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Bimestrale Giugno/Luglio 2018 Numero 6 - € 9,90 Italia P.I. 11/06/2018

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abb. Postale - D.L. 353/2003 (conv. in. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LO/MI

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EMERGENZA DIABETE ECCO COME EVITARLO

EMERGENZA DIABETE ECCO COME EVITARLO

È LA MALATTIA MODERNA PIÙ DIFFUSA GIÙ LA GLICEMIA SENZA FARMACI Evita i pericolosi picchi glicemici con dieta e attività fisica DIAGNOSTICALO IN TEMPO I 10 sintomi subdoli che forse non conosci STOP ALLO ZUCCHERO I trucchi e i menu per dire addio alla “droga” zuccherina LE ERBE GIUSTE Calmano la voglia di dolce e tengono bassa la glicemia

I DOLCIFICANTI PIÙ SANI Una guida alle novità naturali che non fanno male

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I consigli dei nostri esperti, le ricette e i menu completi che ti proteggono e ti curano 23/05/18 18:05


SOMMARIO Il decalogo della prevenzione

40 10 regole d’oro per evitare il sangue dolce Il test di autovalutazione

44 Quanto ne sai del diabete mellito? LA DIETA ANTIDIABETE

Le soluzioni a portata di mano

48 La dieta antidiabete: tornare al naturale Più sapore senza danni

52 Scegli i condimenti che rallentano la corsa dell’insulina

Scegli gli zuccheri giusti

54 La dolce vita non rende sempre felici Si nasconde in tanti alimenti

58 Trovi lo zucchero anche nei cibi salati Come dimezzarne il consumo

L’ORIGINE E LE CAUSE DI UNA GRAVE INSIDIA MODERNA

La malattia del terzo millennio

6 Il diabete? Uno tsunami che avanza Come funziona la glicemia

60 La guida pratica per ridurlo a tavola Così non rischi a tavola

66 Non devi dire addio al dessert! Ecco quelli giusti

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10 Il regista di tutto è il pancreas Una patologia ereditaria

14 La malattia è scritta nei nostri geni ma… Le mille facce del problema

16 Il diabete di tipo 1: colpa del sistema

Scegli i carboidrati migliori L’antidoto alla voglia di dolce? I cereali integrali

Le bibite killer

70 Cola e aranciata? No grazie!

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Il nemico che non ti aspetti Non solo dolci, abbatti anche il sale bianco

immunitario impazzito

Tutte le varianti della malattia

20 Il diabete di tipo 2, il più frequente Le cause meno note

24 E se la malattia avesse origine da un altro disturbo?

I soggetti sotto tiro

26 Chi rischia di più?

Gli indizi da tenere d’occhio

28 Le sentinelle della malattia che forse non conosci

Come misurare i valori

30 Glicemia: quando è il caso di preoccuparsi

Quanti danni può provocare

32 Il circolo vizioso fra diabete e malattie del cuore

I controlli da fare

36 Ecco il kit per controllare la glicemia 4

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MANGIA A BASSO INDICE GLICEMICO

L’aiuto più prezioso a tavola

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Indice glicemico basso per tutti: ecco perché

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I diversi fattori che influenzano l’IG dei pasti

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GLI ALTRI STRUMENTI DELLA PREVENZIONE

Come cambia nel cibo Conoscere l’IG di ciò che mangi È il nuovo criterio per sapere cosa scegliere

I trucchi per migliorare l’IG

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Le 5 regole da seguire ogni giorno

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Come organizzare i pasti

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Ecco i dolci che non alzano la glicemia

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Terapie dolci: medita che ti passa

Controllare il diabete e lo stress Il potere dei profumi Le essenze che alleviano i sintomi più sgradevoli

Le ricette

IL SOSTEGNO DELLE PIANTE

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Il movimento è la tua medicina bruciazuccheri

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In pratica: come fare

Lo sport: un’arma per combatterlo

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L’aiuto verde Tieni lontano l’incubo diabete naturalmente

Stop all’iperglicemia Dalle foglie di banaba la tua insulina naturale

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COME LO AFFRONTA LA PSICOSOMATICA

Psicosomatica

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Perché il diabete si radica e dilaga nell’anima

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Una fame che non è mai sazia

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Diabete di tipo 2: la psicosomatica Le regole per prevenirlo Impara a regalarti la vera dolcezza

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Direttore responsabile Vittorio Caprioglio Direttore Scientifico Raffaele Morelli Direttore Generale Liliana Tieger Progetto grafico Roberta Marcante Redazione Stefania Conrieri Immagini Fotolia, 123rf, ShutterStock Direttore Pubblicità Doris Tieger Ufficio Pubblicità Luisa Maruelli, Ugo Scarparo

Responsabile amministrativo Danila Pezzali Segreteria di Direzione Daniela Tosarello Responsabile ufficio tecnico Sara Dognini Redazione, amministrazione: Edizioni Riza S.p.a. via L. Anelli 1, 20122 Milano tel. 02/5845961 r.a. fax 02/58318162 www.riza.it - info@riza.it Pubblicità: Edizioni Riza S.p.a. via L. Anelli 1, 20122 Milano tel. 02/5845961 r.a. fax 02/58318162 www.riza.it advertising@riza.it

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Riza Speciale cita i nomi commerciali di prodotti fitoterapici, omeopatici o farmaci per completezza di informazione e per libera scelta della redazione. Le informazioni contenute nella presente pubblicazione sono a scopo informativo e divulgativo: pertanto non intendono sostituire, in alcun caso, il consiglio del medico di fiducia.

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UNA PATOLOGIA EREDITARIA

La malattia è scritta nei

nostri Geni Ma… La trasmissione dei caratteri genetici responsabili del diabete è più evidente nella malattia di tipo 2. Tuttavia è sbagliato considerarla una patologia ineluttabile la FaMiliaRitÀ Del DiaBete Se un genitore è diabetico di tipo 2, le probabilità che anche i figli lo diventino sono del 30-40%. Se ambedue i genitori sono diabetici le probabilità sono ancora più elevate. Ma solamente il 5% dei familiari di primo grado di un diabetico di tipo 1 corre il rischio di soffrire della stessa malattia. 14

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l diabete è una malattia ereditaria? Sono stati fatti diversi studi sia sul diabete di tipo 1 sia su quello di tipo 2 per cercare di rispondere a questa domanda. Per entrambe le malattie i risultati delle ricerche non hanno dato una risposta certa. Insomma la genetica può avere una certa influenza aumentando la predisposizione ma non indica che la malattia si svilupperà con assoluta certezza. Il gene del diabete quindi si esprimerà solo in presenza di determinati fattori. Infatti noi abbiamo, oltre ai geni fissi (che determinano per esempio il colore degli occhi e dei capelli) anche geni potenziali che possono

esprimersi oppure regredire a seconda delle condizioni che incontrano. Ecco perché lo stile di vita e le regole alimentari, anche in caso di destino genetico avverso, sono determinanti.

Lo stuDio inGLese sui GeMeLLi oMoziGoti Per valutare l’ereditarietà del diabete è stato molto importante uno studio inglese che ha preso in esame 185 coppie di gemelli omozigoti (cioè con un patrimonio genetico identico), nei quali almeno uno dei due fosse diabetico. Analizzando i dati di tutti i soggetti, è emerso un fatto interessante: quando

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la patologia era comparsa prima dei 40 anni, e si trattava di diabete di tipo 1, le probabilità che si ammalassero entrambi i gemelli erano pari al 50%, mentre in caso di diabete in età più avanzata e di tipo 2, le probabilità salivano fin quasi al 90%. Questo ha portato dunque alla conclusione che i fattori genetici ereditari hanno un’influenza notevole nel determinare il diabete di tipo 2, mentre nel diabete di tipo 1 intervengono con un peso maggiore i fattori non geneti-

ci. Infatti quando viene diagnosticato un nuovo caso di diabete insulinodipendente, soltanto in casi rari risulta che un altro familiare soffra della stessa patologia. I geni collegati al diabete di tipo 1 non sono quindi così determinanti (sono presenti anche in una elevata percentuale - dal 20 al 60% di non diabetici). Secondo alcuni dati statistici rilevati in ospedali italiani, un neonato su 10 ha i geni che predispongono al diabete di tipo 1, ma solo uno su 1.000 svilupperà la malattia. Quindi anche altri fattori concorrono a scatenare l’aggressione delle cellule beta del pancreas.

Le ProBaBiLitÀ sono soLo inDicative L’indicazione delle percentuali di rischio di sviluppare la malattia in base a fattori genetici o alla familiarità non deve comunque spaventare. Tali percentuali probabilistiche sono solamente indicative; perfino se entrambi i genitori sono diabetici non è assolutamente certo che lo siano anche i figli (a differenza di quanto avviene per altre patologie del tutto ereditarie). L’importanza dei fattori ambientali ci fa capire che il rischio di sviluppare la malattia può essere controllato, soprattutto nel caso del diabete di tipo 2, che si può prevenire e gestire con un adeguato stile di vita. ■

la FoRMa a Mela alZa il RiscHio Il grasso che si accumula sul girovita è quello più pericoloso per la salute. Una ricerca recente pubblicata su Jama ha dimostrato che esiste una predisposizione genetica ad accumulare adipe in questa zona del corpo e che proprio il rapporto fra vita e fianchi, se fuorimisura, può predire il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 oltre che malattie cardiovascolari.

CHE INFLUENZA HANNO I BATTERI INTESTINALI Il microbiota intestinale ovvero l’insieme dei microrganismi simbiontici che convivono con l’organismo umano senza danneggiarlo potrebbe influenzare la produzione di insulina e avere quindi un ruolo chiave nel diabete. Ad affermarlo è uno studio comparso recentemente su Cell Reports firmato da un gruppo di ricercatori della University of Wisconsin-

Madison. La ricerca ha preso in esame il corredo genetico e la composizione del microbiota intestinale in otto differenti modelli animali, selezionati dal punto di vista genetico per la loro suscettibilità allo sviluppo di malattie metaboliche. I roditori sono stati sottoposti a una dieta ad alto contenuto di grassi e zuccheri e poi sono stati registrati fattori quali il

peso corporeo, la produzione di insulina, di metaboliti e acidi biliari. Indipendentemente dal profilo genetico, i roditori con un microbiota capace di assimilare gli zuccheri e di generare acidi biliari sono maggiormente esposti alle malattie metaboliche. La produzione di insulina tende ad adattarsi alla composizione del microbioma.

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LE MILLE FACCE DEL PROBLEMA

iL DiaBete Di tiPo 1:

colpa del sistema immunitario impazzito

Il diabete di tipo 1 è una patologia autoimmune: una reazione ingiustificata degli anticorpi che colpiscono cellule sane dell’organismo, come quelle del pancreas il GlUtine È colPeVole? Fra diabete di tipo 1 e celiachia esiste un legame. Entrambe sono due malattie croniche autoimmuni. Inoltre quasi la metà dei diabetici di tipo 1 ha anticorpi del tipo ATG, quelli della celiachia. A chi soffre di diabete di tipo 1 viene sconsigliato il consumo di glutine. 16

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sistono due forme principali di diabete: il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2. Il primo chiamato anche “diabete giovanile” o “diabete insulinodipendente”, in quanto il trattamento con insulina dura tutta la vita, dal momento che il pancreas non è più in grado di produrre quantità adeguate di questo ormone. Il diabete di tipo 1 può colpire persone di ogni età ma si presenta maggiormente nella fascia compresa tra 0 e 30 anni di età, con due picchi di incidenza, uno attorno ai 5 anni e uno ancora più importante tra i 12 e i 14 anni, durante lo sviluppo puberale.

