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36esima mostra di Feltre: intervista a Luciano Gesiot

36esima Mostra dell’Artigianato di Feltre di Nicola Maccagnan

La parola al presidente

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Luciano Gesiot

Motori a pieno regime in vista della 36esima edizione della Mostra dell'Artigianato che si terrà a Feltre dal 30 giugno al 3 luglio. A guidare il comitato organizzatore della manifestazione il presidente Luciano Gesiot che della Mostra è, oltre che vera e propria memoria storica, appassionato promotore. Presidente, ci racconti in breve la sua “storia” all'interno della Mostra dell'Artigianato... La mia lunga esperienza con la Mostra dell’Artigianato inizia nel lontano 1986, quando partecipai per la prima volta come espositore. La manifestazione si teneva allora presso i locali dell’ex seminario vescovile, dove gli spazi erano molto ridotti, ma la presenza degli artigiani già massiccia. Nel 1999 entrai poi nel comitato organizzatore e da allora vi sono rimasto ininterrottamente sino ad oggi, ricoprendo costantemente i ruoli di presidente o vicepresidente. Lei è, prima di tutto, un artigiano (nel settore della costruzione e restauro di cucine economiche e stufe tirolesi). Come vive oggi, rispetto ad un tempo, questo mestiere? Che cosa è cambiato e quali sono le nuove sfide da affrontare? Possiamo dire che è cambiato un mondo. Fino a 7/8 anni fa i disciplinari relativi ai cicli di produzione e ai prodotti finiti erano lasciati in larga parte all’iniziativa e alla “buona volontà” degli imprenditori. L’avvento della nuova normativa, nata sicuramente con finalità positive, ha modificato profondamente il modo di lavorare. Una rivoluzione, anche burocratica, a cui le aziende più strutturate hanno potuto far fronte in maniera più agevole, ma che ha penalizzato viceversa molte delle imprese più piccole. Che Mostra sarà, questa dell'edizione 2022? L’auspicio di tutti è che questa 36esima edizione della Mostra sia quella del totale rilancio, dopo i due ultimi anni fortemente condizionati dalle limitazioni legate alla pandemia. Per lavoro ho occasione di muovermi molto e devo dire che in tutto il Nord-Est, ma anche in Emilia-Romagna, si percepisce una gran voglia di ripartire e di partecipare, di tornare a quelle che potremmo definire le “buone abitudini” pre-Covid. La Mostra è oramai un appuntamento conosciuto ed apprezzato a livello interregionale e proseguirà il suo cammino nel solco di una tradizione consolidata: sono già un centinaio gli espositori che hanno dato la propria adesione alla manifestazione. Questo nonostante da anni dobbiamo fare i conti con un calo di sponsorizzazioni e contributi dettato dalle difficoltà che attraversano alcune aziende, a cui cerchiamo di sopperire con un massiccio e meritevole impegno del volontariato. A questo riguardo, la Mostra dell'Ar-

36esima Mostra dell’Artigianato di Feltre

tigianato è un grande gioco di squadra che si avvale del sostegno di molti partner anche al di fuori del comitato organizzatore. Si muove, di fatto, mezza città... E’ effettivamente così. Non possiamo che ringraziare, tra gli altri, le molte associazioni che ci supportano: dalle associazioni di categoria degli artigiani – APPIA CNA e Confartigianato – al GILF e al CSI, fino ai quartieri del Palio con cui vi è una collaborazione consolidata, solo per citarne alcune. E poi vi è la moltitudine di volontari che lavorano per la buona riuscita della rassegna, senza dimenticare i proprietari degli edifici del centro storico che mettono a disposizione i loro locali per gli stand. La vostra è una delle pochissime manifestazioni di questi tipo a livello nazionale a non essersi fermate completamente nemmeno durante la pandemia. Perché questa scelta e come ci siete riusciti? Mi verrebbe da dire che fondamentale è stata la testardaggine dell’Artigiano. Fermarsi e ripartire da zero è sempre molto difficile e così abbiamo fatto ogni sforzo possibile per tenere aperta “la porta” della Mostra anche in questi ultimi due anni. Una scelta che è stata riconosciuta e molto apprezzata sia dagli espositori che dal pubblico. Che ruolo può ricoprire in futuro per questa città, ma più in generale per tutto il territorio feltrino, bellunese e veneto, il comparto artigiano? Su che cosa si deve puntare in particolare? Direi soprattutto sulla formazione dei giovani e sulle scuole professionali, quanto meno quelle che sono rimaste in vita. E’ fondamentale, per riprogettare il futuro di questo settore, non perdere il patrimonio di saperi accumulato in decenni e secoli di attività. Per questo credo anche che strumenti quali l’alternanza scuola-lavoro e i contratti di apprendistato, che sono stati finalmente rivalutati, possano costituire dei percorsi imprescindibili per raggiungere l’obiettivo. La Mostra richiama storicamente a Feltre ogni anno molte migliaia di visitatori. Che cosa si sente di dire per invitarli a questa 36esima edizione? L’anno della piena ripartenza della Mostra vuole essere anche un’occasione per promuovere e valorizzare le straordinarie bellezze della città, che sta cambiando molto in questi anni. La nostra manifestazione vuole proporsi come un’occasione di socialità legata però anche a dei contenuti specifici, vuole mostrare ai giovani come lavorano i nostri artigiani, magari perché si innamorino di uno di questi mestieri, intende far veder a tutti che il lavoro manuale, soprattutto quello di qualità, è tutt’altro che finito. L’inventiva, la fantasia, l’innovazione e la creatività sono le basi per un’autentica ripartenza non solo dell’artigianato, ma anche della piccola e media impresa; la cultura dell’ “eu-teknòs”, del “ben fatto” è stata e sarà la chiave di successo del nostro Paese anche negli anni a venire.

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