4 minute read

Judo: storia, sport e tradizione

Le arti marziali

Judo storia e sport

Advertisement

dalla tradizione alla modernità

di Patrizia Rapposelli

Kano_Jigoro

Hanno fatto parlare di sé, nella tradizione e nella modernità, hanno affascinato, incuriosito e fatto discutere: le arti marziali. Pratiche fisiche e mentali che conservano un patrimonio culturale immateriale di una nazione. Negli ultimi mille cinquecento anni se ne sono sviluppate una moltitudine e generalmente le prime a cui si pensano risalgono all’Asia Orientale. Storicamente utilizzate come mezzo di difesa e attacco in tempi di guerriglia, si sono poi impregnate di principi tecnici, estetici e morali, mentre nei tempi moderni hanno assunto un valore educativo, fisico e culturale. La maggior parte delle arti marziali sono oggi divenute sport alle quali viene data un’enfasi sull’educazione della mente. Quella probabilmente più famosa in Occidente è la disciplina del Judo, considerata dal Comitato Olimpico Internazionale uno tra gli sport più completi fisicamente e psicologicamente. Vediamolo da vicino.

La storia del judo è la trasformazione di un’arte marziale in sport moderno. Gli inizi sono legati alla tradizione giapponese della lotta. Per capirla si deve fare un passo indietro. Judo deriva dal Jujitsu e quest’ultimo dai combattimenti samurai. Nel Giappone medievale 1129-1603 con lo stabilizzarsi del governo militare, periodo molto combattuto, nacquero le caste privilegiate e specializzate dei guerrieri. In questo periodo si sviluppa il Bujutsu, un sistema di combattimento creato per la protezione individuale; il guerriero doveva essere efficacie sul campo di battaglia. Tra il 1603 e il 1868 periodo Edo, si ha un momento di pace, stabilità sociale e politica. Il progredire dei tempi e delle tecnologie fa superare l’utilità del combattimento individuale, ma il patrimonio culturale frutto dell’esperienza dei samurai non decade, anzi si evolve, si stilizza, si spiritualizza, sottolineando i principi etici e educativi. I maestri del Bujutsu, disposti in tal modo, iniziano a parlare di “Budo”, la via del guerriero. Nasce il Jujitsu, un’arte che assume un’educazione orientata al principio della non resistenza, delle proiezioni e del controllo, ma è ancora una pratica violenta. Tra il 1866 e il 1869 si ha un cambiamento nelle pratiche di combattimento, il Giappone è nell’era Meiji. In questo tempo né l’arte marziale, né la cultura tradizionale hanno il favore del popolo; da una parte la

Jigoro Kano con 2 allievi - da KuSakura

violenza del passato, dall’altra il suo utilizzo nelle sale da gioco o nelle liti. In questo contesto emerge la figura di Jigoro Kano, nato a Mikage nel 1860, fondatore del Judo, dedicò la sua vita all’educazione della gioventù della nazione, combinò tradizione e modernità, con il progresso dell’individuo al servizio della comunità. Figlio di buona famiglia, segue una formazione classica, vivace intellettualmente mostra gracilità e fragilità. Decide allora di studiare Jujitsu, l’arte che si dedicava ad aiutare il debole a sconfiggere il forte. Era ineccepibile per un ragazzo della sua condizione sociale esercitare una pratica così violenta. Dopo aver cambiato diversi maestri, iniziò a concentrarsi sulla dimensione spirituale e a studiare da solo i movimenti. Così nel 1882 creò una scuola privata di preparazione e diede vita ad un Dojo tutto suo di nome Kodokan << Luogo in cui si studia la via>>. Così sullo sfondo dello storico periodo Meiji in Giappone ebbe inizio il metodo denominato Kodokan Judo. Nel 1895 stabilì il << GOKYO>>, metodo di insegnamento che verrà revisionato nel 1920. Jigoro Kano viaggiò molto allo scopo di diffondere il Judo Kodokan che soppiantò il vecchio Jujitsu. Oggi, dalla tradizione alla modernità Judo è filosofia di vita, trasmissione di valore e disciplina quale era per i guerrieri. Disciplina sportiva, preparazione fisica e mentale. Conoscenza tecnica e mezzo formativo. Judo è educante e socializzante. È << via della flessibilità>>, non più solo un’educazione orientata verso il corpo secondo il principio della non resistenza, ma un’arte che mette al centro il “Do” <<la via>>. L’obiettivo diventa migliorare sé stessi. Una pratica guidata dai principi, che responsabilizzano e insegnano il rispetto reciproco, che onora i fondamenti filosofici, migliora l’autonomia, l’autocontrollo e l’apprendimento della realtà. La sua filosofia si basa sul principio delle tre culture: acquisizione di conoscenze, educazione morale, sviluppo del corpo attraverso la pratica. Judo insegna a trovare un equilibrio tra mente, corpo e spirito, in egual modo armonia tra intelletto, fisicità e moralità. Kano stabilì fosse necessario esplicitare il grado del praticante, il passaggio ad una classe superiore dipendeva e dipende tutt’oggi da un esame che valuta tecnica, conoscenza, condotta etica e morale. Esiste una divisione tra “mudansha”, i non portatori di Dan, e gli “judansha”, i portatori di Dan. I Dan sono 12 e il passaggio al primo Dan sta ad indicare l’inizio di un nuovo cammino di crescita personale, più cosciente e avviato all’insegnamento della pratica stessa. A Jigoro Kano dopo la sua morte venne consegnato il dodicesimo Dan; da allora l’undicesimo rimase vuoto, ad indicare l’abisso incolmabile tra Kano e gli altri praticanti. Jigoro Kano morì nel 1938 lasciando un patrimonio tradizionale, filosofico e sportivo indelebile per quest’arte. Judo, disciplinato e amministrato dalla federazione FIJILKAM, è diventato sport ufficiale alle Olimpiadi di Tokyo 1964 e oggi è sport moderno praticato in tutto il mondo.

Le arti marziali

EZIO GAMBA

Nato a Brescia nel 1958, vincitore di una medaglia d’oro (1980 – Mosca) e una d’argento (1984 – Los Angeles) nei 71 kg ai Giochi Olimpici); di due medaglie d’argento (1979 e 1983) ai campionati mondiali; di una medaglia d’oro (1982) due d’argento (1979 e 1983) e una di bronzo ai campionati europei; di due medaglie d’oro (1983 e 1987), una d’argento (1979) e una di bronzo (1975) ai Giochi del Mediterraneo; di due medaglie d’oro (1976 e 1978) ai campionati mondiali militari. Medaglia d’Onore al Merito Sportivo. Nel 2009 si trasferisce in Russia, dove è allenatore della nazionale di judo;[5] nel 2010 insignito del premio di miglior allenatore europeo dell’anno. Il Presidente Putin gli ha concesso la cittadinanza onoraria russa.

This article is from: