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Tutto il biologico, oggi Il Biologico e le strategie della Moderna Distribuzione
L’ampia gamma, la facilità di preparazione, il contenuto di servizio e i prodotti orientati a ricettazioni sono quelli che intercettano l’interesse degli acquirenti più giovani, il cui consumo incrementa e si conferma nelle abitudini, con un +20% rispetto al pre-pandemia.
ISMEA nel 2022 abbiamo assistito ad un +18% dei prezzi rispetto allo scorso anno e ad un +22% rispetto al 2019. L’avicoltura rimane tra i settori maggiormente colpiti dalla crescita esponenziale dei costi di produzione, aumenti che generano preoccupazione soprattutto per i consumi e che mettono a rischio la redditività delle nostre imprese. Siamo decisi a intraprendere un percorso di dialogo e confronto col nuovo governo per tutelare il comparto, una eccellenza nella zootecnia italiana e del made in Italy.
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La fi liera avicola italiana vuole continuare a produrre e garantire proteine nobili a tutti i cittadini. In ragione di ciò, auspichiamo che nelle turbolenze che caratterizzano lo scenario attuale ci sia l’impegno di tutti gli attori, dalle fi liere alla distribuzione e alle istituzioni, per rafforzare la fi ducia reciproca e la stabilità delle imprese per limitare al massimo la ricaduta sui consumatori degli aumenti dei costi».
Il tema della sostenibilità
Anche per i prodotti avicoli si conferma l’importanza della sostenibilità: le referenze alimentari che in qualche maniera evocano la sostenibilità sulla loro confezione continuano infatti a crescere passando dal 30% al 35% in un anno (fonte: Nielsen). In generale emerge un quadro complesso per l’avicoltura, di fronte al quale però le imprese avicole, interpellate su presente e futuro, hanno risposto con un sentiment sostanzialmente positivo. Alla domanda sull’andamento del settore nel terzo trimestre 2022, due operatori su tre ritengono migliorata la situazione del comparto della prima trasformazione delle carni avicole rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In merito alle previsioni di vendita la metà degli operatori ritengono che saranno positive o stabili fi no a fi ne anno (fonte: Indagine Ismea sul clima di fi ducia dell’industria, terzo trimestre 2022).
L’analisi Ismea sui consumi dei prodotti avicoli è stata presentata da FABIO DEL BRAVO di Ismea ed è stata approfondita nella tavola rotonda moderata dal giornalista LORENZO FRASSOLDATI, con FILIPPO CERULLI, vicepresidente ASSOAVI, ANTONIO FORLINI, presidente UNAItalia, MASSIMILIANO LAZZARI, responsabile Carni Coop Italia, CLAUDIO MERLO, buyer Avicunicolo Consorzio Conad. Le conclusioni dell’appuntamento sono state di LUIGI RICCI, dirigente settore produzioni animali del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. In concomitanza si è svolto a Forlì il VII Simposio di SIPA (Società Italiana Patologie Aviare) con sessioni dedicate alle sfi de sanitarie che interessano la fi liera avicola.
Combattere la carenza di ferro a tavola
Stanchezza, frequenti mal di testa, fi ato corto, colorito pallido, capelli e unghie fragili, ma anche irritabilità, scarsa concentrazione, maggiore esposizione alle infezioni, sono tutte condizioni riconducibili a un basso livello di ferro nell’organismo. Oggi si stima che un terzo della popolazione mondiale, in particolar modo le donne in età fertile e i bambini sotto i 5 anni, sia colpito dalla carenza di ferro. Eppure è una condizione ancora ampiamente trascurata e sotto diagnosticata, in gran parte proprio per la diffi coltà di riconoscerne i sintomi, che spesso appaiono slegati, non correlati fra loro. Le linee guida raccomandano un’assunzione del minerale fra i 10 e i 18 mg al giorno, valore che può quasi raddoppiare in determinate condizioni: sono consigliati 27 mg per le donne in gravidanza e 11 durante l’allattamento (LARN, 2014). In questo contesto una corretta alimentazione può fare molto. Elisabetta Bernardi, specialista in Scienza dell’Alimentazione, biologa e nutrizionista, spiega che «il ferro è presente nei prodotti alimentari in due forme, come ferro eme, che si trova nella carne e in alcuni pesci, e come ferro non eme, che si trova sia nei prodotti vegetali che in quelli animali. Diff eriscono nella loro forma chimica, ma soprattutto nei meccanismi di assorbimento. Il ferro eme è altamente biodisponibile (il 25-30% di questa forma viene assorbito), sebbene rappresenti una parte minore del ferro alimentare, mentre l’assorbimento del ferro non eme è inferiore e più variabile (1-10% di questa forma è assorbita). Quando nel pasto è presente ferro eme, quest’ultimo consentirà un maggiore assorbimento anche del ferro non eme. Anche gli alimenti ricchi di vitamina C, come pomodori, agrumi, possono favorire l’assorbimento del ferro non eme, ma mangiare carne rimane l’arma migliore per combattere quello che viene defi nito il “defi cit marziale”». Inoltre, secondo un recente studio pubblicato su THE LANCET GLOBAL HEALTH, nel mondo la metà dei bambini in età prescolare e due donne su tre in età riproduttiva soff rono di “fame nascosta”, una forma di malnutrizione dovuta alla carenza di micronutrienti e vitamine, come ferro appunto, ma anche iodio, zinco, folato e vitamina A. «Tutti elementi — ricorda la dottoressa Bernardi — che sono forniti principalmente dagli alimenti di origine animale». Non a caso l’associazione Carni Sostenibili e European Livestock Voice, l’organizzazione che riunisce associa gli organismi europei delle fi liere zootecniche, sottolineano l’importanza di un’assunzione bilanciata e suffi ciente di proteine animali all’interno di una corretta alimentazione. «Alimentarsi in modo equilibrato, senza escludere alcun alimento, è fondamentale» conclude la Bernardi (fonte: EFA News – European Food Agency).