GUIDA PRATICA Cosmesi naturale ANTI-AGE
Rimedi verdi, maschere, oli essenziali e integratori che combattono alla radice l’invecchiamento cutaneo
Cosmesi naturale ANTI-AGE
Rimedi verdi, maschere,
oli essenziali e integratori che combattono alla radice l’invecchiamento cutaneo
Cosmesi naturale anti-age
Testi a cura di: Stefania Conrieri e Giuseppe Maffeis
Progetto grafico e copertina: Roberta Marcante
© 2013 Edizioni Riza S.p.A.
via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it
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Cosmesi naturale ANTI-AGE
Lo scudo del corpo: come funziona e come si modifica
La pelle è uno degli organi più importanti: ci difende dagli agenti nocivi esterni, comunica con l’ambiente e trasmette le emozioni.
È lo specchio della nostra età e della nostra salute.
Curarla bene significa mantenersi in forma, prevenire i segni di invecchiamento, sentirsi meglio con noi stessi e con gli altri.
Esaminiamo la sua struttura e le sue caratteristiche.
La pelle è la nostra carta d’identità. È quello che mostriamo agli altri di noi stessi. Su di essa si possono leggere le nostre condizioni di salute e la nostra età. Una pelle sana e curata è la dimostrazione esteriore di una persona che sta bene dentro e che si mantiene giovane. Contrastare efficacemente e in modo naturale i segni dell’invecchiamento vuole dire adottare uno stile di vita salutare e assumere i cibi, i rimedi e gli integratori adatti a mantenere in efficienza il nostro organismo. Sappiamo quali sono i meccanismi fisici che portano la pelle a perdere tono, elasticità e colore, ma conosciamo anche quali sono i comportamenti e le sostanze utili per compensare le carenze dovute all’età. È un argomento che interessa tutti, anche i più giovani, perché anche per la pelle è molto importante la prevenzione, il che significa evitare già oggi stili di vita e sostanze dannose che potrebbero lasciare un segno evidente sulla nostra epidermide col passare degli anni.
Gli studi sull’invecchiamento
La vita media si è molto allungata, grazie alle migliori condizioni di vita e ai progressi della medicina, ma questo significa che oggi ci si trova ad affrontare molto più che in passato il problema di mantenere una completa efficienza fisica anche in età avanzata. Gli scienziati stanno studiando i meccanismi che provocano l’invecchiamento e quindi il peggioramento delle nostre condizioni fisiche. Il corpo umano è dotato di un sistema che induce al “suicidio” programma-
to le cellule vecchie o danneggiate, che vengono sostituite con la riproduzione di altre sane. Però le cellule non si possono replicare all’infinito, ma solo una quantità limitata di volte. Ogni volta che una cellula si riproduce creandone un’altra identica, la parte finale del Dna cellulare, chiamata telomero, si accorcia.
Fino a quando la replicazione non può avvenire più; così i telomeri sono come “orologi biologici” che regolano il numero di divisioni cellulari. Quando le cellule cessano di riprodursi, il corpo invecchia e si degrada perché non subentrano più nuove cellule a mantenerlo efficiente. Questo invecchiamento del Dna può essere accelerato dai radicali liberi, che provocano lo stress ossidativo delle cellule e dei cromosomi. L’invecchiamento è dunque un meccanismo biologico, di cui conosciamo i ritmi e le regole. Possiamo anche in qualche modo intervenire per rallentarlo.
Età cronologica, età biologica,
età psicologica ed età apparente
Come si misura l’età effettiva di una persona, cioè le condizioni reali del suo organismo? La medicina ufficiale sembra prendere in considerazione solamente l’età cronologica, cioè quanti anni sono passati dalla sua nascita.
In realtà sappiamo benissimo che a parità di età cronologica due persone possono avere condizioni fisiche ben diverse fra loro e una può mostrare un corpo molto più “vecchio” rispetto all’altra.
L’età reale di una persona è espressa dall’età biologica, che non corrisponde agli anni anagrafici ma alle condizioni reali del corpo e quindi dei tessuti, degli organi, dei muscoli e della pelle.
Ma ci sono anche altri modi di interpretare e vedere l’età. L’età psicologica è l’età che ognuno percepisce di avere. Non corrisponde necessariamente all’età cronologica e neppure all’effettivo stato di salute e di invecchiamento del corpo fisico. C’è chi a 50 anni se ne sente 30 e chi a 60 anni si comporta come un ottantenne.
