LA FILOSOFIA PER VIVERE BENE
che come filosofo, ma da tutte le sue opere emerge un pensiero coerente e una forte impostazione morale. Dalle biografie di celebri personaggi ha tratto esempi concreti di virtù che possono ispirare la nostra vita.
Maurizio Zani
come storico e biografo
LA FILOSOFIA PER VIVERE BENE
Plutarco è più noto
PLUTARCO
Maurizio Zani
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Edizioni Riza S.p.A. - Via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it
PLUTARCO Narrando la vita di personaggi celebri ci ha insegnato l’arte di essere felici
«Siamo noi i padroni della parte migliore di noi stessi»
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Plutarco Foto: 123rf, Adobe Stock, Shutterstock Testi a cura di Maurizio Zani © 2019 Edizioni Riza S.p.A. via Luigi Anelli, 1 - 20122 Milano - www.riza.it Tutti i diritti riservati. Questo libro è protetto da copyright ©. Nessuna parte di esso può essere riprodotta, contenuta in un sistema di recupero o trasmessa in ogni forma e con ogni mezzo elettronico, meccanico, di fotocopia, incisione o altrimenti senza il permesso scritto dell’editore. Maurizio Zani - Studioso del pensiero antico, ha collaborato con la facoltà di Psicologia dell’Università di Bologna e ha insegnato filosofia e storia nei licei milanesi.
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SOMMARIO
Introduzione Ricavò da vite illustri utili insegnamenti di vita..........7 Capitolo 1 Il teorico della serenità interiore...............................9 Capitolo 2 Plutarco e i grandi argomenti della filosofia.......... 49 Capitolo 3 Un pensatore nostro contemporaneo.................. 107 Bibliografia......................................................... 141
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Introduzione
Ricavò da vite illustri utili insegnamenti di vita
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lutarco è ricordato solitamente più come biografo e storico che come filosofo vero e proprio. Eppure da tutte le sua opere, comprese le biografie di uomini illustri, emerge una coerente e complessa impostazione filosofica. Tratta con leggerezza argomenti di notevole spessore, calandoli nella vita quotidiana. Il suo pensiero risulta molto attuale, perché fornisce indicazioni utili per vivere con consapevolezza il momento presente e per valorizzare ciò che siamo. Nell’antichità fu considerato una vera e propria guida spirituale; infatti fu per molti anni sacerdote del santuario di Apollo a Delfi, uno dei principali centri religiosi e culturali dell’antichità. Nelle sue opere si proponeva di favorire la crescita morale del lettore. Lui stesso scrisse che intendeva raccontare le vite di personaggi noti per servirsi della storia come di uno specchio “in modo da ornare la mia vita con le virtù descritte in quelle vite”. 7
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Capitolo 1
Il teorico della serenità interiore Condusse una vita semplice, studiò molto e scrisse numerose opere, suddivise in due gruppi fondamentali: quelle di argomento etico (“Moralia”) e quelle biografiche (“Vite parallele”)
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Un pensatore libero e uno scrittore piacevole
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lutarco è stato uno di quei pensatori che hanno fatto amare da sempre la filosofia anche ai non filosofi. La sua maniera di scrivere è piacevole, densa di similitudini acute e affascinanti. Con il suo stile di ragionamento agile e intuitivo ci trasporta in modo lieve al centro di tutti i problemi che concerno10
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no la serenità interiore. E dietro le sue parole cogliamo anche l’entusiasmo di chi vuole comunicare ai lettori quel senso di letizia che anima nel profondo il pensiero filosofico. Ma chi era Plutarco? Se con questa domanda desideriamo conoscere la sua anima profonda, non c’è risposta adeguata. L’interiorità è una dimensione dell’essere che non può essere sondata dall’esterno. Tanto meno sulla base di dati biografici descrittivi di una carriera filosofica. Solo Plutarco stesso potrebbe soddisfare questo interrogativo. Ma anche in questo caso, va detto che l’interiorità di ognuno di noi non è descrivibile con il linguaggio, neppure con quello filosofico. È, infatti, un modo ineffabile di sentire se stessi e di sentirsi in armonia con il cosmo. Forse solo il poeta potrebbe rendere le sfumature di questa intima e misteriosa sensazione. E, non a caso, il filosofo si rivolge a lui quando vuole esprimere la dimensione dell’intimità. Allora dobbiamo accontentarci di riformulare il nostro interrogativo in termini più modesti: chiederci com’è vissuto, che cosa ha fatto e cercare di estrarre la sua sensibilità dagli elementi che abbiamo in mano.
