Così si vince l'acidità di stomaco

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COSÌ SI VINCE L’ACIDITÀ DI STOMACO TUTTO QUELLO CHE OCCORRE FARE PER CURARE UNA VOLTA PER TUTTE GASTRITE, ULCERA E REFLUSSO

I SUPER CIBI CHE ELIMINANO LA DIGESTIONE DIFFICILE

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MOLTISSIME PERSONE SOFFRONO DI DISTURBI ALLO STOMACO: GASTRITE, REFLUSSO E CATTIVA DIGESTIONE. PER PREVENIRLI E CURARLI SPESSO È SUFFICIENTE SCEGLIERE L’ALIMENTAZIONE PIÙ ADATTA, CHE NON CREA ACIDITÀ E NON PROVOCA BRUCIORI. IN QUESTO LIBRO CONSIGLIAMO PER OGNI DISTURBO I CIBI DA MANGIARE E QUELLI DA EVITARE, LE STRATEGIE DIETETICHE PIÙ EFFICACI E I MENU IDEALI PER PROTEGGERE LE MUCOSE GASTRICHE E PREVENIRE L’ULCERA. SUGGERIAMO ANCHE LE COTTURE MIGLIORI PER NON APPESANTIRE IL LAVORO DELLO STOMACO E GLI ABBINAMENTI ALIMENTARI PIÙ ADATTI PER FAVORIRE LA DIGESTIONE ED EVITARE GONFIORI.

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Così si vince l’acidità di stomaco Editing: Stefania Conrieri Grafica di copertina: Roberta Marcante Immagini: Fotolia, 123rf © 2015 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.

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SOMMARIO

INTRODUZIONE Vivere senza “pesi” sullo stomaco

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GASTRITE: l’alimentazione per curarla

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DISPEPSIA: i cibi per favorire la digestione

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REFLUSSO: la cura giusta a tavola per evitarlo

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ULCERA: la dieta contro i bruciori persistenti

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INDIGESTIONE: i menu detox dopo gli stravizi

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INTRODUZIONE

Vivere senza “pesi” sullo stomaco La digestione è un processo essenziale per la vita dell’uomo. Nel corso dell’evoluzione l’organismo ha dovuto imparare ad assimilare correttamente tutti i cibi con cui l’uomo è di volta in volta entrato in contatto. Tuttavia, nel corso degli ultimi anni i cambiamenti sono stati troppo rapidi. L’industria alimentare, infatti, ha rivoluzionato le nostre abitudini alimentari: oggi l’eccessiva disponibilità di cibo e la presenza di additivi chimici industriali hanno reso la nostra alimentazione inadatta per l’organismo. Il nostro apparato digestivo non riesce sempre a gestire bene tutto ciò che noi ingeriamo, ed è per questo che assistiamo a un costante aumento delle patologie gastrointestinali, che minacciano da vicino la salute dell’intero organismo.

Una trasformazione alchemica In medicina la digestione è definita come “l’insieme delle trasformazioni fisico-chimiche alle quali sono sottoposti gli alimenti nell’apparato digerente e attraverso le quali avviene l’assimilazione delle sostanze destinate alla nutrizione dell’organismo”. In maniera più semplice potremmo dire che la digestione serve a “scomporre” gli alimenti in sostanze più semplici che vengono assimilate dall’organismo, mentre le sostan-

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ze di scarto vengono eliminate attraverso le feci. La digestione comincia nella bocca, dove il cibo viene sminuzzato e umidificato dalla saliva, fino a diventare una “poltiglia” chiamata bolo. Il bolo scende nello stomaco, e qui rimane per un periodo che varia dalle 2 alle 4 ore, durante le quali subisce numerose trasformazioni chimiche grazie all’azione dei succhi gastrici. Il passaggio successivo prevede il trasferimento dei cibi semidigeriti dallo stomaco all’intestino, dove le sostanze nutritive vengono assorbite dall’organismo e trasferite ai diversi organi del corpo. Dopo l’assorbimento la massa alimentare prende il nome di chimo, e viene spinta verso il retto dai movimenti peristaltici dell’intestino. Durante il passaggio verso il retto il chimo si trasforma in feci ed è pronto per essere eliminato.

Gli enzimi coinvolti nella digestione Nel succo pancreatico ci sono tre importanti enzimi: il tripsinogeno che, trasformato in tripsina dall’enterochinasi intestinale, agisce sulle proteine e sui peptoni riducendoli ad aminoacidi; l’amilasi, che trasforma gli amidi non attaccati dalla ptialina secreta dalle ghiandole salivari; la lipasi che scinde i grassi neutri nei loro componenti (acidi grassi e glicerina). Completa il quadro l’intervento della bile secreta nel fegato, che si accumula nella vescichetta biliare e ha il compito di facilitare l’assorbimento intestinale dei grassi, eccitare la peristalsi intestinale, esercitare un’opera antisettica nei confronti della flora batterica.

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INTRODUZIONE GASTRITE i cibi per i sintomi lo stomaco

Fegato e pancreas: il loro ruolo In questo processo delicatissimo sono coinvolti anche altri organi, come il fegato o il pancreas. Il fegato, ad esempio interviene nella digestione secernendo la bile. Si tratta di una miscela di colore verdastro contenente acqua, colesterolo e sali biliari, che viene raccolta in una piccola vescica, chiamata cistifellea oppure colecisti, e il cui scopo è quello di emulsionare i grassi ingeriti, facilitandone lo smaltimento. Il pancreas, invece, produce l’insulina necessaria a metabolizzare il glucosio e i succhi pancreatici indispensabili per demolire gli zuccheri e le proteine e trasformarli in elementi semplici.

L’influenza delle emozioni: non va trascurata è stato dimostrato che i fattori emotivi e psicologici hanno un ruolo effettivo nella digestione, non a caso la prima fase prende il nome di digestione cefalica, proprio per indicare il coinvolgimento dei fattori mentali. Essa, infatti, viene attivata da un insieme di stimoli sensoriali ma anche soltanto dall’idea del cibo. Prima ancora di accostarci a un alimento, il cervello avverte lo stomaco inducendolo a secernere acido cloridrico e gastrina. Ne deriva che, ad attivare o a bloccare la digestione, può essere sì ciò che mangiamo, ma anche un pensiero, un’emozione che a esso simbolicamente si associa o si sostituisce.

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Le ragioni di una digestione infelice A tutti può capitare di sentirsi gonfi dopo un pasto, e di avvertire bruciore allo stomaco. Un singolo episodio di questo tipo non indica nulla di grave, significa semplicemente che si è esagerato con il cibo. Talvolta però questa situazione diventa cronica, e in tal caso ci troviamo di fronte ad una condizione di “dispepsia”. Con questo termine la medicina indica in modo generico una serie di sintomi derivati da disfunzioni e patologie che interessano gli organi dell’apparato digerente e che comprendono nausea, inappetenza, gonfiore, eruttazione, aerofagia e bruciore di stomaco. Per diagnosticare una dispepsia e prescrivere una terapia adeguata occorre prima verificare l’eventuale presenza di patologie del tratto digestivo. In questo senso i disturbi più diffusi sono sicuramente la gastrite, il reflusso gastroesofageo e l’ulcera gastroduodenale, che analizzeremo nel libro suggerendo per ogni problematica la dieta migliore per risolvere i sintomi o come prevenzione.

Dipende dalla salute dell’intestino L’ultima fase della digestione avviene nell’intestino, lo stomaco infatti non sarebbe in grado di assorbire il cibo: spetta quindi a quest’organo completare la scissione chimica degli alimenti ed eliminare gli scarti attraverso le

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feci. Per questa ragione chi soffre di disturbi intestinali spesso lamenta una digestione lenta e laboriosa ma anche difficoltà di assorbimento: in questo caso possono insorgere disturbi come colon irritabile, stipsi e colite (che si manifestano con dolori addominali, diarrea e gonfiore). In caso di fermentazione intestinale, infatti, le bolle di gas (costituite soprattutto da idrogeno, anidride carbonica e metano) che si formano nell’intestino e non vengono riassorbite dal colon, tendono a risalire verso l’alto, provocando difficoltà digestive, gonfiore addominale e tutti gli altri disturbi tipici come bruciore e acidità. Se non vengono riconosciute e curate, le condizioni sottese alla fermentazione possono portare a uno stato infiammatorio cronico dell’intestino che si estende a tutto l’organismo coinvolgendo anche lo stomaco, con un indebolimento del sistema immunitario. Ecco perché un bravo specialista è colui che accerta anche la salute intestinale e in particolare del microbiota (la flora batterica che popola l’intestino). «Si è visto che quando l’intestino funziona a dovere, l’80% dei problemi allo stomaco si risolve da sé», spiega il professor Berardino Vaira, gastroenterologo e professore ordinario di medicina interna presso l’Università di Bologna, Policlinico Sant’Orsola.

Se è colpa di un’intolleranza L’incapacità di digerire alcuni alimenti, legata a carenze enzimatiche congenite o acquisite, è molto diffusa e può essere responsabile di una cattiva digestione. L’intolleranza al lattosio, per esempio, è caratterizzata da sensazioni di pienezza, gonfiore e, talvolta, crampi a livello dello

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stomaco dopo aver ingerito cibi contenenti lattosio (latte, formaggi ecc.). Anche l’incapacità di digerire il glutine che è alla base di una grave forma di intolleranza (la celiachia) porta, se non riconosciuta, pian piano a una grave alterazione dell’intestino stesso, ripercuotendosi anche sulla salute dello stomaco. Ricordiamo che il glutine è la proteina che dà al grano e ad altri cereali potere legante.

Fai i test per tiroide e celiachia In presenza di dolori e disturbi addominali, bisognerà rivolgersi a un gastroenterologo che prescriverà una serie di esami per attestare la salute dello stomaco. Oggi sappiamo che parecchi disturbi dello stomaco (si parla addirittura del 90% dei casi) sono provocati dall’Helicobacter pylori, un batterio che attecchisce alla mucosa gastrica scatenando un’infezione che, se non viene scoperta, degenera in gastrite cronica e alla lunga può evolvere in tumore. Per questa ragione, spiega il professor Berardino Vaira: «è bene sottoporsi a un test sul respiro eseguibile in farmacia (Urea Breath Test) o a un esame delle feci per escludere la presenza di questo batterio. Inoltre, io consiglio sempre un’ecografia dell’addome completa», conclude Vaira. Lo specialista, inoltre, prescriverà una serie di esami del sangue tra cui esami ematochimici (test della funzionalità del fegato e dei reni, analisi dei minerali presenti nel sangue, e degli enzimi, in caso di lesioni del fegato o del pancreas), un emocromo completo, una VES e una sideremia. Utile poi un esame che escluda la presenza della celiachia con il dosaggio degli anticorpi anti transglutaminasi, anti endomisio, anti gliadina della classe IgA.

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Inoltre, spesso viene prescritto anche un esame completo della tiroide, un organo che può essere direttamente coinvolto se sono presenti disturbi dello stomaco. Infine, alcuni specialisti consigliano di aggiungere alle analisi del sangue la rilevazione delle immunoglobuline E (IgE), un tipo specifico di anticorpi. La gastroscopia, invece, può essere riservata a casi specifici: per esempio, per chi ha più di 50 anni, in quanto in questa fascia di età è maggiore il rischio di un tumore allo stomaco, oppure per chi prende farmaci antinfiammatori non steroidei e per tutti quei casi in cui, dopo una terapia mirata, il paziente continui ad avere disturbi.

I principali nemici dello stomaco Secondo gli esperti è possibile individuare alcune cause comuni dei disturbi che colpiscono lo stomaco. Stress - Il cervello, come abbiamo detto, è il centro di regia, l’organo che regola l’attività digestiva (incluse le secrezioni gastriche e le contrazioni del colon) attraverso l’ipotalamo. L’organismo, in condizioni di stress, cerca di difendersi secernendo più succhi gastrici. Stravizi alimentari - L’eccesso di cibo stimola un’iperproduzione di succhi gastrici ed esercita una pressione maggiore sulla valvola gastrica che tende a rilassarsi e ad aprirsi. Anche digiunare e saltare i pasti è dannoso per lo stomaco che produce, alle ore canoniche, gli acidi. Se però lo stomaco non riceve cibo, i succhi gastrici stazionano nello stomaco e non vengono assorbiti dagli alimenti. La

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cosa peggiore che si possa fare è saltare un pasto e poi abbuffarsi con aperitivi, patatine fritte e dolciumi vari. I grassi tendono a dischiudere lo sfintere gastrico aprendo la strada ai succhi gastrici che refluiscono. A loro volta i cibi troppo caldi, o troppo freddi e quelli salati come per esempio insaccati, conserve, sottaceti, cibi affumicati e molti formaggi tendono a stimolare la secrezione gastrica. Fumo - La nicotina tende a rilassare l’apertura dello stomaco, causando bruciori e reflusso. Caffè - Il suo effetto è controverso perché può aumentare il tono della valvola gastrica ma anche favorire la produzione di acidi gastrici. Ecco perché, nel dubbio, i medici tendono a sconsigliarlo in caso di disturbi gastrici.

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La dieta gioca un ruolo fondamentale La funzione dello stomaco è quella di digerire i cibi e risulta perciò evidente come sia proprio l’alimentazione a condizionare in maniera preponderante la salute di questo importante organo. In base allo stile alimentare che adottiamo possiamo, insomma, influenzare negativamente o positivamente la nostra digestione. Per “stile alimentare” si intende non solo la quantità e la qualità dei cibi e delle bevande che introduciamo, ma anche le modalità con cui ogni giorno prepariamo gli alimenti, li cuciniamo, li condiamo e poi li consumiamo. Cattiva digestione, acidità, gastrite e ulcera sono spesso correlate ad alcuni piccoli o grandi errori alimentari che, ripetuti nel tempo, portano a un disequilibrio della secrezione di acidi o della motilità dello stomaco. D’altro canto esistono molti cibi dotati di un’azione protettiva per lo stomaco o che addirittura possono essere usati in senso curativo avendo, per esempio, la capacità di cicatrizzare le lesioni ulcerose (è il caso del cavolo verza). Conoscere questi aspetti diventa determinante perché ci consente di fare le scelte giuste, come vedremo nei capitoli di questo libro in cui suggeriremo quali cibi introdurre nella dieta in base ai disturbi di cui si soffre (dispepsia oppure gastrite, reflusso o ulcera) quando ci sediamo a tavola e di preferire alimenti non solo appetibili di gusto ma anche salutari per lo stomaco.

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I consigli alimentari per vincere i bruciori e il malessere «Fare tanti piccoli pasti nella giornata, masticare lentamente e bere tanta acqua sorseggiandola a poco a poco. Sono queste le tre regole d’oro a tavola per mantenere in salute il nostro stomaco», spiega il professor Vaira. Qui di seguito vi diamo altre indicazioni di massima valide nella maggioranza dei casi in cui c’è un disturbo dello stomaco. Tuttavia, è importante considerare che alcuni cibi possono fare male a qualcuno ma ad altri no. Quindi non resta che provare personalmente le reazioni di alcuni alimenti sul proprio stomaco e poi giudicare cosa è meglio per voi. Seguire un’alimentazione “naturale” - Un’alimentazione ricca di cibi con OGM, conservanti, coloranti, additivi chimici o che vengono sottoposti a lunghi processi industriali costringe i nostri organi interni a un maggiore lavoro per separare il “buono” dal “cattivo” affaticando la digestione e causando tutta una serie di disturbi a carico del fegato, dell’intestino e dello stomaco. Bere tanta acqua durante la giornata - La regola d’oro, se si soffre di mal di stomaco, è di bere molto durante la giornata, in modo continuativo e a piccoli sorsi. Inoltre gli esperti consigliano, come toccasana, un bicchiere di acqua tiepida al mattino appena svegli e uno la sera prima di coricarsi. Questo è un ottimo rimedio per riequilibrare il nostro organismo, regolarizzare l’intestino e di conseguenza eliminare fastidi e gonfiori allo stomaco.

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Cinque piccoli pasti leggeri al giorno - Suddividere in più pasti la quantità giornaliera di cibo piuttosto che sovraccaricare lo stomaco solo due volte al giorno. Bisogna abituarsi a fare colazione appena svegli con biscotti secchi o fette biscottate oppure cereali con uno yogurt bianco o una tazza di latte tiepido, se non si è intolleranti al lattosio. A metà mattina va bene consumare dei crackers per spezzare il digiuno; a pranzo e a cena si consiglia di consumare un piatto a base di amidi come riso o pasta o delle patate lesse e una porzione di pesce o di legumi passati oppure di carne bianca o uova con fette biscottate e abbondanti verdure. Mangiare lentamente - Consumare lentamente gli alimenti, masticando bene prima di deglutire: la digestione comincia in bocca. Evitare bibite gassate e concedersi pochi dolci - Accompagnare i pasti solo con bevande naturali prive di anidride carbonica, come acqua liscia, succhi freschi di frutta, centrifugati. Anche il consumo di dolci va moderato perché lo zucchero tende a stimolare i succhi gastrici. Eliminare i cibi irritanti - «Per curare o migliorare i sintomi di quasi tutti i disturbi gastrici vanno evitati cibi speziati, caffè, vino bianco, aceto, cioccolata, peperoncino, pepe nero, limone e arance» sottolinea il professor Berardino Vaira. «Pane e latte magro, invece, sono i due alimenti “amici” dello stomaco da prevedere spesso nella dieta», conclude il professore.

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Il menu che “calma” il brontolio Cosa bisogna quindi mangiare per evitare quelle sgradevoli sensazioni di bruciore e acidità allo stomaco? Ecco un esempio di menu generico particolarmente benefico per una buona digestione. Colazione - Una tazza di latte magro (parzialmente scremato) o yogurt magro; 3 biscotti secchi o 2 fette biscottate o 2 fette di pane tostato; un cucchiaio di miele o di composta di frutta. Metà mattina - Un succo di frutta (evita gli agrumi); 2-3 crackers o 3 grissini all’acqua. Pranzo - Riso (60 g crudo) bollito e condito con olio e formaggio grana oppure un piatto di pasta (70 g) in bianco o con sughi a base di verdure e olio crudo; una piccola porzione di pesce (100 g) o carne bianca (80 g) al vapore oppure scottati in padella e una porzione di verdura (250 g) cotta o 100 g di verdura cruda con olio extravergine; una fetta di pane tostato; un frutto fresco o macedonia di frutta di stagione. Metà pomeriggio - Una porzione di frutta cotta e ridotta in purea; una tazza di latte magro o uno yogurt magro o un budino bio. Cena - Zuppa di legumi passati con pasta o riso (30 g); 50 g di bresaola, una porzione di pesce o un uovo a’ la coque; un’insalata fresca; una fetta di pane tostato; frutta fresca oppure cotta.

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