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Uomo, natura e ambiente

Attualità di Nicola Maccagnan

UOMO, NATURA, AMBIENTE

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Da passaggio obbligato a occasione di grandi opportunità: la sfida del cambiamento climatico raccontata dal professor Carlo Barbante, che ci dice: “Ogni giorno conta!”. Cinquantotto anni, feltrino “doc”, Carlo Barbante è direttore dell'Istituto di Scienze Polari del CNR e professore Ordinario all’Università di Venezia dove si occupa da anni di ricostruzioni climatiche ed ambientali e dello sviluppo di metodologie analitiche innovative in campo ambientale e biologico. Ha partecipato a numerose spedizioni e campagne di prelievo in aree polari e nelle Alpi ed è coordinatore di progetti di ricerca nazionali ed internazionali, nonché autore di oltre 300 pubblicazioni in riviste scientifiche ad alto impatto. Docente di Earth’s Climate alla Ca’Foscari Harvard Summer School ha recentemente acquisito un prestigioso Advanced Grant dell’European Research Council per lo studio dell’impatto antropico sul clima in epoca pre-industriale. È stato professore distaccato presso l’Accademia Nazionale dei Lincei dal 2012 al 2014 ed è membro eletto e vicepresidente

dell’Accademia delle Scienze detta dei XL e Segretario della Classe di Scienze dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti. È incluso nel top 2% degli autori scientifici internazionali come impatto in termini di citazioni scientifiche, secondo la classifica della Stanford University del 2019 di indicatori di citazione standardizzati.

Professor Barbante, che cos’è per lei lo studio della terra e in particolare la climatologia (una professione certo, ma poi cos’altro: una passione, una missione,…)? Com’è nato questo amore? Un po' alla volta, ma credo di averlo avuto sempre dentro. Io mi sono laureato in chimica industriale e pensavo di fare sintesi di polimeri e di lavorare nel mondo delle materie plastiche, ma poi avvicinandomi sempre di più all'ambiente, camminando in montagna e pestando neve ho capito che i ghiacciai delle nostre montagne ci stavano letteralmente sparendo sotto i piedi e questo mi ha portato a ripensare il mio lavoro. Poi ho avuto la fortuna di incontrare le persone giuste al momento giusto e da lì è cominciata la mia attività. Qual è l’evento o la manifestazione naturale che più l’ha stupita in questi anni di studio? Vedere la Groenlandia fondersi così rapidamente. Sorvolando la Groenlandia d’estate si vedono dei laghi enormi e dei fiumi che passano da un lago all’altro drenando l’acqua da bacini molto grandi. Una cosa del genere non si era mai vista; quest’anno nel centro della Groenlandia, a 3.200 metri di quota, è addirittura piovuto, un fenomeno fuori da ogni possibile previsione. Cambiamenti climatici, o forse meglio dire crisi climatica: perché alcuni ancora sembrano non voler rendersene conto e prenderne atto? E’ un falso problema, come sostiene qualcuno, o siamo realmente di fronte a un’emergenza mondiale? Ormai è acclarato che l'uomo è il solo responsabile, con l’emissione di gas serra, del riscaldamento globale: 1,2 gradi dall’epoca preindustriale è tantissimo, è quello che noi climatologi definiamo un cambiamento climatico repentino e che ha degli impatti sull’ambiente del nostro pianeta davvero molto, molto importanti. La crisi climatica è talvolta difficile da comunicare; parlo da qualche anno di crisi climatica e non più di cambiamento climatico. Credo sia compito degli scienziati far capire la gravità della situazione e dei giornalisti e dei media comunicarla in maniera adeguata, perché quello che abbiamo davanti è davvero qualcosa di epocale. Gli Stati, in particolar modo occidentali, stanno facendo quanto è nelle loro possibilità (non solo a parole) o siamo alla solita “melina”? Ci sono delle prese di posizione molto importanti, gli stati occidentali sono molto “sul pezzo” da questo punto di vista; per quanto riguarda la riduzione delle emissioni abbiamo dei target importantissimi al 2050, con l’obiettivo di andare verso la neutralità carbonica. Certo è che la dinamica in atto è comunque molto preoccupante: nel 2015, quando fu siglato l’accordo di Parigi, l’anidride carbonica presente in atmosfera superò per la prima volta le 400 parti per milione; oggi, dopo solo sei anni, abbiamo toccato le 420 parti per milione. C’è contezza del problema, ma l’inerzia del sistema politico e decisionale è molto forte. Dovremo lavorare proprio su questo, sulla rapidità delle decisioni: ogni giorno conta! Il Green Deal europeo: sarà davvero una svolta epocale? Lanciato nel 2019, è sicuramente un processo molto importante, visto che coinvolgerà tutte le istituzioni europee (Parlamento, Consiglio, Commissione). Potenzialmente il primo continente mondiale a raggiungere la neutralità carbonica nel 2050 sarà proprio l’Europa. Un obiettivo molto impregnativo, visto che da qui al 2050 dovremo dimezzare ogni dieci anni le emissioni di gas serra e questo dovrà passare attraverso una transizione energetica molto spinta, che riguarderà anche i

