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Progetto Scottona Trentino Alto Adige
Progetto Scottona Trentino Alto Adige
di Elena Benedetti
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Per chi come me si occupa di comunicazione e, in particolare, per questa testata, del narrare ogni mese l’evoluzione del mercato delle carni e dei suoi protagonisti cercando di dare stimoli e idee, il concetto di “informazione come la nuova materia prima delle aziende” è affascinante. L’ha esplicitato Osservatorio Immagino nell’ultima analisi sulle etichette dei prodotti alimentari attraverso le quali si raccontano i consumi degli Italiani. “Accanto alla rivoluzione digitale il consumatore risponde agli stimoli della cultura alimentare e delle scoperte scientifiche su come il cibo influenzi la salute e il benessere. L’informazione sui prodotti alimentari diventa così un elemento fondamentale e l’etichetta è il primo posto ‘fisico’ per entrare in contatto con il consumatore, educarlo e soddisfare la sua esigenza di informazioni complete e trasparenti”.
Nell’ultimo report prodotto dall’analisi di oltre 21.000 prodotti in vendita nei supermercati italiani, è stata confermata la crescita delle vendite dei prodotti accomunati dal claim “100% italiano” e DOP.
Ma non solo: si fa sempre più estesa l’offerta di prodotti che richiamano in etichetta il loro legame con la regione d’origine e — tra le 18 regioni italiane — la più segnalata sulle confezioni dei prodotti alimentari di largo consumo è ancora una volta il Trentino Alto Adige, soprattutto con yogurt, latte, speck.
Ma c’è una novità che riguarda le carni, perché, tramite un progetto che da poche settimane ha preso il via grazie alla collaborazione tra il Gruppo Bervini di Salvaterra (RE) e alle federazioni di allevatori di Trento e Bolzano, oggi le carni allevate in Trentino e in Alto Adige sono disponili e ben riconoscibili con il “Progetto Scottona” nei punti vendita del Gruppo Poli a insegna Poli, Amort e Orvea.
Procediamo con ordine. Chi si occupa di meta-dati e analisi lo sostiene da tempo: il consumatore è sempre di più alla ricerca di prodotti del proprio territorio, per una questione di appartenenza, di fiducia, di condivisione e legame affettivo alla propria cultura gastronomica. Potrà sembrare un esercizio semplice quello di mettere insieme i vari attori della filiera per far arrivare sul piatto del consumatore un prodotto di carne locale ma nella realtà servono progettualità, relazioni solide e condivisione. Il Gruppo Bervini, con 70 anni di attività e una consolidata esperienza nel commercio di carni da tutto il mondo, nella macellazione e lavorazione, ha colto l’opportunità di costruire un progetto di filiera, forte anche della solida conoscenza del mercato regionale grazie al suo Salumificio Ala Carni, alle porte di Trento, specializzato nella lavorazione di carne bovina e di vitello e nella preparazione di prodotti di carne suina affumicata, bovina salmistrata/cotta e carne salada. Insieme ad Andrea Pavesi del Gruppo Bervini siamo andati ad incontrare i protagonisti di questa iniziativa.
Federazione Provinciale Allevatori trentini, dall’alpeggio al consumatore
Nella sede di Trento, la Federazione Provinciale Allevatori aggrega oltre mille soci. Si tratta di una cooperativa nata nel 1957 e che oggi raccoglie il 90% degli allevatori trentini. Tra le principali attività c’è il disbrigo delle pratiche tecniche, l’attività commerciale, quella di raccolta degli animali (vacche a fine carriera, vitelli, baliotti), la produzione del seme e l’ingrasso fino alla gestione del punto vendita nella macelleria aperta presso la sede. «Tutti i lunedì raccogliamo i vitelli e li portiamo a ingrassare presso i nostri soci» mi dice il responsabile del settore zootecnico Fabio Stancher. «La nostra è una filiera che parte dalla ricerca del seme di razza Blu Belga e che arriva col prodotto in macelleria».
«L’obiettivo della Federazione è quello di valorizzare gli animali degli allevamenti da latte nella provincia di Trento appoggiando un progetto di valorizzazione del prodotto regionale» aggiunge Massimo Gentili. Il concetto è quello della filiera chiusa: vengono valorizzati gli allevamenti locali per dare lavoro, prospettive e garanzie di reddito. Il risultato? «Tutto ciò ha dato forte valore al vitello. Senza questa visione il prezzo del vitello sarebbe stato più basso».
«Il nostro obiettivo è creare una filiera locale con capi nati, allevati e macellati nella provincia trentina, grazie alla partnership con Ala Carni e alla distribuzione attraverso il Gruppo Poli» sottolinea Stancher. La Federazione gestisce il centro di produzione del seme con incroci di Blu Belga con razze pregiate locali (Rendena, Frisona, Pezzata rossa). Gli animali destinati alla macellazione hanno 13/14 mesi; le femmine sono caratterizzate da una fibra più fine rispetto ai maschi e il grado di marezzatura è ottimale, non troppo grasso ma nemmeno troppo magro, onde evitare una carne stopposa e insipida. Il controllo della filiera consente inoltre di avere un prodotto omogeneo e costante nella resa e nella qualità.
