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CONOSCIAMO IL DIABETE
Secondo numeri e dati ricavati da varie fonti, nel nostro paese ci sono più di 4 milioni di italiani che hanno il diabete e sono diagnosticati e seguiti. Il diabete di tipo 1 -detto anche insulino-dipendente o autoimmune- colpisce oltre 600mila persone mentre 3 milioni e mezzo circa soffrono di diabete del tipo 2. Si stima anche che 1 milione di persone abbia il diabete di tipo 2, ma non sa di avere la malattia. Ci sono poi 2,6 milioni di persone che hanno difficoltà a mantenere la glicemia nella norma, una condizione che nella maggior parte dei casi prelude allo sviluppo del diabete di tipo 2. A questi numeri si aggiungano quelli di una recentissima analisi sul diabete che evidenzia il fatto sottolinea che almeno 4 milioni di persone sono ad alto rischio di sviluppare il diabete. Altri dati ci dicono anche che su 10 persone affette da diabete, il 70% ha più di 60/65 anni mentre il 40% più di 75 anni. Nel 2030, secondo una statistica, si prevede che in Italia le persone diagnosticate con diabete saranno oltre 5 milioni. Il diabete è una malattia cronica in cui si ha un aumento della glicemia, ovvero dei livelli di zucchero nel sangue. Questa condizione può dipendere da una ridotta produzione dell’insulina, l’ormone secreto dal pancreas per utilizzare gli zuccheri e gli altri componenti del cibo e trasformarli in energia, oppure dalla ridotta capacità dell'organismo ad utilizzare l'insulina. I livelli elevati di glucosio nel sangue, se non corretti con la terapia, possono, nel tempo, favorire la comparsa delle complicanze croniche della malattia, cioè danni a reni, retina, nervi periferici e sistema cardiovascolare (cuore e arterie). Oggi, grazie ai funzionali ritrovati della scienza e della ricerca medica è possibile convivere con il diabete e prevenire attivamente le complicanze, ma è necessario conoscere che cosa, nella vita di ogni giorno, causa un aumento o una diminuzione della glicemia in modo da mantenerla il più possibile vicino ai livelli normali fin dall’esordio della malattia e per tutta la vita. In altri termini la conoscenza e la gestione attiva da parte del paziente della malattia sono la base di una buona cura del diabete. Sono conosciuti tre tipi di diabete: Il diabete di tipo 2 è la forma più frequente ed è comunemente chiamato anche 'diabete dell'anziano' o 'diabete alimentare': si manifesta, infatti, generalmente dopo i 40 anni e soprattutto in persone in sovrappeso oppure obese. Spesso l’esordio è privo di sintomi, oppure sono presenti, in modo più lieve, sintomi simili a quelli del diabete tipo 1 (vedi oltre). L’evoluzione è lenta e anch’essa spesso con pochi o nessun sintomo: la persona perde comunque progressivamente la capacità di controllare l'equilibrio della sua glicemia. Il diabete tipo 2 si cura principalmente con una dieta appropriata, un buon esercizio fisico, farmaci orali e, solo in una minoranza dei casi, con l’insulina. Il diabete di tipo 1 è una condizione molto diversa e più rara. Si manifesta più comunemente prima dei 20 anni d’età (pur con non rare eccezioni) in modo spesso improvviso e con dei sintomi sempre più evidenti (dimagrimento, aumento della quantità di urina emessa, sete eccessiva, disidratazione). Nel diabete di tipo 1 un processo infiammatorio di origine immunologica distrugge le cellule beta del pancreas, che producono l'insulina. Il diabete tipo 1 si cura con l’insulina, abitualmente con più somministrazioni nella giornata per riprodurre la normale secrezione dell’insulina nel digiuno ed in risposta ai pasti. Il diabete gestazionale è una situazione temporanea relativa all’aumento della glicemia in gravidanza, presente nel 6-10% delle gravidanze, in cui a partire dal secondo trimestre di gestazione la madre non riesce a tenere in controllo la glicemia, al di sotto di certi parametri superati i quali possono insorgere dei rischi a carico del nascituro. Questo situazione perde significato dopo il parto, ma costituisce una avvisaglia per la successiva comparsa di diabete tipo 2 negli anni successivi. Chiunque può essere colpito dal diabete, ma la probabilità di sviluppare questa