centri storici e i trasporti. Tutto questo non è semplice e la Commissione europea istituirà un fondo ad hoc per sostenere i paesi, soprattutto dell’ex blocco sovietico, in cui il percorso è ancora all’inizio, come ad esempio la Polonia, dove l’80% dell’energia è ancora prodotta dal carbone. Che cosa possiamo fare noi, singoli e semplici cittadini, per contribuire a combattere i cambiamenti climatici con i nostri comportamenti di ogni giorno? E tutto questo può servire davvero? Assolutamente sì; ci sono comportamenti individuali importantissimi e semplicissimi. L’efficientamento energetico (sfruttando anche i sussidi oggi a disposizione per l’isolamento delle abitazioni), il passaggio a fonti energetiche rinnovabili e l’utilizzo dei mezzi pubblici sono pratiche virtuose assolutamente rilevanti per la battaglia in difesa del pianeta. Molto lo fa poi la Finanza, anche quella piccola, nel senso che gli investitori, ovvero le famiglie, dovrebbero indirizzarsi a Fondi e investimenti che non prevedono sovvenzioni al petrolio e alle energie fossili. Ci racconta un episodio divertente, e magari uno meno “simpatico”, delle sue campagne scientifiche nelle aree polari? Le due cose in verità coincidono. L'ultima volta che sono stato in Groenlandia, in un campo a 2.500 metri di quota in maniera del tutto inaspettata abbiamo avuto la visita di un orso polare. Un fatto singolare, visto che l’orso ha fatto oltre 600 chilometri per arrivare lì dalla costa e anche questo disorientamento delle specie animali è un segno tangibile del cambiamento climatico in atto. L’aspetto buffo sta nel modo con cui siamo comunque riusciti a gestire e vivere, anche con un sorriso, questa situazione potenzialmente pericolosa. Guardando al mondo attuale e alle sue dinamiche, che cosa le dà maggior speranza per il futuro dei nostri figli e che cosa la preoccupa invece di più? Mi preoccupa molto l'inerzia della classe politica attuale a tutti i livelli; quello che mi dà maggior fiducia sono i giovani, che hanno compreso meglio di noi che la transizione in atto è veramente epocale. La mia, la nostra, generazione è la prima che lascia il pianeta peggiore di come lo ha trovato e questo dovrebbe farci riflettere molto, imporre ai nostri comportamenti un cambiamento radicale. Lei è stato, soprattutto in gioventù, anche un atleta di ottimo livello (rugby, sci, …). Che cosa le ha insegnato in particolare lo sport? Mi ha insegnato la perseveranza, mi ha insegnato che per raggiungere degli obiettivi serve dedizione e bisogna a volte anche imparare dalle sconfitte; lo sport è fatto di molte sconfitte e di qualche vittoria, una bella metafora della vita Che cosa c’è nella sua agenda di lavoro nei prossimi mesi? Nell'immediato sono di nuovo in partenza per l'Antartide; stiamo effettuando una perforazione nel centro dell'Antartide che vorrebbe “coprire” il clima della terra nell’ultimo milione e mezzo di anni. Si tratta di un’impresa che mi impegnerà per i prossimi 5 anni, in parte con la presenza sul campo e in parte per lo studio e la ricerca; un grosso progetto europeo a guida italiana, di cui il nostro Paese deve essere molto orgoglioso e per il quale ci sono molte aspettative a livello internazionale. In conclusione, le chiedo un messaggio per i nostri lettori, soprattutto quelli più giovani, proprio in merito all’impegno che è oggi richiesto ad ognuno di noi per salvare il pianeta… E' una sfida e come tutte le sfide è difficile, ma offre anche grandi opportunità. Tutta la transizione energetica ed ecologica che stiamo vivendo ci può portare grandi novità anche sul piano del lavoro e delle nuove professioni, degli investimenti e dei ritorni economici. Un passaggio obbligato può così diventare anche una grande opportunità, soprattutto per le giovani generazioni.

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