Riza Extra: Impara a ridere ti allunga la vita

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RIZAEXTRA PSICOLOGIA PRATICA

NEUROSCIENZE: LA RISATA È UN FARMACO PER IL CERVELLO

IMPARA A RIDERE

Riza Extra + Libro € 19,60

Bimestrale Novembre/Dicembre 2021 n. 23 € 9,90 Italia P.I. 09/11/2021 Direttore responsabile Vittorio Caprioglio Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 40 del 14-02-2018 ISSN 2610-864X

TI ALLUNGA LA VITA Ecco cosa fare per ritrovare il sorriso anche nei momenti difficili

I BENEFICI SULLA PSICHE • Libera dallo stress • Migliora i rapporti • Aumenta l’autostima

SCOPRI LE TECNICHE CHE TI REGALANO IL BUONUMORE a pag. 80

I BENEFICI SUL CORPO • Rinforza le difese • Spegne i dolori • Protegge il cuore

LA CURA: IMMAGINA OGNI GIORNO UNA SCENA GIOIOSA Cartone RizaExtra Semplifica la vita_SCELTA.indd 1

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SOMMARIO

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La risata: lo strumento

Perché fa bene alla salute

più potente per star bene

di tutto il corpo

RIDERE RASSERENA L’UMORE, RILASSA IL

LA RISATA PORTA UN’ONDATA DI

CORPO, STIMOLA IL CERVELLO,

BENESSERE, PERCHÉ FA LAVORARE I

MIGLIORA I RAPPORTI UMANI. EPPURE

MUSCOLI, STIMOLA LA CIRCOLAZIONE,

TENDIAMO A REPRIMERE LE RISATE

MASSAGGIA GLI ORGANI INTERNI

E SOLO I BAMBINI RIDONO

E MIGLIORA LA RESPIRAZIONE, CON UN

SPESSO E APERTAMENTE

POTENTE EFFETTO RIGENERANTE

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Solo da poco si è scoperta

Le tecniche che aiutano

IN PASSATO LA RISATA ERA CONSIDERATA

SI RIDE SPONTANEAMENTE PER UNO

l’importanza di saper ridere

a scoppiare in una risata

POCO UTILE E PERFINO NOCIVA, DA

SPETTACOLO COMICO O PER UNA

REPRIMERE. RECENTEMENTE PERÒ LE È

SITUAZIONE UMORISTICA, MA SI PUÒ ANCHE

STATO ATTRIBUITO IL RILIEVO CHE MERITA

ESSERE INDOTTI A RIDERE ATTRAVERSO

E OGGI I SUOI EFFETTI POSITIVI

ESERCIZI APPOSITI, CHE STIMOLANO LA

SONO STATI CONFERMATI DALLA SCIENZA

RISATA E SERVONO A FARCI STAR MEGLIO

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La risata: lo strumento

più potente per star bene

Ridere rasserena l’umore, rilassa il corpo, stimola il cervello, migliora i rapporti umani. Eppure tendiamo a reprimere le risate e solo i bambini ridono spesso e apertamente

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idere ha un effetto salutare sull’intero organismo; è un vero e proprio esercizio fisico che mette in circolo sangue, ossigeno, energia e ormoni benefici. Dal punto di vista psicologico è un toccasana che risolleva l’umore, scioglie tensione e stress. Saper ridere di ciò che ci accade, e anche di noi stessi, è una risorsa unica per spazzar via la rigidità mentale. È l’atto umano liberatorio per eccellenza: rompe gli schemi, fa piazza pulita delle costrizioni e del-

le idee preconcette. Ridere aiuta a entrare in contatto con la parte più profonda e istintiva di sé, quella rimasta bambina, slegata da ruoli e schemi. Ma, forse proprio per questo, l’ilarità e le risate sono considerate atteggiamenti poco seri e troppo “leggeri”, a cui le persone affidabili e mature non dovrebbero lasciarsi andare, se non di tanto in tanto. Invece per star bene dovremmo ridere più spesso, come fanno i bambini.

