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Ecco cosa fare per ripulire la mente da tutto quello che ci fa soffrire
COSÌ TORNI A STARE BENE
Gli atteggiamenti mentali che tengono lontano insicurezza, ansia e panico
L’EDITORIALE DI MORELLI
In te c’è un sapere misterioso che ti guida: impara ad ascoltarlo
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a mille per cinque giorni, poi il fine settimana ecco il mal di testa: è una sindrome che dipende da ritmi innaturali tenuti durante i giorni feriali.
E si può disinnescare
• Cambiamento nei ritmi del sonno: orari diversi, variazioni nel numero di ore dormite.
• Riduzione improvvisa dello stress: produce rilascio improvviso di tensione, trattenuta in settimana.
• Riduzione improvvisa di caffeina rispetto alle eccessive quantità settimanali: crea cefalea da astinenza.
• Alterazione dei livelli ormonali: legata al minore stress, al cambio di attività fisica e di alimentazione.
• Eccessivo riposo o inattività: influisce sul sistema nervoso e sulla circolazione sanguigna.
• Eccessiva attività fisica: lo sforzo eccessivo, concentrato nel weekend, porta tensioni muscolari.
• Sovraccarico sensoriale: quando nel weekend ci si espone a troppi rumori, luci, sbalzi di temperatura.
• Fattori psicologici: le aspettative elevate riguardo il tempo libero generano ansia e stress, favorendo la cefalea.
Aspettare il ne settimana e poi, quando arriva, non riuscire a goderselo per un forte mal di testa che inizia il sabato mattina e non lascia tregua no alla sera del giorno dopo. È quel che capita a chi soffre della forma più beffarda di cefalea, quella de nita, appunto, cefalea da weekend. Chi ne soffre sa bene che si tratta di un appuntamento sso col dolore e col malessere, sommati alla frustrazione e alla rabbia per veder sfumare, spesso, la possibilità di riposarsi, rilassarsi o divertirsi e svagarsi dopo una settimana di duro lavoro. Sì perché questo mal di testa insorge solo in chi, oltre ad avere una predisposizione costituzionale verso questo tipo di patologia, lavora freneticamente dal lunedì al venerdì, sottoposto a forte stress e a orari rigidi, per poi staccare di colpo. Chi invece vive una settimana più morbida, seppure impegnativa, non va quasi mai incontro a questo spiacevole fenomeno, che si con gura quindi come il risultato di un’interazione complessa tra fattori sici, psicologici e comportamentali. Identi care i fattori scatenanti personali può dunque essere di grande aiuto per la prevenzione o la riduzione di questo annoso problema.
Frenata troppo brusca La principale dif coltà risiede nel fatto che la persona si ritrova letteralmente incastrata in uno stile di vita che, sulle prime, sembra essere immodi cabile: cinque giorni di iperfunzionalismo e due giorni di tempo libero rovinati
Cosa fare ogni giorno per prevenire la cefalea
• Evita il sovraccarico di caffeina. Se sei abituato a bere caffè in settimana fallo in modo moderato e non smettere improvvisamente il sabato.
• Mantieni un orario di sonno regolare. Cerca di dormire almeno sette ore ogni notte e mantieni un orario di sonno costante durante tutta la settimana.
• Gestisci meglio lo stress. Non buttarti a capofitto in ogni attività: agisci con meno fretta, inserisci momenti di pausa e una camminata quotidiana.
• Idratati adeguatamente. Bere molta acqua durante la settimana (1,5-2 l di acqua al giorno) evita la disidratazione, che favorisce la cefalea.
• Fai esercizio fisico regolare. Migliora la circolazione sanguigna e riduce la tensione muscolare, prevenendo il mal di testa.
• Dieta equilibrata a orari regolari. Mangiare senza eccessi e non saltare i pasti aiuta a mantenere stabili i livelli di zucchero nel sangue.
