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La guida pratica per comunicare bene
Troverete le regole per avviare e condurre bene una conversazione, per affrontare i discorsi difficili, per riconoscere chi sta mentendo e per non farsi manipolare. In più: il linguaggio nascosto della seduzione e i cambiamenti nella comunicazione dovuti all’uso di cellulari e internet.
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Comunicare bene è la chiave per costruire rapporti positivi e mantenere relazioni durature. In questo libro tutti i consigli per scegliere le parole giuste, il tono di voce e i gesti adatti in ogni situazione della vita, per evitare incomprensioni e ostilità, creando empatia con il nostro interlocutore.
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comunicare bene
Come usare il linguaggio verbale e quello del corpo per farsi capire e per migliorare i rapporti con gli altri 11/06/15 11:13
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La guida pratica per comunicare bene Editing: Giuseppe Maffeis Con la collaborazione di Giada Bossi Grafica di copertina: Roberta Marcante Immagine di copertina: Alberto Ruggieri Foto: 123rf, Fotolia © 2015 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.
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SOMMARIO
INTRODUZIONE
Le parole hanno un grande peso....................................... 7 Capitolo 1
Regole generali per una buona comunicazione........... 13 Capitolo 2
Saper avviare e condurre la conversazione................. 39 Capitolo 3
Come affrontare i dialoghi più difficili.......................... 55 Capitolo 4
Anche il corpo ha il suo linguaggio............................... 75 Capitolo 5
I messaggi nascosti della seduzione.............................. 93 Capitolo 6
Le strategie usate da chi mente..................................... 117 Capitolo 7
Difendersi dai “tranelli” verbali.................................... 135 Capitolo 8
Comunicare col cellulare o internet............................. 149
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Introduzione
Le parole hanno un grande peso
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onostante il detto latino “verba volant”, le parole in realtà non “volano”, ossia non “spariscono” subito dopo essere state pronunciate. Anche quelle in apparenza più innocue hanno un loro peso, e il loro effetto può modificare profondamente la nostra visione della realtà e i rapporti fra le persone che ci circondano. Usare le parole nel modo giusto o nel modo sbagliato può fare un’enorme differenza. Come dicono sociologi e filosofi del linguaggio, le parole creano azioni e stati d’animo, e hanno immediate conseguenze a livello pratico, in chi le pronuncia e in chi le ascolta. Quando il giudice pronuncia la frase: «Ti condanno», o il prete dice: «Vi unisco in matrimonio», è la parola a compiere l’azione. Ma anche le frasi molto più banali e quotidiane influiscono continuamente sulla realtà. Pensiamo a come le parole che ci dicono possono cambiare il nostro stato d’animo, influenzarci, offenderci, allontanarci o ci avvicinarci a qualcuno. Quante volte, parlando con un amico, questi ci ha fatto cambiare idea su questioni di cui eravamo convintissimi, stravolgendo i nostri programmi? Ogni dire è sempre anche un fare. Ogni parola ha effetti, e 7
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Introduzione
quando parliamo facciamo sempre accadere delle cose dentro di noi e nel mondo che ci circonda. Il linguaggio, dunque, dà forma alla nostra vita in ogni momento, ed è per gli esseri umani lo strumento di comunicazione per eccellenza. La saggezza orientale dice: “Non usare il linguaggio sbagliato. Non solo è ingannevole, ma strutturerà male la tua mente. E la tua mente, a sua volta, si colmerà di identificazioni false”. È importante, allora, essere consapevoli del modo in cui noi parliamo agli altri, e in cui gli altri ci parlano, e usare la parola in maniera efficace, per creare attorno a noi un ambiente favorevole e corrispondente ai nostri reali bisogni.
