10 minute read
Dal “mangiare locale” all’alimentazione animale: Paolo Valugani l’economia circolare delle PAT
Appello del mondo dei produttori di bovini di razza Piemontese
Photo © widespacewidemind – stock.adobe.com
Advertisement
Raccogliendo le sollecitazioni provenienti dal mondo produttivo, è stato realizzato uno studio sulla redditività dell’allevamento della razza Piemontese, i cui risultati sono stati condivisi con i principali operatori del comparto in un convegno organizzato in via telematica il 7 giugno scorso. Hanno partecipato al convegno alcuni componenti dei Consigli di Amministrazione di COALVI, Ana-
borapi, ARAP, Co&Co, Compral, Amici della Piemontese, La Granda
e ASPROCARNE. Lo studio ha fatto emergere una situazione di cui eravamo tutti consapevoli ma che nessuno prima d’ora aveva misurato con tale precisione. Il lavoro è stato svolto su tre realtà produttive (ciclo chiuso, ciclo aperto in pianura e ciclo aperto in collina) e, per ciascuna, su un campione di tre aziende, elaborando in totale il risultato economico di 9 allevamenti che spaziano fra due estremi di effi cienza produttiva.
Se è vero che una piccolissima parte degli allevamenti — stimabile in circa il 5% —, può difendersi con risultati economici sostenibili, è altrettanto vero che la stragrande maggioranza (95%) degli allevamenti di razza Piemontese espone numeri drammatici, soprattutto a causa di una fl essione dei prezzi dei bovini maschi del 25% che perdura da mesi e mette a serio rischio la sopravvivenza di molte realtà.
Osservando i dati medi di razza, viene da concludere che la media degli allevamenti di razza Piemontese si collochi tra i due gruppi del campione che lamentano i dati economici peggiori. Ad aggravare la situazione si aggiunge l’orientamento di operatori commerciali che redigono Disciplinari di produzione di forte interesse per i consumatori, ma di altrettanto forte impatto economico sui produttori, considerando che il loro rispetto comporta un onere aggiuntivo, tutt’altro che trascurabile.
Di fronte alla progressiva ed oggettiva diffi coltà nel rispettarli da parte del settore della razza Piemontese e degli allevamenti italiani in generale, la distribuzione si sposta su fi liere di altra origine e di ben altra qualità, preferibilmente di provenienza estera; fi liere evidentemente ancora in grado di sopportare una riduzione dei margini operativi.
Queste considerazioni, messe in mano ad un economista che ragioni con freddezza, porterebbero a consigliare di convertire la produzione su altri settori, ma la razza Piemontese non merita certo questa prospettiva.
Il mondo della razza Piemontese, attraverso le rappresentanze tecniche che hanno condiviso questa analisi, rivolge un appello affi nché si individuino misure effi caci nel sostegno di un’attività strategica per la nostra regione e si sensibilizzino le fi liere private che richiedono, chi più chi meno, ulteriori investimenti in materie prime particolari o in gestioni sanitarie e/o di management aziendale a riconoscere un prezzo adeguato, maggiore del mercato in relazione alle richieste presenti nei disciplinari di produzione di cui sopra. L’appello è rivolto agli stessi operatori del dettaglio tradizionale affi nché prendano atto delle diffi coltà di un settore così strategico e imprescindibile per la loro stessa attività e si adoperino per riconoscere ai produttori il giusto valore alla qualità della materia prima che sono soliti utilizzare e, giustamente, vantare presso i consumatori.
Quello della Piemontese non è soltanto un comparto produttivo agricolo ma un complemento irrinunciabile alla valorizzazione del territorio. Non se ne dimentichi infatti il ruolo sociale, visto il numero di famiglie che vivono di questa attività, e non di meno quello ambientale, considerando che questa razza meglio di altre sfrutta le risorse foraggere locali, compresi i pascoli alpini nella stagione di alpeggio.
In un momento in cui si parla tanto di biodiversità, di sostenibilità, di tipicità e anche di cultura, non si può ignorare una ricchezza che le incarna tutte e quattro e non si può restare indifferenti di fronte al rischio di perderla.
Anaborapi • ARA Piemonte • ASPROCARNE • Associazione Gli Amici della Piemontese • COALVI • Compral • Co&Co • Confagricoltura Piemonte • Confcooperative • Confederazione CIA Piemonte• La Granda
Dal “mangiare locale” all’alimentazione animale: l’economia circolare delle PAT
di Paolo Valugani
Qualità, origine e sosteni-
bilità: è su questi pilastri che si basa oggi lo sviluppo del nostro agroalimentare. Anche la produzione di carne e la stessa alimentazione animale non sfuggono a questa regola. Per l’Italia, a differenza di molti altri Paesi, questo signifi ca valorizzare il DNA delle nostre aziende, da sempre molto attente al livello qualitativo dei loro prodotti, alla provenienza delle materie prime e, negli ultimi anni, all’avanguardia nel rispetto dell’ambiente e nelle soluzioni anti-spreco. È vero che oggi il Green Deal e la strategia Farm to Fork ci conducono in questa direzione; tuttavia, possiamo affermare che le nostre aziende hanno intrapreso da tempo questa strada. Inoltre, contrariamente a quanto si legge sui giornali, la grande industria sa produrre alta qualità.
La necessità di riutilizzare, nel modo più effi cace possibile, residui e materiali che altrimenti andrebbero sprecati, ha imposto di rivedere metodi e processi di produzione, anche in zootecnia.
Oggi l’intera fi liera di produzione di carne è chiamata a riconvertirsi secondo i dettami della “piramide” della sostenibilità, considerata nei suoi aspetti nutrizionali e ambientali. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile rispondere all’aumento dei consumi correlato alla crescita della popolazione mondiale. La graduale reintroduzione delle Proteine Animali Trasformate (PAT) in Europa per l’alimentazione degli animali da reddito è un tassello fondamentale di questa rivoluzione sostenibile.
Proteine Animali Trasformate, cosa sono?
Le proteine animali trasformate sono un ingrediente naturale per mangimi ricavate dai sottoprodotti della produzione di alimenti destinati al consumo umano. Hanno un alto valore nutritivo e un basso impatto ambientale che le rende un’ottima alternativa alle proteine d’importazione, come la soia. In tutto il mondo le proteine animali trasformate sono un ingrediente importante nei mangimi destinati alla alimentazione di animali allevati per le produzioni di alimenti e di animali da compagnia. Le materie prime utilizzate nella produzione provengono da animali riconosciuti idonei al consumo umano al momento della macellazione e il prodotto fi nito è completamente tracciabile e di qualità garantita. Le proteine animali trasformate sono un complesso di tre nutrienti chiave: proteine, grassi e minerali. Le esigenze nutrizionali degli animali vengono soddisfatte dalla fornitura di diete complesse cui le proteine animali trasformate possono dare un valido contributo. Hanno un valore proteico nettamente superiore in rapporto ad altri ingredienti quali la colza, il lupino e la soia. A diff erenza delle proteine vegetali, le proteine animali trasformate sono un ingrediente per mangimi completo che, per ogni razione, apporta grassi e minerali preziosi.
Le proteine animali trasformate sono prodotte solo a partire da sottoprodotti di animali riconosciuti idonei al consumo umano al momento della macellazione conosciuti come materiali di Categoria 3. Ci sono diverse tipologie di proteine animali trasformate, categorizzate sulla base della specie animale d’origine. Sono tutte completamente tracciabili al fi ne di garantire il rispetto del divieto di riciclo intra-specie: per esempio le proteine derivate da sottoprodotti avicoli non possono essere utilizzate nei mangimi per i polli. Essendo un prodotto derivato dalla carne non è idoneo ad essere utilizzato nelle diete dei ruminanti erbivori quali bovini ed ovini. In ogni Stato Membro europeo le attività di raccolta e di trasformazione dei sottoprodotti di origine animale sono regolate e supervisionate dalle Autorità competenti. Per esempio le proteine animali trasformate, prodotte a partire da specie di animali monogastrici quali suini e pollame, vengono prodotte in impianti di trasformazione dedicati.
Il prodotto fi nito, noto come MonoPAT, è molto apprezzato in tutto il mondo quale ingrediente per mangimi completamente tracciabile da includere negli alimenti per animali da compagnia. Inoltre, ha il potenziale di migliorare il profi lo nutrizionale e ridurre l’impatto ambientale dei mangimi per pesci d’allevamento e degli animali onnivori e carnivori. Le proteine animali trasformate sono un prodotto del processo di rendering. I sottoprodotti della produzione di pollame, per esempio, vengono sottoposti a trattamento termico per la produzione di proteine animali trasformate avicole e grasso di pollame. I grassi fusi di pollame e i grassi derivati da altre specie sono utilizzati nella alimentazione degli animali da compagnia come pure nel settore farmaceutico ed oleochimico. Utilizzando l’energia pulita che deriva dai sottoprodotti per produrre calore ed energia, il processo di rendering può essere considerato a impatto zero di anidride carbonica (fonte: ASSOGRASSI – Associazione Nazionale dei Produttori di Grassi e Proteine Animali).
