7 minute read
Attualità La PSA è arrivata in Italia, misure, task force e progetti Anna Mossini a salvaguardia del settore
Advertisement
La PSA è arrivata in Italia, misure, task force e progetti a salvaguardia del settore
Il primo caso scoperto il 6 gennaio scorso nell’Alessandrino. Ben presto il numero è salito coinvolgendo anche parte del territorio ligure. Recinzioni degli allevamenti suinicoli e adozione di rigidi protocolli di biosicurezza sono le armi attualmente a disposizione per contrastare la diffusione del virus
di Anna Mossini
La Peste suina africana (PSA) è una malattia virale che colpisce suini e cinghiali. Altamente contagiosa e spesso letale per gli animali, non è, invece, trasmissibile agli esseri umani. Le epidemie hanno però pesanti ripercussioni economiche nei Paesi colpiti. C on l’irruzione della Peste Suina Africana nel nostro Paese l’intero settore suinicolo nazionale è entrato in uno stato di fi brillazione e in un più che giustifi cato allarme. Sono 28, al momento di andare in stampa con questo numero della Rivista, le carcasse di cinghiale risultate infette: 14 in Piemonte e altrettante in Liguria, a fronte delle 160 rinvenute e monitorate nel periodo immediatamente successivo alla scoperta del primo caso avvenuto il 6 gennaio scorso. Attualmente, nella zona infetta, sono inseriti 114 Comuni. Lo conferma ANGELO FERRARI, nominato dal MIPAAF Commissario per la gestione dell’emergenza PSA nei territori infetti di Piemonte e Liguria che sottolinea: «Il nostro obiettivo è l’eradicazione del focolaio. Non sarà semplice perché la zona interessata, situata in territorio appenninico, è abbastanza impervia, ma la posta in palio è troppo alta per non mettere in campo tutte le energie di uomini e mezzi necessarie a scongiurare un’evoluzione che se l’epidemia dilagasse metterebbe in ginocchio l’intero settore suinicolo italiano». Sì, perché la PSA non è una malattia
contagiosa per l’uomo, ma lo è in
maniera devastante per i maiali. E là dove si è manifestata o si sta manifestando tuttora con numeri decisamente molto importanti rispetto ai nostri lo sanno bene.
Quadro europeo
La Cina, dove tutto ha avuto inizio alcuni anni fa, ha dovuto fare i conti con decine di milioni di abbattimenti e la conseguente scomparsa di migliaia di allevamenti che con l’aiuto dello Stato, in realtà, oggi stanno sorgendo nuovamente; per non parlare della situazione che ancora si registra nel Nord-Est dell’Europa con una diffusione purtroppo molto estesa, o della Germania che dal 2020 lotta per eradicare la malattia senza riuscirci. Cosa che invece è avvenuta in Belgio, dove l’insorgenza del primo focolaio ha fatto scattare un rigoroso Piano di controllo grazie al quale oggi il Paese può essere defi nito indenne dalla PSA.
Ma torniamo all’Italia. La scoperta della prima carcassa di cinghiale infetta è avvenuta il 6 gennaio scorso a Ovada, in provincia di Alessandria. Un luogo di ritrovamento che si potrebbe defi nire anomalo, perché lontano sia dalle regioni come il Friuli Venezia Giulia che per vicinanza ai Paesi del Nord-Est Europa potrebbero essere più facilmente raggiunte da animali infetti, sia perché lontano dai territori come il Cuneese, la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Veneto o lo stesso Friuli Venezia Giulia dove si concentrano i maggiori allevamenti di suini presenti in Italia.
«Non è facile stabilire come mai il rinvenimento di carcasse di cinghiali infette sia avvenuto proprio in quelle zone — sottolinea Angelo Ferrari — purtroppo la popolazione di questi animali ha ormai raggiunto numeri fuori misura e la loro circolazione un livello di diffusione preoccupante. Occorre pensare a un riequilibrio di questi numeri».
Soluzioni sul tappeto
Secondo alcune indicazioni una delle strade scientifi che da adottare in questa direzione potrebbe essere la immunocontraccezione dei cinghiali, su cui è stata avviata di recente una sperimentazione. «In effetti se ne sta parlando, ma i risultati fi nora ottenuti evidenziano non poche contraddizioni che non depongono, almeno per il momento, verso un parere unanimemente positivo. In ogni caso qui stiamo parlando di futuro, mentre ora siamo chiamati a intervenire con tempestività ed effi cacia in una situazione immediata, che oltre alla tutela degli allevamenti suinicoli sul territorio deve prevedere anche la possibilità di continuare a macellare i maiali presenti in quelle strutture che si trovano loro malgrado nella zona infetta e che hanno raggiunto il peso richiesto per la macellazione.
