RIZAEXTRA
RIZAEXTRA Bimestrale Novembre/Dicembre 2018 n. 5 € 9,90 Italia P.I. 08/11/2018
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LO/MI
PSICOLOGIA PRATICA
Via rimpianti e sensi di colpa
Via rimpianti e sensi di colpa Ti impediscono di essere felice. Ecco come liberarsene
PUOI FIORIRE A OGNI ETÀ
Non guardare sempre indietro per ripensare a ciò che è accaduto: il bello deve ancora venire
La guida pratica per ritrovare subito la gioia di vivere 1 Impara a dire di no, trovi il tuo spazio 2 Evita i lamenti: ti rubano energia 3 Elimina i rancori: intossicano la mente 4 Accogli le novità e i cambiamenti 5 Lascia andare ciò che non serve più
CIASCUNO È PERFETTO: SMETTI DI DIRTI CHE NON VAI BENE Cover Via sensi di colpa scelta2.indd 1
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SOMMARIO
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I LEGAMI COL PASSATO
LE ZAVORRE MENTALI
Lascia andare ciò che è stato
I fantasmi del passato
e pensa a vivere
che ci bloccano
MOLTI NOSTRI MALESSERI NASCONO
RIMPIANTI, RIMORSI, RANCORI, LAMENTI
DAL FATTO CHE RIMANIAMO INCATENATI
E SENSI DI COLPA SONO PROBLEMI
A CIÒ CHE È ACCADUTO; SIAMO NOI STESSI
CHE NOI STESSI COSTRUIAMO RIPENSANDO
A TENERE VIVI I DOLORI
CONTINUAMENTE AL PASSATO. ECCO COME
PER QUALCOSA CHE NON ESISTE PIÙ
LIBERARSI E RIPRENDERE IL CAMMINO
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RIZA EXTRA Direttore responsabile Vittorio Caprioglio
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Direttore Scientifico Raffaele Morelli Direttore Generale Liliana Tieger Redazione Giuseppe Maffeis Progetto grafico Roberta Marcante Immagini Fotolia, 123rf, ShutterStock Immagine di copertina Alberto Ruggieri Direttore Pubblicità Doris Tieger Ufficio Pubblicità Luisa Maruelli, Ugo Scarparo Responsabile amministrativo Danila Pezzali Segreteria di Direzione Daniela Tosarello Responsabile ufficio tecnico Sara Dognini
I PENSIERI FISSI
Spazza via i ripensamenti
che soffocano la vita LA MAGGIOR PARTE DEI DISAGI CHE PROVIAMO NASCE DA ELABORAZIONI MENTALI, DA RAGIONAMENTI CONTINUI CHE CI DISTOLGONO DAL PRESENTE. PER BLOCCARE IL RIMUGINIO OCCORRE FAR TACERE LA MENTE RAZIONALE E ASCOLTARE IL CORPO
Redazione, amministrazione: Edizioni Riza S.p.a. via L. Anelli 1, 20122 Milano tel. 02/5845961 r.a. - fax 02/58318162 www.riza.it - info@riza.it Pubblicità: Edizioni Riza S.p.a. via L. Anelli 1, 20122 Milano tel. 02/5845961 r.a. fax 02/58318162 www.riza.it - advertising@riza.it Stampato in Italia da: Caleidograf s.r.l. Via Milano 45, 23899 Robbiate (LC) Distribuzione per l’Italia: So.Di.P “Angelo Patuzzi” S.p.A., Via Bettola 18, 20092 Cinisello Balsamo (MI) Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 40 del 14-02-2018 ISSN 2610-864X Associato a:
Riza Extra cita i nomi commerciali di prodotti fitoterapici, omeopatici o farmaci per completezza di informazione e per libera scelta della redazione. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.
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i l e g a m i c o l pa s s ato
Rievocare i tempi trascorsi
frena il presente e ostacola il futuro Il passato non deve essere trattenuto, altrimenti è una zavorra per la nostra vita: se è stato felice ci crea rimpianti, se è stato infelice ci provoca rancori
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asciarsi invadere dal passato, non solo da quello che è successo davvero, ma anche da tutti i modi in cui vorremmo farlo rivivere o cambiarlo, è l’atteggiamento che ci predispone alla scontentezza e alla rassegnazione. Ripensare di continuo a ciò che è stato ci costringe a vivere in un tempo che, di fatto, non esiste più, se non nelle proiezioni della nostra mente; questo ci condiziona e ci distrae dal presente, l’unico tempo davvero reale. Il passato, felice o infelice che sia, è sempre una possibile fonte di malessere: se è felice ci manca; se infelice, ci frustra. Mentre il presente è il luogo delle emozioni, che si rinnovano istante per istante, senza intaccare il nostro nucleo pro8
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fondo, il passato è il regno dei pensieri, che si incrostano e si cristallizzano, fino a occupare tutta la mente. L’attaccamento ai ricordi, a un oggetto, a una foto, a un’esperienza, testimonia l’aggrapparsi a ciò che è stato, forse anche per evitare di guardare da vicino il vuoto di senso di un’esistenza in cui oggi non ci riconosciamo. Vivere il presente significa non sentirsi più schiacciati dall’onere del passato e dai suoi conti in sospeso. È decisiva la presenza nelle cose: solo quando siamo immedesimati nell’istante comprendiamo che il mondo si sta creando adesso, e noi con esso.
Lascia agire Le energie che ti curano Eliminare i rimpianti, i ricordi dolorosi e le delusioni non solo è possibile, ma salutare: questo processo innesca le aree del cervello deputate all’autoguarigione. Crisi, lutti, abbandoni, delusioni, drammi, sconfitte: qualsiasi cosa ti sia accaduta in passato, il cervello possiede una forza ripa-
ratrice che ti fa guarire. L’anima è in grado di produrre da sola le sostanze che curano. Ci riesce meglio se di fronte a una crisi smetti di farti le domande sbagliate e invece impari ad affidarti. L’atteggiamento mentale con cui affronti i tuoi disagi emotivi è decisivo per superare traumi, crisi, difficoltà e ritrovare subito la gioia di vivere… 9
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i l e g a m i c o l pa s s ato
Evita LE azioni e le parole che ti portano “fuori tempo”
a
Q
uando stai bene? Quando sei presente a te stesso e tutta la tua attenzione è funzionale al momento presente: “sei qui”. Altre volte invece non “sei qui”: ripensi al passato, a quello che ti è successo un’ora fa, a cosa ti ha detto il tuo capo o il partner, recrimini mentalmente, ti chiedi cosa non va in te. Oppure “agisci nel passato”: succede quando ti sfoghi rievocando fatti dolorosi di molto tempo fa, o quando ti lamenti con qualcuno cercando di cambiare i suoi comportamenti. Queste sono tutte operazioni “fuori tempo”. Tutto ciò che ti porta fuori tempo produce azioni vane, inutili e confuse; alimenta la disistima e la sensazione che «tanto non ce la farò mai».
«Non dobbiamo essere definiti dalle cose che abbiamo fatto o non abbiamo fatto nel passato. Alcune persone si lasciano controllare dal rimorso. È semplicemente qualcosa che è successo. Vai oltre». Pittacus Lore
Non tentare di cambiare le persone «Da anni mi lamento con lui, gli dico che deve occuparsi di più dei figli. Tutto inutile». Se è tutto inutile, perché continui a farlo? Pensi che dirlo per l’ennesima volta servirà a qualcosa? Non puoi cambiare te stesso, come pensi di poter cambiare gli altri? Con queste rivendicazioni entri nella psicologia della sconfitta: non solo non ottieni niente, ma lo sai già in partenza, quindi metti in conto una sconfitta. Agisci sapendo di fallire. Questo è distruttivo per l’autostima e ti costringe a ripetizioni inutili.
Non sfogarti con gli altri Alcune persone quando si incontrano iniziano subito a parlare di sé e della propria vita e in particolar modo a lamentarsi del proprio passato. Niente è più dannoso per il proprio benessere. Il lamento crea un “campo” che si autoalimenta: io mi sfogo, tu ti sfoghi, poi ci diamo consigli (spesso la prima cosa che ci passa per la testa) e questa “realtà alternativa” fatta di nulla si gonfia sempre di più, fino a sovrapporsi alla realtà. Quello che diciamo negli sfoghi accresce la nostra insoddisfazione e delusione.
