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Moda oggi: Le riviste di moda in Italia

Moda oggi di Laura Paleari

Riviste di Moda in Italia: storia ed Evoluzione

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Le prime riviste di moda nacquero in Francia, intorno al XVII secolo, più precisamente alla corte di Luigi XIV e consistevano in una raccolta di raffigurazioni di tutti gli abiti e accessori indossati dall’aristocrazia del tempo: ad utilizzarle largamente erano soprattutto le sarte, che potevano in questo modo copiare i modelli più in voga. Così come per notizie e narrativa, la stampa e il giornalismo di moda presero ben presto piede soprattutto in Francia e Inghilterra, i due paesi europei dove lo sviluppo delle società democratiche stava pian piano prendendo piede. L’abito dunque, non era più solo un modo per indicare il proprio lignaggio sociale, ma un veicolo per affermare se stessi, come individui singoli. Una piccola curiosità: prima delle riviste di moda, si utilizzavano le cosiddette Bambole di Pandora, delle bambole abbigliate come persone in miniatura, con abiti e accessori realistici che servivano per promuovere la moda parigina in tutto il mondo. Nel 1804 nacque, a Milano, ispirandosi al francese “Journal des Dames”, la rivista il “Corriere delle Dame”: fondato da Carolina Arienti Lattanzi, che, grazie anche all’influenza del marito, il giornalista Giuseppe Lattanzi, divenne a sua volta giornalista, oltre che scrittrice e poetessa. La rivista presentava articoli di educazione civica, teatrali, politica e moda, in maniera lungimirante, essendo Carolina conscia del fatto che la moda non è altro che lo specchio della società. I bozzetti di moda illustrati presenti erano, inizialmente, francesi ma ben presto vennero affiancati a modelli disegnati da sarte/i italiani, tanto da arrivare a pubblicare una raccolta acquistabile a parte con all’interno tutti gli schizzi e bozzetti. Una delle novità che introdusse la rivista, grazie ai numerosi aspetti trattati, furono le inserzioni a pagamento da parte di attività desiderose di vedere il proprio nome sul celebre Corriere, quindi una delle prime forme di pubblicità. Nel 1848 poi, l’Italia cominciò a distaccarsi dalle mode francesi, favorendo i creativi partenopei; citava il numero del “Corriere delle Dame” del 20 luglio del 1848: ”il potere della moda esercitò sempre la sua influenza; ebbe vita attiva nei grandi movimenti politici, si mischiò nei partiti, si mostrò come l’espressione del pensiero, ora adottando le fogge di una nazione guerriera, ora i colori della libertà, dell’indipendenza, or quelli di una nazione prospera e tranquilla. […]”: l’Italia cominciava finalmente a far sentire la sua voce. La stampa di moda italiana divenne propriamente e definitivamente tale negli anni tra la prima e la seconda grande guerra. Il regime fascista in particolare, cercò di portare l’Italia sempre più verso un’indipendenza economica e sociale dagli altri Stati e così, anche la stampa di moda si fece sempre più italiana. Nel 1927 nasce “Sovrana”, quella che oggi conosciamo come “Grazia”, dove l’argomento principale, ossia la moda, veniva e viene ancora oggi contornato da attualità, viaggi, hobby. Nel 1920 a Milano venne pubblicato “Novella”, che dal 1966 venne rinominato con il titolo di “Novella 2000”. Nel 1964 è la volta di “Vogue Italia”, in seguito all’acquisto della rivista “Novità”, la quale trattava di moda, arredamento e stile. Il nome Vogue Italia venne assunto nel 1966 sotto lo storico direttore Franco Sartori, il quale ne rivoluzionò completamente l’impostazione: dalla tipologia di carta ai contenuti, alle fotografie. Anche se dovremo attendere gli anni ’70 per avere un vero e proprio boom della rivista,

Moda oggi

anche grazie all’intervento dell’iconica direttrice Franca Sozzani, che rivoluzionò non solo il magazine ma l’immagine della moda italiana in tutto il mondo. Fece la storia, ad esempio, l’edizione speciale di “Vogue Italia" intitolata “Black Issue” (2008): la Sozzani pubblicò un mensile con interviste, fotografie e servizi con sole modelle black, per cercare di sensibilizzare il pubblico al tema, attualissimo tutt’oggi oggi, della rappresentazione di più ideali di bellezza. Anche “Harper’s Baazar” contribuì a fare la storia del giornalismo di moda in Italia: fin dai suoi albori, si è distinto nell’individuare il nuovo, il diverso, quella persona o fenomeno che avrebbe fatto la storia, e viene ricordato ancora oggi per le magnifiche illustrazioni dell’illustratore russo Ertè, tramutate dagli anni ’50 in fotografie tra cui quelle di Helmut Newton e Richard Avedon. Nel 1962 viene inaugurato il settimanale “Amica”, ideato da alcuni giornalisti de “Il Corriere della Sera”: il nome del giornale fu proposto dall’inviato Dino Buzzati e la prima copertina venne dedicata a Sophia Loren; si tratta di un giornale che si è fatto strada parlando di femminismo ed emancipazione. Dagli anni 2000, le riviste e i periodici iniziano ad utilizzare la forma degli abbonamenti digitali. Ecco dunque che fanno la loro comparsa magazine online, blog e siti, ampliando il numero di lettori e quindi di progetti e articoli, dando vita ad un nuovo modo di fare giornalismo, immediato e per tutti. A differenza di quello che si possa pensare, anche i social e i contenuti online si dimostrano ogni giorno sempre più validi e creativi: i nuovi contenuti, risultano infatti freschi ed accattivanti per il lettore. In un paese come l’Italia, legato alle tradizioni, la recente pandemia ad esempio ha costretto anche i più tenaci sostenitori del cartaceo a prendere in considerazione una versione online. Blog, siti, magazine online, social e podcast… L’informazione di moda continua, così come ha sempre fatto, ad evolversi con la società, e ci chiediamo quale sarà il prossimo passo delle sempre nuove, e sorprendenti, forme di comunicazione.

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