tanti fattori scatenanti Si tratta di una malattia “multifattoriale”, che si manifesta in seguito a una combinazione di molteplici varianti di rischio. Perché si sviluppi è necessario che il soggetto abbia un assetto genetico per cui il sistema immunitario è portato a considerare come estranee e dannose le cellule beta del pancreas che producono insulina. Per innescare la reazione immunitaria che porta a distruggere tali cellule occorre però un fattore scatenante, che secondo le ricerche e le ipotesi attuali è costituito soprattutto da infezioni a

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opera di enterovirus, come i virus coxachie del gruppo B, oppure dal virus della parotite. Tali infezioni, unitamente ad altri fattori ambientali, allo stress e a una debolezza generale, fanno scattare il diabete, ma solo nelle persone che sono geneticamente predisposte

Le cause: infezioni virali e latte vaccino L’identificazione dei fattori che scatenano il diabete è tuttora oggetto di ricerche, che spostano periodicamente l’attenzione sull’una o sull’altra delle possibili cause, formulando ipotesi spesso contrastanti fra loro. Ultimamente si tende a pensare che la reazione autoimmune sia avviata da un attacco virale; ma i fattori coinvolti potrebbero essere anche altri. Vediamo quali sono gli agenti ambientali responsabili.

I virus - Il legame tra i virus e il diabete insulinodipendente è stato individuato parecchio tempo fa, a seguito di alcuni studi sullo sviluppo del diabete dopo episodi di malattie infettive. Le infezioni virali che danno origine alla malattia secondo i ricercatori possono essere: la parotite, o orecchioni (che può causare pancreatite acuta e iperglicemia), la rosolia, il citomegalovirus, il virus Echo, l’herpes, la poliomielite, l’encefalite da zecche, l’epatite A. Negli ultimi tempi l’at-

tenzione si è concentrata però soprattutto sul virus Coxsackie B, che causa dissenteria. Questo virus ha una notevole somiglianza con le cellule beta del pancreas e potrebbe, proprio per questo, scatenare la reazione di autoimmunità che finisce per distruggere tali cellule.

Il latte vaccino - Le proteine del latte vaccino, in particolare alcune betacaseine, sono state sospettate di costituire un fattore scatenante del diabete di tipo 1. Uno dei più importanti studi sull’insorgenza del diabete è stato effettuato in Canada e in Finlandia, seguendo per oltre un decennio lo sviluppo di 2.000 neonati in rapporto all’abitudine di bere latte nei primi nove mesi di vita. Il risultato della ricerca sembra indicare che un’alimentazione prolungata al seno fornisca una certa protezione dalla malattia, mentre un’esposizione precoce al latte vaccino potrebbe favorire la patologia; infatti la Finlandia, che ha la più alta incidenza al mondo di diabete di tipo 1, è anche il Paese leader nel consumo di latte.

Vaccini sotto la lente Secondo molti studi il diabete di tipo 1 può essere la conseguenza di infezioni successive responsabili di un indebolimento delle difese immunitarie. Secondo alcuni potrebbero essere in causa vaccinazioni multiple (per più malattie) che possono rappresentare un’aggressione per un sistema immunitario in formazione. Non esistono tuttavia dati conclusivi.

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Lo stress - Le persone affette da diabete di tipo 1 riferiscono spesso che la malattia si è manifestata in un periodo particolarmente stressante. Lo stress non è direttamente causa del diabete insulinodipendente, ma facilita l’apparizione dei sintomi perché mette in circolo più glucosio ed evidenzia ancor più la carenza di insulina. Quando i sintomi appaiono, già l’80% delle cellule che producono insulina è andato distrutto. Si può dire che lo stress accelera l’esordio della malattia.

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LE SOLUZIONI A PORTATA DI MANO

LA DIETA ANTIDIABETE: tornare al naturale

Il nostro organismo potrebbe tranquillamente fare a meno dello zucchero bianco. Le sue fonti di glucosio sono cereali, frutta e verdura. Non ha bisogno d’altro LA DIETA DISSOCIATA? I principi della dieta dissociata, che prescrive di consumare i carboidrati a pranzo lasciando per la sera la porzione proteica sono scorretti. Nel pasto di mezzogiorno, se diventa questa l’unica occasione di introdurre zuccheri, si avrà infatti un innalzamento della glicemia maggiore rispetto a un pasto equilibrato. Di sera invece, con solo proteine, si corre il rischio di accendere dopo cena la fame di dolci.