L’età psicologica quindi dipende dal modo in cui vediamo noi stes-
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si e in particolare dal fatto di sentirci giovani o vecchi. Infine possiamo aggiungere un altro modo di valutare l’età, che si potrebbe definire “l’età apparente”. Questa è l’età che il nostro fisico e la nostra pelle “dimostrano” agli altri.
Anche in questo caso ci sono persone che sembrano avere 60 anni, a causa delle rughe e dell’aspetto dell’epidermide, e magari ne hanno solo 40. Viceversa gli individui con la pelle tonica e liscia anche a 60 anni ne possono dimostrare dieci di meno. Spesso queste persone sono le stesse che hanno anche un’età biologica inferiore a quella cronologica, perché curano la propria salute e la forma fisica. Ma c’è anche un risvolto psicologico: chi mostra, grazie al proprio aspetto esteriore, meno anni di quelli che ha, si sente e si vede più giovane della sua età, perché così lo vedono anche gli altri.
Uno strumento di comunicazione
L’epidermide ha una duplice funzione: da una parte separa l’organismo dal mondo circostante e lo difende come una corazza, dall’altra parte è anche un “ponte” con il mondo esterno perché è la parte del corpo che è in contatto con l’ambiente e con gli altri.
Nella pelle ha sede la sensibilità tattile, pressoria, termica e dolorifica perché essa contiene complessivamente oltre un milione di terminazioni nervose chiamate “recettori”. Sono in grado di percepire gli stimoli di vario genere che vengono dall’esterno e di trasmetterli al sistema nervoso centrale, dove vengono elaborati fino a diventare sensazioni fisiche vere e proprie. Il tatto è il primo organo di senso utilizzato dal neonato. Il bimbo avverte la presenza della madre prima attraverso il contatto fisico, poi ne percepisce la voce tramite l’udito e solo più avanti riesce a distinguerne bene l’aspetto sfruttando la vista.
Attraverso il tatto percepiamo non solo la forma dell’oggetto, ma anche il materiale di cui è fatto, la sua temperatura e la consistenza. I polpastrelli possiedono la massima sensibilità nella “lettura” degli oggetti. Il contatto fisico è un momento importante di esplorazione
del mondo esterno ma è anche un modo fondamentale per stabilire rapporti emotivi con le altre persone. Il contatto fisico consente una comunicazione non verbale con scambio di emozioni attraverso una trasmissione di sensazioni cutanee.
Basta pensare all’abbraccio della madre, alla stretta di mano con un amico, all’emozione profonda che può provocare una carezza. E soprattutto bisogna ricordare l’importanza del contatto “pelle contro pelle” nei rapporti con la persona amata. L’epidermide è lo strumento di comunicazione col mondo esterno. Il contatto con gli altri è importante perché possiamo percepire fisicamente dimostrazioni di calore e di affetto. Tanto che talora compiamo noi stessi su di noi dei gesti di autoconforto, come succede quando ci stringiamo tra le braccia, ci passiamo una mano sulla testa o sul collo, ci mettiamo il viso tra le mani.
Un dialogo continuo con il cervello
La pelle riceve moltissimi segnali e li trasmette al cervello. Però manda dei messaggi anche all’esterno: “parla” con gli altri attraverso il proprio aspetto. Manifestiamo all’esterno le emozioni che stiamo provando attraverso la sudorazione, l’arrossamento, i brividi e la pelle d’oca. La pelle comunica con gli altri anche attraverso l’odore, poiché ognuno di noi possiede un “profumo” tipico e diverso dagli altri, fatto dalla miscela unica e individuale composta dalle secrezioni delle ghiandole sebacee e sudorali.
L’odore personale cambia con l’età e si modifica anche in base alle Il contatto fisico trasmette emozioni
situazioni, alle sensazioni e alle emozioni vissute dal soggetto. La pelle dunque non è un semplice rivestimento superficiale di protezione e di contenimento, ma svolge anche dei compiti più importanti, sia sul piano delle emozioni che su quello dei rapporti sociali. Il collegamento fra la pelle, il sistema nervoso centrale e il cervello è molto profondo. Le cellule che nel feto formano il tessuto nervoso e quello epidermico hanno la stessa matrice. Anche per questo la pelle è intimamente connessa con tutto il corpo e anche con la psiche. Dai numerosi recettori sensoriali cutanei partono tantissimi segnali verso cervello, ma alla pelle arrivano anche molti altri “messaggi” inviati dal cervello stesso.
La pelle riceve anche le tracce delle nostre emozioni profonde; è molto ricettiva ma anche “espressiva”, tanto da manifestare tali emozioni attraverso particolari “sintomi”.