• Migliora la postura. Mantenere una buona postura del corpo nel quotidiano evita di arrivare al weekend carichi di tensioni muscolari.
di Vittorio
Caprioglio
psicoterapeuta
Immagini: Alberto Ruggieri
Atteggiamenti mentali e regole pratiche per trasformarli da disagi in occasioni di crescita
L’insicurezza è un’alleata che dice: “Ti fai guidare da modelli uguali per tutti, ma non rappresentano te”. Ecco perché
trova dei semi. Li raccoglie con stupore: è come se quell’immenso spazio oscuro e silenzioso gli stesse rivelando qualcosa di nascosto e prezioso. «I semi sono il futuro, ma per crescere devono essere piantati nel terreno giusto, nel silenzio dell’oscurità», gli dice lo psicoterapeuta, in una call dall’Italia. Pochi giorni dopo Carlo fa un altro sogno: è con sua nonna su una vecchia automobile, malandata e mal funzionante; la donna gli sorride, lo rassicura, e lo invita ad andare avanti, a esplorare. Queste immagini lo accompagnano per giorni. Inizia a pensare che, come sul fondo del mare, anche nel suo mondo interno può esserci qualcosa pronto a germogliare.
Non sai cosa ti aspetta Ma cosa succede quando smettiamo di temere il futuro, quando smettiamo di inseguire certezze che non ci appartengono? Accompagnato dalle immagini dei semi, della nonna e della macchina sgangherata, Carlo inizia a vedere il futuro come qualcosa di invitante, un viaggio tra zone in ombra, istinti e paure. Osa fare scelte inedite: esce con nuovi amici senza tormentarsi con il dubbio di non essere all’altezza. Esplora la natura che circonda casa dei parenti, incamminandosi su sentieri nuovi, con fiducia, curiosità. Si trasferisce persino in un grande appartamento con altri ragazzi. Non sa cosa lo aspetta, vuole scoprirlo un po’ alla volta.
L’insicurezza, che tanto lo aveva paralizzato ora è la guida che lo spinge a sganciarsi dai modelli rigidi di vita che fino a quel momento ha cercato di seguire. Come la pianta cresce spontaneamente, anche Carlo sa che la vita non deve essere forzata. I sogni lo hanno portato a incontrare il basso, la terra, gli istinti, ed ora lo guidano a riconoscere la bellezza
del suo stesso buio, delle sue paure, dei suoi limiti. Non è più la mente razionale e perfettina a dominare la sua vita, ma l’istinto, la curiosità, la capacità di lasciarsi andare, per accogliere l’insicurezza come una forza che lo spinge a scoprire il mondo.
Il tuo animale, il tuo profumo, il vestito preferito: in te non c’è niente da cambiare
Scegli un luogo tranquillo e una posizione comoda, chiudi gli occhi e fai qualche respiro… Ora immagina di scendere verso il basso… senti bene un passo dopo l’altro… il contatto con la terra, con le radici che ti ancorano al mondo interno… non forzare nulla... lascia andare ogni sensazione… ogni pensiero… ogni emozione… scendi ancora più giù… un passo dopo l’altro… sei in un luogo senza pensieri… senza ricordi… solo uno spazio silenzioso… in questo spazio, osserva la tua immagine più profonda… vedi te stesso mentre indossi l’abito con cui sei a tuo agio… il tuo profumo… quello che ti inebria… ora immagina di incontrare l’animale che senti affine… percepisci la sua energia… come ti risuona dentro?… ora vedi un fuoco che arde lentamente… danza senza controllo… è un’energia anche tua… osserva tutte queste immagini insieme: l’animale, il fuoco, il tuo profumo, il tuo abito… come queste energie si mescolano in un cerchio perfetto… non c’è niente da cambiare… lasciale sfumare dolcemente… e quando lo vorrai riapri gli occhi…. portando con te il silenzio e la consapevolezza di questo incontro magico con le energie del tuo lato più profondo e naturale.
ALLA SCOPERTA
Ricorda le “altre versioni” e osservale in azione
L’insicurezza, la timidezza che provi nel tuo contesto abituale non sono l’unica versione di te. Quasi sempre, infatti, chi si crede insicuro ha sperimentato situazioni in cui non lo era affatto, e si è scoperto socievole senza bisogno di fare alcuno sforzo. Per quanto isolati, quei momenti testimoniano che il “vero te” è più ampio di quello che pensi. Smetti di etichettarti come “timido” o “insicuro”. Ogni volta che accade prova a ricordare quei momenti. Lascia che il tuo mondo interiore, vasto e sconosciuto, emerga senza forzature. È il momento di riconoscere quelle risorse nascoste che sono sempre state dentro di te. Prova a portare quelle stesse qualità nei contesti dove ti senti più insicuro e osserva cosa succede.
