3 minute read

In filigrana: Ode al silenzio

In filigrana di Nicola Maccagnan

Ode al Silenzio

Advertisement

Non si spaventi il lettore per il titolo altisonante di queste righe. Nessun componimento poetico lo attende, né una dotta dissertazione; più semplicemente qualche pensiero in libertà, ma – mi auguro – non privo di fondamento, su uno degli stati d'essere che contraddistinguono, o almeno dovrebbero farlo, il nostro stare al mondo. Già, il silenzio, pratica un tempo piuttosto diffusa soprattutto in determinate occasioni e in certi periodi dell'anno, di cui la nostra cultura occidentale contemporanea sembra avere perso quasi ogni traccia. I non più giovanissimi ben ricorderanno gli spazi della nostra educazione cadenzati dalle pause del silenzio, soprattutto coloro che hanno avuto una formazione cattolica. Esercizi e ritiri spirituali, ore di preghiera e adorazione, o più semplicemente camminate per boschi e prati immersi nella totale assenza di voci e rumori sono patrimonio condiviso di chi ha superato gli “anta”. Un silenzio che, almeno nelle intenzioni, doveva partire dal contesto esterno per raggiungere la spiritualità dell'individuo e qui lasciare spazio alla riflessione, alla meditazione e alla preghiera, o puramente al pensiero più intimo. La millenaria cultura cattolica, in particolare, ha fatto del silenzio una vera e propria regola di vita, basti pensare alla scansione dei ritmi della giornata in conventi e monasteri, anche quelli più a contatto con il mondo esterno. Ebbene, cosa è rimasto di tanto patrimonio culturale e spirituale, per non dire filosofico? A guardarci attorno verrebbe da dire nulla, o quasi. In questi anni il silenzio ha dovuto subire i colpi martellanti, a tratti violenti, non più e non solo del “rumore” fisico, del traffico e del vociare intenso della folla, delle macchine da lavoro nelle fabbriche e della musica assordante, ma di un avversario ben più pervasivo e subdolo. Un nemico che poco a poco si è insinuato dentro la mente delle persone, avvolgendole fino in alcuni casi a catturarle; e lo ha fatto grazie soprattutto agli strumenti della tecnologia più moderna, soprattutto gli smartphone, che ci inducono oggi ad una vita costantemente “on-line”, in collegamento. Nessuna demonizzazione dello sviluppo tecnologico, si badi bene. Gli strumenti, gli oggetti e i beni sono, quasi tutti, per loro natura neutri. Tutto dipende dall'utilizzo che ne facciamo e da quanto ne siamo consapevoli. Fatto sta che basta guardarci attorno per capire che qualcosa è andato storto. Se in riva al mare, anziché ammirare un tramonto, siamo tutti intenti a riprendere questo o quel particolare, magari cercando di immortalarlo (con le finalità più diverse a talora ignote) con l'immancabile selfie, qualche domanda ce la dobbiamo porre. E se per strada è ormai consueto incontrarci senza nemmeno vederci in volto perché siamo impegnati al telefono, pure non possiamo dire che sia tutto normale, che vada bene così. Così come davanti alla marea di chiacchiere vuote, spesso inutili, talvolta fuorvianti - RUMORE appunto - che soprattutto i social, ma non solo, veicolano quotidianamente. “Uomo che ami parlare molto: ascolta e diventerai simile al saggio. L'inizio della saggezza è il silenzio”. E' una frase attribuita a Pitagora, che ogni tanto forse varrebbe la pena di rispolverare. In questo le culture orientali hanno conservato in maniera più rispettosa, e perfino gelosa, la loro tradizione millenaria. Tanto che negli ultimi anni si è diffuso in occidente un vero e proprio turismo spirituale che dal Tibet alla Cina, dalla Mongolia al Giappone porta migliaia di persone alla riscoperta proprio del valore del silenzio, che molto si avvicina, in fondo, a quello dell'essenziale. E noi occidentali? Ho sfogliato, per pura curiosità, la lista delle Giornate mondali o internazionali dedicate a questo o a quel tema. Tra gli altri argomenti, alcuni importantissimi e degni di massimo rilievo, ci sono anche - forse non lo sapete - la giornata internazionale del bacio, quella della bicicletta, quella del jazz e perfino quella dei mancini (sì, coloro che usano prevalentemente la parte sinistra del corpo). Che ne dite, una Giornata internazionale del Silenzio potrebbe forse aiutarci a prendere di nuovo in considerazione un Bene di cui abbiamo quasi perso la memoria?

This article is from: