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Il Mercato Ittico di Marano Massimiliano Rella
Il Mercato Ittico di Marano
di MassimilianoRella
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L’asta del pesce al Mercato Ittico di Marano Lagunare (UD). Si svolge al primo pomeriggio, dal lunedì al venerdì. Al Mercato Ittico di Marano Lagunare l’asta del pesce si svolge al primo pomeriggio, dal lunedì al venerdì. E naturalmente il pescato, che va ad arricchire i banchi dei negozi, delle pescherie e delle migliori cucine del Friuli Venezia Giulia e del vicino Veneto, varia in base alla stagione. Seppie, cicale, spigole, orate, mazzancolle, cefalo (pesce presente più in laguna che in mare), ma anche tanti granchi blu, una specie originaria delle coste messicane e molto vorace che sta invadendo le coste italiane intaccando la biodiversità; la pesca è dunque a tutti gli effetti un modo per contenerla.
Il Mercato Ittico è ospitato in una struttura di proprietà comunale gestita dalla OP San Vito, un’organizzazione cooperativa produttori che conta 122 pescatori e 60 imbarcazioni tra ditte individuali e società, fondata nel 1951. Il mercato ittico fa soltanto vendita all’ingrosso, cioè l’asta per il pescato dei soci, e ha un secondo centro specializzato sui molluschi — fasolari, vongole, vongole veraci, cannolicchi, cuori di laguna, ecc… — in una struttura in concessione regionale, in cima al porto. Il mercato comunale ospita comunque alcuni grossisti per la vendita del loro prodotto, dal pesce ai molluschi, ma in paese dispone anche di una pescheria al dettaglio per il consumatore fi nale.
Qualche numero per capire le dimensioni del fenomeno: nel 2021 la cooperativa San Vito ha fatturato 4,9 milioni di euro, con una tendenza in calo rispetto al passato. I mercati di riferimento sono il Friuli Venezia Giulia, Milano e il Veneto; i molluschi vanno anche fuori.
Nonostante le buone dimensioni non mancano i problemi, in realtà comuni a tutto il comparto e cioè la carenza di prodotto, le limitazioni e le norme più stringenti sulla pesca, la mancanza di ricambio generazionale e l’incertezza del reddito.
In alto: cassette di pesce con l’indicazione del peso al Mercato Ittico. In basso: granchi blu. Nel Mercato Ittico di Marano Lagunare confl uiscono i prodotti ittici tipici dell’area Nord del Mare Adriatico, ma anche una quota importante di pesce di valle.
Nell’area di Marano Lagunare e sulla fascia marittima sono praticati diversi metodi di pesca, a seconda dell’ambiente e del tipo di pesce, ad esempio lo strascico, le reti da posta, le draghe idrauliche per i molluschi, mentre in laguna entrano in azione bilance, reti da posta e i grasiùi, un metodo antico e tradizionale molto affascinante (si veda l’articolo dedicato a pagina 148). Una volta sbarcato il pescato entra in magazzino dove su ogni cassetta è riportato un bollino di tracciabilità che indica informazioni utili e obbligatorie come il codice identifi cativo della barca, la zona di pesca, il tipo di pesce, la data di pesca, ecc… Ad esempio, la pesca dei molluschi è soggetta a quote, che prevedono un massimo giornaliero; per i fasolari 5 quintali al giorno, infatti nel 2021 sono stati pescati per un totale di 42 giornate, come avvenuto per gli altri soggetti OP dell’Alto Adriatico, di cui fa parte la cooperativa San Vito con l’obiettivo di mantenere la risorsa nel mare e distribuire il reddito. Ogni anno viene fatta una valutazione sulle quantità e le zone di pesca. La pesca dei fasolari trova un ambiente ideale nell’Alto Adriatico, terreni sabbiosi e fondali bassi, di 15-20 m, fi no a 6-8 miglia dalla costa, dove vengono catturati.
Massimiliano Rella
>> Link: www.coopescasanvito.it
Blue Economy in ripresa, il caso Friuli Venezia Giulia
Sono 4.144 le imprese del Friuli Venezia Giulia la cui attività è legata all’economia del mare. Sono poco meno del 2% del totale nazionale e quasi la metà (1.988) fa capo ad aziende che offrono servizi di alloggio e ristorazione, secondo quanto emerge dal decimo rapporto di settore realizzato dal Centro Studi Tagliacarne per la CAMERA DI COMMERCIO FROSINONE LATINa, INFORMARE e UNIONCAMERE. Un quinto, cioè 822 aziende, appartiene a realtà che compongono la fi liera della cantieristica, capitanata dalla Fincantieri di Monfalcone, ma ben 470 aziende fanno parte della fi liera ittica. Seguono imprese sportive e ricreative (394), quelle che si occupano di movimentazione merci e passeggeri via mare (284), quelle che effettuano attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale (184), con le restanti due riconducibili all’industria delle estrazioni marine.
Quella del Friuli è una delle tante cartine di tornasole della Blue Economy italiana in salute: secondo lo studio, infatti, l’economia del mare nel 2021 ha prodotto ricchezza per quasi 56 miliardi di euro, il 9,3% in più rispetto al primo anno pandemico. «Dopo il drastico calo del 2020 che aveva fatto segnare perdite per 8 miliardi di euro, il settore ha invertito la tendenza» sottolinea GAETANO FAUSTO ESPOSITO, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne. «Se si considera la ricchezza attivata indirettamente si arriva a 156,7 miliardi complessivi».
In Italia vi sono in tutto 225.000 attività imprenditoriali della Blue Economy, il 3,7% delle im-
prese totali: i servizi di alloggio e ristorazione fanno la parte del leone con 107.000 imprese che insieme alle attività sportive e ricrea tive (33.684 imprese) rappresentano il 62,4% dell’imprenditoria blu. Segue la fi liera ittica (33.601), con un peso del 15%, tallonata dalla cantieristica 13% (28.489). In termini assoluti, il 47,8% delle imprese dell’economia del mare, si trova nel Mezzogiorno, un altro 26,2% al Centro, mentre si attesta al 14,8% la quota del Nord-Est e all’11,2% la quota del Nord-Ovest. Il Lazio è al top per numero di imprese del “Sistema mare” (15,5%), con Roma che guida la classifi ca provinciale con quasi 30.000 aziende del settore (13%).
Per quanto riguarda i sottosettori, quello dei servizi di alloggio e ristorazione pesa di più al Centro, dove rappresenta il 52,8% delle attività del mare, e nel Mezzogiorno (49,9%). La fi liera ittica, dal canto suo, mostra valori superiori alla media soprattutto nel Nord-Est (23,9%) e in parte anche nel Sud (15,8%) (fonte: EFA News – European Food Agency, www.efanews.eu).
In regione 1.888 imprese sono legate alla ristorazione, 470 all’ittico: in Italia il settore nel 2021 ha prodotto ricchezza per 56 miliardi di euro. Nella foto uno scatto nel porto di Grado.