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L’ Ospedale San Lorenzo: una vita di guerra con i tumori

Una vita di guerra con i tumori

di Stefano Chelodi

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L’ospedale S. Lorenzo per 20 anni guida in questa lotta per l’intera europa

La nostra storia inizia quando un giovanissimo Claudio Valdagni, dopo il conseguimento della laurea di guerra ed un breve periodo presso l’Ospedale S. Chiara, iscritto alla specializzazione di radiologia a Padova, ritorna a lavorare presso l’Ospedale S. Lorenzo di Borgo Valsugana, dove era stato attrezzato un piccolo ambulatorio per le visite oncologiche. E qui, vedendo tante persone affette da queste terribili patologie, costrette a viaggi terribili stante la situazione delle strade, fino a Padova, comincia a costruire una prima struttura per l’utilizzo di Radium che riesce ad ottenere grazie all’amicizia con Donna Francesca Degasperi. Il Radium che veniva gestito centralmente dallo Stato giungeva ai più importanti nosocomi in quantità minime e in quegli anni il S. Lorenzo riuscì ad avere più dotazione di radium di importanti ospedali. Nello scorrere del tempo Claudio Valdagni a Padova, all’interno del Dipartimento dove svolge la specializzazione, viene a conoscere una vicenda che lo colpisce. L’Università di Padova aveva scelto una nuova macchina che offriva possibilità straordinarie per la cura del tumore, basata sulla tecnologia del Cobalto 60 (cugina della tecnologia che diede vita alla bomba atomica), ma che a causa delle economie disastrate dalla guerra, non aveva possibilità di perfezionare l’acquisto della macchina. Valdagni decise di giocare una carta importantissima e che sarà decisiva per il suo futuro e offrì l’opzione di acquisto al presidente dell’Ente Comunale di Assistenza di Borgo Valsugana da cui dipendeva l’Ospedale S. Lorenzo. Il presidente, Cappelletti già comandante partigiano, portò all’attenzione del sindaco Serafino Segnana la proposta. Il Sindaco anziché spaventarsi visto l’impegno, iniziò l’iter di valutazione per un così cospicuo acquisto. Superate varie difficoltà rimaneva una parte non secondaria dell’investimento, ovvero la preparazione della sede della macchina di telecobalto terapia nell’ospedale, lavori che ammontavano a circa 400.000 euro di valuta odierna e per i quali non c’era copertura finanziaria. Il sindaco Segnana però non si perdette d’animo e coinvolgendo 20 cittadini (tra cui lo stesso Valdagni) maggiormente benestanti, firmando una cambiale che venne utilizzata quale garanzia per aprire un fido in C/C, superò anche questo ostacolo. Avvolgendo il nastro della storia per

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fare un po’ di riassunto, la Eldorado giunge al fine a Borgo Valsugana dal porto di Genova e scortata dalla polizia, ancorchè fosse priva di sorgente radioattiva e venne installata nel bunker che le sarà casa per gli anni successivi. Incredibile pensare che un piccolo ospedale, di una piccola borgata, di una piccola valle, di una piccola provincia d’Italia potesse adottare una macchina che era la seconda al mondo e dare così l’avvio all’ Era del contrasto alle neoplasie tumorali. Il Cobalto 60 generava un fascio di raggi sottilissimo che consentiva al chirurgo di colpire SOLO le cellule malate risparmiando i tessuti sani, cosa che fino a quel momento non era stato possibile e si bruciavano dunque tessuti sani e malati nello stesso modo convinti che più si bruciava più si sanava. Nonostante ciò la vita iniziale della Eldorado (bomba della salute nel libro della prof.ssa Ropele) non fu facile e neppure quella di Valdagni. La medicina ufficiale, i grandi “baroni” dell’epoca non volendo dare ragione e valore alla visione di un giovane medico di provincia, lo combatterono. Borgo Valsugana visse una vera epopea da quel 31 ottobre 1953, il reparto diretto da Valdagni (ma in cui operavano altri valsuganotti tra cui il dottor Caumo, il tecnico Voltolini figura chiave in tutta la storia ed altri) accolse una quantità di pazienti. Migliaia di persone arrivarono a Borgo Valsugana da tutta l’Europa con veri “viaggi della speranza” e il team di Valdagni lavorò h 24 per dare sollievo a tutte le richieste. Una vera economia basata sulla attività dell’ospedale fiorì e contribuì a sostenere l’economia di Borgo Valsugana. In quegli anni e in quelli successivi l’Ospedale S. Lorenzo e Valdagni furono protagonisti in tutti i convegni e congressi mondiali a fianco dei più importanti ospedali e centri di ricerca mondiali costituendo davvero un miracolo. Nell’ospedale S. Lorenzo arrivò anche una seconda unità e in seguito anche altre apparecchiature di primo piano per la lotta ai tumori, anche sperimentali (acceleratori lineari). Valdagni entrò a far parte di organismi nazionali responsabili per il tumore al seno, così come un giovane Umberto Veronesi fu responsabile per il tumore alla prostata.

