Estate 2012
Magazine dell’area vacanze Valle Isarco
Profumo di malga
Per il formaggio “Valler Gold” è come per il vino: il terroir è decisivo
Il tesoro della montagna Sulle tracce dell’attività mineraria a Vipiteno
Malghe in rete In Val di Funes si è riusciti a coniugare innovazione con ecologia
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Acqua è vita Dalle numerose fonti sgorga acqua freschissima, che è rimasta a lungo nel sottosuolo diventando così particolarmente chiara e pura. Fresca di fonte e pronta da bere per dissetare. Un prodotto naturale puro, che nasce nelle tranquille valli laterali dell’area vacanze Valle Isarco.
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Chiusa Shopping e fascino mediavale
Suggestivi vicoli, splendidi negozietti, mercati e mercatini, shopping sotto le stelle – una passeggiata alla scoperta di tradizioni, storia e sapori dell’Alto Adige.
www.chiusa.info
Content
06 Varie - Valle Isarco – la valle dei sentieri - Popoli di montagna nel nuovo Messner-MountainMuseum - Gustare i prodotti del territorio - Con i bambini alla scoperta della natura
08 Coverstory futuro "Green” Alta velocità in malga e autonomia energetica da fonti rinnovabili locali: la Val di Funes coniuga innovazione con ecologia
14 Luoghi magici Case in stile Bauhaus e un antico sito di riti pagani nella piccola e caratteristica frazione di Tre Chiese sopra Barbiano
16 Arte culinaria Come lo chef stellato Peter Girtler interpreta in modo creativo ricette tradizionali e perché la cucina della Valle Isarco incontra i favori di palati moderni
19 Avventura natura Il volo dell’amore della libellula e il canto della cannaiola verdognola nel biotopo Palù Raier a Naz-Sciaves
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Sostenibilità in Val di Funes
20 Sentiero delle castagne Il castagno è identificativo del paesaggio, ma lo si ritrova sia in cucina come anche nell’arte della Valle Isarco
24 Alpinismo estremo Tamara Lunger è la donna più giovane ad aver scalato il Lhotse: la sua passione per la montagna e l’importanza della Croce di Lazfons
26 Lavori di malga Dove il formaggio di malga “Valler Gold” della Malga Fane prende il suo sapore inconfondibile
28 Pionieri della viticoltura Peter e Brigitte Pliger del maso Kuenhof vicino a Bressanone e gli inconsueti metodi adottati in viticoltura
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Peter Girtler: una stella per la cucina della Valle Isarco
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Castagno: legno & sentiero
30 Racconti di città Molti dettagli a Vipiteno raccontano della miniera più alta d’Europa a Monteneve in Val Ridanna
32 Ciclabile Brennero-Bolzano Collegamento diretto: città affascinanti, cultura e natura da scoprire in bici, anche elettriche
33 Tesori di montagna Ognuna è diversa: le sei aree vacanze della Valle Isarco si distinguono per la loro individualità
34 Info Tutto su come arrivare, sul clima e su collegamenti
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Maso Kuenhof: pioniere della viticoltura
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Con la bici elettrica da Vipiteno a Bressanone
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Mix up
I suggerimenti personali degli albergatori della Valle Isarco Nessun’altra area vacanze in Alto Adige è così strettamente legata alla storia e alle storie come la valle lungo la rotta nord-sud. Imperatori, re, poeti e commercianti hanno attraversato la Valle Isarco.