Comunicare non è una guerra Lo scopo di questo libro è proprio quello di fornire indicazioni e spunti di riflessione per gestire con maggiore consapevolezza le situazioni comunicative più comuni, e migliorare il modo di interagire con gli altri. Nei primi capitoli spieghiamo le caratteristiche generali della buona comunicazione, verbale e non verbale, con un occhio anche alle nuove tecnologie comunicative esplose dopo l’avvento di internet e dei cellulari. Passiamo poi a esaminare alcune forme di comunicazione particolari: quella della seduzione e quella della menzogna, per poi parlare delle situazioni più difficili da gestire: i litigi, le critiche, i giochi sleali e altri “cortocircuiti” comunicativi. Passando in rassegna i diversi modi della comunicazione, daremo dei consigli e delle indicazioni pratiche; non 8
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Le parole hanno un grande peso
si tratta però di regole fisse, da copiare alla lettera, ma di suggerimenti da adattare secondo la situazione. Non esistono infatti strategie universali da copiare e mettere in atto sempre. Nel mondo anglosassone è in voga l’abitudine di stabilire delle regole rigide a delle norme di comportamento che sarebbero in grado di trasformarci in perfetti e abili comunicatori. Di solito però si tratta di indicazioni per poter meglio “manipolare” gli altri; la comunicazione viene vista come se fosse una sorta di guerra, con un vincitore e uno sconfitto. Un approccio del genere allontana la comunicazione dalla spontaneità, dalla creatività del linguaggio e dalla genuinità dei contenuti, su cui dovrebbe basarsi, invece, la maggior parte delle situazioni comunicative. L’intento dovrebbe essere quello di riuscire a esprimere completamente se stessi, non di “sottomettere” gli altri ai nostri fini. Se ciò non avviene, si perde di vista il significato profondo della parola e il suo valore espressivo; quindi il nostro modo di comunicare diviene rigido, conformato, perde di spessore e di sincerità emotiva. E, in definitiva, risulta più vuoto e meno efficace.
Ognuno ha il proprio “stile” Uno stile verbale è proprio come un vestito: non tutti i vestiti ci stanno bene e ci rappresentano, e allo stesso modo non tutti gli stili comunicativi sono adatti a noi. Il nostro modo naturale di comunicare è il vestito che ci sta meglio in assoluto: appartiene soltanto a noi ed è una nostra caratteristica preziosa e vincente. È bene dunque imparare a svilupparlo, per potersi esprimersi a pieno. 9
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Introduzione
Ma per riuscire a farlo, è utile conoscere e seguire delle linee guida, per orientarsi nella giungla del linguaggio e comunicare con gli altri in maniera appropriata. In questo modo, possiamo capire più facilmente le intenzioni di chi abbiamo di fronte, riconoscere chi tenta di manipolarci, usare le frasi giuste per difenderci, per far valere nel modo migliore le nostre idee e le nostre scelte. Si tratta di principi generali, che ci consentono di aumentare la nostra competenza comunicativa, e di capire quelle altrui, imparando a dare importanza al linguaggio e a usarlo bene.
La “voce” del corpo Un approccio efficace ai principi della comunicazione si concentra innanzitutto sulla consapevolezza del proprio stile verbale, sulla scelta delle parole più significative e sull’eliminazione di quelle che sono le “zavorre comunicative” più dannose, cioè le abitudini che ci portiamo dietro senza che ce ne accorgiamo ma che, di fatto, ci ostacolano nell’espressione di noi stessi e nella ricerca di un contatto vero e appagante con gli altri. La prima cosa è dunque essere consapevoli di come ci comportiamo nel momento in cui comunichiamo. Non solo di quello che stiamo dicendo, ma anche delle posture che adottiamo, dei gesti che compiamo, degli sguardi e dei sorrisi, di come ci muoviamo e ci atteggiamo. Il corpo esprime i nostri stati d’animo meglio delle nostre parole, perché non è schermato da filtri mentali. Per poter comunicare bene e con chiarezza occorre che vi sia sintonia 10
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Le parole hanno un grande peso
tra quello che diciamo, quello che pensiamo e gli atteggiamenti del nostro corpo. Se c’è tensione, si avvertirà dai nostri gesti e anche il modo di parlare sarà carico di tensione. Se ci sentiamo sereni, anche il nostro corpo esprimerà tranquillità e la parola, scorrerà in modo più fluido e positivo. Il corpo ha anche un suo linguaggio particolare, che accompagna quello della parola e si fa sentire costantemente nelle nostre interazioni con gli altri, come un mezzo di espressione parallelo a quello verbale. Nel libro analizzeremo anche questo aspetto della comunicazione, di cui occorre avere coscienza non solo per essere più consapevoli di come ci rapportiamo agli altri, ma anche per capire i reali stati d’animo e le intenzioni di chi abbiamo di fronte. Cercheremo di dare indicazioni utili per dialogare bene in ogni situazione: da quelle amichevoli a quelle più difficili. Parleremo anche del linguaggio della seduzione, di come riconoscere la menzogna e di come difenderci da chi vuole manipolarci. Come vedremo, in ogni circostanza è molto importante, migliorare la nostra consapevolezza comunicativa, acquisire un modo di parlare e di esprimersi improntato alla naturalezza e all’armonia. Saper comunicare bene con gli altri non significa annullare la propria individualità per adattarsi a chi abbiamo di fronte, ma al contrario vuol dire saper esprimere davvero le nostre caratteristiche di unicità e di creatività, in modo che gli altri ci conoscano come davvero siamo e non come possiamo apparire “ingabbiati” dagli schemi di un linguaggio standardizzato.