La particolare attività ed il successo dell’Ospedale S. Lorenzo e di Claudio Valdagni non passarono inosservati e crearono anche invidie professionali e strutturali. Nei primi anni ’70 cominciarono i contrasti con Trento che iniziò a rivendicare la necessità di avere sul suo territorio il Centro Tumori in sinergia con i moderni reparti presenti nel nuovo ospedale. La tensione crebbe e toccò punti alti contrapponendo le due comunità Trento a Borgo Valsugana, alla fine però prevalse anche con l’intervento della Provincia, la città di Trento e man mano macchinari e pazienti

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vennero trasferiti e nei primissimi anni ’80, all’interno del moderno ospedale S. Chiara, nel modernissimo reparto di oncologia di cui venne confermato primario Valdagni, si avviò l’attività della nuova struttura intitolata ad Angelo Giacomo Mott – il politico trentino che “inventò” il Ministero della Salute. L’inaugurazione del nuovo centro oncologico che aveva “copiato” procedura e struttura dai più moderni centri oncologici mondiali vide la presenza di personalità del mondo scientifico e politico e relatore nel convegno di inaugurazione, fu tra gli altri il prof. Umberto Veronesi. Avviata questa moderna attività, la “vecchia Eldorado” venne indirizzata alla rottamazione e solo l’intervento di un illuminato medico la fermò sulla strada di questa indegna fine e a seguire venne collocata nel parco di una villa nobiliare sulle colline di Trento, sede di una Istituzione Scientifica, e qui si innesta la storia più recente. Conoscendo questa epopea che segnò il volto di Borgo Valsugana e volendo tornare a valorizzare questa eccezionale pagina di storia trentina, nazionale ed europea, un gruppo di persone, tra cui alcuni autori di libri sul fatto storico e scientifico, capitanati da Edoardo Rosso diedero vita ad una associazione – Borgo Valsugana F.O.R. (ovvero Future of Oncology and Radiotherapy) che aveva nel proprio oggetto sociale il recupero della macchina, ma anche la predisposizione di strumenti di conoscenza di quanto avvenuto. Nel frattempo, il Presidente della Repubblica, appresa la vicenda del prof. Valdagni attraverso il Libro “Caccia al Killer – Claudio Valdagni e il Trentino nella guerra ai tumori scritto e curato dal sottoscritto”, nominò “Motu Proprio” lo stesso Valdagni Commendatore al merito della Repubblica per benemerenze scientifiche e la onorificenza venne consegnata nel corso di un convegno organizzato dalla FOR con la presenza quali relatori del figlio Riccardo Valdagni e del figlio di Umberto Veronesi, Paolo. Sempre in quel tempo si venne a sapere che Claudio Valdagni era stato inserito in un museo in Germania, tra i “pionieri della Radioterapia”. Edoardo Rosso fu autore e proponente di una mozione in consiglio Comunale votata all’unanimità, che impegnava l’istituzione a recuperare l’unità di telecobaltoterapia per ridare valore e rilevanza a questa memoria storica, culturale e scientifica. Nel Comitato scientifico della F.O.R sedevano tra gli altri nomi di assoluto valore nomi come: dott. prof. Claudio Valdagni, dott. Prof. Umberto Veronesi, dott. Prof. Numa Cellini (oncologo del Santo Padre Giovanni Paolo II), dott. Marco Pierotti (direttore Scientifico Fondazione RCCS Istituto nazionale dei tumori), dottor Claudio Graiff primario di medicina oncologica presso l’Ospedale di Bolzano, Dott. Riccardo Valdagni Direttore radioterapia oncologica 1 Fondazione RCCS Istituto Nazionale dei Tumori, prof. Alessandro Quattrone (direttore CIBIO) ed altri prestigiosi uomini di scienza. Il direttivo di Borgo Valsugana F.O.R. era composta da: Edoardo Rosso (presidente), Claudio Valdagni (presidente onorario), Stefano Chelodi (vicepresidente curatore e autore di Caccia al killer), Giorgio Caumo (tesoriere), Ugo Simonetti, Marisa Chelodi

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(architetto progettista), Luigi Cima, Aldo Voltolini (mitico tecnico che accompagnò tutta la vicenda sin dai suoi inizi), Monica Ropele (docente di fisica e autrice del libro “L’Atomica della Salute”). Con un grande spirito di servizio e grande sforzo venne dato il via all’azione di recupero di Eldorado (il nome della unità di telecobaltoterapia) che era nei giardini di un centro di ricerca di Trento, ed alla progettazione e realizzazione di un sito in cui esporre la macchina individuando il terreno. La fortuna aiuta davvero gli audaci, ed aiutò i membri di F.O.R. che grazie alla disponibilità della APSS (sia Trento che Borgo Valsugana) individuarono uno spazio idoneo presso l’Ospedale S. Lorenzo, inoltre l’allora assessore alla sanità Ugo Rossi in seguito Presidente della Provincia Autonoma di Trento, promise un sostegno economico alla iniziativa e sostegno reale fu. Alcuni progettisti si misero a disposizione gratuitamente per predisporre il progetto, la parte esecutiva e curarne la direzione lavori e furono davvero molto disponibili: Arch. Marisa Chelodi,(progettista),Ing. Mario Morandini, Ing. Bruno Moratelli, Ing. Pierluigi Coradello.(direzioni lavori). Grazie ad un enorme lavoro di Edoardo Rosso e Giorgio Caumo, il “museo” vide la luce e venne inaugurato e la “bomba” ottimamente restaurata, venne esposta, accompagnata da pannelli esplicativi. L’installazione, tra l’altro, progettata dall’ Arch. Marisa Chelodi, richiama proprio “il bunker” dove l’unità era collocata all’interno dell’Ospedale. L’Associazione F.O.R. si è fatta anche promotrice di attività divulgative, che hanno tra l’altro portato ad includere Borgo Valsugana tra le “Città del Sollievo”, organizzata dalla Fondazione Ghirotti, che include tutte quelle città che si sono attivate e distinte nel “lenire” le sofferenze dei malati di tumore, ed oggi due targhe alle estremità del paese ricordano questo fatto. Per andare a chiudere, l’Associazione svolto il suo compito (recupero e posizionamento della Eldorado e divulgazione della storia di questo fatto eccezionale) è andata allo scioglimento, consegnando al Comune il sito museale, oggi incluso anche nella rete dei musei trentini, donando alla locale APSS quanto disponibile sul C/C, predisponendo una piccola pubblicazione ed approntando un programma di divulgazione nelle scuole medie della Valsugana. Certo di aver ottemperato fino in fondo al proprio impegno, il presidente Rosso con estrema commozione, in una assemblea sociale recente ha dichiarato chiusa l’esperienza della Borgo Valsugana Future of Oncology and Radiotherapy, ringraziando di cuore, Amministrazione, APSS, professionisti che hanno prestato l’opera, PAT e tutti i membri della Borgo Valsugana F.O.R. per l’impegno profuso a favore ed in favore del territorio, ma anche del recupero di una importantissima memoria storica, scientifica e sociale. L’Epopea del S. Lorenzo termina qui, ma continua la sua testimonianza di eccezionalità nella storia della medicina, dell’oncologia, ma anche nella storia italiana ed europea, in cui un piccolo ospedale, di un piccolo borgo, di una piccola valle, di una piccola provincia diede l’avvio ad una fase attiva e di speranza nella lotta alle neoplasie tumorali in un tempo in cui il vero nemico sembrava in realtà essere la fame e la povertà diffusa.

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Il Prof. Valdagni con Giorgio Caumo e Edoardo Rosso

Monica Ropele, il Prof. Valdagni e Stefano Chelodi

Il Prof. Valdagni con Il dr. Cima e Aldo Voltolini

Uomo, ambiente, ecologia

di Francesco Zadra

L’uomo che sussurra ai bambù Yuri e la sua foresta

Lavora, studia meccatronica ed è, al pari di molti coetanei, un convinto ecologista.Insomma, Yuri Teverini, classe ‘97, sembra un giovane come tanti. Ma dietro quel volto acqua e sapone Yuri nasconde un segreto. Riguarda le canne. Quelle di bambù. Per vederci chiaro ci dirigiamo sul lago di Caldonazzo, in località San Cristoforo, dove tutto ha avuto inizio. Lo troviamo impegnato a dissodare il terreno, un vecchio campo da quasi 2 ettari acquistato nel 2019, con tanto di indumenti da lavoro. Rigorosamente in fibra di bambù. Qui sta prendendo forma il suo sogno: “Logical Forest”. “L’idea della foresta nasce da una crisi esistenziale - racconta Teverini - qualche anno fa ho iniziato a riflettere sull’impatto della nostra società sul pianeta. Un impatto molto negativo: inquinamento, consumo di territorio e allevamenti intensivi. Un disastro ambientale”. Yuri decide però di non lasciarsi abbattere e trasformare la crisi in opportunità. “Invece che prendermela con il mondo ho cominciato a pensare a cosa potessi fare io per cambiare le cose.” Così, tra un click e l’altro, ha scoperto su internet il mondo del bambù. Una vera e propria industria vegetale che, oltre ad assorbire tonnellate di anidride carbonica, dà lavoro a più di 1 miliardo e mezzo di persone. “È incredibile la quantità di cose che si possono realizzare con questa pianta: tisane, bioplastica, indumenti e perfino biciclette. Del bambù non si butta via niente.” I più golosi saranno felici di sapere che pure i germogli sono commestibili e hanno un gradevole sapore di carciofo. Ma la start-up di Teverini non si limita alla produzione agricola. Anzi, il cuore del progetto è soprattutto sociale: “voglio che la foresta diventi uno spazio di aggregazione, un luogo di Comunità” continua. Le oltre 900 piante di specie Moso e Sasa (che stanno crescendo a velocità impressionanti) faranno infatti da sfondo a un ricco palinsesto di attività sociali, che variano da laboratori per bambini a programmi occupazionali per persone in difficoltà. Una “foresta di persone” che avrà sempre le porte aperte, h24, per chiunque volesse visitarla e rilassarsi tra le sue fronde. A tal proposito Yuri sta progettando laghetti, aree sosta, sentieri e, perchè no, tavoli per studiare o fare smartworking. Ad aiutarlo, oltre ai volontari che di tanto in tanto fanno capolino per piantumare germogli, ci sono Claudio Valenti e Matteo Bruschetti. Rispettivamente educatore professionista e laureato in informatica. Grazie a loro “Logical Forest” si sta espandendo nel mondo del web, fondamentale soprattutto per raggiungere i giovani, e sta beneficiando di vari bandi pubblici Le parole d’ordine sono quindi innovazione e lavoro di squadra: “ogni persona che verrà qui potrà dare il proprio contributo in termini di idee. Fino a un anno fa era visto come un progetto folle ma ora sono in tanti, anche da fuori regione, a contattarmi per chiedere informazioni e consigli”. Non è difficile credergli, perché tutti sono capaci di sognare ma sono pochi quelli che si rimboccano le maniche e si mettono in gioco. Teverini è uno di questi e in questo campo, ancora piuttosto spoglio, già vede il labirinto verde che di anno in anno andrà a creare. “Immaginate delle canne di 30 metri che vi isolano dal frastuono delle macchine e producono un suono magico a contatto col vento, un luogo verde in cui rilassarvi e perdere il senso del tempo…” A Yuri e alla sua foresta non ci resta che augurare buona fortuna. Dopotutto, il “green” non è forse il colore della Speranza? Potete contattare Yuri tramite mail logicalforest.tn@gmail.com o il sito www. logicalforest.webflow.io Per rimanere aggiornati sulla crescita del progetto seguite “Logical Forest” su Facebook e Instagram.

Salute & Benessere

di Rolando Zambelli, titolare dell’Ottica Valsugana, è Ottico Optometrista e Contattologo

MONTATURE E LENTI PER BAMBINI...

Una scelta delicata I nostri occhi, e in particolare quelli dei bambini sono preziosi e sensibili. È quindi necessario proteggerli (con occhiali da sole con protezione UV) e nel caso di difetti visivi correggerli nel miglior modo possibile. Il primo passo nella scelta dell'occhiale, è quello di ricercare una montatura che sia adatta all'anatomia del viso, non deve perciò essere troppo grande, in modo tale da assicurare il miglior centraggio delle lenti: il margine superiore deve superare di poco il sopracciglio in modo tale che il bambino non sbirci al di sopra, il bordo inferiore non deve toccare le guance. Sopratutto in età pediatrica è opportuno la scelta di una montatura in materiale plastico e anallergico, e che non presenti spigoli. La scelta poi del colore deve essere fatta insieme al bambino, più il colore piace al bimbo più lo indosserà volentieri. Il secondo passo è quello della scelta delle lenti. L’unico materiale consigliato è quello organico, ovvero plastica infrangibile, poiché offrono sicurezza e protezione, anche durante il gioco. Se è possibile è bene orientarsi su materiali che abbiano una protezione UV che hanno anche la qualità di essere più resistente agli urti (es. lenti in materiale Trivex). Oltre alla scelta dei materiali delle lenti bisogna anche valutare il tipo di trattamento che queste devono avere. Un primo trattamento è quello indurente, che assicura una minor abrasione della superficie. Se il bambino è in età scolare è consigliabile utilizzare anche il trattamento antiriflesso, che diminuisce l'affaticamento del bambino durante lo studio, oltre ad aumentare il contrasto e a rendere la lente molto più trasparente. Sopratutto in età scolare è consigliabile tenere sotto controllo i bambini, con visite programmate annualmente, per esempio prima dell'inizio della scuola ed eventualmente durante l'attività scolastica, per controllare come il sistema visivo funzioni sia sotto sforzo che in momenti di riposo. I bambini, passano molto tempo all'aria aperta, sarebbe quindi consigliabile l’utilizzo degli occhiali da sole protettivi così da diminuire l'influenza dannosa dei raggi UV per gli occhi.

