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Medicina & Salute: la Logopedia
LA LOGOPEDIA Sulla punta della lingua
Come posso curare il mio difetto di pronuncia? Perché balbetto? Perché non capisco quello che ascolto? Perché ho la voce rauca? Perché il mio bambino ancora non parla? Perché mio figlio pronuncia male alcune lettere? Perché non sa leggere e scrivere bene?
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Sono solo alcune delle domande a cui dà risposta la logopedia, disciplina che mira alla diagnosi, alla cura, e alla riabilitazione dei disturbi della parola, del linguaggio e della comunicazione. Un campo che abbraccia anche altri aspetti quali gesti, tempi di conversazione, intonazione della voce, costruzione della frase e tanto altro. Imparare a parlare non è sempre un percorso facile. I 18 mesi sono il momento in cui di solito il bambino inizia a parlare bene, passando da un numero limitato di parole a usarne circa 300. La comprensione infatti precede la produzione. Il lavoro del logopedista si rivolge a tutte le età e quindi si specializza in un settore. «Tra i 3 e i 5 anni s’individuano i primi disturbi del linguaggio – sottolinea Mercedes Caligiuri, logopedista ed ex docente all’Università Tor Vergata di Roma - tra i 5 e i 7 c’è l’approccio con la letto-scrittura e alla fine della III elementare si possono diagnosticare i disturbi d’apprendimento come dislessia, disgrafia e discalculia che possono essere migliorati notevolmente con la terapia. Sono in aumento i bambini che presentano difficoltà anche perché c’è ora una conoscenza maggiore verso i disturbi dell’apprendimento che un tempo venivano trascurati. Anche la terapia varia a seconda del problema, generalmente è breve per problemi come deglutizione atipica, difetti di pronuncia con lettere come S e Z, per altri non è possibile fare una previsione certa». Alcuni bambini mostrano difficoltà a parlare ed esprimere concetti. Le problematiche in età evolutiva possono essere neurologiche e neuropsicologiche come ritardi dello sviluppo del linguaggio, difetti di articolazione, di pronuncia, di strutturazione della frase, dislessia, disturbi fonologici, dell’attenzione, ritardi mentali oppure di natura neurocomportamentale come gli effetti di traumi cranici, patologie cerebrali e autismo. Il logopedista ancora cura difetti legati a deglutizione deviata per mal occlusioni dentali, balbuzia, difficoltà nell’apprendimento della letto-scrittura e disturbi sensoriali legati all’udito. È una figura ponte con altri professionisti come psicologo, otorinolaringoiatra, neuropsichiatra infantile, psicomotricista, fisioterapista ecc. «Quando i genitori si accorgono che il bambino mostra difficoltà si rivolgono a noi perché facciamo meno paura – ci spiega ancora Caligiuri – invece di andare da altri specialisti come neurologo o psicologo. Un disturbo del linguaggio può essere sintomo di altri problemi come autismo, ritardo mentale o disturbi audiometrici. Ecco che ci troviamo a svolgere l’importante compito di raccordo suggerendo approfondimenti di altra natura e far seguire il paziente dallo specialista più adatto. Un bambino dislessico è bene che venga seguito anche da un optometrista, per esempio. Spesso nel nostro lavoro chiediamo anche il sostegno di altri specialisti per trattare problemi come la balbuzia che può avere dentellati psicologici importanti. Fondamentale è quindi l’anamnesi. Lo stesso sintomo può avere cause diverse necessitando di tempi e approcci diversi. Un bambino che non parla può essere affetto da un problema
motorio, auditivo, di disattenzione o da mutismo e va quindi trattato diversamente». L’attività del logopedista, che lavora in strutture sanitarie pubbliche e private, prevede la stimolazione delle labbra e della lingua con appositi esercizi, spesso giochi, come soffiamenti, smorfie, rotazioni con la lingua e il suo schioccamento contro il palato, arricciamenti delle labbra, e altri movimenti mirati e ripetuti con costanza. Si serve anche di giocattoli che attirino l’interesse del bambino e ausili come palline da mettere in bocca per insegnare l’impostazione della stessa ed emettere i suoni in modo corretto. Non solo i più piccoli si rivolgono al logopedista. Vengono trattati anche gli adulti con problemi di comunicazione legati a malattie degenerative come Parkinson o demenza senile. «In questo caso - conclude Mercedes Caligiuri - mettiamo in atto terapie di mantenimento. Ci occupiamo anche del recupero di persone che hanno avuto ictus avvalendoci della cosiddetta Comunicazione Aumentativa Alternativa che con un insieme di conoscenze, tecniche, strategie e tecnologie cerca di dare al malato la voce che non ha». Il logopedista inoltre si occupa della voce dei cantanti, insegnando all’artista a respirare nella maniera più adatta, attivare il diaframma, effettuare il riscaldamento vocale e assumere la postura migliore per facilitare l’uscita della voce.
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