La vita e le opere Greco di nascita. Aveva avuto i natali poco prima del 50 d.C., a Cheronea, una piccola città della Beozia, densa di storia. Qui, nel 338 a.C. il re macedone Filip11
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po II aveva sconfitto l’esercito tebano e posto termine all’indipendenza della Grecia. Ma quando Plutarco scrive, la Grecia ormai è già entrata nell’orbita romana. La sua giovinezza è quella tipica di un membro di una famiglia colta: viaggi in Egitto, in Asia Minore. Questi luoghi erano alcuni dei crocevia dove la cultura di tradizione greca, fin dai suoi esordi nel VI sec. a.C., era entrata in contatto con quella di ascendenza orientale: taoismo, buddismo, confucianesimo. Tutto questo non è di poco conto. Aiuta a comprendere, in effetti, un fenomeno singolare e un po’ trascurato: le notevoli affinità tra la filosofia classica di Eraclito, Parmenide, Pitagora, Anassagora, Platone… e quella di matrice orientale. Plutarco compie i suoi studi superiori ad Atene, ormai famosa solo come città degli studi. Si dedica a studiare retorica, filosofia, scienze esatte e naturali. Si fa presto notare per le sue doti intellettuali. E, grazie all’appoggio del suo maestro, il filosofo platonico Ammonio, riceve importanti incarichi politici che lo portano fino a Roma, dove viene introdotto negli ambienti più esclusivi della corte imperiale. Nella metropoli egli trascorre gli anni che vanno dal 75 al 90 d.C. Qui egli entra in contatto anche con le più affermate avanguardie filosofiche. Plutarco realizza così l’aspirazione di ogni giovane intellettuale greco. Roma, infatti, è ormai il più grande centro della cultura europea, dove si trovano i più affermati filosofi dell’epoca. A Roma 12
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La filosofia è la medicina dell’anima, perché solo lei è in grado di far comprendere ciò che è bene e ciò che è male
si era infatti radicata, da circa due secoli, la filosofia di tradizione greca: platonismo, aristotelismo, epicureismo, stoicismo, scetticismo. Plutarco non aderisce, comunque, a una scuola determinata. Ma si sente vicino a tutti quei temi morali, presenti in tali correnti, che valorizzano la filosofia come arte del vivere, che pongono l’accento sul tema della funzione terapeutica della filosofia, che fanno della felicità non un obiettivo da perseguire con caparbia volontà, ma un modo di essere che esprime la raggiunta tranquillità interiore. In questo orizzonte morale si collocano tutti i suoi numerosissimi scritti. Quelli di ordine etico: più di ottanta brevi opere raccolte sotto il titolo di “Moralia” (che include anche “La serenità interiore”). Quelli di matrice biografica e morale: le “Vite parallele” (circa cinquantadue quelle per13
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venute a noi). E tutta una serie di saggi concernenti le scienze fisiche e biologiche, la storia, l’alimentazione, le religioni, la letteratura e la retorica. Una simile fecondità è forse un segnale di gioia del vivere, del piacere di comunicare al mondo la sua concezione della vita. Dopo il suo rientro in Grecia nel 90 d.C., Plutarco trascorre l’esistenza tra Cheronea (dove muore verso il 127 d.C.) e a Delfi. A Delfi, diventa sacerdote laico del tempio di Apollo, il luogo più sacro della grecità. Un tempio che aveva sul suo ingresso una famosa scritta, più volte citata da Socrate per indicare la via da imboccare per la felicità: «Conosci te stesso». Questa iscrizione sintetizza tutto il pensiero di Plutarco. Ed è quella che dobbiamo assumere come chiave di lettura delle sue opere. Un aneddoto narra che, poco prima della sua morte, Plutarco avesse sognato di ascendere al cielo guidato da Hermes, in uno stato di grande felicità. E che, nella notte successiva, gli fosse apparso in sogno un uomo predicendogli che dopo la morte sarebbe stato accolto nel mondo dei beati…
Il suo pensiero filosofico Prima di avventurarci nella scoperta delle idee di Plutarco, può essere utile delineare una mappa del suo pensiero. Ci servirà da guida per seguire le linee percorse dalla sua riflessione filosofica. Innanzitutto va 14