Medicina & Salute

di Laura Fratini

Pronti, attenti, via: liberi tutti! MA NON ESAGERIAMO!

La libertà è come l’aria: ci si accorge del suo valore quando comincia a mancare. Lo ha scritto Piero Calamandrei, uno dei padri costituenti della nostra Nazione e un uomo che ha vissuto sulla propria pelle la privazione della libertà. Certo quella che stiamo vivendo non è una situazione paragonabile a quella di poco meno di un secolo fa, ma per la nostra generazione è certamente la prima volta che si prova una esperienza di questo tipo. La pandemia ci ha posto di fronte a limitazioni collettive e individuali che prima d’oggi solo pochi, nella nostra società, avevano provato e questo ha inevitabilmente delle conseguenze sia nel rapporto con gli altri, sia nella propria sfera emotiva. Se guardiamo la definizione più generica, la “libertà” è intesa come la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi e agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla. Un modo un po’ complicato per dire che una persona libera è una persona che può essere sé stessa, vivere in base alle proprie scelte, almeno finché questo non interferisca con la libertà di qualcun altro. Il desiderio di libertà personale, per l’essere umano, ha sempre costituito uno dei motori più importanti alla base del desiderio di miglioramento delle proprie condizioni esistenziali e il problema della libertà personale, con riferimento prevalentemente alle condizioni di vita di un adulto occidentale moderno, si è notevolmente modificato nel corso del tempo. Si è passati, infatti, da una condizione in cui la libertà era qualcosa da conquistare nei confronti di una volontà altrui, ad una realtà in cui il bisogno di liberare sé stessi ed il proprio potenziale creativo si scontra per lo più con i limiti ed i blocchi che poniamo a noi stessi. Il concetto di libertà parte con l’inizio della vita e ci accompagna per l’intera esistenza, ma l’uomo di molti anni fa non è l’uomo di oggi e così anche la libertà personale è cambiata nei secoli. Spesso, però, la libertà di ogni individuo è vincolata da dogmi e leggi interne all’individuo stesso che derivano da una educazione personale (familiare, esperienziale) della quale talvolta rimane vittima. Freud, padre della psicanalisi, affermava proprio questo: “siamo consciamente confusi e inconsciamente controllati”, ribadiva la sua convinzione circa la ben poca possibilità per l’uomo di svincolarsi da un “destino” che lo vedrà diventare un prodotto di ciò che l’ambiente ha fatto di lui. Oggi però, ad un anno dall’inizio della pandemia, il lockdown, le zone rosse ci hanno messo davanti proprio alla rivalutazione del concetto di libertà che molti non avevano mai messo in discussione. Proprio come ha scritto Calamandrei, improvvisamente ci siamo trovati senza aria. E’ difficile prendersi delle responsabilità collettive che limitano la libertà personale

