Breve corso di autostima

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L’arte di prendersi cura di sé

L’arte di prendersi cura di sé Raffaele Morelli Raffaele Morelli breve corso di AUTOSTIMA

Edizioni Riza - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it

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Per coltivare l’autostima non dobbiamo giudicarci, indirizzarci, correggerci o definirci. Pensare di dover ottenere di più da noi stessi significa ritenere di non essere abbastanza, e quindi condannarsi alla disistima. Non ci sono sforzi da fare, mete da raggiungere, tutto dipende soltanto da un rapporto naturale e libero con il nostro mondo interiore. Occorre solo percepire se stessi nel presente: sentire le proprie emozioni e gli stati d’animo, senza volerli ingabbiare, spiegare o cacciare. Più li percepiamo liberi da ogni commento, e più possiamo mettere a frutto l’energia vitale che abita dentro di noi, la guida profonda che ci porta dove dobbiamo andare. In questo consiste essenzialmente l’autostima: riuscire ad essere davvero noi stessi.

Raffaele Morelli

breve corso di AUTOSTIMA La fiducia in te stesso è l’unica vera conquista da realizzare

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breve corso di AUTOSTIMA La fiducia in te stesso è l’unica vera conquista da realizzare

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Breve corso di autostima A cura di Davide Mosca Grafica di copertina: Roberta Marcante © 2018 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore.

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Indice

prefazione

• L’autostima è seguire il ritmo del proprio cuore.............................. 7 CAPITOLO 1

• Il presente è la casa dell’autostima................................ 13 CAPITOLO 2

• Tu non sei quello che credi di essere............................. 55 CAPITOLO 3

• Non devi migliorare ma devi solo essere te stesso...................... 119

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prefazione

L’autostima è seguire il ritmo del proprio cuore A differenza di quello che comunemente si crede, l’autostima non è qualcosa da raggiungere a prezzo di sforzi e sacrifici, non è una meta lontana, né un traguardo difficile. L’autostima che desideri è già dentro di te, ma per trovarla è necessario riconoscerla. Prova a pensare: che cos’è per te l’autostima? Avere riguardo di te stesso? Provare considerazione per quello che sei? Riporre fiducia nelle tue qualità? Alcune di queste idee sono sensate, almeno all’apparenza, ma nascondono un pericoloso pregiudizio, un vizio di forma fatale: presuppongono una definizione precisa di ciò che sei. Però definirti è parte del problema, non certo della soluzione. Per accettarti devi infatti prima stabilire come sei, ma questo non è possibile, perché sei un essere in perenne mutamento e ridefinizione. Una continua metamorfosi è la natura propria della vita, il suo attributo basilare. Più ti definisci e più blocchi la tua maturazione, che avviene per lo più a tua insaputa. 7

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Che cosa rappresenta allora l’autostima? Volerti più bene? Essere più libero? Credere di più in te stesso? Nemmeno questa è la direzione giusta per rintracciarla, perché la parola “più” contiene e veicola l’aspirazione al perfezionismo, che è una trappola. Chi può stabilire i confini di quel “più”? Qual è la soglia oltre la quale potrai ritenerti soddisfatto? Senza rendertene conto in questo modo alimenti l’idea che l’autostima sia una questione quantitativa: fare di più, essere di più... Ma se pensi di dover ottenere di più, allora dai per scontato di non essere abbastanza, e quindi ti condanni automaticamente alla disistima. In verità niente di quello che puoi ottenere può aggiungere qualcosa a quello che già sei!

La fiducia in sé nasce dall’interno Che cos’è allora l’autostima? Per quanto ti affanni e ti impegni, non puoi trovare l’autostima se la cerchi fuori di te. Non ci sono mai cause esterne per i dolori, gli eventuali insuccessi o quelli che chiami impropriamente fallimenti. Non stai male perché lui ti ha lasciato, perché il tuo lavoro non ti piace o perché tua madre non ti ha voluto abbastanza bene quando eri piccola. Questi sono semplici collettori di emozioni sommerse, spie superficiali di un malessere più profondo. Come fare allora a superare questi disagi e a mettere in pratica le “regole” di benessere? 8

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L’autostima è seguire il ritmo del proprio cuore

Sapete che cosa faccio quando mi trovo alle prese con un problema? Non faccio niente, ma quel niente lo faccio bene. Questo atteggiamento è decisivo. Io accolgo il disagio e lascio che mi invada completamente, senza dirmi niente: non investigo né le possibili cause né le possibili conseguenze. In tal modo, dopo un po’ di tempo, mi accorgo che queste emozioni si trasformano naturalmente in un’idea, in una soluzione… come un bocciolo che si dischiude per sbocciare in un fiore profumato. Io stesso mi sento un fiore che si apre al sole. E alla fine mi prende un attacco di gioia, che è l’aprirsi alla vita. Io semplicemente percepisco il dolore quando arriva. Ripeto: quando arriva, perché non sempre c’è. Il dolore di oggi pomeriggio non è quello di stamattina, meno che mai quello della settimana scorsa. Accolgo il dolore del momento e non lo metto in relazione con quello di ieri o di un anno fa. Oggi a mezzogiorno è venuta a trovarmi la tristezza. Le faccio posto. Non dico “la tristezza è tornata”. Accolgo un nuovo ospite. È venuta a visitarmi adesso e voglio percepirla adesso. Mi faccio da parte, la invito: “vieni pure”. È venuta a trovare me. Desidera qualcosa. Qualsiasi cosa accada, io devo rivolgere l’occhio all’interno. E com’è fatto l’interno? È buio, silenzioso e vuoto. Queste sono le tre sostanze dell’anima, la chimica essenziale, che in ogni momento può farci fiorire e guarire. Io non spiego i disagi: li accolgo e li affido al vuoto. 9

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Scendo, mi smarrisco, mi confondo in questo vuoto. Più mi sento “nulla” e più sto bene. Ecco cosa scrive il grande saggio cinese Lao Tze sull’importanza del Vuoto: «Trenta raggi convergono sul mozzo, ma è il foro centrale che rende utile la ruota. Plasmiamo la creta per formare un recipiente, ma è il vuoto centrale che rende utile un recipiente. Ritagliamo porte e finestre nelle pareti di una stanza: sono queste aperture che rendono utile una stanza. Perciò il pieno ha una sua funzione, ma l’utilità essenziale appartiene al vuoto».

Sintonizzati con la tua anima Svuotarsi significa in ultima analisi fare spazio a quello che sono, e quindi all’autostima che è presente per natura dentro di me. Quanto più mi libero dai progetti (volermi bene, accettarmi, migliorarmi), dagli obiettivi (devo essere più forte, più serena, più magra), dalle illusioni (quando crederò di più in me stesso starò bene), dai programmi (devo lavorare su me stesso, devo essere un vincente), tanto più si formerà quel vuoto in cui l’autostima può affiorare e operare. Quindi io osservo la presenza del disagio nel mio mondo interno: non lotto, ma cedo. Mi lascio travolgere. Mi affido a lui. Non rimugino su ciò che mi è accaduto in passato e non analizzo i possibili risvolti futuri. Non cerco una strada a tutti i costi, metto il 10

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L’autostima è seguire il ritmo del proprio cuore

volante nelle mani del mio nucleo interiore e aspetto. Se non sono io a prendere la guida della mia vita, qualcosa dal profondo entra in azione e mi porta dove devo andare: mi farà incontrare le persone giuste per me ed estrarrà dal mio interno le mie capacità innate. È il suo compito. Per questo contano solo le cose che arrivano spontaneamente. L’autostima non è ciò che cerco, ma ciò che arriva. E arriva tutti i giorni, a volte proprio attraverso i disagi o i problemi. Più l’accogliamo e più emergono con facilità i nostri talenti e le nostre inclinazioni naturali. Meno ci guidiamo e più lei può indirizzarci. L’autostima è dunque il contrario di ciò che crediamo: non è giudicarci, indirizzarci, correggerci, definirci. È percepire se stessi nel presente, le proprie emozioni e i propri stati d’animo, senza volerli ingabbiare, spiegare, vivisezionare o cacciare. Più li percepiamo liberi dal commento, e più possono mettere a frutto l’energia vitale che contengono. Non ci sono sforzi da fare, mete da raggiungere, obiettivi da conquistare. Tutto dipende soltanto da un rapporto naturale e libero con il nostro mondo interno. Autostima è battere al ritmo del tuo cuore, è respirare al tempo dell’anima, è accordarci alla musica del nostro spartito interno, che è unico e inimitabile. In questo libro proveremo a delineare gli accorgimenti pratici, gli atteggiamenti e i cambi di prospettiva utili per sintonizzarci con il nostro interno. 11

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Capitolo 1

Il presente è la casa dell’autostima Quando rimugini sul passato o ti proietti nel futuro, ti allontani dal presente, quindi ti allontani da te stesso, perché adesso è l’unico tempo in cui puoi davvero esprimere le caratteristiche che sono solo tue

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Esiste solo il tempo che stai vivendo ora Si parla spesso di vivere qui e ora, ma è un’espressione che non mi piace e non mi convince. Non è quello che intendo io. Preferisco parlare di vivere nel presente o, meglio ancora, di rimanere naturalmente nel presente, senza coercizioni o obiettivi precostituiti. Non ci sono sforzi da fare, anzi non c’è proprio niente da fare, semmai da non fare. “Qui e ora” mi sembra invece un’imposizione, una formuletta che da un lato limita la nostra vita, tagliando fuori le radici e la pluridimensionalità dell’esistenza, e dall’altro l’appesantisce, imponendo un’inutile sovrastruttura razionale alla semplice realtà. Il presente è qui, la vita è qui: non c’è bisogno di cercarli, conquistarli, raggiungerli, imporceli, codificarli, semmai di accoglierli. Quando parlo di accogliere non intendo accettare, come qualcuno ripete confondendo i due concetti. Accettare significa implicitamente caricare l’operazione di un giudizio, spesso morale, e di una passività che non condivido: “accetto anche se non mi piace, accetto pazientemente, soffro in silenzio...”. Non è questo ciò che intendo. Accogliere è innanzi 14