>> Link: www.assograssi.it
In tal senso, una delle eredità più importanti che abbiamo ricevuto da EXPO Milano 2015, è il legame tra
qualità e sostenibilità dell’industria
alimentare, promosso in modo convinto durante la manifestazione. Un buon esempio è l’impiego, sempre più incentivato nell’industria mangimistica, di prodotti alimentari in origine idonei al consumo umano e in seguito non utilizzati: la loro destinazione per la produzione di energia o allo smaltimento in discarica non è del tutto in linea con la produzione sostenibile.
Oggi l’intera fi liera di produzione di carne (dall’industria dei mangimi, all’allevamento, dalla macellazione, alla trasformazione e alla vendita al dettaglio) è chiamata a riconvertirsi secondo i dettami della “piramide” della sostenibilità, prendendo in considerazione sia gli aspetti nutrizionali sia quelli ambientali. In questo modo, potremo rispondere all’aumento dei consumi, correlato alla crescita della
Le proteine animali trasformate sono prodotte solo a partire da sottoprodotti di animali riconosciuti idonei al consumo umano al momento della macellazione conosciuti come materiali di Categoria 3. Ci sono diverse tipologie di proteine animali trasformate, categorizzate sulla base della specie animale d’origine. Sono tutte completamente tracciabili al fi ne di garantire il rispetto del divieto di riciclo intra-specie: per esempio le proteine derivate da sottoprodotti avicoli non possono essere utilizzate nei mangimi per il pollame (photo © Christin Hume x unsplash).
popolazione mondiale. La graduale reintroduzione delle Proteine Animali Trasformate (PAT) in Europa per l’alimentazione degli animali da reddito è un tassello fondamentale della rivoluzione sostenibile.
Le PAT derivano dalla trasformazione di sottoprodotti di origine animale, idonei al consumo umano ma destinati alla produzione zootecnica per motivi commerciali, e sono sottoposte a processi di lavorazione tali da garantire sicurezza e qualità costituendo così, nel rispetto delle normative in vigore, ingredienti molto validi per l’alimentazione animale. In altre parole, sono un esempio intelligente di produzione circolare, un modello ottimale, che può essere implementata bene e in modo sostenibile in tutta Europa.
Le PAT sono naturali e sicure, soggette a controlli rigorosi e a metodi di analisi affidabili. Le aziende e le organizzazioni industriali della catena di produzione animale hanno peraltro intuito da tempo i vantaggi delle PAT. Anche le autorità di controllo italiane ritengono che saranno molto utili nell’alimentazione animale. Tuttavia, anni di diffi denza nei confronti di questo prodotto potrebbero farsi sentire, soprattutto al di fuori delle fi liere coinvolte. Per questa ragione, sarebbe opportuno costruire un piano di comunicazione che si concentri sulle tematiche della sostenibilità, raccontando l’anima green dell’alimentazione animale.
A dare maggior vigore a questa mutazione positiva, sarà anche la caratteristica, tutta italiana, del mangiare locale, il local eating, che ha come punti di forza il territorio e la capacità industriale di lavorare bene, il “saper fare” italiano. Un esempio su tutti: il prosciutto. Esistono almeno 10 grandi marchi regionali, tutti di eccellenza, tutti frutto della grande competenza delle aziende italiane che operano nella produzione della carne.
Nei fatti, la passione del cibo
per gli Italiani si manifesterà anche nell’alimentazione animale, concentrandosi sempre su qualità, origine
e sostenibilità.
In questo quadro, tutti gli attori della catena di produzione dei mangimi devono svolgere — e ne sono già consapevoli — il loro ruolo nella narrazione delle PAT, in particolare dal punto di vista dell’impatto ambientale. È bene ricordare, infatti, che i consumatori Italiani pretendono di essere sempre informati sulle modalità di produzione di ciò che mettono in tavola.
Accelerare l’utilizzo degli alimenti di origine animale nei mangimi per specie diverse (gamberetti, pesce, pollame e maiali), aiuterebbe moltissimo la svolta sostenibile, traghettando il comparto verso il reimpiego di risorse che, diversamente, verrebbero sprecate o gestite come rifi uti, e con una minore produzione di CO2. Un motivo in più per scegliere questo percorso è poi la necessità di ridurre progressivamente la nostra dipendenza dall’importazione di fonti proteiche, problematica che le diffi coltà di approvvigionamento, sofferte nei momenti più diffi cili della pandemia, hanno fatto emergere in tutta la sua drammaticità.
Paolo Valugani
Regulatory and Compliance Manager presso Alberio Spa Coordinatore del Comitato Tecnico di ASSOGRASSI