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Girovagando: Kenya, esperienza di volontariato

Girovagando

Kenya esperienza di volontariato e viaggio nel lontano 1979

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Tramonto a Mandera

di Fiorenzo Malpaga

KENYA - SCHEDA

Il Kenya è un grande Stato, quasi seicentomila chilometri quadrati, il doppio dell’Italia, è situato nell’Africa centro-orientale. La capitale è Nairobi, la popolazione al 2015 era di 41.600.000 abitanti, suddivisa in settanta gruppi etnici. Nel 1963 ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna, però l’impronta e la cultura inglese sono rimaste, si pensi che la lingua più parlata, dopo il kiswahili, è l’inglese; la guida è a sinistra, e il sistema scolastico è tipicamente anglosassone, come l’impostazione delle città più grandi, quale appunto la capitale. Uno stato che presenta una morfologia diversissima: si va dalla costa sull’oceano indiano, con un mare splendido ed una barriera corallina fra le più belle del mondo (si pensi a Malindi), alle savane del centro, ai deserti del nord, agli altipiani aridi, col monte Kenya alto 5.199 m, e il Kilimanjaro, confinante con la Tanzania, alto 5358 m e con la cima innevata, al lago Vittoria, al lago Turkana (Rodolfo), nei pressi della Rift Valley, la più grande spaccatura della terra. Il 10 % del territorio è destinato ai grandi parchi, si pensi al Masai Mara, allo Tsavo, popolati da numerosissimi animali quali leoni, giraffe, gazzelle, bufali, elefanti, leopardi antilopi, e nei laghi e fiumi ippopotami e coccodrilli. La popolazione è in continua crescita, come pure l’economia, anche se il benessere è in capo a pochi (circa il 2%), mentre la metà degli abitanti vive sotto il livello di povertà. L’industria è concentrata nella periferia della capitale, ed i trasposti sono abbastanza efficienti.

Un viaggio per raggiungere la missione, gestita da laici, non da turista, ma da curioso e rispettoso viaggiatore, per conoscere il “vero” Kenya, le tribù, i paesaggi, i parchi, il deserto, gli altipiani, i laghi, di questo splendido ed affascinante paese africano. Un viaggio durante il quale ho coniugato l’ esperienza di volontariato presso una missione laica nell’estremo nord del Kenya, a Mandera, cittadina che dista 1200 km dalla capitale Nairobi, ai confini con la Somalia e l’Etiopia, presso un centro educativo per ragazzi orfani, con l’interesse, lo stupore e il fascino di poter vedere e conoscere una realtà così diversa dalla nostra. Tre ragazzi, io e Maria Grazia di 26 anni e la nostra amica Alida, ancora più giovane, desiderosi e motivati di fare quella esperienza umana e solidale, e animati dal senso dell’avventura. Già il percorso dalla capitale fino all’estremo nord, si è rivelato pieno di stimoli ed imprevisti; a bordo della Toyota, guidata dal nostro amico Luciano, che ci accompagnava e ci ospitava a Mandera; nell’attraversare il deserto del Chalbi, verso nord, il fuoristrada subì un guasto, eravamo completamente isolati, non c’erano ancora i cellulari, nessun villaggio nelle vicinanze, non si incrociava alcun mezzo lungo la pista sterrata, la paura e la tensione era massima. Luciano riuscì in qualche modo a riparare il mezzo e ci permise di ripartire. Durante il tragitto, la sosta nei pressi del lago Nakuru, il lago “rosso” ricoperto da migliaia di fenicotteri color rosa, poi il grandissimo lago Turkana (Rodolfo), lungo 300 km, popolato da coccodrilli; più avanti ammiriamo la Rift Valley, la enorme spaccatura della terra. Quindi attraversiamo il deserto del Chalbi, enorme distesa piatta di sabbia salata, con poca acqua al seguito, e proviamo la terribile sensazione della sete, con la lingua indurita come una banana verde. Nel percorso ci fermiamo a dormire in varie missioni e conosciamo i religiosi, anche trentini. Incontriamo diverse tribù: I Masai, con la tipiche tuniche rosse, i Baringo nella zona desertica, con indumenti variopinti e collane colorate, senza un dente davanti, per alimentarsi nel caso di tetano o altre malattie, i Turkana, i Rendile, i Kikuyu, e i Samburu nel nord. Poi passiamo per la zona della tribù dei Borana, di statura piccola, che vivono in villaggi di capanne fatte di paglia e sterco. Ci fermiamo a Vagir, e conosciamo

Annalena Tonelli , una bella e affascinante ragazza che aveva rinunciato alla professione legale in Italia, per gestire in quella zona, assieme ad un gruppo di ragazze forlivesi, un centro per il recupero di poliomielitici e tbc. La zona è abitata da musulmani, ai confini con la Somalia. Annalena, insignita del prestigioso premio Nansen per il suo impegno umanitario, è stata uccisa nel 2003 a Borama, in Somalia. Finalmente arriviamo a Mandera, dove siamo rimasti per un mese, presso la “boys town”, il centro educativo per ragazzi. L’orfanatrofio accoglie 25 bambini, ci troviamo subito a nostro agio, aiutati dal responsabile Giuseppe, già missionario della Consolata e Agnese, una ex suora. Durante il soggiorno cerchiamo di collaborare alle iniziative ed esigenze del centro, mia moglie e Alida, aiutando in cucina nelle pulizie e nelle faccende domestiche, mentre io collaboro con piccoli lavori di imbiancatura e alla realizzazione di una condotta che capta l’acqua dal vicini fiume Dawa, per irrigare la terra arida. Nel centro, oltre che la scuola primaria, c’è un laboratorio di falegnameria e una piccola moschea. Si dorme con le zanzariere calate attorno al letto come difesa dagli insetti ma soprattutto dai serpenti velenosi che entrano dalle finestre sempre aperte. Spesso durante la notte gli spari ci ricordavano il conflitto in atto fra Somalia ed Etiopia (guerra dell’Ogaden). Un giorno ci invitarono in una capanna per prendere un tè, e la padrona attinse con un catino l’acqua torbida da una buca scavata nella sabbia; non ci siamo sentiti, per rispetto, di rifiutare la bevanda. E’ stata un’ esperienza umana e sociale breve ma intensa, che mi è rimasta nel cuore. Sono trascorsi oltre quarant’anni, la modernizzazione e la globalizzazione ha investito anche il Kenya, come ho potuto constatare in viaggi più recenti; purtroppo sta scomparendo quel mondo affascinante della varie tribù nomadi, fatto di usi, costumi, culture, riti, di quei popoli che vivono nelle sterminate savane e deserti.

Girovagando

Masai con le tipiche tuniche rosse

Maria Grazia, Luciano e io, nel deserto salato del Chalbi

Bambini della Boys Town a Mandera Bambina trasporta il suo fratellino Lavoro alla condotta d’acqua

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