«La risata produce una sensazione di benessere attraverso lo stimolo di processi organici vitali; un’emozione che muove gli intestini e il diaframma; in una parola una sensazione di salute ben percepibile da ognuno: in questo modo noi possiamo raggiungere il corpo attraverso l’anima e servirci di quest’ultima come medico del primo». (Immanuel Kant)

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Ridere è un istinto

naturale e innato

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Cosa ci fa ridere?

La risposta non è una sola e non è sicura

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Qualunque ne sia l’origine e l’espressione,

ridere ha sempre funzioni importanti 7

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Ridere è un istinto

naturale e innato

La risata probabilmente è nata prima della parola, come espressione di comunicazione, allo scopo di socializzare

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umerose ricerche hanno accertato i benefici che otteniamo ridendo, tuttavia ci sfuggono ancora molti aspetti di questa innata caratteristica. Esistono vari tipi di risate, che si differenziano anche da persona a persona, ma nonostante questo costituiscono un linguaggio universale, che tutti riconoscono, indipendentemente dalla cultura e dalla

lingua. Ridere è dunque una forma istintiva di comportamento e di linguaggio, iscritta nel nostro patrimonio genetico. Si ritiene che la risata si sia sviluppata in un processo evolutivo che aveva lo scopo di comunicare intenzioni amichevoli, calmare l’aggressività, creare e mantenere legami sociali. Ancora oggi ridiamo molto più spesso quando siamo in compagnia di altri piuttosto che da

soli e la maggior parte delle risate nascono in contesti sociali, come durante una conversazione. Anche per ques t o m o t i v o l a r i s at a è contagiosa: per ragioni sociali, oltre che per una reazione automatica del nostro sistema nervoso. E il sorriso, anche se solo formale e non spontaneo, è un’abitudine e un rituale di socializzazione fra persone che non si conoscono.

Gli studi hanno confermato che l’uomo è geneticamente programmato per ridere. La risata è un meccanismo prodotto dall’evoluzione per relazionarci agli altri e per rilassarci, migliorando le nostre condizioni fisiche e le nostre capacità mentali. Stimola l’intero organismo, per farci sentire meglio.

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Il sorriso dei neonati è il loro modo di comunicare

he la capacità di ridere abbia una funzione comunicativa e socializzante lo dimostra il sorriso dei neonati. Già dai due ai quattro mesi, i piccoli perfezionano i cosiddetti “sorrisi sociali” rivolti in particolare ai genitori, come reazione al riconoscimento di visi familiari. Ma il sorriso del bimbo dopo i primi mesi è anche una risposta al sorriso della madre. Il bambino sta cominciando a imparare attraverso gli stimoli visivi o uditivi. Il sorriso diventa quindi uno stimolo chiave e, secondo il fisiologo svizzero Ru-

dolph Hupscher, ridere sviluppa nei bambini l’ormone della crescita. Dai quattro ai sei mesi il bambino inizia a ridere usando questo comportamento innato per comunicare soprattutto con la madre, non potendo ancora utilizzare il linguaggio verbale. Il sorriso e il pianto sono per il neonato le uniche forme di interazione per manifestare le proprie condizioni; quando ride è come se volesse dire a chi se ne sta prendendo cura di continuare a fare ciò che fa. Nei primi mesi i neonati cominciano a

ridere anche in risposta a stimoli tattili come ad esempio il tocco e le carezze, ma soprattutto il solletico, una stimolazione primitiva in grado di scatenare la risata. Questo riflesso però non è del tutto automatico e solo fisiologico, ma ha una componente emotiva e sociale: il bimbo sorride se chi gli fa il solletico è conosciuto o è amichevole; se è uno sconosciuto e con atteggiamenti bruschi, la risata non scatta. A partire dai sei mesi il bimbo reagisce con il sorriso anche a situazioni di gioco e impara

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a regolare meglio i muscoli del viso imitando espressioni altrui fino a manifestare sorrisi più complessi. Crescendo poi aumentano le occasioni in cui il bambino manifesta la sua soddisfazione, contentezza e allegria attraverso la risata. Anche gli AnimAli sorridono Un tempo si pensava che la capacità di ridere fosse una caratteristica tipica solo del genere umano, oggi invece diverse ricerche hanno dimostrato che numerose specie di

