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L’arte di prendersi cura di sé
L’arte di prendersi Morelli cura di sé Raffaele Raffaele Morelli le piccole cose che cambiano la vita
Edizioni Riza - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it
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Non diamo mai importanza alle “azioni minime”, ai piccoli gesti quotidiani, come bere il caffè, guidare, stirare, camminare… Pensiamo che siano solo un passaggio obbligato per arrivare al vero obiettivo di oggi, di domani, della nostra vita. Così viviamo per qualcosa che non esiste: quel “domani” non c’è, e quando arriverà, non lo degneremo di uno sguardo, sempre proiettati altrove. Invece, prova a pensare che è tutto qui, ora, in questo preciso momento! Ciò che fai non vale perché ti porta a qualche meta, ma è importante di per sé. Tutto si esaurisce nel gesto che stai facendo: quel gesto è tutta la vita. Quando sei immerso completamente nell’azione, senza alcun pensiero, il cervello è nella condizione ideale per secernere le sostanze del benessere e dell’autoguarigione, che spengono lo stress e regalano la pace interiore.
Raffaele Morelli
le piccole cose che cambiano la vita Il segreto della felicità è nascosto nei semplici gesti quotidiani
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le piccole cose che cambiano la vita Il segreto della felicità è nascosto nei semplici gesti quotidiani
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Le piccole cose che cambiano la vita Riedizione dagli Oscar bestsellers Mondadori Grafica di copertina: Roberta Marcante © 2018 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore.
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IndIce introduzione • Senza pensieri, si accende la luce dentro di noi ............7 capitolo primo • Immergiti nelle azioni minime .....................................21 capitolo secondo • Diventa puro sguardo ..................................................33 capitolo terzo • Accetta le cose come sono ..........................................47 capitolo quarto • Parla con te stesso ......................................................61 capitolo quinto • La donna cambierà il mondo .......................................71 capitolo sesto • Cedi ai tuoi demoni .....................................................93 capitolo settimo • Non spiegare l’amore ................................................ 107 capitolo ottavo • Non decidere ............................................................. 127 capitolo nono • Il banale è l’immenso ................................................ 143
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capitolo primo
Immergiti nelle azioni minime
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aro dottor Morelli, vorrei sottoporle un quesito per me urgente. Conosco e leggo la sua rivista da tanto tempo, ho letto decine e decine di libri sulle filosofie orientali (quelle occidentali le ho studiate a scuola), pratico la meditazione yoga vipassana e, soprattutto, cerco di applicare alla vita di tutti i giorni gli insegnamenti che queste letture mi hanno dato, insieme alla psicoterapia che ho fatto in passato. Sono riuscita a superare i miei problemi piĂš gravi, la bulimia e propensioni auto-distruttive, e oggi sto abbastanza bene. Abbuffate e inclinazioni nichiliste sono solo un lontano ricordo. Anche nella sfera sentimentale sono riuscita ad accettare di non poter avere una relazione stabile e duratura, e non ne faccio un dramma. Vivo la vita come un flusso, senza domandarmi se ho raggiunto o meno le famose tappe obbligatorie: laurea, matrimonio, figli, una casa ecc. Nel lavoro invece ho grandi difficoltĂ , che neanche 21
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Le piccole cose che cambiano la vita
tutto il mio cammino interiore è riuscito a scalfire. Le faccio un esempio calzante e recentissimo. Sono una promotrice finanziaria e due giorni fa ero a Milano per la convention annuale. Era stato invitato un importante allenatore di calcio che, come era prevedibile, ha tenuto un intervento su come “essere vincenti”. Naturalmente, tutti gli incontri a cui partecipo hanno lo stesso tema, dato che lavoro in un’azienda che deve vendere e guadagnare; quindi questa non è un’accusa contro l’allenatore. Si è parlato di lotta, di “tener duro”, di andare diritti alla meta, di non cedere mai, di avere obiettivi sempre e comunque più ambiziosi, di considerarsi al di sopra degli altri... Tutto questo è agli antipodi rispetto a quello che insegnano il Buddha, il Tao, e ogni altro Saggio. Io mi sento squartata dentro: da una parte questi insegnamenti che mi sono consoni, e che hanno dato sollievo alla mia perenne angoscia, dall’altra la crudezza della realtà, l’impellenza delle bollette da pagare e dei soldi per vivere onestamente! Non riuscirò mai a essere un “bravo venditore” come la società pretende da me, e mi chiedo: c’è in questo caso una via di mezzo, una soluzione intermedia, o qualcos’altro che non conosco? Si può vivere in questa società materialista, consumista e truffaldina, coltivando il vuoto, la cedevolezza e meditando? Per poter essere “cedevole”, devo necessariamente rinunciare a un certo tipo di lavoro? Può la motivazione non essere solo quella economica? Un manager può essere zen? Spero di essermi espressa chiaramente. Il problema è ampio e molto diffuso, mi creda. La prego di rispondermi, perché tengo molto a quello che lei può pensare al riguardo. La ringrazio anticipatamente». Raffaella 22
