GUIDA PRATICA all’ERBORISTERIA
Per conoscere le proprietà delle erbe e come usarle per curare i disturbi
Per conoscere le proprietà delle erbe e come usarle per curare i disturbi
Per conoscere le proprietà delle erbe e come usarle per curare i disturbi
A cura dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica Progetto grafico: Roberta Marcante Foto e illustrazioni: Shutterstock, Age Fotostock, Fotolia, 123rf
© 2016 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it
Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore.
Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.
Rimedi antichi e attualissimi pag. 6
Proprietà e usi delle erbe medicinali pag. 13
Gli organi principali e le piante per curarli pag. 83
I disturbi più comuni e i loro rimedi verdi pag. 111
L’erboristeria è la madre della medicina moderna, in quanto gli uomini da migliaia di anni si curano sfruttando i principi attivi contenuti nelle erbe e nelle piante officinali. Anche molti dei farmaci di uso comune sono preparati sintetizzando artificialmente sostanze curative presenti nei vegetali. L’erboristeria è l’arte di conoscere gli alleati naturali della nostra salute e di impiegarne le virtù nel modo migliore.
Il termine “erboristeria” indica la disciplina che si occupa della raccolta e dell’uso delle piante, spontanee o coltivate, che sono dotate di proprietà curative, ma anche di virtù cosmetiche e nutritive. Una materia affascinante ma complessa, che richiede nozioni specifiche. Proprio perché le piante medicinali contengono sostanze che esercitano notevoli effetti sul nostro organismo, occorre conoscerne bene le proprietà per farne un utilizzo appropriato. Questo libro si propone di fornire le informazioni di base affinché ognuno possa apprendere quali sono le straordinarie qualità di molte piante e come si possono usare nella prevenzione e nella cura di numerosi disturbi. Le erbe possono essere anche di sostegno a terapie medicinali e sono utili per il prorio benessere psicologico. I rimedi erboristici servono inoltre a ridurre il ricorso a terapie più aggressive, là dove non siano strettamente necessarie, evitando così eventuali effetti collaterali.
Nel libro presenteremo le schede delle piante officinali di uso più frequente, con le loro caratteristiche e gli impieghi terapeutici abituali. Ma l’efficacia della cura dipende molto dalla materia prima che si usa; il “fai da te” nella raccolta può essere utile solamente nel caso delle erbe più comuni e riconoscibili, ma in altri casi è sconsigliabile. È difficile infatti riconoscere le specie meno note e distinguerle da piante simili, magari nocive per la salute. Occorre poi raccogliere le erbe in luoghi lontani da fonti di inquinamento, senza danneggiare la pianta e l’ambiente, rispettando le specie protette. Inoltre, le erbe devono essere colte nei loro tempi balsamici (quando contengono la maggior quantità e la miglior qualità di principi attivi), altrimenti le loro proprietà risultano affievolite. Quindi è importante rivolgersi a persone e aziende di fiducia, che garantiscano la qualità del prodotto che si acquista, perché possa essere davvero efficace.
Nell’antichità le proprietà curative delle piante venivano attribuite a una sorta di potere magico, che in molti casi si faceva risalire a un dono degli dei. Ancora oggi molte erbe conservano un fascino misterioso, anche per le leggende e i miti che sono nati attorno a essi per spiegarne le virtù. Ma la scienza ha dimostrato da tempo che gli effetti benefici di molti vegetali sono dovuti a particolari sostanze in essi contenuti, oggi identificati con precisione. Per l’organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono piante medicinali quelle che contengono in uno o più dei loro organi sostanze che si possono usare a fini terapeutici o preventivi. Sono chiamate anche piante officinali, in quanto un tempo per ricavare i rimedi venivano lavorate in apposite “officine” degli erboristi. Ogni pianta è un piccolo laboratorio chimico, che produce tutto ciò che le serve per sopravvivere, per crescere e difendersi dagli aggressori. Queste stesse sostanze agiscono nel nostro organismo e sono utili per mantenere in equilibrio le funzioni fisiologiche, per sanare disfunzioni e per combattere i nemici della salute. Ma l’efficacia delle erbe medicinali è dovuta anche al fatto che quando beviamo un infuso, o assumiamo un estratto ricavato da esse, non ingeriamo singole sostanze isolate, ma associate tra loro a comporre miscele molto più attive e benefiche, chiamate fitocomplessi. Essi sono anche più facilmente biodisponbili, cioè effettivamente assimilabili dal nostro corpo.