Medicina & Salute

e intorno a questo si muovono tutte quelle emozioni di rabbia, tristezza e angoscia. In questo anno in molti hanno dovuto imparare a mettersi nei panni dell’altro, ma è tutt’altro che facile e la parola empatia spesso viene abusata, senza saperne neppure il vero significato, ovvero quello di entrare in contatto e condividere le emozioni di chi ci è vicino, molto spesso la sofferenza. Chi è riuscito ad accettare questa condizione, ad accettare le limitazioni consapevole che sono state dettate dal benessere collettivo, e alzando di conseguenza la propria soglia di tolleranza, sta vivendo con più serenità una condizione che comunque porta a vivere anche emozioni negative. Sono sentimenti normali a fronte di una situazione che ci sta mettendo duramente alla prova. Non è facile accettarlo ed è probabile che durante questo periodo alcune emozioni si esasperino, arrivino a farci provare una frustrazione che può diventare dannosa per noi e per chi ci sta vicino. Per questo occorre imparare ad automonitorarsi e non perdere di vista l’obiettivo comune che ci potrà portare alla fine del tunnel. E’ anche vero, d’altra parte, che c’è chi, vivendo già prima problematicamente la quotidianità, in questa situazione ha potuto ritrovarsi in una dimensione di confort, perché si è sentito “protetto” dal confronto e dal contatto dagli altri. Ora che i muri cominciano a cadere, di fronte all’aumento delle vaccinazioni e al calo dei contagi, dobbiamo essere attenti a non spingerci troppo in là, a non esagerare con la voglia di manifestare la nostra libertà ritrovata, a non spingerci oltre quei confini che il buon senso ci dice essere ancora presenti per poter avere un futuro migliore. Psicologicamente può essere difficile, perché come l’assettato d’aria respira profondamente per recuperare l’ossigeno mancante, ora avremmo voglia di evadere e sentirci ancora più liberi! Attenzione però a non esagerare: non dobbiamo mai dimenticare che la nostra libertà deve fermarsi dove inizia quella del nostro vicino e che è nell’equilibrio delle emozioni che possiamo trovare il nostro benessere!

Dott.ssa Laura Fratini Psicologa-Psicoterapeuta Studio, Piazzale Europa, 7 - Trento Tel. 339 2365808

Con il termine parafarmacia si intende un’attività commerciale, presso la quale è possibile acquistare farmaci, parafarmaci e prodotti farmaceutici, da banco o di automedicazione, comunemente chiamati OTC e SOP, per i quali non esiste l’obbligo di presentare apposita prescrizione medica. E quindi la differenza tra una farmacia e una parafarmacia consiste nel fatto che mentre nella prima si possono vendere farmaci soggetti a prescrizione medica e tutti i prodotti da banco (anche senza ricetta medica), nella parafarmacia l’attività di vendita può riguardare farmaci e/o medicinali presenti nell’elenco del Ministero della Salute e tutto ciò che comprende prodotti per la cura, bellezza e benessere del corpo, che non necessitano di prescrizione medica.

Presso il Centro Commerciale “Le Valli” di Borgo Valsugana, opera dal 2016, “Il Farmacista del Centro”, che è l’unica

Lunedì: 15.00 - 19.30 Martedì: 9.00 - 12.30 / 15.00 - 19.30 Mercoledì: 9.00 - 12.30 / 15.00 - 19.30 Giovedì: 9.00 - 12.30 / 15.00 - 19.30 Venerdì: 9.00 - 12.30 / 15.00 - 19.30 Sabato: 9.00 - 19.30 (continuato) Domenica: 9.00 - 12.30 / 15.00 - 19.30 parafarmacia in Bassa Valsugana per la vendita di medicinali e prodotti da banco senza l’obbligo di ricetta. Una particolare struttura, inaugurata da CaKu Erida, che del “Il Farmacista del Centro, è la competente titolare, che in pochi anni ha saputo dare una particolare impronta al “suo” negozio riuscendo, sempre di più, a soddisfare chi si rivolge a lei con specifiche richieste ed esigenze, anche particolari. Il tutto grazie alla presenza, al suo interno, di collaboratori farmacisti regolarmente iscritti all’Ordine Nazionale. Un comodo punto di riferimento e una organica funzionale esposizione per l’acquisto, oltre che di prodotti farmaceutici, anche di moltissime specialità quali: integratori alimentari, prodotti erboristici e fitoterapici, farmaci omeopatici, farmaci veterinari (senza obbligo di prescrizione), prodotti cosmetici, con una particolare linea adatta al trattamento di problematiche cutanee e anche anallergici. E ancora, oli essenziali, articoli sanitari, di alimentazione, prodotti per l’infanzia, per il bambino e per l’igiene, (compresa la foratura dei lobi), e un completo e vastissimo assortimento di creme solari, protettive, abbronzanti e dopo sole. (P.R.)

