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OMS Europa, attenzione ai surrogati vegetali di carne e latte
cinghiale pongono seri problemi di installazione, non possono essere le uniche soluzioni.
Dalla biosicurezza non si può
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prescindere. E se al riguardo sull’adozione delle misure più rigorose i pareri non sempre concordano tra chi afferma che molto è stato fatto e chi ritiene che molto sia ancora da fare, non vi è alcun dubbio che recinzioni e biosicu-
rezza rappresentino al momento le uniche armi a disposizione contro il rischio che il virus entri in porcilaia, dove le conseguenze che ne deriverebbero sarebbero disastrose sia ovviamente per gli allevatori e l’intera fi liera produttiva sia per
l’economia nazionale, che dall’export dei nostri prodotti di salumeria DOP e IGP ottiene valori molto importanti.
A fare due conti su cosa questo scenario diciamo pure apocalittico potrebbe provocare ci ha pensato ASS.I.CA., l’Associazione degli Industriali delle Carni afferente a CONFINDUSTRIA, che in uno studio ha stimato in 20 milioni di euro mensili la perdita derivante dal blocco delle esportazioni di prosciutto e salumi per ogni mese di sospensione.
Iniziativa che peraltro alcuni Paesi come Cina, Giappone, Taiwan e Svizzera hanno già adottato, penalizzando un intero settore senza considerare che diverse regioni come la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e la Toscana non hanno registrato la presenza di alcun focolaio di PSA.
Ecco perché gli esperti puntano alla regionalizzazione, che di fatto salverebbe le produzioni di quei territori non colpiti dall’infezione. In un quadro in costante evoluzione, dove ogni soggetto coinvolto, da quelli istituzionali ai produttori passando per i veterinari è a vario titolo coinvolto, il fattore “fortuna” può giocare un ruolo non indifferente.
Uno sguardo al futuro
Non si tratta di una considerazione semplicistica bensì reale. Da anni il virus della PSA circola come abbiamo letto in Europa. La capacità del Belgio di essere riuscito ad eradicarlo grazie ad un Piano di controllo effi cace ma anche costoso, rimane purtroppo un fatto isolato dal momento che non solo nei Paesi dell’Est-Europa il virus dilaga, ma in altri come la Germania, che sicuramente vanta sistemi di allevamento all’avanguardia, pur adottando tutte le misure previste non si riesce a spegnere i focolai.
Quindi sì, un briciolo di fortuna è indispensabile. Come lo è ancor di più una sempre maggiore sensi-
bilizzazione degli allevatori e della popolazione affi nché i primi investano sempre più in biosicurezza e in sistemi di protezione, mentre i cittadini devono imparare a non disperdere rifi uti alimentari che potrebbero richiamare i cinghiali favorendo il loro avvicinamento
alle porcilaie esistenti sul territorio.
Almeno fi no a quando non si deciderà per un Piano di controllo e contenimento della popolazione di questi animali e la scienza non troverà un vaccino in grado di scongiurare un’epidemia da PSA.