Ogni tentativo di costruire una sicurezza assoluta è un’illusione. Solo
l’inatteso fa nascere nuove opportunità
È il nostro “laboratorio
alchemico”, che ci permette di inglobare il mondo e farlo diventare corpo. Ma attenzione ai disturbi che possono colpirlo. Scopriamo come intervenire
Gli antichi alchimisti descrivevano lo stomaco come un laboratorio, un luogo di trasformazione in cui, per azione del “fuoco gastrico”, ha inizio la magia che rende il cibo, ovvero qualcosa che noi prendiamo dal mondo fuori di noi, una parte di noi, cioè sangue, ossa, muscoli e nervi. E così come gli alchimisti dalla materia grezza puntavano a ricavare l’oro, lo stomaco, distillando la materia, permette la vita. La digestione è fondamentale per avere il giusto livello di energia, sia
ESOFAGO CARDIAS
PILORO
La struttura anatomica dello stomaco ricorda una sacca con la capacità di espandersi e di contenere gli alimenti in attesa che vengano attaccati dai succhi gastrici, tra le sostanze più corrosive che conosciamo. La struttura dello stomaco è fatta apposta per gestire e contenere sostanze tanto aggressive. Vi è innanzitutto il cardias, una valvola che ha lo scopo di chiudere la bocca dello stomaco, permettendo che cibo e acidi non risalgano. Vi è poi una fi tta muscolatura che serve sia a rimescolare le sostanze nella cavità gastrica, sia a farle procedere, verso l’intestino. Sulle pareti dello stomaco vi sono ghiandole che secernono muco e bicarbonati, che hanno lo scopo di proteggere le pareti dai succhi gastrici ed evitare così che vengano letteralmente digerite. Vi è poi il piloro, la regione che collega lo stomaco al duodeno.
Quando si ha a che fare con lo stomaco serve attenzione ai sintomi, perché
sica sia mentale. Basti pensare a come un affaticamento digestivo si trasformi in sonnolenza e renda il cervello rallentato e poco ef ciente. In generale si può dire che le dif coltà a livello gastrico hanno ripercussioni sull’intero organismo. Digerire male riduce la disponibilità di quelle “materie prime” che servono al nostro corpo per mantenersi attivo ed ef ciente.
Eccessivo ricorso ai farmaci E oggi, purtroppo, sempre più gente ha problemi gastrici. Un italiano su tre, dicono dati recenti, accusa disturbi digestivi di varia natura, dalla pesantezza all’acidità eccessiva. E di fronte a questi disagi aumenta il ricorso a farmaci e rimedi digestivi. Gli inibitori della pompa protonica, i medicinali maggiormente utilizzati per contrastare il problema dell’iperacidità, sono tra i più utilizzati, anche se le controindicazioni per il loro utilizzo prolungato sono numerose, tra cui modi cazioni dell’assorbimento di vitamine, minerali e micronutrienti, con un aumento, ad esempio del rischio di fratture.
zona dorsale, tra le scapole. Si parla comunemente di gastrite, anche se la patologia vera e propria può essere diagnosticata solo da una gastroscopia. Se l’acidità arriva a livello della gola ci troviamo di fronte a un problema di reflusso, che a sua volta può essere dovuto a un’ernia iatale, ossia alla risaluta di una parte dello stomaco oltre il limite del cardias, la valvola che divide l’esofago dalla sacca gastrica.
• SE SONO PRESENTI SENSO DI PIENEZZA, SONNOLENZA, GONFIORE ADDOMINALE
In questo caso è possibile sia presente una dispepsia, con diffi coltà dello stomaco a processare il cibo, o per un pasto troppo abbondante o per una temporanea carenza enzimatica. Vi può essere anche un problema di motilità dello stomaco, che fatica a svuotarsi.
Un’azione delicata Lo stomaco è abituato ad avere a che fare con sostanze corrosive e molto pericolose, come i succhi gastrici. Ma c’è un errore
che non dobbiamo fare con lui: utilizzare le maniere forti. Pensare di agire in modo troppo violento sulla sua funzionalità, può causare disturbi ancora maggiori. Per questo è utile intervenire con rimedi naturali, sfruttando le giuste combinazioni alimentari per aiutarlo, ma anche appro ttando di molte molecole utili che sono presenti nei cibi. È questo davvero un modo per curarsi in maniera naturale, perché si da all’organismo l’opportunità di automedicarsi e riequilibrarsi.