Le sostanze che si possono trovare comunemente nelle piante medicinali sono parecchie: alcaloidi, glucosidi, flavonoidi, lipidi, mucillagini, oli essenziali, resine, saponine, tannini, oltre ai nutrienti (come i carboidrati) o ai micronutrienti (vitamine e sali minerali). Ognuna di queste “famiglie” di sostanze esplica un proprio effetto sul nostro organismo, ma ogni pianta ne contiene tipi differenti e in percentuali diverse, creando un fitocomplesso unico e dotato di proprietà particolari. La parte della pianta che è responsabile di una determinata azione farmacologica o che contiene la più alta concentrazione dei principi attivi a cui si deve tale effetto sul nostro organismo viene chiamata “droga”.
I principi attivi possono essere contenuti in ogni parte della pianta: fiori, foglie, frutti, semi, radici, rizomi, corteccia, linfa, rami e germogli
Per sfruttare le proprietà delle piante e delle erbe medicinali facciamo ricorso a vari preparati, che ci consentono di ricavare le loro sostanze benefiche e di assimilarle. Alcuni rimedi si possono preparare in casa dopo essersi procurati le parti vegetali più ricche dei principi attivi. Altri rimedi richiedono una preparazione più elaborata e si trovano in erboristeria o in farmacia.
TISANA - In generale si definisce tisana un rimedio ottenuto dall’infusione di una o più piante in acqua e poi assunto come bevanda. Le tisane possono essere preparate sostanzialmente in due modi: infusi e decotti.
INFUSO - Si ottiene versando acqua bollente sulle parti tenere della pianta (i fiori, le foglie e i germogli) e lasciando in infusione per circa 10 minuti, poi si filtra e si beve. È preferibile sorbire subito, perché i principi attivi sono spesso volatili.
DECOTTO - Si usa per le parti più dure della pianta (semi, radici, corteccia...) mettendole in acqua fredda e facendole bollire da 5 a 30 minuti, poi si lascia in infusione altri 5 minuti, si filtra e si beve.
MACERATO - Per ottenerlo si lasciano immerse a lungo le parti della pianta in acqua oppure in olio, vino o alcol. Si fanno macerare per un periodo che può andare da una notte a qualche settimana, a seconda della droga o del solvente.
GEMMODERIVATO - Viene anche definito macerato glicerico e in questo caso si utilizzano solo le parti più giovani della pianta (gemme e germogli), che vengono lasciate a macerare a freddo in glicerina e alcol.
TINTURA MADRE - La tintura madre (T.M.) si ricava macerando la droga in acqua e alcol, generalmente per tre settimane.
ESTRATTO - Viene ricavato macerando la parte della pianta in alcol, acqua o glicerina e poi facendo evaporare del tutto o in parte il solvente. In questo modo si può produrre un estratto fluido (liquido), molle (semiliquido) o secco (in polvere).
OLIO ESSENZIALE - È la sostanza oleosa e aromatica che viene estratta dalla pianta attraverso spremitura oppure tramite distillazione.
Per un utilizzo appropriato di tutti i rimedi erboristici occorre tenere conto delle indicazioni che forniamo nel libro e di alcune regole generali, che riassumiamo qui di seguito, allo scopo di evitare possibili rischi per la salute.
• Non sostituire di propria iniziativa un farmaco prescritto dal medico con un rimedio erboristico. Occorre sempre consultare il medico curante; quando ci prescrive una cura è importante avvisarlo se stiamo assumendo prodotti a base di piante medicinali, che potrebbero interferire coi farmaci. È opportuno interrompere il trattamento dopo un paio di mesi e eventualmente riprenderlo dopo una sosta. Quando i sintomi persistono nonostante l’assunzione dei rimedi erboristici, è opportuno rivolgersi al medico.
• La tolleranza ai medicamenti è minore nelle persone anziane, quindi il dosaggio dovrebbe essere inferiore a quello indicato (va ridotto a circa due terzi). Per quanto riguarda i bambini, in linea generale, fino ai tre anni è bene non somministrare cure che non siano state prescritte dal pediatra e che non siano indispensabili. Dopo i tre anni, somministrare sempre con cautela i rimedi erboristici e a dosi dimezzate.
• Nei primi tre mesi di gravidanza sono controindicate tutte le piante officinali; in seguito è opportuno assumere rimedi solo dopo aver consultato il medico. Durante l’allattamento è bene tenere presente che quasi tutte le sostanze assunte dalla madre passano al bambino attraverso il latte.