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Capitolo primo
Sa, cara Raffaella, che cosa ho imparato più di tutto in questi anni? A ridurre lo sforzo, la fatica. Quando faccio qualcosa, quando mangio, quando guido, quando scrivo un articolo, quando sono in aereo, in treno, non sempre, ma a volte mi soffermo sulla mia presenza interiore; la ascolto, la osservo, la percepisco. E così mi accorgo se sto facendo fatica, se sto lottando. Se avverto che mi sto sforzando per realizzare i miei gesti, rallento... Mi dico: «Raffaele, stai facendo troppo sforzo!». Tutto qua. C’è poi un’altra cosa che faccio: sono presente, immerso, preso, assorbito, incantato dalle “azioni minime”, sì, quelle azioni che in genere riteniamo banali; quando bevo il caffè, per esempio, io sono lì, solo lì. Non lo faccio sempre (la parola “sempre” si è allontanata dal mio vocabolario), ma quando sento che i pensieri stanno prendendo il sopravvento, io mi tuffo, mi immergo nelle azioni. Guardo la mia mano che scrive, la penna che scorre sul foglio, e sento dilatarsi la mia presenza interiore; sono totalmente assorto, rapito dal gesto. Non mi ritiro, amica mia, e neppure penso che serva, in meditazione. Non mi chiedo se il mondo è buono o cattivo, no, io porto l’attenzione sul mio gesto. Così facendo, un giorno, mentre guidavo il più in fretta possibile per assistere un amico morente, ho sentito una pace, una tranquillità, una serenità che forse non avevo mai sperimentato. Sono arrivato in ospedale, e il mio amico era fuori pericolo... Non so se il mio “stato tranquillo” è servito alla sua guarigione, ma so che nel mio interno la serenità sgorga spontaneamente ogni volta che sono immerso nell’azione. 23
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Le piccole cose che cambiano la vita
Per me non c’è quasi più una meta da raggiungere, non ci sono più obiettivi che mi prefiggo. No, ci sono le cose che sto facendo e il mio essere immerso in loro: è il più potente antidepressivo che esista. Secondo il Saggio chassidico Baal Shem Tov, tutti i gesti, anche i più piccoli e insignificanti, se compiuti in uno stato di coscienza in cui si è presenti a se stessi e con la mente vuota, racchiudono una speciale essenza spirituale. Scrive Baal Shem Tov: «La più alta cultura dell’anima resta fondamentalmente arida e sterile, a meno che da questi piccoli incontri, a cui noi diamo ciò che spetta loro, non sgorghi, giorno dopo giorno, un’acqua di vita che irriga l’anima» Sono le “azioni minime” che cambiano la nostra vita. Si ammala chi crede che debba arrivare “una svolta”, o chi passa il tempo a rimuginare sulla sua vita sbagliata, oppure a pensare, come fa lei cara Raffaella, che dobbiamo conciliare teoria e pratica, affari e buddhismo, business e Zen. Non c’è da diventare un buon venditore, un buon manager o un uomo d’affari realizzato. No, c’è soltanto da essere immersi in quello che si sta facendo e poi, sarà quel che sarà. Friedrich Nietzsche a questo riguardo afferma: «L’uomo non è la conseguenza di una sua propria intenzione, di una volontà, di uno scopo, con lui non si tenta di raggiungere un “ideale di uomo” o un “ideale di felicità” o un “ideale di moralità”, è assurdo voler fare rotolare il suo essere verso un qualsiasi scopo. Noi abbiamo inventato il concetto di “scopo”: nella realtà lo scopo manca... Si è necessari, si è un frammento di destino, si appartiene al Tutto, si è nel Tutto...» 24
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Capitolo primo
Non avere mai un secondo pensiero Se vogliamo tradurre in immagini il concetto di “azioni minime”, possiamo rifarci al grande pittore olandese del XVII secolo Jan Vermeer. Vermeer dipinge le “azioni minime”: una donna che ricama, una che cuce, una che versa il latte, una che scrive una lettera... Pochi quadri, capolavori, ma c’è qualcosa che lo rende unico, egli fa una cosa sconvolgente: prende queste “azioni minime” e le riempie di luce. La sua arte è questa: riempire di luce le “azioni minime”. Che bisogno c’è, che senso ha inondare di luce una donna che ricama? Perché Vermeer ha capito come nessun altro che c’è una “luce interna” che inonda le “azioni minime”. Noi ci siamo riempiti la testa di cose importanti da fare, di obiettivi da raggiungere, di successi da inseguire, e poi... e poi? Vermeer ritiene invece che l’Assoluto, il centro dell’universo, la vita, siano lì, nelle “azioni minime”, dove noi non siamo mai. A tal proposito Martin Buber, filosofo e studioso della cultura chassidica - citando il Maestro Rabbi Bunam scrive: «Ci sforziamo sempre, in un modo o nell’altro, di trovare da qualche parte quello che ci manca. Da qualche parte, in una zona qualsiasi del mondo o dello spirito, ovunque tranne che là dove siamo, là dove siamo stati posti: ma è proprio là, e da nessun’altra parte, che si trova il tesoro. Nell’ambiente che avverto come il mio ambiente naturale, nella situazione che mi è toccata in sorte, in quella che mi capita giorno per giorno, in quella che la vita quotidiana, mi richiede: proprio in questo risiede il mio compito essenziale, lì si trova il compimento dell’esistenza messo alla mia portata». 25
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