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he l’alimentazione naturale ed equilibrata, non eccessiva nelle quantità, abbia un ruolo chiave nella cura del diabete è un fatto noto. È però anche possibile prevenire l’insorgenza di questa grave malattia grazie a ciò che mettiamo nel piatto? Ha cercato di dare una risposta lo studio osservazionale prospettico Interact che coinvolge 24mila persone di otto diversi Paesi europei. Evitare di ammalarsi di diabete quando la glicemia supera pericolosamente la soglia di guardia e tenere sotto controllo gli zuccheri nel sangue è semplice, se si seguono poche semplici regole a tavola che aiutano anche a mantenere un buon metabolismo e a non ingrassare.

MANGIA POCO DI TUTTO Bisogna sfatare uno dei tanti falsi miti alimentari che vengono tirati in ballo quando si parla di diabete. Per prevenirlo non bisogna eliminare ma aggiungere. Cosa significa? Che spesso questa malattia è dovuta non a eccessi ma a carenze nutrizionali, legate a una cattiva alimentazione. Chi è abituato a mangiare molti carboidrati raffinati, per esempio, o bibite zuccherate, può essere esposto a un deficit di vitamine, fibre e sali minerali. Bisogna mettere nel piatto un po’ di tutto ma in piccole quantità. Per ridurre le porzioni, ci si può aiutare con qualche trucco: sempre valido quello di usare piatti piccoli che creano l’illusione di mangiare di più regalando un buon effetto saziante e soddisfacendo palato e vista.

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Il vecchio detto “colazione da re, pranzo da ricco e cena da povero” è una scelta salutare. Molti commettono lo sbaglio di saltare il pranzo o di mangiare poco durante il giorno, considerando il pasto principale della giornata la cena. È un errore perché, oltre al rischio di abbuffarsi, nel tardo pomeriggio il metabolismo rallenta, il fabbisogno calorico si riduce e soprattutto l’organismo tende più facilmente a trasformare il cibo introdotto in adipe. Al mattino, in effetti, il metabolismo è più attivo: per mantenerlo su di giri bisogna dargli la “benzina”. Non basta un caffè al volo, bisogna fornirgli tutti i nutrienti. Una sana colazione non richiede necessariamente tanto tempo e permette di sentirsi sazi fino a pranzo tamponando gli attacchi di fame di metà mattina.

IL PRIMO DOPO IL SECONDO E LA GLICEMIA SALE MENO Invertire le classiche portate all’italiana, ossia fare precedere il piatto a base di carboidrati, pasta o riso dal secondo a base di verdure e proteine garantisce un minore innalzamento della glicemia post prandiale. Lo ha accertato il laboratorio di Metabolismo, Nutrizione e Aterosclerosi dell’Università di Pisa. Uno studio durato 4 settimane su 17 pazienti, condotto invertendo le tradizionali portate, ha portato a una riduzione significativa della quantità di zuccheri.

I CARBOIDRATI NON SONO TUOI NEMICI Sbagliatissimo considerare i carboidrati nemici della dieta: la quota raccomandata è per tutti pari al 60 per cento delle calorie totali, distribuita nei tre pasti principali riducendo man mano la quantità verso sera e scegliendo carboidrati «buoni». Non tutti, infatti, sono uguali: gli zuccheri semplici e i carboidrati bianchi raffinati di pane, pasta e riso vanno limitati, ma i carboidrati complessi dei legumi e dei cereali integrali, soprattutto se in chicco (come riso, avena, orzo integrali) ma anche dei vegetali, sono ottimi perché apportano anche le fibre che abbassano l’indice glicemico del piatto.