Tipiche del periodo della fioritura, che a causa dei cambiamenti
climatici si prolungano nel tempo, sono un vero e proprio tormento per moltissime persone. Vediamo come limitare i danni
Marzo segna l’epoca del risveglio della natura e l’inizio dei fastidiosi sintomi che accompagnano le allergie respiratorie: una patologia che oggi colpisce sempre più persone e che viene favorita non solo dall’inquinamento atmosferico e dai riscaldamenti domestici (che sensibilizzano le vie respiratorie), ma anche dall’eccessiva pulizia e dall’utilizzo di detergenti che, col tempo, possono in ammare le mucose e tenere cronicamente in stato d’allerta le difese. La crisi allergica in genere si manifesta quando la concentrazione degli agenti irritanti (in particolare i pollini) nell’aria raggiunge una determinata soglia. Ma gli alberi oggi producono polline da gennaio a maggio; le graminacee, responsabili del maggior numero di disturbi, da aprile a luglio e le erbacee da luglio a ottobre. Da qui si deduce che marzo è il periodo più adatto per seguire una pro lassi preventiva, che riduca il rischio allergico.
Cosa sono le allergie signi ca essere ipersensibili a una determinata sostanza che scatena una reazione nel sistema immunitario; infatti, tutte le malattie allergiche dipendono dalla reazione dell’organismo a sostanze estranee, dette tecnicamente “allergeni”. Nel caso delle più comuni sindromi allergiche (quali la pollinosi e l’allergia alimentare) le sostanze allergizzanti sono asso-
lutamente innocue e largamente presenti nell’ambiente. È la predisposizione familiare del soggetto che favorisce spesso l’insorgenza della malattia che, in questo caso, si de nisce atopica; tuttavia, le patologie allergiche possono insorgere anche in soggetti non predisposti.
Il meccanismo interno Gli anticorpi del sistema immunitario (le immunoglobuline) entrano cioè in azione reagendo in modo “esagerato” a queste sostanze (gli allergeni) che riconoscono come nemiche. Questo determina una reazione in ammatoria che fa sprigionare una molecola, l’istamina, a livello dell’organo più colpito e che è responsabile di sintomi tipici che, trattandosi di allergeni presenti nell’aria, prendono di mira il tratto respiratorio superiore e gli occhi. Nelle forme più importanti può coinvolgere anche il tratto respiratorio inferiore dando origine a vere e proprie forme di asma. All’origine di queste allergie c’è spesso una predisposizione genetica, ma possono essere tanti i fattori che ne favoriscono lo sviluppo. Ad esempio i cambiamenti climatici degli ultimi anni hanno modi cato le stagioni, regalandoci primavere talvolta precoci. Questo fa sì che la oritura delle piante sia anticipata: ne deriva che l’esposizione ai pollini si protrae di più nel tempo, sensibilizzando un numero maggiore di soggetti. Il primo passo è quello di rivolgersi a uno specialista per eseguire il dosaggio delle IgE speci che tramite test cutanei (Prick test) e anche tramite test kinesiologico.
Dal momento che la prima arma di difesa è quella di evitare il contatto con l’allergene, ricorda di consultare il calendario annuale pollinico (lo trovi facilmente su Internet). Anche se le stagioni sembrano impazzite, questo bollettino ti aiuta a capire i tempi della fioritura delle piante della tua regione (viene fatta una statistica degli anni passati) e quindi quando rilasciano il loro polline. Impara poi a osservare la natura quando passeggi nei parchi o vicino alle piante della tua città. Se vedi le loro gemme che iniziano ad aprirsi, quello è il momento giusto per partire con la prevenzione.
Rivelano una difficoltà a farsi trasportare dal vento della vita
Alivello simbolico le irritazioni e i problemi respiratori indotti dall’allergia sono tipici di una personalità ansiosa, rigida e compressa, che ha difficoltà nel lasciarsi andare e nel respirare la vita “a pieni polmoni”. Il rifiuto delle sostanze estranee (come polvere e acari) e del polline (che è il seme maschile dei fiori che sbocciano) è tipico infatti dei soggetti conservatori, che sentono “mancare il respiro” di fronte all’idea del cambiamento. Inoltre non bisogna dimenticare che la primavera è il momento della fioritura, cioè dello sviluppo del lato “erotico” del mondo vegetale: ecco che l’allergia respiratoria può indicare anche una difficoltà a farsi trasportare da questa energia, come i semi si fanno trasportare dal vento fino al terreno.