RAFFAELE MORELLI A VIVERE CIASCUNO È PERFETTO, MA NON LO SA
Ciascuno è perfetto, ma non lo sa Testi di Raffaele Morelli Con la collaborazione di Vittorio Caprioglio Immagine di copertina: Shutterstock
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SOMMARIO
Introduzione
Sei un’opera unica, non fare di te una fotocopia 7
Capitolo 1
In ognuno di noi c'è qualcosa che ci rende unici ......... 11 Capitolo 2 La vera felicità è esprimere il proprio talento .............. 59 Capitolo 3 Essere creativi ci realizza e ci guarisce .................... 105
SEI UN’OPERA UNICA, NON FARE DI TE UNA FOTOCOPIA
Sei venuto al mondo per essere ciò che sei, diverso da tutti gli altri. La tua unicità emerge quando lasci da parte l’idea che ti sei fatto di te e di quello che do vresti essere; ovvero quando smetti di fare confronti e di imitare dei modelli. Noi crediamo che la nostra identità sia il frutto di ciò che ci è capitato, invece gli Antichi ritenevano di avere un destino da percorrere, del tutto personale e individuale. Come una ghianda deve fare la quercia, ognuno di noi si sviluppa secondo un processo autonomo, che lo sta guidando nel suo viaggio. In noi c’è “qualcosa” che crea l’essere che siamo senza l’intervento di nessuno, tanto meno il nostro. Non sono i nostri pareri e nemmeno i giudizi esterni a creare il nostro essere, che c’era già ancor prima che nascessimo. Ognuno di noi quando viene al mondo porta impres-
sa in sé un’immagine, che corrisponde al suo carat tere individuale; in essa c’è già scritto tutto ciò che lo contraddistingue. Lo psicoanalista e saggista James Hillman definì “im magine originaria” quello stile unico che caratterizza ognuno di noi: quello stile personale grazie al quale ci riconosciamo come unici e irripetibili. Per fare in modo che questa immagine si sviluppi bene non devi compiere qualcosa di straordinario, ma solo fare le azioni che ti distinguono da tutti, che sono esclusivamente tue. Le riconosci dal fatto che ti vengono naturali, facili, spontanee; ti fanno stare bene, anche se all’apparenza non hanno uno sco po pratico, anche se sono controcorrente, anche se escono dagli schemi che avevi sempre seguito.
ESPRIMI IL TALENTO CHE TI RENDE SPECIALE
Il talento non è una capacità rara, concessa a pochi, ma è un’attitudine naturale che rende ciascuno di noi un essere originale. Spesso questa tendenza innata rimane inespressa, perché nelle nostre scelte e nelle nostre azioni ci lasciamo guidare dall'esterno: ci sforziamo di essere simili a tutti, così trascuriamo di fare ciò che esprime la nostra unicità. Perché possa crescere il seme originario che è in noi occorre affidarsi all’intelligenza profonda che ci abita, lasciare che svolga il suo lavoro. È necessario imparare, giorno dopo giorno, a farsi da parte, a non avere opinioni e a non dirsi dove andare. Si tratta,
Sei un’opera unica, non fare di te una fotocopia
come sostiene Jung, «di dire di sì a se stessi, di porsi dinanzi a se stessi come il compito più importante». Se guardi dentro di te senza un parere e senza giudizio, allora il talento che possiedi può venire sponta neamente alla luce. Il tuo nucleo profondo può scen dere in campo affinché tu riesca ad estrarre il vero te stesso e realizzarti. Così come una pianta a un certo punto, senza sa perlo, improvvisamente fiorisce, anche noi dobbiamo entrare nell’ordine di idee che ogni giorno, ogni mo mento può affiorare da noi qualcosa di imprevisto, di significativo, di determinante… Come ogni pianta ha i suoi fiori, allo stesso modo ognuno di noi ha la sua vocazione. Quando impari a lasciar fluire liberamente le tue capacità originali, arrivi a realizzare te stesso, ed è que sta la fonte del vero benessere.
IN OGNUNO DI NOI C’È QUALCOSA CHE CI RENDE UNICI
Tutti noi abbiamo una missione nella vita: realizzare il proprio destino, mostrare l’unicità che ci caratterizza. In te c’è l’immagine innata di ciò che sei destinato a diventare: è il tuo seme, la tua guida. Per “diventare te”, giorno dopo giorno, devi dimenticare quello che credi di essere e smettere di seguire i modelli e gli obiettivi acquisiti dagli altri. Fatti condurre dalla bussola interiore che ti porta ad esprimere caratteristiche originali, solo tue. Un’energia sconosciuta sta facendo di te un essere unico e irripetibile, se la lasci agire
LA VITA HA UN SENSO SE ESPRIMI CIÒ CHE TI CARATTERIZZA
Perché molti di noi non sono mai contenti della propria vita? Perché non stanno svolgendo il compito fonda mentale della propria esistenza: esprimere l’essere unico che sono. “Io sono io” significa che non c’è nessuno che mi so miglia, perché se ci fosse un altro come me, tanto varrebbe che io non ci fossi. Se siamo uguali a tutti gli altri, non siamo nessuno. E ciò che c’è di diverso in noi è proprio la nostra unicità. Ciò che dà un senso alla vita è compiere le azioni che ci appartengono, le “nostre” azioni, quelle che nessun altro può fare. C’è un nostro modo di parlare, diverso da tutti, un nostro modo di amare, un’intelligenza e una sensibilità che appartengono solo a noi. Come il seme di grano può fare solo la spiga, ognuno di noi può sviluppare soltanto se stesso, e lo può fare senza alcuno sforzo “aggiuntivo”, senza mettersi in mente di cambiare o di migliorare, ma solo seguendo la meta già tracciata in lui. Non sei tu a guidare la tua vita, ma è qualcosa in te che ti conduce verso la meta, lungo una strada che è solo tua, che non puoi condividere con nessuno. Una strada che porta all’autorealizzazione.
In ognuno di noi c’è qualcosa che ci rende unici
C’è qualcosa di prezioso in ognuno di noi. Tutti i saggi di ogni tempo hanno sempre invitato ciascuno a tro vare la propria vera natura, perché ognuno è unico e irripetibile. Baal Shem Tov, rabbino polacco del dicias settesimo secolo, ha scritto che la vita vale la pena di essere vissuta solo se realizziamo la nostra unicità e diversità dagli altri.
A questo proposito si racconta un aneddoto su un altro grande rabbino chassidico, Rabbi Zusya. Ormai vecchio e in procinto di morire, disse ai suoi discepo li che, quando sarebbe stato al cospetto di Dio, non avrebbe temuto che gli chiedesse perché non si era comportato come Mosè o Abramo, dato che lui non aveva avuto le doti di Mosè e Abramo. «Sono preoc cupato invece - disse Rabbi Zusya - della risposta che dovrò dare quando Dio mi chiederà: “Perché non ti sei comportato come Zusya?"». Ovvero: lo scopo della nostra vita è essere noi stessi, manifestare le caratteristiche che ci rendono unici.
OGNUNO HA UN DAIMON CHE LO GUIDA A VIVERE LA VITA CHE FA PER LUI
James Hillman, grande psicoanalista e scrittore, nel libro “Il codice dell’anima” introduce il concetto di daimon, ripreso dall’antica Grecia e in particolare dal mito di Er, narrato nella “Repubblica” di Platone. Il mito narra che il guerriero Er, morto in battaglia, stava per essere arso sulla pira funebre quando si risveglia per raccontare agli uomini ciò che aveva visto dell’al dilà. Er racconta che dopo la morte le anime, prima di reincarnarsi in altri uomini, scelgono la vita che faran