è alle spalle! L’anno scorso, con il suo ultimo colpo di coda delle festività natalizie, Santo Stefano, Capodanno, Epifania, con tutti i loro nessi e connessi, sono una cosa di ieri, e ci ritroviamo per le mani un freddo presente, quasi una cosa sola con il rigido inverno che lo accompagna, dal quale ripartire, convogliando a forza l’entusiasmo che ancora ci anima nei condotti soliti del quotidiano, voltiamo pagina e ripartiamo, un po’ più vecchi di prima, forse anche un pochino, e di nuovo, delusi da quel diradarsi precipitoso dell’atmosfera delle feste, se non dalla scomparsa delle iperboliche promesse del Natale cristiano al quale il nostro fanciullino interiore aveva voluto credere ancora. Ma forse, come i più, abbiamo da tempo abbandonato ogni credenza religiosa e viviamo alla giornata accettando pacificamente il fatto che se ci sono giornate storte, ce ne sono anche di dritte e ci sta bene così. Per noi l’Epifania è soltanto un altro pretesto per rinfocolare il mercato, fatto in nome di una vecchia pazza che gira a cavallo di una scopa, scaturita dall’immaginazione popolare nel cuore dei secoli bui del Medioevo. Alla Befana diamo per scontato di attribuire il potere immenso di portarsi via tutte le feste e di lasciarci “in braghe di tela” con lo stimolo, semmai, la necessità, di far ripartire la giostra, di far lievitare il Pil, di incominciare un’altra partita di giro, quella del 2023, ancora con una guerra in corso, forse in “esercizio provvisorio” –non lo possiamo ancora sapere mentre scriviamo– perché a causa di quel dissidio politico dell’ultimo momento, o quello scontro con la Commissione Europea, o quella tornata in Parlamento nella quale il Governo è andato sotto per un voto, non si è riusciti ad approvare la legge di bilancio entro il 31 dicembre. Vallo tu a dire a quella bimba di prima elementare che ho incontrato l’altro giorno e mi diceva che «Dio non esiste, e il mondo lo ha creato il Big Bang», che Epifania è la festa che commemora le manifestazioni divine di Gesù Cristo: il battesimo nel Giordano, l’adorazione da parte dei Magi, il primo miracolo a Cana… e davvero non ha senso dire che si porta via tutte le feste ma, anzi, con l’Epifania è semmai iniziata quella grande Festa, unica vera per l’umanità e vero motivo di tutte le feste, che non avrà mai fine. In questo nostro presente abbiamo più che mai bisogno di quella “rivelazione”, di quel manifestarsi di qualche cosa che trascenda il piano delle cose ordinarie, magari perché ci capita di cogliere il gesto di un amico, vedere sotto un’altra luce quella situazione quotidiana che giudicavamo banale, capaci all’improvviso di svelarci qualcosa di più profondo, di più significativo e inaspettato. Dobbiamo tornare capaci di guardare alle cose e ai fatti che incontriamo, a cominciare anche dal più piccolo dettaglio materiale, facendo attenzione alla loro radice profonda, la scaturigine originale, per cui una cultura religiosa è certamente d’aiuto, ma non in quanto ci riempie il cuore di simboli e ci indottrina a una lettura simbolica della realtà, ma solo in quanto orienta il nostro sguardo a riconoscere i segni di una Presenza del cui splendore ogni cosa è bella e del cui amore ogni cosa è buona. Una Presenza reale, un Presente che possiamo incontrare e con il quale possiamo rapportarci in ogni istante del nostro esistere. Meno di questo non vale la pena. È richiesta però la nostra attenzione, uno spazio di silenzio, un ascolto sottile, così da poter dire dell’Epifania, che poi è la stessa cosa di ricordare il nostro battesimo, come di quell'avvenimento illuminante per il quale non vediamo più le cose con gli occhi di prima, e non solo, abbiamo incontrato Qualcuno che è presente, per il quale la nostra vita è un’altra cosa, è davvero Vita.