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Il presente è la casa dell’autostima

tutto un’azione pratica e attiva, perché presuppone il guardare ciò che succede, il percepire coscientemente, altrimenti è inutile. Inoltre non è affatto un invito al martirio: accogliere il presente, quand’anche si tratta di una sofferenza, è il modo migliore per realizzarci e quindi aprici alla gioia. La verità è che non esiste altro tempo all’infuori di quello che stai vivendo in questo momento. Non devi sforzarti di vivere qui e ora. Già ci vivi. Devi semplicemente prenderne atto e imparare a starci, e a starci bene, perché nessuna pianta può fiorire se sradicata dal suo terreno. Ti sei mai chiesto come impieghi il tuo tempo? Buona parte lo trascorri a ripensare al passato e quasi altrettanto a progettare il futuro. Ne rimane ben poco per il presente, che in realtà è l’unico tempo veramente a tua disposizione. Ti rammarichi per quello che non hai fatto ieri e pensi a quello che forse farai domani, e troppo spesso ti dimentichi di quello che puoi fare oggi. Ti lasci risucchiare dal passato e assorbire dal futuro dimenticando il presente, che trasformi in un tempo morto, quando invece è la sede unica della vita. Che cosa provo adesso? Come mi sento? Quali emozioni o sensazioni sento arrivare in questo preciso istante? Se non te lo chiedi mai è un problema. Significa che non sei in comunicazione con la tua anima e quindi stai mancando il tuo appuntamen15

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to con la vita. Non ce ne sono di più importanti. Attenzione, non sto parlando di rinunciare alla normale programmazione della vita o di passare le giornate a meditare sotto un albero, vivendo forzosamente istante per istante. Sto parlando di non lasciarti distrarre rispetto a ciò che sta accadendo ora dentro di te, che è l’unica cosa che conta.

Lasciati assorbire da ciò che fai Sto parlando di percepire cosa ti capita, di volta in volta. Ecco, “di volta in volta” è un’espressione che mi piace, perché ci ricorda che le sensazioni sono ogni volta nuove, e che la metamorfosi è sempre in atto. Ricordo spesso ai miei pazienti che il grande saggio Abraham Chaim di Zlocow ebbe l’illuminazione più alta mentre lavava i piatti nella sua osteria. Quando gli domandarono come avesse fatto, rispose che dobbiamo semplicemente stare nelle cose senza volgere lo sguardo altrove. Niente è più importante di ciò che stai facendo ora. Se sei immerso completamente in quello che fai, anche se è un’azione minima, ordinaria, ripetitiva o insignificante, apri la porta al mistero, a ciò che sei veramente, all’energia che ti abita. Lasciati assorbire dalle cose che fai, senza retropensieri. Se lavi i piatti rimuginando sul passato o cercando di prevedere il futuro, non sei nell’azione. Se 16

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Il presente è la casa dell’autostima

non sei nell’azione, le cose non possono succedere. Stare immerso in quello che fai, esserci completamente, fa accadere le cose. La presenza fa accadere le cose. Ogni gesto è fondamentale. Ogni azione è decisiva. Dipende solo dalla tua presenza. Quanta più presenza c’è in un’azione, quanto più potente sarà la sua ricaduta effettiva. Se invece ti rinchiudi nella tua mente, ossia nella pura cerebralità - la parte più superficiale e recente del cervello - ti allontani dall’azione: escludi talenti, saperi, poteri indispensabili per la tua realizzazione, che si sviluppa appunto di momento in momento, attingendo alla fonte infinita che racchiudi. Prendi esempio dai bambini, che sono completamente immersi in quello che fanno. Nessuno come loro è a proprio agio con il tempo, paradossalmente proprio perché vivono nel senza tempo, nel regno dell’adesso. Il senza tempo è il luogo dove ogni cosa è possibile. Un attimo prima piangono disperati, e un attimo dopo ridono pieni di gioia. Il passato non li tormenta, il futuro non li atterrisce. Passano senza soluzione di continuità da un’emozione all’altra, sono fluidi, non oppongono barriere ai moti della propria anima. Vivono a ritmo. Per questo non sono mai fuori fase, ma aderiscono completamente alla propria anima. Osservali giocare. Si concentrano su quello che stanno facendo come se non esistesse altro. In quel 17

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