Ai BAmBini il record delle risAte Un bambino ride in media da 200 a 300 volte al giorno e pare che l’età in cui si ride di più sia attorno ai cinque anni. Gli adulti invece ridono in media 20 volte al giorno e soprattutto in compagnia. Ma lo fanno senza accorgersene: se chiedete a un adulto quante volte ha riso quel giorno, vi dirà che al massimo sono state una decina, mentre è probabile che siano state di più, comunque sempre troppo poche...

lA risAtA nAcQue nel gioco? I versi fatti dagli animali mentre giocano spesso comprendono dei suoni ansimanti, simili a un respiro affrettato. Alcuni studiosi ipotizzano che la risata umana si sia sviluppata proprio partendo da suoni emessi durante giochi fisici, e quindi caratterizzati da una respirazione ansimante e rapida. In effetti il nostro modo di ridere ha conservato molte di queste caratteristiche.

animali sono in grado di atteggiare un vero e proprio sorriso, in qualche caso anche simile all’analoga espressione umana. Secondo una recente ricerca della California University di Los Angeles sono addirittura 65 le specie animali in grado di “ridacchiare” come gli esseri umani. È stato accertato esaminando le registrazioni dei loro comportamenti e delle vocalizzazioni emesse durante le interazioni all’interno del branco o del clan famigliare. Gli studiosi hanno riscontrato che molti animali emettono dei suoni particolari, con toni e ritmi tipici, soprattutto quando sono intenti a giocare tra loro. Già, perché anche gli animali giocano, come vediamo noi stessi nei nostri amici a quattro zampe e come hanno accertato gli studi su diverse specie selvatiche. Il gioco per

molti animali, specialmente i cuccioli, ha lo scopo di addestrarli alla vita che dovranno affrontare e quindi anche ai combattimenti. Per questo molti giochi tra gli animali (ma anche tra gli uomini…) hanno le caratteristiche di vere e proprie zuffe e lotte. Per distinguere queste lotte come giochi, e per smorzare l’aggressività, gli animali emettono dei suoni caratteristici e assumono espressioni particolari, che equivalgono alle nostre risate. In questo modo fanno capire che stanno giocando e invitano anche gli altri a farlo. Che gli animali abbiano la capacità di sorridere in un modo simile all’uomo è stato dimostrato anche dalle vocalizzazioni particolari emesse da oranghi, gorilla e scimpanzé giovani quando si faceva loro il solletico. 11

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serve a star bene con gli altri e a spegnere l’aggressività

econdo il famoso etologo Konrad Lorenz, il sorriso e la risata hanno molto a che fare con l’aggressività e sarebbero la soluzione suggerita dall’evoluzione per evitare di manifestarla apertamente. Lorenz descrisse l’aggressività come un istinto animale innato anche tra membri della stessa specie, per esempio per stabilire la gerarchia nel clan. Questa aggressività però deve essere limitata per salvaguardare la sopravvivenza del gruppo. Proprio per questo intervengono alcuni meccanismi specifici, tra cui,

negli esseri umani, il sorriso. Secondo la teoria sviluppata da Konrad Lorenz la risata è un rito sociale di pacificazione, pur mantenendo la somiglianza con il digrigno dei denti negli animali che si pre-

parano a difendersi, scoprendo i denti, come accade nel sorriso. Quindi il sorriso svolge la funzione di spegnere l’aggressività e di definire i ruoli, come tutti i gesti di pacificazione divenuti parte delle convenzioni sociali, come il saluto e la stretta di mano. Gesti che segnalano intenzioni pacifiche e rassicurano l’altro. In questo senso la risata è una forma di comunicazione rassicurante, che aiuta a mantenere l’equilibrio sociale e a favorire la convivenza pacifica. Ridiamo per mostrare alle persone che le capiamo, che

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erA un modo per dire: “scAmpAto pericolo”? Vilayanur Ramachandran, ricercatore dell’Università della California, ritiene che una delle funzioni della risata possa essere stata quella di comunicare agli altri membri del proprio gruppo che quella che si riteneva fosse una minaccia si era rivelata, nei fatti, molto banale; oppure era stata superata brillantemente. La risata sarebbe stata quindi un modo per dire: «Niente paura, scampato pericolo!». Ovvero una forma di comunicazione capace di coinvolgere gli altri, trasmettendo loro positività e buonumore.