Per poter sfruttare le importanti proprietà benefiche delle piante medicinali è importante in primo luogo conoscerle. Nel prossimo capitolo presentiamo le schede dettagliate di ognuna delle piante officinali di uso più frequente, con le caratteristiche botaniche, le sostanze contenute, le proprietà e gli utilizzi curativi più abituali. Il capitolo successivo sarà dedicato invece ai principali organi del nostro corpo e alle piante che sono utili per depurarli, disintossicarli e proteggerli dai disturbi. Nell’ultima parte, infine, presentiamo un elenco delle patologie e dei malesseri più comuni, con i rimedi erboristici più indicati per ciascuno di essi.
Gli infusi e i decotti sono i metodi di preparazione più comuni e più semplici per i rimedi erboristici. Per ottenere i risultati migliori è opportuno seguire alcune semplici regole pratiche che presentiamo in queste pagine. Le indicazioni qui fornite sono utili per tutti gli infusi e i decotti che vengono indicati nel libro come rimedi contro i vari disturbi. Si consiglia di non eccedere superando il dosaggio indicato.
È il sistema più semplice per adoperare le erbe medicinali, estraendo le sostanze curative attraverso l’infusione in acqua calda. Questa preparazione si usa soprattutto per fiori, foglie e steli, che sono le parti più delicate della pianta e non devono essere fatte bollire in acqua. Generalmente l’infuso si beve caldo, in particolar modo in caso di febbri, raffreddori e disturbi respiratori, mentre per problemi all’apparato urinario è consigliabile assumerlo tiepido o freddo.
Dosi, tempi e quantità Generalmente per fare l’infuso si usa un cucchiaino di erba secca per ogni tazza (della capacità di 250 ml) o un cucchiaio di erba fresca. Una dose più specifica e precisa (in grammi) può essere indicata dall’erborista o sulla confezione. Il tempo di infusione standard è di 10 minuti, ma può variare per alcune erbe (su indicazione dell’erborista o del produttore). Si bevono in genere due o tre tazze di infuso al giorno.
1Metti l’erba medicinale in una teiera (oppure in una tisaniera dotata di un filtro). Versaci sopra l’acqua calda (prossima alla bollitura ma non ancora bollente) .
2Lascia in infusione a recipiente coperto (per conservare le essenze volatili) poi filtra con un colino e bevi una tazza. Se vuoi dolcificare, usa poco miele o la stevia.
Con il termine tisana si intende di solito non l’infuso di una singola erba, ma quello fatto con una miscela di erbe, al massimo 6 o 7. La composizione risponde a regole ben precise. Circa la metà deve essere costituita dal rimedio base: l’erba (o le erbe) che danno l’effetto salutare richiesto. Si aggiungono poi 1 o 2 erbe che ne rafforzano l’azione benefica, quindi 1 erba per dare colore alla tisana e infine un’altra per migliorarne il gusto o il profumo. La miscela si fa preparare dall’erborista o si crea in proprio, dosando bene gli ingredienti. Mescolati i componenti, si versano in un contenitore adatto (che può essere di terracotta o di vetro con chiusura ermetica). Al momento di fare la tisana si adopera un cucchiaio di miscela per ogni tazza.
Questo metodo comporta un’estrazione più decisa degli ingredienti attivi della pianta rispetto all’infuso, e si usa per le parti più “dure” della pianta officinale: radici, cortecce, rametti e alcuni tipi di bacche. Si mettono in acqua fredda e si fanno bollire lentamente per un periodo da 5-30 minuti, a seconda della pianta e della parte utilizzata. Come l’infuso, si beve solitamente caldo, ma può essere adoperato esternamente sulla parte da trattare, facendo impacchi o lavaggi.
La quantità di pianta medicinale che si usa per il decotto è di solito uguale a quella indicata per l’infuso. Occorre però usare più acqua (circa 300 ml per ogni tazza) perché evapora bollendo.
Acquistando gli ingredienti occorre controllare che essi siano preparati in “taglio tisana”, cioè ridotti in piccole parti, perché si possano estrarre meglio le sostanze utili. Se si usano parti grandi o troppo dure, vanno spezzettate oppure schiacciate in un mortaio.
1Metti le parti della pianta in un pentolino (preferibilmente di acciaio inox o smaltato) e versaci sopra l’acqua fredda. Porta a ebollizione, quindi lascia sobbollire a recipiente semicoperto per un periodo da 5 a 30 minuti, secondo le indicazioni date per ogni singola pianta.
Filtra con un colino e versa in una caraffa. Bevine una tazza e conserva il resto da bere in giornata.