Tempo d’estate in collaborazione con il "Farmacista del Centro"

Sole, lago, mare e abbronzatura

L’abbronzatura è quel particolare fenomeno, naturale o artificiale, mediante il quale la nostra pelle si scurisce per effetto della esposizione ai raggi ultravioletti (UV) provenienti dal sole o a quelli della luce artificiale generati da lampade al quarzo o altre fonti. E il corpo diventa abbronzato in quanto avviene un maggiore rilascio e quindi produzione di un pigmento detto melanina che ha la precipua funzione di proteggere la nostra epidermide dai raggi solari, specialmente da quelli dannosi. E’ bene ricordare che una lunga esposizione ai raggi solari può causare un danneggiamento alla nostra pelle e determinare quindi la comparsa di patologie più o meno gravi quali eritemi, scottature anche serie, cheratosi, danni agli occhi, invecchiamento precoce della pelle, disturbi del sistema immunitario. Ma il pericolo più grave di una esposizione non controllata ai raggi del sole non solo può causare l’invecchiamento della pelle, ma soprattutto la formazione di lesioni precancerose che nel tempo possono causare la comparsa di tumori della pelle tra i quali il melanoma che, purtroppo, può causare anche la morte. Oggi noi distinguiamo 3 tipi di raggi UV e precisamente: gli UVA, ultravioletti A, che costituiscono circa il 95% dei raggi che raggiungono la superfice terrestre. Sono quelli meno “potenti”, ma non per questo meno pericolosi, ed agiscono in profondità della pelle. Gli UVB, ultravioletti B, circa il 5% molto più dannosi degli UVA perché agiscono in superfice e quindi possono generare disturbi, anche seri, patologie varie, ma anche molti tumori della pelle. Infine gli UVC sono particolarmente dannosi perché possiedono un potere cancerogeno. Per fortuna questi raggi vengono trattenuti e assorbiti dalla fascia di ozono, dall’ossigeno e dall’azoto presenti nella nostra atmosfera e per questo non hanno effetti particolari sulla pelle, tranne che in alta quota. Ecco perché è necessario non solo abbronzarsi lentamente e con cautela ma anche e principalmente proteggere la nostra pelle dall’incidenza dei raggi UV. Purtroppo i raggi solari non si vedono e non fanno rumore, ma alla lunga possono creare danni cutanei che si possono manifestare anche a distanza di moltissimi anni dopo l’esposizione. La moderna cosmetica e le ricerche farmaceutiche mettono a nostra disposizione moltissimi prodotti per ogni tipo di esigenza e per ogni tipo di pelle e di corpo quali creme più o meno potenti, olio, latte, gel, spray, acqua solare nonché sostanze specifiche dopo sole e idratanti. Il consiglio degli esperti è quello di non esagerare con l’esposizione al sole, e la quantità di tempo, ma farlo in maniera intelligente. Intanto è bene proteggere sia il capo con un cappellino che gli occhi con occhiali. Di poi è bene sapere che bisogna evitare di farlo nelle ore calde 12/15 (da preferire la mattina presto fino massimo alle 11 e pomeriggio dopo le 16/17) ricordandosi anche che ci si può abbronzare rimanendo sotto l’ombrellone o in zona d’ombra. La cosa più importante da fare, però, specialmente nei primi giorni, è quella di proteggere (anche abbondantemente) la pelle con apposite creme solari che abbiano un fattore protettivo di 15/20 o anche di più, e che siano, possibilmente, a doppia protezione, sia nei confronti dei raggi UVA che di quelli UVB. Creme che devono essere sempre usate non solo per garantirsi una buona abbronzatura e protezione, ma anche e soprattutto per evitare di arrecare danni, anche seri, alla pelle. Ed è buona regola quella di spalmarsi, alla sera, una crema “doposole” idratante o emolliente in quanto i raggi del sole determinano una “secchezza” della pelle che nel tempo può creare patologie epidermiche. In ogni caso è da evitare sempre il famoso “fai da te” e quindi buona cosa è rivolgersi a medici, dermatologi, farmacisti e/o esperti i quali saranno in grado di dare i giusti e appropriati consigli sul tipo di creme e di specifiche protezioni da utilizzare in base al tipo di pelle. (A.M.)

