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Novaledo in cronaca: la Torresela

Novaledo in cronaca

LA TORRESELA

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Nella zona Ovest di Novaledo, a poche decine di metri dal confine con il comune di Levico, esiste un fabbricato oggi quasi del tutto abbandonato, chiamato la “Torreséla.” La sua forma è quadrata, alta e stretta, proprio come una torre e merita di essere ricordata anche perché contiene una simpatica e forse anche buffa pagina di storia. La struttura è antica di parecchi secoli ed i proprietari inizialmente, per quanto si sa, erano i signori Villi di Borgo Valsugana. Poi nel 1863 passò in proprietà dei fratelli Bertoldi di Lavarone, che assieme i fratelli Giongo acquistarono più di 40 ettari di suolo. Il piano terra di questa torre, in un tempo ormai lontano, era adibito a stalla per i cavalli mentre il piano superiore costituiva l’alloggio del cocchiere, sempre pronto con la sua carrozza al trasporto dei signori. In tempi più recenti i discendenti Bertoldi di Maso San Desiderio, la usavano solo come luogo di deposito occasionale dei prodotti della terra. Fra la popolazione locale un tempo era diffusa la convinzione che la Torresèla fosse posseduta dai fantasmi e per questo la gente aveva paura ad avvicinarsi. Qualcuno affermava anche di aver visto, di notte, all'interno, delle luci muoversi e per di più di aver udito anche strani rumori. I contadini che in quella zona possedevano i loro fondi e che quindi dovevano transitare nei pressi della Torresèla, mantenevano le debite distanze da quel fabbricato e si sentivano tranquilli solo quando erano passati oltre. Una sera, sul finire del secolo scorso, un contadino del luogo di nome Giuseppe ma soprannominato “Bepi Bepéto”, si era intrattenuto fino a tarda ora per completare alcuni lavori nel vigneto poco distante da quel misterioso fabbricato. Ormai era giunta la notte e per rincasare bisognava passare proprio lì davanti e così per guadagnare tempo e anche per farsi coraggio, si mise a camminare di buona lena, quasi di corsa. Arrivato là davanti si fermò per un istante, e, fra curiosità e paura, aguzzò l'orecchio per sentire se davvero dall'interno provenissero dei rumori. Nel silenzio della notte gli parve davvero di udire uno strano fracasso. L'uomo allora iniziò una grande corsa “a gambe levate” come si usa dire, per raggiungere in fretta la sua abitazione che distava non più di 300 metri, ma più correva e più lo strano rombo si faceva sentire e sembrava sempre più vicino. Raggiunse senza fiato l'uscio di casa e stramazzò a terra mentre gridava “aiuto.... gli spiriti, me è corésto drìo i spiriti della Torresèla e i m'à quasi ciapà”. Accorse in suo aiuto la moglie Marietta cercando in tutte le maniere di calmarlo e di rincuorarlo, ma non vi fu modo di tranquillizzarlo. Ripresosi dallo shock, il mattino successivo il Bepi, per rendersi conto di quanto accaduto, ritornò sui suoi passi, questa volta però in compagnia di un amico e sembra anche armato di un vecchio fucile anticarica. Avvicinatosi con tanto timore a quella torre maledetta, trovò lì davanti, in quel preciso luogo dove la sera prima si era fermato e che aveva sentito i primi strani rumori, il turacciolo ( fatto di “zigòtolo” così era chiamato ) che copriva la zucca che un tempo si usava come fiasco, e che lui era solito avere attaccata alla cintura con dentro qualcosa da bere per dissetarsi durante le lunghe ore di lavori nei campi. Pensa, studia, medita e riprova, finalmente il “Bepi Bepéto” riesce a dare una spiegazione logica e rassicurante: Quella sera del terrore tirava un forte vento e mancando il tappo alla sommità della zucca, il soffio dell'aria produceva uno strano fragore che assomigliava al sibilo. Con la velocità della corsa poi la forza del vento aumentava accentuandone il fischio cosicchè i presunti fantasmi gli sembravano sempre più vicini, proprio alle sue spalle. Ci volle del tempo, ma una volta chiarito l'equivoco, sia pur lentamente, il trauma venne superato. Ma al di là di questo episodio dai risvolti buffi, la Torresèla continua anche oggi ad essere considerata luogo misterioso. Sono pochi coloro che la credono occupata dai fantasmi, ma nessuno ama avvicinarsi di notte per una passeggiata rilassante. L'avventura di Bepi Bepéto, a distanza di oltre un secolo, viene ricordata ancora in paese non tanto come fatto storico ma come simpatico aneddoto per una ventata di buon umore.

di Mario Pacher

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