malattia è maggiore se si ha una relazione di parentela in primo grado (genitori, figli, fratelli) con una persona diabetica e, per il diabete di tipo 2, si è obesi, ipertesi o si hanno valori elevati di grassi nel sangue. (trigliceridi, colesterolo) Pertanto, l’incremento della prevalenza del diabete mellito tipo 2 si manterrà verosimilmente nel tempo se non saranno messe in atto strategie di educazione di massa volte a modificare abitudini e atteggiamenti nocivi alla salute, in particolare l’eccessivo apporto di cibo e la sedentarietà. Prevenire il diabete di tipo 2 è possibile e, puntando a questo obiettivo, si riduce drasticamente anche il rischio di sviluppare ipertensione, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e altri fattori di rischio per l’apparato cardiovascolare. Alcuni studi clinici hanno dimostrato che, in soggetti ad elevato rischio di sviluppare il diabete, una adeguata modificazione dello stile di vita riduce di oltre il 50% la possibilità di diventare diabetici. I pilastri della prevenzione sono il movimento fisico, anche solo camminare mezz’ora al giorno a passo svelto, e l’alimentazione corretta: consumare, nelle giuste proporzioni, ben definite in tutte le linee guida preventive internazionali, tutti gli alimenti: verdure, ortaggi, frutta, pasta, pane, pesce, carne, formaggi; controllare le quantità per correggere o prevenire il sovrappeso; tornare ai cibi genuini, senza ricorrere a cibi preconfezionati o di origine non nota. Il diabete di tipo 1 invece al momento non si può prevenire. In primo luogo, nel 95% dei casi il diabete di tipo 1 appare in famiglie dove non ci sono stati casi simili, quindi le persone “a rischio” di svilupparlo (figli e soprattutto fratelli di persone con diabete di tipo 1) sono solo una minoranza; in secondo luogo anche tra le persone a rischio finora nessuna strategia preventiva si è dimostrata abbastanza efficace da poter essere utilizzata nella pratica clinica. Sono tuttavia in corso importanti sperimentazioni internazionali, cui partecipano anche gruppi italiani, volte a studiare l’efficacia di diversi interventi preventivi. Le basi della terapia del diabete sono lo stile di vita e l’alimentazione corretti, personalizzati sulla base del tipo di diabete, dell’età, del grado di sovrappeso e dell’esigenza individuali quotidiane. Il diabete tipo 1 si cura con l’insulina in somministrazioni multiple nella giornata, mentre per il diabete tipo 2 esistono numerosi farmaci, scelti sulla base delle caratteristiche e delle esigenze del singolo paziente. In alcuni casi l’insulina può essere una scelta anche per il diabete tipo 2.
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COMPLICANZE
*Il 15% delle persone con diabete soffre di coronaropatia *Il 38% delle persone con diabete ha insufficienza renale (micro-macro albuminuria e/o ridotto tasso di filtrazione glomerulare) che può portare alla dialisi *Il 22% delle persone con diabete soffre di retinopatia *Il 3% delle persone con diabete ha problemi agli arti inferiori e ai piedi (piede diabetico) COSTI SOCIO-SANITARI
*Il diabete in Italia costa oltre 20 miliardi di euro l’anno, dei quali 9 miliardi di euro per spese dirette ovvero farmaci, ospedalizzazioni e assistenza e 11 miliardi per spese indirette come perdita di produttività e spese a carico del sistema previdenziale *600 euro è il costo medio annuo di una persona con diabete, il doppio rispetto a una persona senza diabete *Il 25% è legato ai costi delle complicanze diabetiche, il 7% deriva dalla spesa per i farmaci, ed una fetta più cospicua è relativa alle ospedalizzazioni DIABETE E OBESITÀ
*Obesità e vita sedentaria sono i principali fattori di rischio per il diabete tipo 2. *Tra i 45 e i 64 anni, la percentuale di persone con obesità tra i soggetti maschi con diabete è del 29% verso il 13% di non diabetici. Per le donne, le differenze sono ancora maggiori: 33% per quelle con diabete vs 9.5% senza diabete. CONTROLLO DEL DIABETE
*Circa il 50% del totale delle persone con diabete tipo 2 e il 72% di quelle con diabete tipo 1 non raggiungono un buon controllo glicemico