Un altro tema assai caro alla Federazione Provinciale Allevatori è quello della sostenibilità: «c’è la volontà di eliminare gli antibiotici nell’allevamento di scottona e a tale fine è già partito un progetto che impiega farmaci omeopatici in sostituzione agli antibiotici» sottolinea Gentili, ricordando anche gli esistenti impianti fotovoltaici e di biogas che producono energia sostenibile.
«La Federazione ha un ruolo strategico nel progetto che consiste nel fare da collante nel territorio tra gli allevatori e il mercato, due mondi spesso distanti tra loro» precisa Andrea Pavesi. «Ci sono realtà che sarebbero destinate a chiudere e invece, agevolando questi progetti di filiera sul territorio, anche i piccoli possono andare avanti con la loro attività grazie alla sinergia con l’industria».
Questo è un progetto all’avanguardia non solo in regione ma a livello nazionale ed è chiara la funzione sociale che esso riveste unendo il mondo zootecnico e la distribuzione al consumatore finale.
Consorzio Altoatesino per la Commercializzazione del Bestiame, KOVIEH
Il secondo passaggio nel nostro viaggio alla scoperta del progetto di filiera delle carni dell’Alto Adige è a Bolzano presso KOVIEH, il Consorzio Altoatesino per la Commercializzazione del Bestiame. Qui incontriamo Martin Tröger, direttore di questa realtà che raccoglie 5.000 soci altoatesini. «Il progetto di qualità della carne dell’Alto Adige conta 250 allevatori che ingrassano per noi bovini nati e allevati in Alto Adige» sottolinea Tröger. «Grazie alla collaborazione col Gruppo Bervini e con il Gruppo Poli abbiamo creato un prodotto di qualità 100% regionale e sostenibile, rafforzando i rapporti con gli allevatori e arrivando al consumatore finale con una carne locale e di qualità».
I criteri degli animali per rientrare in questo progetto di regionalità sono stringenti: si tratta solo di bovini nati e allevati in Alto Adige, di razza Simmental, Limousine, Blu Belga con incroci con razze da carne locali, come ad esempio la Grigio Alpina. «I nostri sono allevatori che contano mediamente una decina di capi e questo progetto è ancora più importante proprio perché valorizza pienamente il loro straordinario lavoro — precisa Tröger — con la possibilità di uscire al pascolo nella splendida cornice dei nostri alpeggi dell’Alto Adige». Si tratta quindi di realtà allevatoriali di piccole dimensioni che grazie a queste sinergie di filiera hanno ancora la forza di far crescere gli animali in un ambiente sostenibile per definizione e che conferiscono i capi a KOVIEH, a cui spetta il compito della selezione.
Il Consorzio Altoatesino per la Commercializzazione del Bestiame KOVIEH è attivo anche con il progetto “Carne di Qualità Altoatesina”: obiettivo di questa iniziativa è innanzitutto quello di creare per i contadini un nuovo mercato di sbocco per la carne di manzo e di vitello di alta qualità, fornendo allo stesso tempo un’alternativa remunerativa al settore lattiero-caseario, assicurare ai macellai carne nostrana di qualità e, non ultimo, offrire ai consumatori un prodotto unico, sicuro e 100% regionale. “Dietro l’etichetta Carne di Qualità Altoatesina si cela un alimento completamente naturale. Ne è garanzia il fatto che il modo in cui gli animali vengono allevati e la loro alimentazione sono soggetti a controlli rigidi e a criteri di qualità” sottolinea il KOVIEH.
Gruppo Poli
Terza tappa del progetto “Scottona Alto Adige” è il Gruppo Poli, azienda trentina nel settore della distribuzione che opera sul ter ritorio dal 1938, quando i due fratelli fondatori, Beniamino e Giuseppe Poli, iniziarono a vendere frutta e verdura nei mercati rionali. Nel 1957 apre a Trento il primo piccolo supermercato. La nuova formula piace e nel ventennio successivo prosegue lo sviluppo in città con l’apertura di nuovi negozi e con gli anni ‘90 inizia la diffusione anche a livello regionale. Oggi Poli è alla terza generazione con la proprietà e la gestione ancora in mano alla famiglia. Il Gruppo ha consolidato la propria presenza in regione, è leader nelle medie e grandi superfici di vendita e conta 68 punti vendita, con le insegne Poli, Amort, Orvea e Regina nel canale al dettaglio e C+C Italmarket nel canale ingrosso.
“Operiamo con una visione di lunga durata che per noi significa dare sostegno all’economia locale, instaurare rapporti di collaborazione duraturi, avere cura delle nostre persone e difendere l’ambiente” c’è scritto nella policy del Gruppo, e cliente e territorio sono al centro della loro strategia.