SCEGLI I GRASSI “BUONI” I lipidi (o grassi) vanno scelti in funzione della natura dei loro acidi grassi, per cui gli acidi grassi polinsaturi Omega 3 (grassi del pesce azzurro contenuti in alici, sarde e sgombri) così come gli acidi grassi monoinsaturi (dell’olio d’oliva, dell’olio di lino e dei semi oleosi di zucca e girasole) saranno da privilegiare, mentre gli acidi grassi saturi (burro, grasso della carne) saranno evitati. La dose quotidiana di olio extravergine di oliva è di 30 g, pari a 3 cucchiai da tavola. Per una giusta scorta di Omega 3, invece, consuma tre noci al giorno, come spuntino o aggiunte all’insalata, e mangia pesce 4-5 volte a settimana.

PESCE, CIBO PROTETTIVO Gli studi scientifici sono d’accordo nel ritenere il pesce un cibo protettivo nei confronti del diabete grazie alla carica di acidi grassi Omega 3 con cui tiene sotto controllo le concentrazioni di lipoproteine ricche di trigliceridi e protegge l’apparato cardiocircolario. I pesci grassi come tonno e salmone e il pesce azzurro come alici, sarde, sgombri sono quelli più ricchi di grassi “buoni”.

A CENA NON ESAGERARE

CAFFÈ A FINE PASTO? NO, SE HAI MANGIATO TROPPO L’abitudine di chiudere con un caffè andrebbe rivista, specie se il pasto è stato ricco e abbondante. Secondo uno studio effettuato dall’Università di Guelph, in Canada, troppi grassi e la

caffeina agirebbero insieme interferendo con le capacità dell’organismo di metabolizzare gli zuccheri e favorendo la persistenza di una glicemia alta. Si è visto che l’assunzione di caffeina

anche 5 ore dopo un pranzo ricco di grassi fa mantenere più alti gli zuccheri nel sangue rispetto a soggetti che non consumano caffeina. La caffeina ostacola il meccanismo con cui il pancreas produce insulina per tenere a bada la glicemia.

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L’AIUTO VERDE

tieni lontano l’incubo diabete

nAturAlmente Le erbe e gli altri rimedi naturali per abbassare gli zuccheri nel sangue e liberarsi dal desiderio di caramelle e biscotti ti manca La vitamina d? È stato notato che una carenza di vitamina D è comune in individui che soffrono di sindrome metabolica, la compresenza di più fattori di rischio come sovrappeso, aumento dei grassi nel sangue, diabete e resistenza insulinica, ipertensione. Livelli bassi di vitamina D sono stati associati anche a una peggiore funzionalità dell’insulina, l’ormone che è coinvolto nel metabolismo degli zuccheri.

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ltre che con l’alimentazione è possibile regolare la glicemia anche attraverso l’uso di rimedi verdi. Estratti naturali possono ridurre l’indice glicemico dei pasti e migliorare il metabolismo dei carboidrati sfruttando meccanismi diversi: possono agire “preventivamente” nell’intestino, riducendo l’assorbimento dei carboidrati e diminuendo la quantità di glucosio effettivamente disponibile, oppure possono migliorare la sensibilità delle cellule all’insulina, contrastando così l’insulino-resistenza, o ancora stimolare il pancreas a produrre una quantità maggiore di quest’ormone “abbassa-zuccheri”. Si tratta a tutti gli effetti di sostanze che hanno la capacità di modificare il metabolismo glucidico e dovrebbero essere assunti con il consiglio del medico.

i semi di lino miGliorAno i livelli di GlicemiA I benefici dei semi di lino (Linum usitatissimum) sono noti da tempo. Recentemente gli effetti metabolici dei semi di lino sono stati studiati nei soggetti diabetici. In particolare, è stato condotto uno studio per valutare la possibilità di utilizzare i semi di lino polverizzati per migliorare la glicemia e quindi per il controllo del diabete. Nei soggetti diabetici, dopo solo un mese di assunzione di un cucchiaio al giorno di semi di lino macinati, si è osservato un miglioramento della glicemia a digiuno, oltre a quello dei valori ematici di trigliceridi, di colesterolo e di emoglobina glicata. Considerato che i semi di lino sono privo di effetti collaterali, la loro integrazione nell’alimentazione nei soggetti diabetici appare non solo giustificata, ma anche