Il nome - Deriva dall’eroe greco Achille, che guarì le ferite di Telefo, re della Misia, proprio con questa pianta. Parti usate - Fiori, foglie. Le origini - L’achillea appartiene alla famiglia delle Composite (Asteracee), cui appartengono anche il tarassaco e la calendula. Ha fiori bianco-rosati, un sapore amaro e astringente. Cresce spontanea in Europa, Asia occidentale, America del Nord e Australia. Nell’antica Grecia, si usavano le foglie per fermare la fuoriuscita di sangue dalle ferite.
Contiene achilletina e achilleina, che stimolano la coagulazione del sangue; camazulene, che rilassa i muscoli dell’apparato digerente; eugenolo, mentolo, quercetina, rutina, acido salicilico, che hanno proprietà antinfiammatorie e analgesiche; tannini, terpeniolo, cineolo.
È antispasmodica (combatte dolori e spasmi muscolari), amaro-tonica, antibatterica, astringente, cicatrizzante, leggermente sedativa, antiallergica.
Serve a trattare ferite lievi e dolori muscolari, viene usata contro l’insufficienza venosa degli arti inferiori, in caso di emorroidi, per regolarizzare il ciclo mestruale, nei problemi gastrointestinali e in caso di sovrappeso. Non usare in gravidanza.
I cinesi impiegavano l’achillea nella cura dei morsi di cani e serpenti, oltre che nel rituale dell’I Ching per predire il futuro. I medici ayurvedici la utilizzavano per far abbassare la febbre.
• Difficoltà di digestione, gastrite lieve, diarrea, stitichezza, dolori mestruali, stress: assumere 1- 3 tazze di infuso al giorno, fino alla scomparsa dei sintomi.
• Come depurativo e antiallergico: 1-2 tazze di infuso al dì per un mese. Adatto ai cambi di stagione abbinato a ribes nero (50 gocce di estratto analcolico concentrato o di macerato glicerico 1 volta al dì).
• Sovrappeso: 5 gocce di estratto analcolico concentrato o tintura madre diluite nell’infuso, 3 volte al dì.
• Emorroidi, ragadi anali: utilizzare il decotto tiepido o freddo per lavaggi e impacchi.
In alternativa mescolare in parti uguali tintura madre di Achillea, Vitis vinifera e Ruscus aculeatus, assumere 40 gocce della miscela diluite in acqua, 3 volte al dì.
• Ipertensione (come coadiuvante), tabagismo: 40 gocce di estratto analcolico concentrato o T.M. in un po’ di acqua 3 volte al dì. Assumere per 3 mesi, poi sospendere ed eventualmente ripetere. In alternativa, usare l’infuso.
• Iperglicemia (come coadiuvante): 350 mg di estratto secco in capsule tre volte al giorno. Proseguire il trattamento per 3 mesi, poi sospendere ed eventualmente ripetere. In alternativa, usare l’infuso.
• Arteriosclerosi (trattamento preventivo): 100 mg di estratto secco di Allium cepa e 250 mg di estratto secco di Allium sativum, 3 capsule al giorno da assumere con acqua prima dei pasti.
• Fermentazioni intestinali: mangiare 3 spicchi al giorno di aglio.
Il nome - Deriva da “al”, radice che si ritrova nelle lingue dei popoli celti e che significa caldo, bruciante. In sanscrito è chiamato “bhutagna”, vale a dire, uccisore di mostri. Parti usate - Bulbi.
Le origini - Appartiene alla famiglia delle Liliacee; la parte impiegata è il bulbo. Cresce spontaneo in Europa, Asia, Medio Oriente. È un antico medicamento, già usato dagli Egizi e da Ippocrate che lo consigliava per la cura di infezioni, ferite e per la lebbra.
Olio essenziale, alliina (che nel bulbo pestato o tagliato dà luogo alla formazione di allicina), diallilsolfuri, ajoene; contiene anche principi antibiotici dati da garlicina e alisina, sali minerali, vitamine e acido fitinico.
Contribuisce al controllo dell’ipertensione ed è antimicrobica (combatte virus e batteri), antiaggregante piastrinica, ipocolesterolemizzante (riduce i livelli di colesterolo cattivo), ipoglicemizzante (riduce i livelli di zucchero nel sangue), stimolante delle difese immunitarie, antiossidante, disinfettante intestinale, antisettica polmonare.
Ipertensione, ipercolesterolemia, fermentazioni, trattamento dei disturbi da intossicazione di nicotina. In alcuni casi potrebbe dare allergia.
Ghirlande d’aglio per il dio Sokar e la dea Bastet Nell’antico Egitto, gli adoratori di Sokar, una divinità dell’oltretomba, si adornavano di ghirlande d’aglio. Mentre i devoti della dea Bastet, dalla testa felina, alla quale erano consacrati i gatti, ne mangiavano gli spicchi.