Sulla pelle si sfogano i disagi emotivi
L’epidermide infatti, più di altri organi diventa la sede dei disturbi “psicosomatici”, cioè i malesseri fisici che nascono da disagi emotivi. È il caso, per esempio, del prurito, dell’orticaria, degli eczemi, e soprattutto della psoriasi. Sappiamo che questi disturbi, che trovano sfogo sulla pelle, spesso non nascono da problemi fisici ma da bisogni e carenze della nostra psiche. La cute è lo specchio sia delle nostre condizioni fisiche che di quelle emotive. È la parte di noi che mostriamo agli altri; se abbiamo problemi con gli altri o con noi stessi, questa sofferenza e questo disagio si manifestano proprio sulla pelle. Viceversa, quando una persona mostra una pelle sana, luminosa, senza opacità, arrossamenti o altre irregolarità, significa che sta bene non soltanto di salute ma anche a livello emotivo. Manda all’esterno un segnale di benessere e di equilibrio.
È quindi molto importante prendersi cura dell’epidermide perché significa prendersi cura profondamente di se stessi. E chi sta bene e si sente in forma appare giovane indipendentemente dalla sua età cronologica e il suo aspetto lo dimostra.
È DIVISA IN TRE STRATI, ognuno ha diverse funzioni
La pelle è un vero e proprio organo, che svolge numerose funzioni per il nostro corpo: lo protegge dagli agenti esterni; si rapporta con l’ambiente attraverso i suoi ricettori, regola la temperatura ed elimina scarti e tossine attraverso la traspirazione. La pelle occupa una parte considerevole, anche fisicamente, nell’organismo. Nell’adulto ha una superficie complessiva di circa due metri quadrati e pesa dai tre ai cinque chili. In ogni centimetro quadrato di pelle ci sono ben tre milioni di cellule, un metro di vasi capillari, quattro metri di fibre nervose, 15 ghiandole sebacee e 400 ricettori nervosi. La pelle è suddivisa in tre strati sovrapposti che sono, partendo dall’esterno e scendendo in profondità: l’epidermide, il derma e l’ipoderma.
La suddivisione della pelle Epidermide
Derma Ipoderma
LA PARTE ESTERNA: L’EPIDERMIDE
L’epidermide è la parte più superficiale della pelle, quella che si vede esternamente. Serve a proteggere il nostro corpo dal contatto con l’esterno. È molto sottile ma robusta e resistente. È composta da vari strati di cellule sovrapposti l’uno all’altro. Quello più esterno è composto da cellule cornee molto ricche di cheratina, incastrate l’una a fianco dell’altra come mattoni, senza lasciare spazio fra di loro. Sono cellule “morte” senza nucleo, chiamate corneociti. Queste cellule epidermiche offrono riparo dai colpi meccanici, come gli urti, ma sono anche impermeabili alle sostanze nocive come gas, liquidi e batteri, e danno protezione dalle radiazioni ultraviolette. Sono legate tra loro da lipidi intercellulari (ceramidi e colesterolo) che fungono da film protettivo.
Insieme formano la barriera epidermica. Sotto lo strato corneo troviamo altri strati di cellule sovrapposti. Le cellule sulla superficie del corpo si distaccano a migliaia per volta, con un ininterrotto processo di esfoliazione chiamato “turnover cutaneo”, di cui noi non ci rendiamo conto.
Le cellule cornee dell’epidermide
Tutto lo strato cutaneo cambia in un mese
Le cellule giovani si trovano nello strato più interno dell’epidermide, quello basale. Queste cellule sono vive e si riproducono: da una ne nascono due esattamente uguali. Una rimane identica alla cellula madre, con la possibilità di moltiplicarsi; l’altra, invece, inizia a produrre cheratina, che diventa così tanta da riempire tutta la cellula ed espellere il nucleo. Queste nuove cellule risalgono di strato in
strato fino ad arrivare in superficie. Sono come delle squamette sottili, resistenti e impermeabili, grazie alla cheratina da cui sono in gran parte composte.
La cheratina è una proteina robusta e impermeabile, che compone anche peli, capelli e unghie. Le nuove cellule dell’epidermide risalite in superficie prendono il posto di quelle morte che si staccano, con un rinnovamento continuo. Il ricambio completo dello strato più esterno dell’epidermide dura complessivamente un mese.
Nel corso di un anno “perdiamo” in tutto quasi due chili di cellule cutanee. Questo rinnovamento può subire rallentamenti a causa dell’invecchiamento oppure anche accelerazioni dovute a patologie particolari, come la psoriasi, a causa della quale il turnover completo avviene anche in una sola settimana. Ciò significa che le cellule che arrivano in superficie non sono perfettamente pronte: sono ancora vive e povere di cheratina. Per questo la pelle delle persone che soffrono di psoriasi si desquama rapidamente, ma è anche arrossata e dà prurito, perché le cellule non sono “mature” per stare all’esterno.