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notato che per questo antico pensatore la filosofia non è una disciplina. A differenza di quelle che normalmente consideriamo come discipline (la matematica, la fisica, l’ingegneria, l’architettura ecc.), non dispone, infatti, di un linguaggio tecnico. Ad avviso di Plutarco, essa deve fare appello solo al linguaggio di senso comune, perché vuole essere compresa da tutti. Insomma, è una filosofia che utilizza un linguaggio posto spesso al confine tra poesia e prosa, denso di allusioni, di immagini poetiche, di metafore, di esempi tratti dalla vita di ogni giorno, di richiami alla mitologia. Il pensiero di Plutarco non si configura neppure come una dottrina. Non è basato su grandi verità né su un qualche metodo. Non aspettiamoci quindi da lui profonde riflessioni sui temi della conoscenza, della realtà del mondo esterno o altro. Plutarco offre solo indicazioni sparse, anche se talora molto pregnanti. Pensa, per esempio, che l’essere umano sia dotato di consapevolezza e che questa si esprima, prima di tutto, attraverso l’introspezione. Ritiene, come molti pensatori greci antichi – Platone, Aristotele, gli stoici – che tale consapevolezza venga offuscata dalle passioni. E che pertanto ogni eccesso vada combattuto per restituire alla propria vita quell’equilibrio che è il requisito necessario della tranquillità interiore, della felicità. Il suo scopo, comunque, non è quello di dimostrare nulla né di trasmettere certezze. La filosofia non detiene verità ultime da trasmettere agli uomini, così 15
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come fa un oracolo. Potremmo piuttosto definirla come l’esercizio del buon senso al fine di rendere trasparenti i mali dell’anima e indicare le terapie necessarie per curarli. Plutarco, pertanto, esplora le vite dei grandi uomini del passato per cercare non dei modelli da proporre, ma per evidenziare soprattutto gli errori che allontanano dalla felicità. Le descrizioni di vite dei personaggi illustri, raccolte nelle Vite parallele, mirano appunto a mostrare quanti ostacoli ognuno di noi incontra sulla via della propria realizzazione. La sua filosofia è ispirata anche a una profonda religiosità, evidente, per esempio, in scritti come “Il demone di Socrate”, “I ritardi della punizione divina”, “Dialoghi delfici”, “Iside e Osiride” ecc.
Per raggiungere la serenità, è bene non trascurare quel che c’è di favorevole negli avvenimenti che ci capitano contro la nostra volontà, oscurando il peggio con il meglio
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Plutarco crede in un aldilà dove le colpe verranno espiate e i meriti premiati. Ma questo credo è lontano da quello cristiano, anche se con questo movimento religioso condivide l’idea di un Dio unitario e provvidenziale posto in un mondo lontano da quello umano. L’antico filosofo accetta infatti l’idea che le anime che hanno condotto una vita indegna possano purificarsi in vite successive fino al momento della loro totale liberazione da ogni male morale. Accetta, in sostanza la teoria della metempsicosi, probabilmente filtrata in ambiente romano dal mondo orientale. Ai suoi tempi, del resto, la teoria della trasmigrazione delle anime era una convinzione largamente diffusa nei circoli intellettuali e negli ambienti popolari greci e romani. Plutarco non è stato né poteva essere, a causa della sua mancanza di sistematicità, l’esponente di una scuola di pensiero. Né probabilmente voleva esserlo. Eppure i suoi insegnamenti non sono andati perduti nel tempo.
Molto stimato e apprezzato La fama di Plutarco attraversa la cultura occidentale fino ai primi decenni dell’Ottocento. A Plutarco s’ispirano con rispetto e ammirazione molti pensatori e scrittori: Erasmo da Rotterdam, Montaigne, Shakespeare, Corbeille, Racine, Montesquieu, Rousseau, Schiller, Alfieri… e tanti altri intellettuali europei. Plutarco ha rappresentato per la cultura europea quello che Omero 17
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