concordiamo con loro, che facciamo parte dello stesso gruppo. Ridiamo per dimostrare che ci piacciono. le differenze trA risAte “spontAnee” e Quelle “sociAli” L’ipotesi secondo cui la capacità di ridere si sarebbe sviluppata come forma di espressione per socializzare e convivere pacificamente è sicuramente fondata, ma non spiega tutte le funzioni che ha per noi la risata. Ridiamo anche per esprimere le nostre emozioni, oppure come reazione a una battuta o a un evento che ci appare comico. I neuroscienziati pensano che possano esistere due tipi di risate: quella spontanea, che sgorga involontariamente per diverse ragioni, e quella volontaria o “finta”, che atteggiamo spesso per motivi sociali e per necessità di convivenza. Ma il nostro cervello, anche se non sempre ne siamo coscienti, percepisce chiaramente la differenza tra una risata spontanea e una impostata volontariamente. È stato accertato dagli studi: le reazioni del nostro apparato cerebrale sono diverse in

un caso o nell’altro. Noi percepiamo dal suono della risata e dall’atteggiamento del viso e del corpo se una persona sta ridendo davvero o se finge di farlo. La risata impostata ci suona un po’ falsa anche se è comunque naturale e molto comune, perché spesso è necessaria in ambiti sociali. Ma il nostro cervello si accorge che è simulata e reagisce in modo diverso da come fa quando sentiamo una risata spontanea. I neuroscienzati hanno osservato che, quando sentiamo qualcuno che ride in maniera impostata, si attivano aree del cervello che cercano di comprendere perché quella persona stia ridendo “per finta”. Questa nostra capacità si af-

fina nel corso degli anni, crescendo. Da esperimenti della Royal Society risulta che i bambini di sei anni non possono capire la differenza tra risate vere o finte. Durante la pubertà si comincia a notare la diversità, ma non sempre. Dopo i 30 anni diventiamo in grado di distinguere se una persona ride per davvero o si sta solo atteggiando a farlo, per compiacere gli altri. Del resto è noto che è possibile riconoscere se un semplice sorriso espresso con le labbra è sincero oppure forzato: quello spontaneo coinvolge anche i muscoli agli angoli degli occhi, dove si formano delle piccole rughe. Se non ci sono, vuol dire quasi sempre che il sorriso è finto.

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Cosa ci fa ridere?

La risposta non è una sola e non è sicura Le ragioni di convivenza pacifica spiegano il sorriso sociale, ma esistono vari tipi di risata, che hanno motivazioni diverse

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ono diverse le gradazioni del nostro modo di ridere: dal sorriso appena accennato, alla risata sguaiata e sonora. Il sorriso che chiamiamo “sociale”, nato da motivi di coesistenza tranquilla, è spesso solo abbozzato e non sonoro (sia che si tratti di un gesto spontaneo oppure forzato). Ma anche le “grasse” risate che si fanno in compagnia hanno un valore sociale, nella condivisione di valori, giudizi ed emozioni. Però occorre un pretesto che ci porti a ridere, che faccia scoppiare la risata. Ci poniamo allora di nuovo la domanda: che cosa ci fa ridere, e perché? Le risposte sono varie e diverse tra loro. Le teorie sulla psico-

logia dell’umorismo, della comicità e della risata spontanea sono numerose. In molti casi la risata esprime il riaffiorare della nostra “mente bambina” che ha conservato la capacità di sorprendersi e di ridere. In generale, la risata aperta e spontanea è un atto liberatorio, che non tiene conto del giudizio razionale, di quello morale o delle regole del bon ton. Spesso è cinica, “politicamente scorretta” e si basa su luoghi comuni e stereotipi, ma proprio per questo è catartica. Secondo alcune interpretazioni psicologiche, in primis partendo da Freud, quando ridiamo diamo voce a tendenze che di solito teniamo represse.

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