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Giovani e impresa al tempo del Covid
Società oggi
di Marco Nicolò Perinelli
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Lavorare nel mondo senza ufficio GIOVANI E IMPRESA AL TEMPO DEL COVID
Davide Pedrolli, 30 anni, nel marzo del 2020, quando è esplosa la pandemia di Covid, si trovava in Norvegia. Non in visita turistica bensì d’affari, tra molte difficoltà perché la gente, sapendo che era italiano, aveva paura ad avvicinarsi. L’Italia era percepita come il covo del Covid.
Un’esperienza singolare con cui Pedrolli ha arricchito la ricerca di un nuovo modo d’affrontare il mercato internazionale. “Rientrato – racconta - ho dovuto adeguarmi a un nuovo modo di lavorare, dice, ma avevo già intuito prima della pandemia che per poter lavorare in maniera dinamica non fosse necessario avere un ufficio e che si possono tagliare tante cose “fisiche” per investire sulla parte informatica della vendita, sull’innovazione tecnologica, per far viaggiare sempre di più le idee, senza necessariamente seguirle fisicamente.” La scelta richiede tuttavia conoscenze e scelte di mercato. Davide Padrolli, residente a Tenna, sul lago di Caldonazzo, si è laureato nel 2016 in giurisprudenza a indirizzo transnazionale ed europeo, con l’ambizione di entrare in diplomazia. Nel corso degli studi ha effettuato due esperienze internazionali: un anno a Treviri in Germania e cinque mesi a San Sebastian nei Paesi Baschi spagnoli.
Due soggiorni all’estero che ti hanno cambiato la vita?
“Decisamente e se vogliamo quasi banalmente. Durante queste esperienze mi sono avvicinato al mondo della eno-gastronomia, avendo dapprima potuto vedere a Treviri come il territorio fosse stato ben preservato e i terreni ben coltivati a vigne. Io pensavo che in Germania si parlasse solo di birra e invece sono capitato nella regione più vocata per le vigne; la terra di Riesling. Sono rimasto colpito dal fatto che in Germania il vino fosse così curato e considerato, mentre a Tenna, il mio paese, che ha come simbolo un grappolo d’uva e sulle sponde del colle del quale è nata una realtà come il primo spumante Trentino DOC, si assistesse a uno stato di abbandono della campagna in generale e delle vigne in particolare. Poi a San Sebastian, capitale spagnola della Gastronomia, una città bellissima, gemellata con Trento in cui ho potuto apprezzare la valorizzazione del territorio in tutti i suoi aspetti, dall’oceano alle montagne, passando per la natura e una cultura gastronomica. Nel mezzo una toccata e fuga a Shanghai dove ho potuto percepire come l’organizzazione e il fare sistema del modello tedesco sia decisivo per imporsi nei mercati anche più lontani.”
Finita la laurea che strada hai intrapreso?
“Una volta capito che alla diplomazia preferivo la scoperta eno gastronomica mi sono trasferito a Parma a fare un tirocinio in una azienda che faceva import export di prodotti alimentari
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italiani e vinicoli. Da un tirocinio è nata una opportunità di lavoro e sono rimasto a Parma, una città assolutamente di riferimento per il mio settore per 2 anni. Era molto bello essere protagonisti nell’aiutare le aziende italiane all’estero ma sentivo il bisogno di una nuova sfida.”
Da Parma alla Norvegia non è una passeggiata.
“No e la strada è passata per la Svezia ed a Stoccolma mi sono specializzato sul mercato scandinavo, molto interessante e ancora poco presidiato. Un mercato di tendenza, molto curioso, esigente dal punto di vista dei prodotti ma anche di alcuni aspetti che noi solo da poco iniziamo a considerare come la sostenibilità. Nella mia attività lavorativa, che è finalizzata certamente alla vendita, mi piace inserire anche gli aspetti comunicativi che derivano dal fatto di essere giornalista pubblicista. Sono molto stimolato a vendere prodotti alimentari e vinicoli italiani (e le relative connessioni col mondo del turismo). Ho registrato per questo un marchio europeo sulle DOLOMITI, chiamato DOLOM-ITA con cui voglio promuovere i prodotti della nostra area.”
E poi è arrivato il Corona, il virus che non ha confini di spazio e tempo ma che ha creato grandi barriere commerciali fra i diversi paesi.
“Si, mi ha colto proprio mentre stavo organizzandomi per affrontare il mercato internazionale. L’idea già prima che arrivasse il COVID era quella di essere una persona di riferimento per le aziende italiane del settore alimentare nei mercati esteri ed in particolare quello scandinavo. Non è stato certamente un momento facile. Durante questo anno e mezzo sospeso ho potuto sviluppare tante cose che in un periodo normale mai avrei potuto. Ho sviluppato progetti con professionisti di settori diversi dal mio ma con i quali abbiamo integrato le nostre professionalità. Stiamo formando una vera equipe di giovani tutti interessati al mondo enogastronomico trentino nell’ottica di far conoscere la nostra Provincia nel mondo; ho capito l’importanza di mettere insieme professionalità, entusiasmo con un obiettivo comune. Sono migliorato dal punto di vista professionale. Siamo riusciti, con chi collabora con me, addirittura a attivare un corso di formazione di gelato in Argentina e uno di italiano e gelato in Danimarca: attività che erano inimmaginabili prima. Questa crisi poteva annientarci e invece siamo riusciti a trasformarla in una opportunità”.
Nei trascorsi decenni era molto diffusa l’attività di muratore. Per questo nei paesi venivano organizzati dei corsi per addestrare le perone che nella vita sceglievano questa attività lavorativa e per questo erano sempre tanto partecipati da giovani da tutta la Valle. In questa foto vediamo i partecipanti al corso nell’anno scolastico 1950-51 con tanti allievi provenienti da tutta la Valsugana.