Medicina & Salute

di Erica Zanghellini

GROOMING

Pericolo per i minori

Il grooming è un fenomeno con cui purtroppo dobbiamo fare i conti, soprattutto negli ultimi anni visto che la nostra società è sempre più tecnologica e soprattutto perché già da piccoli se ne viene in contatto. Grooming significa adescamento in rete, ovvero quando persone adulte manifestano un interesse sessuale nei confronti di minori e cercano di approcciarsi online con loro per poi arrivare ad incontrarli dal vivo e instaurare una vera e propria relazione. E’ una possibilità reale e molto rischiosa ed è per questo che è importante conoscerlo come genitori per poter a nostra volta mettere in guardia i nostri figli. La rete se da una parte è una enorme risorsa, dall’altra è uno spazio dove non sempre tutto quello che vediamo corrisponde a verità. Si può fare un uso inadeguato di internet che espone la persona o il minore a potenziali pericoli. Può essere che anche i giovani siano alla ricerca di stimoli legati alla sessualità e questo li esibisce ancora di più alla possibilità di incappare in situazioni pericolose, ed è per questo che è importante fornirgli una educazione adeguata rispetto l’affettività e la sessualità. Solo conoscendo un argomento si può scegliere consapevolmente, quello che è giusto e quello che invece è meglio evitare. Ricordiamoci che una delle “aggravanti” della rete è che non si può essere sicuri di chi ci sia dall’altra parte del computer, per cui si sono verificati e si verificheranno ancora, purtroppo, adescamenti dove il mal intenzionato si fingerà un minore. Il ragazzo o ragazza che si trova per esempio a chattare e che pensa che dall’altra parte ci sia un suo pari si sentirà più libero/a di dire e mostrarsi come vuole. Il problema è che alcuni minori non hanno la forza magari dopo una frequentazione online di chiudere o chiedere aiuto quando vengono a sapere la verità. Dobbiamo avere in testa che possono esserci richieste di scambio di materiale fotografico o riprese con la webcam, è questo li metterà in situazioni ad altissimo rischio e che possono lasciare delle ripercussioni psicologiche importanti nella vittima. Spesso la vittima non ha nemmeno in testa di esserlo, non riesce a capire che il rapporto che si è instaurato è sbagliato, in alcuni casi non riesce nemmeno ad identificare che la sua volontà nel partecipare a questo tipi d’incontri venga meno, ma che sia sollecitata attraverso artifici, minacce o dall’altra parte lusinghe. Questo è l’adescamento e ricordiamoci che è un reato, è punito dal codice penale. Il materiale prodotto non possiamo sapere che fine farà, potrebbe essere venduto,scambiato, o usato per attirare altre vittime se non utilizzato per ricattare ancora il minore e ottenere di più. La vergogna, il senso di colpa inevitabilmente fanno capolino nei ragazzi adescati e possono essere i due motivi per cui non riescono a parlare e/o confidarsi con i loro adulti

Medicina & Salute

di riferimento rimanendo schiacciati in questo meccanismo e soffrendo terribilmente. Non pensiamo che a questo tipo di pericolo siano esposte soprattutto le ragazze, anzi possono essere a rischio molto di più i ragazzi maschi, soprattutto quelli disorientati rispetto la propria identità e/o orientamento sessuale. Ma quindi cosa possiamo fare per proteggere i nostri ragazzi? Cerchiamo di coltivare una relazione con loro basata sul dialogo. Partiamo già da quando sono bambini, a parlare con loro e ad interessarci della loro giornata, così che anche durante l’adolescenza sarà più facile portare avanti quest’abitudine. Evitiamo in tutti i modi d’essere giudicanti, ma puntiamo ad una relazione accogliente, ricca di scambi e condivisioni. Attenzione a non fare l’errore di diventare troppo controllanti. Se l’adolescente si sente sotto controllo e pressato sarà facile che cerchi di evitarvi. Bisogna dosare la giusta quantità di controllo e di libertà. Individuiamo assieme delle regole, su come comportarsi, su come utilizzare la rete e i tempi d’impiego. Asseconda dell’età possono essere o meno condivise le regole, ma comunque deve essere sempre il genitore ad avere la decisione finale. Non facciamo leva sulla paura dello sconosciuto, ma informiamoli invece, su cosa può succedere, sui rischi e che questi sono il motivo per cui noi genitori mettiamo dei paletti. Ulteriore passo sempre sulla linea dell’informazione, come accennato sopra è fare una buona educazione sentimentale, emotiva e sessuale. Averla ricevuta adeguatamente, rende i ragazzi più sicuri e soprattutto li protegge da possibili comportamenti impulsivi dettati dagli istinti dalla loro età. Aver ben chiaro come funzionano le cose li potrebbe proteggere ulteriormente perché hanno in testa quello che è lecito e quello che invece potrebbe essere un pericolo o un tentativo di manipolazione. Ed infine se vi accorgete che avete a che fare con l’adescamento, fermatevi e chiamate chi di dovere, la Polizia Postale, il Commissariato di Polizia di Stato o i Carabinieri, tenete traccia di tutti gli scambi che ci sono stati tra vostro figlio e l’adescatore e chiedete un supporto psicologico per voi e il minore.

Dott.ssa Erica Zanghellini Psicologa-Psicoterapeuta Riceve su appuntamento Tel- 3884828675

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