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il mAitAKe contro lA sindrome metAbolicA L’azione ipoglicemizzante del fungo maitake si associa a quella, altrettanto positiva, nella regolazione del metabolismo dei lipidi (colesterolo e trigliceridi), consentendo di affrontare alcuni degli aspetti che caratterizzano la sindrome metabolica. Si tratta di un rimedio utile in caso di iperglicemia moderata, magari associata a valori elevati di colesterolo e trigliceridi e sovrappeso: a questo fungo sono riconosciute anche proprietà dimagranti. Quindi, oltre alla sua capacità di regolare la risposta immunitaria, migliorando il naturale sistema di difesa dell’organismo, il maitake riduce i fattori di rischio che possono portare allo sviluppo della sindrome da insulinoresistenza. Migliora la sensibilità delle cellule all’azione dell’insulina e le stimola a usare al meglio le riserve di glucosio. Tra i suoi

Maitake

principi attivi ci sono ergosterolo (precursore della vitamina D), vitamine del gruppo B, magnesio, potassio, calcio e acidi grassi polinsaturi. Attenzione se si è in cura con ipoglicemizzanti orali, il cui effetto può essere rafforzato.

come estrAtto secco in cApsule o essiccAto Anche se il maitake può essere usato in cucina, per sfruttarne l’azione regolatrice della glicemia, è preferibile il suo consumo come integratore. In commercio si possono trovare gli integratori in capsule di estratto secco di fungo intero maitake solo o abbinato ad altri funghi o rimedi fitoterapici. La dose varia in base ai singoli prodotti, ma in genere è di 2-4 capsule al giorno, per non più di tre mesi senza supervisione medica.

lA bArdAnA, lA reGinA AbbAssA GlicemiA Le radici della pianta selvatica della bardana (Arctium lappa) hanno ottime proprietà ipoglicemizzanti. Si acquistano essiccate e si usano per preparare un decotto. Si fa bollire un cucchiaio scarso di radice in 250 ml d’acqua e si lascia a riposo coperto per 10 minuti. L’acqua di cottura si dolcifica con un pizzico di stevia e si beve due volte al giorno.

un MiX Di geMMODeriVati Se hai valori di glucosio nel sangue più alti del normale puoi optare per una cura con i gemmoderivati. Ti servono le gemme di gelso nero (Morus nigra) indicato nelle turbe del metabolismo glucidico, noce (Juglans regia) che agisce sul pancreas, l’organo che secerne l’insulina, ginepro (Juniperus communis)

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consigliata. Dai semi si ottiene anche un olio che è un ottimo integratore di Omega 3. Si tratta di un olio altamente deperibile e che, assunto in perle, è utile per controllare anche un altro dei fattori che, insieme all’iperglicemia, concorre a definire la sindrome metabolica, ovvero l’eccesso di colesterolo. L’indicazione è di assumere una o due perle al giorno (a seconda delle indicazioni del medico e del tipo di prodotto), preferibilmente ai pasti.

iL ginSeng migLiora La riSpoSta deL gLUcoSio Il ginseng, oltre ad avere proprietà toniche e adattogene, ha anche virtù ipoglicemizzanti. Si ipotizza dai risultati di alcuni studi che le sostanze presenti in questa radice agiscano riducendo l’assorbimento di carboidrati, aumentando il rilascio di insulina dalle cellule pancreatiche con un incremento della captazione di glucosio da parte delle cellule dell’organismo. Si assume come infuso o come estratto secco (una capsula al giorno).

Se hai i ValOri alterati

che dà sostegno all’azione del fegato e riduce l’iperglicemia e l’iperuricemia, acero (Acer campestre) e limone (Citrus limonum) protettivi del circolo. Fai una miscela con questi gemmoderivati (20% di ogni gemmoderivato) e assumi 50-70 gocce da una a tre volte al dì per 1-3 mesi sotto supervisione medica.

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