Una pellicola protettiva fatta di acqua e grassi
Si sottolinea spesso la necessità di mantenere idratata la superficie cutanea. Ma dove si trova l’acqua nell’epidermide? Essa fa parte del film idrolipidico (cioè fatto di acqua e di grassi) che viene prodotto dalle ghiandole sebacee e sudoripare e serve da protezione superficiale, inoltre l’acqua si trova negli spazi intercellulari. L’epidermide contiene una percentuale d’acqua pari a circa il 15 o 20%, in condizioni regolari. Una percentuale molto inferiore rispetto ad altre parti del corpo, ma questo ha uno scopo preciso: fornire meno spazio di attecchimento per i germi nocivi, che hanno bisogno di acqua per proliferare. Però la pelle rischia di diventare eccessivamente “secca”, quando la percentuale di acqua scende al di sotto del 10%. Se si inaridisce si desquama troppo rapidamente. Per tenere idratata l’epidermide bisogna fornire acqua al corpo (bere adeguatamente) e
Attorno agli occhi le prime rughe
usare specifici prodotti che forniscono umidità allo strato cutaneo.
L’epidermide non può attingere acqua dagli strati più profondi della pelle, il derma e l’ipoderma, che mantengono la loro quantità d’acqua indipendentemente dalle condizioni dello strato superficiale e non la “travasano” in esso.
I segni dell’età sull’epidermide
Con il passare degli anni la velocità del turnover cutaneo rallenta, in particolare dopo i 50 anni. Dal momento che il ricambio di cellule superficiali non avviene tempestivamente, allora le cellule cornee si addossano l’una contro l’altra e l’epidermide diventa più spessa e grigia (per il colore delle squame superficiali). Dopo la menopausa, la pelle diventa meno elastica e tonica, perché diminuisce la produzione di collagene ed elastina. Si assottiglia e si modifica anche il film idrolipidico; in questo modo diminuisce anche la protezione sull’epidermide, che si disidrata più rapidamente ed è maggiormente esposta alle “aggressioni” degli agenti esterni.
Con l’invecchiamento diventa più irregolare la pigmentazione superficiale della pelle, con zone più scure e altre più chiare. Questo fenomeno si evidenzia soprattutto nelle persone che nel corso degli hanno esposto a lungo la pelle ai raggi solari, senza proteggerla adeguatamente.
Per riattivare il tessuto cutaneo
Per ovviare all’inconveniente dello scarso rinnovamento cutaneo e dell’ispessimento dello strato superficiale è possibile “rivitalizzare”
l’epidermide effettuando un massaggio quotidiano con un panno morbido o una spugnetta. Questo trattamento è utile a riattivare la circolazione del sangue all’interno dei capillari che arrivano alla pelle e serve ad attivare la generazione di nuove cellule. La cura della pelle deve avere inoltre tra gli obiettivi quello di preservare il film protettivo sull’epidermide, che contribuisce a salvaguardare la pelle e a garantirne la salute, ma anche a proteggere l’organismo. Quindi non bisogna rovinare lo “scudo” di acqua e grassi prodotto dalle ghiandole usando delle sostanze troppo aggressive. Meglio i trattamenti naturali, con creme compatibili con l’epidermide, nutrienti e idratanti. È importante che i prodotti usati sul viso e sul corpo abbiano la capacità di penetrare facilmente fra i vari strati della pelle, trasportando le sostanze utili (minerali, vitamine e oli).
Le ghiandole sebacee
Sulla pelle sono visibili delle depressioni puntiformi, i pori della pelle, che corrispondono allo sbocco delle ghiandole sudoripare e dei follicoli pilosebacei (dove fuoriescono i peli e le ghiandole sebacee).
• Le ghiandole sebacee producono il sebo (sostanza che, oltre a quella emolliente, ha funzione antisettica e antimicrobica) e mancano solo a livello del palmo della mano e della pianta dei piedi, dove i peli sono assenti.
• Il follicolo del pelo ha un’attività ciclica, alternando fasi di crescita a fasi di stasi e di involuzione.
• Le ghiandole sudoripare, sparse su tutta la superficie corporea, sono più numerose sulle mani, sui piedi, sulle ascelle e sul viso. Esse secernono il sudore, che non è semplicemente costituito da “acqua salata”, ma è un liquido in cui scorrono numerose sostanze, che hanno funzioni protettive sull’epidermide.