“In una terra di montagna, la collaborazione fra imprese per la crescita economica comune è da considerarsi una linea di azione prioritaria. Per questo ci rendiamo promotori di progetti speciali, per valorizzare le produzioni del nostro territorio”.
Progetto Filiera Trentino e Alto Adige, la parola al Gruppo Poli
In generale quali sono le principali linee guida interne per la scelta dei fornitori?
FRANCO TABARELLI DE FATIS, direttore commerciale del Gruppo Poli: «La scelta dei fornitori si basa da sempre su 4 aspetti fondamentali: territorialità, qualità, servizio e innovazione. Nella definizione degli assortimenti dei nostri negozi vogliamo dare spazio alle produzioni del territorio, valorizzando ciò che esprime al meglio le tipicità e le tradizioni locali. La territorialità rappresenta un forte argomento di rassicurazione per il cliente, che fa leva sulla qualità e sulla fiducia, e al tempo stesso è un valore in grado di generare ricadute economiche positive sul territorio di competenza. Per questo puntiamo sulle imprese locali, che, sia pur spesso di piccole o medie dimensioni, dimostrano di essere dinamiche e capaci di dare una risposta efficace alle esigenze del mercato e del cliente.
Altro aspetto imprescindibile è la qualità del prodotto. Per quanto riguarda il settore della carne, tutti i prodotti in ingresso devono rispettare le caratteristiche previste da un capitolato aziendale, redatto sulla base dei più alti standard qualitativi come da classificazione europea e completato da ulteriori requisiti di qualità aggiuntivi definiti internamente. Nostri esperti verificano poi, direttamente negli allevamenti, che tutte le condizioni e le caratteristiche richieste vengano rispettate. Anche l’elemento servizio diviene importante nel processo di scelta di un fornitore e questo per dare risposta alle richieste che ci vengono trasmesse dai clienti.
Considerando il mondo della carne, il servizio è valutato anche per la capacità di garantire, ad esempio, tagli particolari oppure lavorazioni particolari.
E infine diamo molta importanza ai fornitori capaci di innovare, sia in termini di proposta (nuovi prodotti preparati, già pronti al consumo o prodotti ricettati), sia in termini di sostenibilità ambientale (metodi produttivi, metodi di allevamento, modalità di confezionamento, attenzione all’uso degli imballi)».
Il cliente Poli che tipo di carne cerca e in quale modalità effettua gli acquisti?
SIMONDAVIDE RONGONI, ufficio Acquisti, coordinatore Area Freschi e Freschissimi: «Il nostro è un cliente esigente e molto attento a quello che acquista. Predilige rivolgersi al banco assistito dove sa di trovare qualità, esperienza e servizio».
Quali motivazioni sono alla base del progetto di valorizzazione della filiera delle carni del Trentino Alto Adige?
FERRUCCIO PIZZINI, ufficio Acquisti, buyer Freschi: «In una terra di montagna come è il Trentino Alto Adige, la collaborazione fra imprese per la crescita economica comune — il fare rete — è considerata una linea di azione prioritaria. Per questo siamo costantemente impegnati nella costruzione di relazioni solide e continuative, puntando sulle realtà imprenditoriali del territorio.
Con loro diamo vita a molti progetti speciali, consapevoli della bellezza, ricchezza e unicità della nostra terra e della necessità di valorizzarla al massimo.
Uno di questi è proprio il progetto di filiera della Scottona attivato in collaborazione con la Federazione Allevatori di Trento e la Federazione Allevatori di Bolzano, realtà con le quali collaboriamo già dal 2012, anno in cui è stato lanciato il progetto “Vitello nato in Trentino-Alto Adige”.
In negozio abbiamo cercato di valorizzare al massimo il progetto anche in termini di comunicazione, coinvolgendo direttamente gli allevatori come testimonial e realizzando diversi materiali (foto dimostrative da posizionare sul banco assistito in prossimità del prodotto, cartoline, bollini adesivi per le confezioni take away, targhette da affiancare al prezzo) per trasferire al cliente in maniera efficace e immediata le informazioni di provenienza, sicurezza e qualità del prodotto».
Qual è stata la reazione da parte del consumatore?
FRANCO TABARELLI DE FATIS, direttore commerciale del Gruppo Poli: «L’apprezzamento del cliente ed i buoni risultati anche in termini di vendite ci stimolano a proseguire in questa direzione, sempre in ottica di promozione delle tipicità e delle produzioni del territorio. Per questo abbiamo recentemente sviluppato una linea di Hamburger classica ed una linea di Hamburger Gourmet che valorizzano anche altri prodotti tipici locali, tra cui Speck e Carne Salada».
Elena Benedetti
Nota
• Fonte: Osservatorio Immagino GS1 Italy, osservatorioimmagino.it
• Foto di Copertina: photo © Kotangens – stock.adobe.com