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Mondo donna: Barbie, icona di stile
Mondo donna di Laura Paleari
BARBIE, icona di stile
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Chi di noi non ha mai giocato con una Barbie? Potrebbe sembrarci semplicemente un gioco come un altro, eppure, dal 1959, è molto più di questo; è diventata un’icona, parte della nostra cultura, un’idea che ha incantato tutti e che, ancora oggi, fa sognare grandi e piccini.
Barbie, all’anagrafe: Barbara Millicent Roberts, nasce nel 1945 da un’idea di Ruth Handler, moglie di Elliot Handler che in quegli anni stava facendo nascere, insieme a Mattson, quella che diventerà una delle case di creazione di giocattoli più grande al mondo: la Mattel. Ruth aveva notato che la figlia, molte volte, invece di giocare con bambole che rappresentavano neonati, preferiva ritagliare dai giornali le foto delle celebrità e giocare con quelle. Le balenò, dunque, in testa, un’idea: produrre delle bambole che rappresentassero donne adulte, per far sognare le bambine, per farle immedesimare nelle donne che loro stesse sarebbero state in futuro. In realtà bambole simili erano già state create in Germania: il crescente successo del personaggio Lilli nel Tabloid Bild ne fece realizzare una sua riproduzione sotto forma di bambola; Ruth s’ispirò per la realizzazione di Barbie, proprio da una bambola di Lilli, presa in Svizzera. Lilli, tuttavia, era pensata per un pubblico adulto e la Mattel, desiderosa di realizzare la sua idea, comprò i diritti e brevetti della bambola tedesca, in modo da poter creare la loro versione, destinata ad un pubblico più giovane. Quando pensiamo a Barbie ci viene in mente un viso femminile, due occhioni azzurri e una lunga chioma bionda; tuttavia la prima Barbie ad essere prodotta e messa in vendita aveva una carnagione chiara e capelli corvini (solo in seguito verranno tinti di biondo) e indossava un costume zebrato. La sua entrata lasciò sbalorditi i negozianti ma poco importava perché il successo economico fu gigantesco, così grande che, le prime
Barbie, al tempo vendute per soli 3 dollari, oggi vengono battute all’asta per 3000 dollari e più.
Mattel cominciò a produrre sempre più bambole, creando un vero e proprio mondo dietro la sua protagonista: tra lo storico fidanzato Ken (il cui nome si deve al secondo figlio di Ruth ed
Elliot, Kenneth), le sue sorelle, gli amici, le professioni lavorative e i più di 100 animali posseduti.
Un prodotto che non viene acquistato solo per bambini ma anche per gli adulti, sono infatti più di 100 000 i collezionisti di circa 40 anni di Barbie.
Ma “Barbara” dovette affrontare anche parecchie crisi e accuse; con il passare degli anni il corpo di Barbie e il suo ruolo di modella stavano rimanendo “indietro” rispetto all’evoluzione del mondo attorno a sé. Mattel sapendo reinventarsi, agli inizi degli anni ’60, la mise subito “al lavoro”: insegnante, ballerina, infermiera, assistente di volo. Con la crescita del movimento
femminista e per abbattere gli stereotipi etnici, negli anni ’80, Barbie divenne chirurga, rock star e numerose bambole afroamericane ed ispaniche furono introdotte nel brand. Non mancarono ovviamente alcuni scivoloni “di stile”, come il set di “Barbie Pigiama Party con le amiche”, dove, come accessorio delle bambole, veniva dato un libriccino con consigli su come perdere peso; accusato di incitamento ai disturbi alimentari e a condotte di vita malsane, fu immediatamente ritirato. Plateale fu anche il caso di un modello di Barbie parlante, dove una delle frasi pronunciava: “La matematica è difficile!”, accusato dalle femministe di sessismo; l’accusa più grave e persistente fu però quella dello sproporzionato e irraggiungibile corpo che proponeva la star di Mattel. Dal 1997, quindi, le venne allargato il bacino e da quel momento i cambiamenti sono stati repentini e al passo con i tempi: già nel 2016 vennero introdotte altre fisicità, molto più “reali”, con Barbie curvy (formosa), tall (alta) e petit (minuta) per poi passare a Barbie con protesi, in sedia a rotelle e con la vitiligine. In conclusione si può affermare, che, forse, non è Barbie ad essere pericolosa per bambini e bambine ma i messaggi che la società ci trasmette e che vengono riflessi attraverso un mezzo (in questo caso Barbie). Barbie è la dimostrazione che una donna può fare qualunque cosa lei voglia, lavorare negli ambiti più disparati, occuparsi della sua famiglia e divertirsi, essere forte e indipendente senza per questo dover assumere comportamenti “maschili” ne dipendere da essi.