La situazione è molto complessa, ma sono moderatamente fi ducioso che si possa risolvere senza gravi
Rabobank: il Covid continua a condizionare la produzione mondiale di carne suina
Secondo l’ultimo Rapporto Global Pork di Rabobank, anche per il primo trimestre del 2022 il Covid19 continuerà a essere la maggiore incertezza nell’approvvigionamento globale di carne suina. L’aumento delle tariff e di spedizione, i rincari dell’energia e dei cereali foraggeri insieme al costo della manodopera stanno mettendo a dura prova la tenuta delle aziende con allevatori e trasformatori in diffi coltà a trasferire i loro costi di produzione sul mercato, dovendo in questo modo far fronte a margini di guadagno in forte stress. Rispetto al 2021 — secondo il Rapporto Rabobank — è probabile che le importazioni e le esportazioni mondiali di carne suina diminuiscano soprattutto a causa di una riduzione della domanda di importazione da parte della Cina che sta riprendendo a ritmi sostenuti la produzione di carne suina. Per ogni Paese grande produttore suinicolo, Rabobank ha indicato alcuni punti cardine. Vediamoli: • CINA – Una domanda debole preme al ribasso i prezzi della carne suina, anche se la produzione è prevista in aumento trainata da una migliore qualità delle scrofe. • EUROPA – Anche il Vecchio Continente deve fare i conti un calo dei prezzi determinato da un eccesso di off erta con i casi di Psa in Germania e in Italia che potrebbero penalizzare la commercializzazione dei prodotti. • USA – Nel primo semestre 2022 l’off erta di suini sarà in diminuzione e questo favorirà un aumento dei prezzi che compenseranno il già registrato aumento dei costi di produzione. • BRASILE – Un’estate siccitosa ha fatto salire nuovamente i prezzi dei mangimi e le prossime elezioni politiche potrebbero infl uire sulla volatilità del mercato. • SUD-EST ASIATICO – Sia la pandemia da Covid 19 che l’epidemia di peste suina africana hanno colpito i mercati di numerosi Paesi di quest’area geografi ca. Ciononostante in Vietnam e nelle Filippine la produzione è vista in lenta crescita. • GIAPPONE – La domanda si indebolisce mentre il Covid continua a diff ondersi. Le importazioni di carne suina viaggiano a ritmi sostenuti soprattutto perché la carne bovina è più costosa.
A. Mo.
contraccolpi per il nostro settore suinicolo. Anche i 50 milioni di euro stanziati dal governo a sostegno delle imprese danneggiate solo perché inserite nell’area infetta sono un primo segnale di grande vicinanza da parte delle istituzioni».
Dopo un iniziale risalto alla notizia anche da parte della stampa generalista, i rifl ettori sulla presenza del virus della PSA nel nostro Paese si sono abbassati.
Non si è invece mai fermato il lavoro degli esperti che fanno capo all’Unità di crisi convocata immediatamente dai Ministeri della Salute e delle Politiche Agricole, al pari dell’attività delle regioni confi nanti con le zone dove le carcasse sono state via via rinvenute: in Emilia-Romagna, oltre alle linee guida istituite anche in Lombardia e in Piemonte, sono stati attivati sull’Appennino della regione dei droni dotati di termocamere per individuare la presenza di carcasse o resti di cinghiali morti.
«Il contagio tra suini della PSA non si caratterizza per un andamento molto veloce — spiega VITTORIO GUBERTI, medico veterinario presso l’istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA) — il vero problema è che non smette mai di correre, il che la rende se possibile ancor più pericolosa perché non è mai concesso abbassare la guardia».
L’assenza di un vaccino, al quale gli scienziati di tutto il mondo stanno lavorando da anni, il monitoraggio, l’isolamento e soprattutto l’adozione di scrupolose misure di biosicurezza in allevamento restano allora e al momento le sole vie da seguire.
Non solo biosicurezza
Isolamento degli allevamenti che prevede la loro delimitazione con apposite recinzioni per impedire ai cinghiali di entrare in contatto con i suini, esattamente come hanno fatto in Belgio che con un investimento di 3 milioni di euro sono riusciti a eradicare la malattia. Cosa che non hanno mai fatto in Polonia, dove l’infezione tuttora dilaga e dove da anni, ogni anno, lo Stato spende qualcosa come 10 milioni di euro per effettuare test che consentano la movimentazione dei maiali all’interno del Paese, soluzione estremamente costosa che oltretutto non si rivela in grado di sconfi ggere la malattia.
Ma le recinzioni, che in un territorio impervio e vasto come quello ligure e piemontese dove sono state rinvenute le carcasse di
Se un briciolo di fortuna è indispensabile, lo è ancor di più una sempre maggiore sensibilizzazione di allevatori e cittadini a investire in biosicurezza e in sistemi di protezione e a non lasciare rifi uti alimentari in giro che potrebbero favorire l’avvicinamento dei cinghiali alle porcilaie