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Storie di bimbi e di Guerra: i dormienti
Storie di bimbi e di guerra
di Walter Laurana
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I DORMIENTI
La scena è costellata di edifici in rovina crivellati dai proiettili, di voragini scolpite dalle bombe nelle strade e nelle piazze sulle quali incuranti, innocenti e festosi corrono bambini. Sono scene frequenti nel cinema neorealista italiano dove si rivivono momenti drammatici della seconda guerra mondiale, ma anche di reportage televisivi girati in paesi oppressi da conflitti. Scene di campi profughi dove si riuniscono gli sfuggiti alle guerre e lì, fra il disordine, il caos della provvisorietà, altri bimbi che giocano si rincorrono e sembrano ignorare la tensione, il dramma. La fortuna dei bambini è la grande capacità di adattamento ma non sempre è facile e serena. Anzi spesso la reazione alle difficoltà è drammatica.
Suzanne O'Sullivan (da Neurobioblog)
Si chiama Sindrome della Rassegnazione ed è stata individuata in Svezia lo stato di apatia che colpisce i bambini figli di fuggiaschi, rifugiati. Per illustrarla bisogna partire dal principale sintomo ovvero la passività. Il direttore dell’unità psichiatrica dell’ospedale universitario di Stoccolma ne ha descritto i sintomi: “I bambini diventati totalmente passivi, immobili, fiacchi, schivi, taciturni, incapaci di mangiare e bere, incontinenti e privi di reazioni dinanzi a stimoli fisici o al dolore. Questi piccoli pazienti vengono chiamati bambini apatici‘”. Nei casi più gravi i bambini cadono in coma, anche per molti mesi. Il fenomeno riguarda soprattutto i giovanissimi, ma tra le vittime ci sono anche degli adolescenti. Bambini che crescono in famiglie appese al filo del rinnovo del permesso di soggiorno, arrivati piccoli, o molto piccoli, in Svezia, cresciuti imparando una lingua e una cultura molto differenti da quelle dei genitori, e inseriti in una trafila burocratica che rischia di rimandarli nel paese di origine. Le prime avvisaglie di questa patologia, inizialmente classificata anche come malattia della “bella addormentata”, ”stato catonico” o “apatia” sono state colte dal fotografo svedese Magnus Wennmann in uno scatto con cui ha vinto il World Press Photo, raffigurante Djeneta e Ibadeta, due sorelle rom in sonno profondo. Le due bambine emigrate dal Kosovo in Svezia assieme alle famiglie vivono il disagio della precarietà e reagiscono immergendosi nell’apatia e nel sonno per sfuggire la realtà. Djeneta, la più giovane delle due, era bloccata a letto da due anni e mezzo, da quando aveva 12 anni. La sorella Ibadeta, di 15 anni, ha perso la capacità di camminare. Le sorelle riposano su due lettini gemelli, nell’alloggio per migranti messo a disposizione dallo stato svedese, incapaci di alzarsi, nutrirsi, andare in bagno o rispondere ad alcuno stimolo. Il primo picco della sindrome si registra negli anni duemila. Nel 2005 erano stati registrati oltre 400 casi. Nella rivista Acta Pediatrica il paziente tipico viene descritto “ completamente passivo, immobile, senza tono, ritirato, muto, incapace di mangiare e bere, incontinente e non reattivo ad alcuno stimolo fisico o ad alcun dolore”. Il primo maggio scorso la rivista The Daily Mail ha segnalato 169 casi di piccoli che si sono improvvisamente addormentati, finendo in coma profondo. Vivono tutti in una piccola area geografica e nel corso degli ultimi dieci anni hanno chiuso gli occhi senza più risvegliarsi, per un periodo che, nei casi più gravi dura anche per molti mesi. La cosa misteriosa è che i minorenni colpiti dalla Sindrome da Rassegnazione sono tutti figli di rifugiati siriani in Svezia, a cui lo Stato ha revocato o sta per revocare il permesso di soggiorno. Per questo si è avanzata l’ipotesi di simulazioni anche perché i medici, dopo averli visitati, non hanno trovato disfunzioni in grado di causare il sonno. La scrittrice scientifica e neurologa Suzanne O’Sullivan, che su questa e altre storie ha scritto un libro dal titolo The Sleeping Beauties. si tratterebbe di una probabile forma di psicogenesi culturale. Un’alterazione delle funzioni psichiche dalle conseguenze profonde, che si presenta seguendo un effetto domino: più casi si presentano e vengono curati, più è facile che se ne sviluppino altri. I piccoli colpiti da Sindrome da Rassegnazione sono quindi bambini che crollano sotto il peso di una fatica psicologica eccessiva lunga anni e che sembra non avere mai fine. E di una vita che non trova mai pace e casa.