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Quattro buoni propositi
Società oggi
di Francesco Zadra
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Quattro buoni propositi per il nuovo decennio
Il semplice ricordo di quando, con il 2019 agli sgoccioli, la gente si chiedeva «Cosa facciamo a Capodanno?», ci permette di rivivere il gusto provato allora nell’aprirsi non solo di un nuovo anno bensì un nuovo decennio, gli anni ‘20 del XXI° secolo, con le sue esplosioni di petardi, e folle festanti che riempivano piazze per brindare, nell’illusione – percorsi i primi passi nel 2021 sappiamo bene quanto c’illudevamo – che il nuovo anno sia migliore del passato. Il “decennio”, una convenzione studiata a tavolino per raggruppare gli anni in numeri decimali, un artificio, una mera consuetudine. Come può esercitare un tale fascino sulla mente umana? Come fa un semplice numero stampato sul calendario a sprigionare una così grande voglia di cambiamento, tanto da stilare liste di buoni propositi, in tante persone? Certo, questi stock di annate sono dei veri e propri campioni di storia umana, con cambiamenti epocali che segnano indelebili le generazioni a venire, nel vortice del “tutto e subito” con nuove mode, tendenze sociali, perfino movimenti e leadership politiche che nascono e muoiono di continuo, dove un attimo prima sei il nuovo che avanza e, passati i tuoi 15 minuti di gloria, cadi nel dimenticatoio. Guardare a cent’anni fa ci può servire da spunto, almeno nel constatare che «la Storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia e la seconda come farsa» (Marx docet), così eccovi la “to-do-list” a sfondo storico che forse stavate aspettando.
Proposito numero 1
Occhio al portafoglio! Chi non sogna di mettere da parte un gruzzoletto per fare quella vacanza da sogno alle Maldive o acquistare il cellulare all’ultimo grido? Ora, a parte il Covid, siamo lontani da la “Grande depressione” succeduta al crollo di Wall Street del 29 ottobre 1929, con milioni di persone ritrovatesi di colpo a fare la fila alla mensa dei poveri per un tozzo di pane e un piatto di minestra, la quasi totalità delle banche fallite e la disoccupazione alle stelle, ma sappiamo che dietro a ogni difficoltà si nasconde un’opportunità. Dopotutto il Giovedì nero aprì le porte al “new deal” del presidente Roosvelt, un grande piano ricco di misure riguardanti il controllo del sistema bancario, regolazione della concorrenza, creazione di enti per lo sviluppo economico, e sblocco di grandi opere pubbliche che fecero ripartire l’economia. Il tutto grazie al deficit nel bilancio statale.
Proposito numero 2
Meno alcol! Guardando al proibizionismo di cent’anni fa con la messa al bando di bevande alcoliche in risposta agli abusi sempre più frequenti e al diffuso alcolismo per il disastro di relazioni, famiglie e carriere lavorative, che fece chiudere le serrande ai “saloon” nel tentativo di salvare l’America, scopriamo che si diffusero a macchia d’olio gli “speakeasies”, bar clandestini in cui si continuava a bere illegalmente. Anzi, vi fu una crescita della criminalità organizzata che cavalcò questo nuovo filone di affari, e il governo americano fu costretto a riportare tutto allo stato iniziale con l’abolizione del “Volstead Act” nel 1933. Morale? Non rinunciate ai vostri “happy hours”, ma evitate di alzare troppo il gomito!
Proposito numero 3
Non trascurate chi vi vive accanto Il movimento proibizionista crebbe soprattutto grazie al contributo femminile, con migliaia di donne, stanche di subire abusi a causa dell’ebbrezza, che si univano alle leghe proibizioniste assumendo una maggiore consapevolezza del proprio valore all’interno della società. Debuttarono così le “flappers”, donne che amavano godere della propria indipendenza sfoggiando trucchi vistosi, cimentandosi alla guida piuttosto che dandosi al tabagismo. Dunque? Nel decennio a venire dedicate meno tempo ai bar e un po’ più d’attenzione al partner. Non aspettatevi però di avere “la botte piena e la moglie ubriaca”!
Proposito numero 4
Date il giusto peso… alla bilancia Le flappers sdoganarono nella comunità statunitense il concetto di “magro è bello” e la situazione degenerò; le giovani americane si dirigevano a lunghe falcate verso il baratro con un fardello di disturbi fisiologici e psicologici non da poco che per noi oggi è “emergenza anoressia”, uno dei gravi disturbi alimentari che affliggono oltre tre milioni di italiani in fasce d’età ogni anno più basse. All’epoca il regime fascista schierò la stampa e l’istituto Luce in una guerra mediatica ad hoc volta a impedire che la moda della magrezza proveniente da oltreoceano attecchisse anche in Italia. Dunque, abbiate cura del vostro corpo, ma non esitate a farvi aiutare in presenza di problematiche. Bastano quattro propositi per il decennio per capire che chi dimentica i propri errori è condannato a ripeterli.