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Responsabilità amministrativa delle imprese: come tutelarsi
Introdotta nel 2001 dal noto Decreto Legislativo 231, riguarda le persone giuridiche, le società e le associazioni anche prive di personalità giuridica e prevede l’accertamento della responsabilità da parte del giudice in sede penale, con eventuali sanzioni a carico dell’impresa, oltre a quelle in capo a chi ha commesso il reato
di Sebastiano Corona
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Le pene possono essere pecuniarie o più gravi, come il commissariamento dell’azienda, la cancellazione dal registro delle imprese, la confisca del profitto e persino la perdita della possibilità di stipulare contratti con la pubblica amministrazione. La responsabilità amministrativa riguarda tutte le im- prese, a prescindere dalla tipologia, dalla strutturazione interna o dal settore, compreso quello agroalimentare. Le fattispecie sono specificamente elencate dalla norma e il decreto si applica qualora il reato commesso determini un vantaggio, seppur in senso lato, anche per la società.
Inoltre, in aggiunta alle sanzioni vere e proprie, anche nella fase investigativa, nei confronti dell’impresa indagata, possono essere adottate, al fine di prevenire il ripetersi dell’illecito, delle misure cautelari che si possono tradurre in una paralisi dell’operatività, con tutte le conseguenze del caso, sul piano finanziario e dell’immagine aziendale.
Tali rischi possono però essere prevenuti qualora la società si doti preventivamente di adeguati modelli di organizzazione e gestione aziendale che hanno lo scopo di evitare il verificarsi di determinate azioni. Il Modello 231 permette, in caso di evento indesiderato, cioè di uno dei reati previsti dal decreto, di dimostrare in sede giudiziaria, che tutto era stato fatto per evitare il verificarsi dell’avvenimento. Ne deriva che anche la sanzione, verrà comminata tenendo conto dell’assenza di dolo e di volontà. Questo permette alle imprese, piccole o grandi che siano, di tutelarsi da illeciti, salvaguardando anche il patrimonio personale di soci e amministratori.
Il Modello 231 consente una difesa efficace in sede giudiziaria, ma soprattutto permette di dimostrare le attività di prevenzione, evitando o riducendo così al minimo le ipotesi di sanzioni pecuniarie o interdittive e garantendo una maggiore tutela a soci, amministratori e direttori generali, ma, nel contempo, perfezionando l’organizzazione interna dell’impresa, ottimizzando la suddivisione di competenze e responsabilità, con grande vantaggio complessivo, anche in termini di efficienza.
Chi crede, per dimensioni aziendali o per strutturazione interna, di non correre rischio alcuno, può dare una scorsa ai principali reati annoverati dal decreto, per rendersi conto che nessuna organizzazione si può considerare esente
Tra gli illeciti previsti, a titolo esemplificativo e non esaustivo, se ne citano alcuni che maggiormente potrebbero riguardare un’impresa agroalimentare:
* l’indebita percezione di erogazioni e truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o il conseguimento di erogazioni pubbliche;
* corruzione e concussione;
* criminalità organizzata;
* reati societari tra cui false comunicazioni sociali;
* falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni delle società di revisione e impedito controllo;
* formazione fittizia del capitale, indebita restituzione dei conferimenti, illegale ripartizione degli utili e delle riserve, illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della società controllante, operazioni in pregiudizio dei creditori;
* illecita influenza sull’assemblea; * aggiotaggio;
* delitti di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza e corruzione tra privati.
In generale, si richiama il Codice Civile che individua i corretti comportamenti in tema di redazione del bilancio, comunicazioni sociali emesse dagli organi amministrativi e contabili ai soci e agli organismi di controllo, nonché la formazione del capitale sociale.
E ancora: delitti contro la personalità individuale, relativi ad azioni non rispettose della dignità e dei diritti di ogni singolo individuo o lavoratore; abusi di mercato, cioè di informazioni privilegiate e manipolazione del mercato, ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Certamente tra i fatti più gravi, ma non per questo poco frequenti: l’omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro; i reati ambientali e quelli per l’impiego di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
Meritano una disquisizione a parte i delitti contro l’industria e il commercio. La norma è infatti volta a punire tutte le attività commerciali illecite che sviano la corretta concorrenza all’interno dei mercati, inducendo in errore il consumatore medio, attraverso artifizi che consistono nel commercializzare prodotti con segni identificativi falsi, usurpare brevetti o altri titoli della proprietà industriale, compiere atti fraudolenti. Sono di recente introduzione nella 231 nuove fattispecie di reati strettamente legati al mondo agroalimentare. Non poteva essere altrimenti, considerato il peso sem- pre maggiore di questo comparto, nell’economia del Paese. Le nuove misure mirano alla tutela della salute pubblica, ma anche a preservare l’immagine del made in Italy.
Le imprese del comparto sono pertanto chiamate a predisporre strategie mirate per monitorare la situazione dell’azienda e per evitare il verificarsi di talune specie di attività.
In merito ai reati di “Frodi nel commercio di prodotti alimentari” e “Delitti contro la salute pubblica” , l’articolo 25 bis 1 viene distinto tra delitti contro l’industria e il commercio, la cui previsione tutela oggettivamente il leale esercizio del
Nel comparto agroalimentare l'introduzione dell’art. 6 bis nel decreto segna un passaggio fondamentale per gli operatori del settore e la corretta adozione del modello consente all’azienda di attenuare la propria responsabilità o esimersi completamente in caso di illeciti commercio e, dunque, sia l’interesse dei consumatori che quello di produttori e commercianti, in tema di concorrenza sleale; la frode in commercio di prodotti alimentari, che ricomprende la contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari; l’agropirateria, un nuovo reato associativo, per il quale il riformatore ha previsto sanzioni pecuniarie particolarmente severe e pene accessorie molto incisive che arrivano, nei casi più gravi o di recidiva, sino alla chiusura dello stabilimento o dell’esercizio commerciale, la frode nel commercio di alimenti e il commercio di alimenti con segni mendaci; i delitti contro la salute pubblica, tra cui il nuovo reato di disastro sanitario.
Nel comparto agroalimentare l’introduzione dell’art. 6 bis nel decreto segna certamente un passaggio fondamentale per gli operatori del settore e la corretta adozione del modello consente all’azienda di attenuare la propria responsabilità o esimersi completamente in caso di illeciti. Si pensi al rispetto dei requisiti nella fornitura di informazioni sugli alimenti; ai contenuti delle comunicazioni pubblicitarie; alla corretta rintracciabilità con la possibilità di ricostruire e di seguire il percorso di un prodotto alimentare attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione; a tutti gli aspetti del controllo atti a garantire qualità, sicurezza e integrità dei prodotti e delle loro confezioni in tutte le fasi della filiera e alle procedure di ritiro o di richiamo dei prodotti alimentari. Sono solo esempi di come l’impresa che opera nel settore può rendersi protagonista di reati, con conseguenze anche molto gravi su tutti i fronti, da quello penale a quello patrimoniale, anche dei soci, poco importa se si tratta di imprese di piccole o di grandi dimensioni.
Il nostro ordinamento non fa distinzione. I recenti e tristi fatti di cronaca di persone che sono state molto male e sono poi decedute a seguito di uno shock anafilattico, per accidentale ingestione di allergeni non segnalati, sono solo un esempio di come un errore apparentemente di scarsa rilevanza, oltre a generare conseguenze sul fronte amministrativo, possa causare danni enormi e irreparabili su altri piani e che gli effetti anche giuridici, oltre che umani, possono essere spropositati.
È facile rilevare azioni che si possono verificare in una qualunque impresa agroalimentare, per colpa e senza intenzionalità alcuna, che si tratti di azienda di piccole o grandi dimensioni. Il Modello 231 permette però di sollevare in tutto o in parte l’impresa dalle responsabilità ad essa attribuite, se dimostra di aver messo in atto le procedure e i controlli interni per evitare il verificarsi di determinate fattispecie. I tre pilastri su cui si basa prevedono che la società abbia imposto delle regole che disciplinino i processi in cui possono essere commessi i reati presupposti, quelle che vengono chiamate “attività sensibili”. Deve altresì essere adottato un sistema sanzionatorio interno, che stabilisce quali siano le conseguenze per chi non si adegua, sia esso dipendente, collaboratore esterno, fornitore, partner o cliente. L’impresa deve inoltre investire un organismo di vigilanza e la vera novità di questo decreto è che quest’ultimo deve essere indipendente e autonomo e in grado di vigilare sull’effettivo rispetto della normativa. In ogni caso, il Modello 231 non è al momento ancora un obbligo. È semmai un’opportunità, quella di tutelarsi a tutti i livelli, ma soprattutto di approntare un nuovo sistema interno di gestione dell’impresa, che porta inevitabilmente anche altri vantaggi in termini di gestione aziendale. Sebastiano Corona
1. Scaligera Academy è on-line
Dal 7 di marzo è attiva on-line Scaligera Academy al link academy.coopscaligera.it, un segmento formativo del portale di Cooperativa Scaligera che si prefigge di promuovere la carne italiana di alta qualità. Sono due le tematiche per ora disponibili nella sezione Masterclass: una curata da MARCO PASQUOTTO e dedicata al disosso bovino e l’altra a cura di FRANCESCA SANTIN di Passione Preparati (facebook.com/Presidentepassionepreparatieplanet) incentrata sulla realizzazione dei pronti a cuocere, partendo dalle basi e con un occhio proiettato all’innovazione (photo © facebook.com/Coop.Zoot. Scaligera).
2. Nice to BEEF you
Finanziato con fondi europei, il progetto Nice to BEEF you è sviluppato da ASSOCARNI e PROVACUNO ed è accessibile sulle pagine web nicetobeefyou.eu e sui vari canali social. L’obiettivo è la promozione della carne bovina italiana e spagnola all’estero con informazioni mirate sulla produzione, qualità e sulla sostenibilità di queste filiere.
3. Le Macchie di Paolo Parisi
Non servono presentazioni per PAOLO PARISI e la sua azienda agricola Le Macchie (paoloparisi.it). Noi lo seguiamo su instagram.com/lemacchiepaoloparisi nel racconto fotografico della sua attività a Usigliano di Lari (PI). “Creatività è dare un senso alla trasformazione, come fare tanto con poco” è la visione di questo imprenditore che parte sempre dalla terra. In foto, l’EXTRAbue BRADO: “almeno tre anni di età, accrescimento grass fed, da sempre e solo nei nostri pascoli a gestione rigenerativa”. Spettacolo!
4. Le selezioni di Nando
Bello l’account instagram.com/leselezionidinando di NANDO BIFULCO, butcher di Ottaviano (NA) che, attraverso i social, non solo promuove le proprie attività ma fa comunicazione e informazione sul prodotto carne con uno stile professionale e moderno tra immagini, reel e grafiche. Da seguire anche su facebook.com/ leselezionidinando