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Gli errori più comuni da cui stare alla larga Q
uando un ricordo viene a trovarci possiamo scegliere che uso farne: ciò che lo fa diventare un tarlo, una memoria dolorosa è l’insieme di operazioni mentali che noi compiamo senza rendercene conto. Ecco quali sono. Compiangersi I ricordi di esperienze dolorose ci riportano a un’immagine di noi debole e perdente. Se in quell’occasione siamo stati fragili non vuol dire che lo saremo sempre. A meno che non ci identifichiamo con quell’immagine di noi continuando a rievocarla. Giudicare il passato Il ricordo di un errore brucia ancora come una ferita aperta? È segno che non ci siamo mai perdonati. Ma continuando a tenerlo a mente, in realtà, reiteriamo solo il processo e la condanna verso noi stes-
si o gli altri. Non lo superiamo ma continuiamo a tenere viva quella situazione, mettendo le premesse per tornare a giudicarci e a non perdonarci neanche la prossima volta. Cercare spiegazioni Non sarà scervellandosi e continuando a riportare alla mente tutti i dettagli che troveremo una ragione di ciò che è successo... Spesso, infatti, non c’è una spiegazione razionale: le cose succedono e basta. Finiremo col costruirci una ragione, di solito scorretta e fuorviante.
Il passato è la parte “morta” di noi; ciò che sei adesso non è più quello che eri ieri.
Rifugiarsi nella nostalgia Capita soprattutto quando il presente è povero e deludente. Ma cercare conforto nel passato serve solo a farci sentire ancora più insoddisfatti e poco ricettivi verso ciò che ci circonda, e a rinforzare lo stallo attuale: rivivere nelle mente un’epoca “d’oro” del passato ci immobilizza e ci impedisce di agire nel presente per migliorarlo. Crogiolarsi nel rimpianto Quell’occasione perduta sembra aver condizionato tutta la nostra vita... Ma a che serve rimuginare su come avremmo potuto agire se ormai non possiamo più? Una funzione a dire il vero ce l’ha: fornire un alibi al timore di rimettersi in gioco e di affrontare ciò che ci fa paura, di agire qui e ora. 29
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l e z av o r r e m e n ta l i
Senso di colpa: sei il più severo
giudice di te stesso
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È una sensazione che nasce dal moralismo: ti fa sentire colpevole anche QUANDO FAI QUALCOSA PER TE STESSO, CHE TI RENDE FELICE
sensi di colpa sono un peso psicologico che ci portiamo dietro, che condiziona la nostra vita non solo in relazione al passato, ma soprattutto al presente. Occorre, però, distinguere tra il significato di “colpa” e quello di “senso di colpa”. Per “colpa” si intende la reale trasgressione di una legge, il mancato rispetto di una regola morale o sociale. Il “senso di colpa” invece è del tutto soggettivo: si ha la sensazione di essere colpevoli di qualcosa, anche se questa non è una colpa reale.
Ci si sente in colpa verso i propri genitori per come si è agito in passato, ci si sente in debito verso i figli perché non si passa abbastanza tempo con loro… E ancora: ci si sente in colpa verso i familiari, gli amici o i colleghi, quando non si accettano le loro richieste o si deludono le loro aspettative. E così via… Ma perché ci si rimprovera di continuo? Perché si cerca di assomigliare a un modello ideale, senza tenere conto delle nostre esigenze e di quello che siamo davvero. Liberarsi da quel modello di
perfezione ideale e dal giudizio sulla propria inadeguatezza significa ricominciare a essere ciò che si è davvero. In concreto vuol dire smettere di chiedersi: «È giusto? È sbagliato? Faccio bene o male?». Vuol dire osservare le proprie emozioni e i propri desideri senza darsi i voti come a scuola e senza dirsi continuamente come dovremmo essere. Se riusciamo a far tacere i sensi di colpa abbiamo la possibilità di compiere delle scelte più in linea con le nostre disposizioni naturali e le nostre necessità.
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UN PESO INTERIORE I sensi di colpa sono il peso che ci portiamo dietro per effetto soprattutto dell’educazione e dei modelli sociali. Quando pensiamo di non aver rispettato o di non rispettare i canoni di comportamento prestabiliti, in automatico sentiamo di avere una “colpaâ€? da espiare. Quando non riusciamo ad accettare i nostri errori, le nostre sviste, o anche solo ad accogliere il fatto che siamo diversi dalle aspettative che gli altri hanno su di noi, il senso di colpa diventa una zavorra mentale che appesantisce le nostre azioni e le nostre giornate. Smettiamo di fare quello che vorremmo davvero perchĂŠ pensiamo che sia sbagliato, che ci stiamo comportando male nei confronti degli altri.