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capitolo 1
Regole generali per una buona comunicazione
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Capitolo 1
Dire soltanto ciò che serve davvero
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pesso non riusciamo a comunicare in maniera efficace perché siamo confusi, e ciò si riflette in quello che diciamo; oppure sappiamo troppo e non riusciamo a sintetizzare le informazioni, e il nostro linguaggio diventa complicato e contorto. O magari, semplicemente, siamo stanchi e distratti, e senza volerlo forniamo informazioni sbagliate al nostro interlocutore. In questi casi, qualcosa si inceppa nel nostro tentativo di dire la nostra e chi ci ascolta non ci comprende. Questo accade perché abbiamo trascurato l’interlocutore. Per comunicare con chiarezza, dobbiamo sempre ricordarci di favorirlo, seguendo alcune regole di base. Elaborate negli anni Settanta dal filosofo del linguaggio Grice, costituiscono una sorta di bon ton comunicativo - utile quando vogliamo dire qualcosa in maniera lineare ed efficace, per esempio, sul lavoro, per cooperare al meglio con i colleghi e migliorare l’efficienza del gruppo, oppure quando esponiamo un argomento, o ancora per dare istruzioni e indicazioni. Il messaggio raggiunge l’altro nel modo più corretto solo se tutte e quattro le regole sono rispettate.
Non parlare oltre il necessario - Le tue parole devono contenere informazioni sufficienti rispetto allo scopo della conversazione. Non devi fornirne né più, né meno del necessario. Se, per esempio, durante un colloquio 14
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Regole generali per una buona comunicazione
d’esame forniamo una quantità eccessiva di informazioni rispetto alla domanda che ci viene posta, perdiamo di vista il senso complessivo del nostro discorso, disorientando l’interlocutore. Ma se, al contrario, siamo troppo sintetici rischiamo di omettere informazioni importanti, e la comunicazione non andrà a buon fine. È la regola della quantità. Non spacciare per vero ciò che pensi sia falso - Non riportare come vero ciò che ritieni falso o per cui non hai abbastanza prove. Se, infatti, dici deliberatamente il falso, o spacci per vere informazioni di cui non sei certo, non stai collaborando con il tuo interlocutore e lo porti a credere cose non esatte. Si tratta della regola della qualità di ciò che dici. Il tema delle bugie tocca però argomenti più vasti, di cui parleremo. Non uscire di tema e non divagare - La tua argomen-
tazione deve essere coerente, avere una struttura logica e toccare un solo argomento per volta. Fatti capire con chiarezza - Evita di esprimerti con
frasi oscure e contorte; non parlare in modo ambiguo, non dilungarti e cerca di essere ordinato mentre esponi i tuoi argomenti. Queste sono le regole per una comunicazione efficiente e limpida, quando gli interlocutori cooperano. Ma la comunicazione non è sempre così trasparente e lineare. Anzi, a volte si basa proprio sul non detto, sul fraintendimento e sull’incomprensione. In questo caso si parla 15
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