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s e n s i d i c o l pa
un freno che fa star male e impedisce di realizzarsi
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sensi di colpa sono sentimenti negativi che spesso ci tengono imprigionati nel passato e ci impediscono di vivere in pienezza il presente. Il senso di colpa, come dice la parola, è la sensazione di aver commesso o di poter commettere un’azione biasimevole; spesso non si tratta di un atto che produca un danno vero e proprio a qualcuno, ma di un gesto che va contro una norma morale che ci è stata inculcata. Il senso di colpa produce una condizione di
blocco che può tradursi nell’impossibilità stessa di compiere ciò che si vorrebbe per essere felici, e quindi impedisce di realizzare la propria persona. Questo processo genera uno stato di continua frustrazione, determinata dal non essere in grado di realizzare i propri desideri e i propri progetti. Se si ritiene di aver compiuto un atto colpevole in passato, il dolore che si prova viene considerato come una punizione per il proprio presunto
sbaglio, e quindi viene interpretato come la possibilità di continuare a espiare ciò che abbiamo commesso, nel ricordo di quanto ci ha fatto sentire in colpa. Spesso però i sensi di colpa sono inconsci; affrontarli e superarli non è facile; non di rado si sfogano con disturbi psicosomatici. Cerchi di incarnare un modello ideale Ecco lo schema mentale di chi è oppresso dai sensi di colpa: «Se esprimo ciò che penso
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davvero, se chiedo rispetto per le mie esigenze, se dico di no a qualcosa che mi viene chiesto, mi inimicherò qualcuno, provocherò disagio ad altri; e questo non lo sopporto». Ma a questo punto è fondamentale chiedersi: perché ti è così insopportabile l’idea di produrre disagio in un altro, visto che non deriva dalla voglia di fare del male ma dalla semplice, autentica necessità di esprimere te stesso? E perché tu puoi sopportare tutto, ma non tolleri che gli altri debbano sopportare qualcosa da te? La risposta è che tu cerchi di assecondare l’idea che ti sei fatto di te stesso, o di come credi di dover essere, incarnando il modello di bontà, di gentilezza, di perfezione, di moralità… Stai cercando di non rovinare l’immagine di te e dunque un pezzo fondante della tua identità. Ecco allora un passo efficace per cancellare il senso di colpa: smettere di recitare il personaggio di “quello bravo che sopporta tutto, che non crea problemi, che si fa carico del mondo, che non dice mai di no”.
«nella vita, le due emozioni più futili sono il senso di colpa per ciò che è accaduto, e l’inquietudine per ciò che potrebbe accadere. eccoli qui, i grandi sprechi delle nostre energie: senso di colpa e inquietudine». Wayne W. dyer
vuoi essere come sei davvero o come ti vuole il mondo? Una parte del senso di colpa ha origine dalla cultura (religione, politica, mass media) nella quale siamo immersi: regole, ricette e ideologie elementi che nell’insieme possiamo definire dogmi - che, in modi espliciti o subliminali, fanno passare il concetto se-
i disturbi che possono emergere I sensi di colpa che proviamo possono manifestarsi anche attraverso dei disturbi psicosomatici o dei problemi psicologici, che potrebbero rientrare tra i seguenti. • Dolore cervicale, lombalgia, gastrite e ulcera, psoriasi e acne possono arrivare a colpire in modo ricorrente. • Un fortissimo senso del dovere, che ci spinge a dire sempre di sì, a sentirci indispensabili… E vogliamo che gli altri lo riconoscano e ci apprezzino.
condo cui l’affermazione della propria autenticità costituisce, a seconda dei casi, un peccato, un’offesa, una cosa inopportuna. È una tendenza che spinge a sentirsi in colpa quando non si è “come gli altri” e non si fanno le cose “che fanno tutti” e quindi quando non si è disposti ad adeguarsi al modello dominante. Ma attenzione, non è sempre un modello di bontà quello che si impone in questo modo: anche l’enorme spinta al successo individuale instillata dai modelli dominanti rientra tra i casi di “essere come ci vuole il mondo”. Non a caso di fronte a persone di successo ci sentiamo tutti un po’ inferiori, come se essere realizzati dipendesse dagli applausi ricevuti e non dal fare ciò che ci fa star bene e che corrisponde ai nostri talenti e alle nostre capacità. Non arrendiamoci tuttavia a questi sensi di colpa, non rinunciamo a esprimere noi stessi per come siamo davvero. Dobbiamo capire che il vero successo è arrivare a esprimere la nostra unicità e non a essere uguali a tutti gli altri. 51
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