Trovare la propria strada: in Valle Isarco è veramente bello trovarla realmente. Camminando sui sentieri tra i prati delle Alpi di Rodengo e Villandro, pedalando lungo la ci-
clabile Brennero-Bolzano visitando monumenti artistici. Muoversi nella natura rende liberi e mette in primo piano il proprio io. Un’esperienza positiva che persiste anche dopo le vacanze. Rivivere le emozioni della natura, leggendo le “33 escursioni” e “il mio percorso”, i due punti già realizzati nell’ambito della progetto “la valle dei sentieri”. Le 33 escursioni più belle sono state raccolte e riportate in forma digitale sulla cartina escursionistica, mentre “il mio percorso” è una raccolta di suggerimenti personali
degli albergatori, che vengono pubblicati sui siti delle varie strutture ricettive, raccolte e poi presentate sul sito www.valleisarco.com. Questi suggerimenti di “prima mano” si rivolgono a famiglie con bambini come anche ad appassionati escursionisti o ciclisti. Al contempo si possono così scoprire le diverse realtà della Valle Isarco. Durante l’escursione sull’altipiano delle mele di Naz-Sciaves si può incontrare un contadino, mentre in Val Ridanna ci si addentra con il treno lungo le lunghe gallerie della miniera oppure si scoprono le tradizioni locali. Lungo il sentiero delle castagne si possono trovare le origini della castagna scoprendo luoghi mistici e stube per il Törggelen. www.valleisarco.com / Attività / Estate
Sherpas & Massai Il Messner-Mountain-Museum “Ripa“ a Castel Brunico presenta i popoli montani di tutto il mondo. Durante i suoi più di cento viaggi alle più importanti ed alte montagne del mondo l’alpinista estremo Reinhold Messner ha conosciuto i più differenti popoli montani. A loro è dedicato il quinto dei suoi musei MMM (MessnerMountain-Museum) a Castel Brunico, già sede estiva dei principi-vescovi. Il museo “Ripa” presenta attraverso varie testimonianze cultura, religione, condizioni di vita e la quotidianità di molti popoli montani, dai nomadi della Mongolia ai Masai dell’Africa Orientale. Il museo è concepito come una museo interattivo, che invita allo scambio di esperienze. Accanto ad un ristorante sono presenti nel museo un cinema e una zona per mostre temporali dedicata di volta in volta ad un diverso popolo montano. Il MMM Ripa fa parte di un museo diffuso dedicato al tema della montagna, che Reinhold Messner ospita in cinque luoghi diversi dell’Alto Adige e del Veneto. www.messner-mountain-museum.it
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Mix up
Varietà da gustare Dalle settimana della mela alla festa della prugna: i prodotti tipici regionali in primo piano. L’altopiano di Naz-Sciaves è famoso per le mele: su 270 ettari crescono soprattutto le varietà di mele Golden Delicious, Jonagold, Stark Delicious, Pinova e Gala. La posizione dell’altipiano è fondamentale per la qualità delle mele: le notti fresche e chiare, come anche le escursioni termiche in autunno favoriscono la colorazione ed il gusto. Una qualità particolare che è anche riconosciuta dal marchio di qualità “Südtirol”. Ogni anno ad ottobre si svolge la settimana della mela. A Naz-Sciaves è la mela la grande protagonista, ma anche altri prodotti regionali, come castagne, prugne, latte, speck e vino, sono molto apprezzati grazie alla coltivazione naturale, l’alta qualità e i percorsi di trasporto brevi. Manifestazioni e rassegne gastronomiche speciali vengono loro dedicate proprio per valorizzare le peculiarità e mettere in evidenza gli innumerevoli utilizzi.
www.valleisarco.com / Buongustai / Appuntamenti eno-gastronomici
Eventi gastronomici “Eisacktaler Kost” - Buona cucina della Valle Isarco: 09 – 25/03/2012 Giornate dello yogurt a Vipiteno: 08/07 – 05/08/2012 Mostra “Vini bianchi di Varna” a Varna/Bressanone: 13/07/2012 Il vino va in città - Incontro con i vini della Valle Isarco a Bressanone sotto i Portici: 27/07/2012 Festa del latte Alto Adige alla Malga Fane/Valles: 25 – 26/08/2012 Settimana delle prugne a Barbiano: 09 – 16/09/2012 con Festa della prugna il 16/09/2012 Festa dei canederli a Vipiteno: 09/09/2012 Festa dei vicoli a Villandro: 09/09/2012 Festa del Törggelen a Chiusa: 22, 29/09 e 05/10/2012 Mercato del pane e dello strudel Alto Adige a Bressanone /Piazza Duomo: 28 – 30/09/2012 Festa dello speck Alto Adige in Val di Funes: 28 – 30/09/2012 “Kuchlkirchtig”, Escursioni gastronomiche nei dintorni di Bessanone: 2, 4, 5, 9, 11, 12/10/2012 Settimana della mela a Naz-Sciaves: 04 – 14/10/2012 con Festa della mela il 14/10/2012 Settimane delle castagne della Valle Isarco: 19/10 – 04/11/2012 “Keschtnigl”, Giornate delle castagne a Velturno: 26/10 – 04/11/2012
Gioco natura Giocare immersi nella natura è un esperienza unica ed educativa. Camminare scalzi sul prato. Salire su un albero. Accarezzare un vitellino. Raccogliere fragole fresche e mangiarle subito. Per molti bambini muoversi in piena natura e viverla, è diventato impensabile: al contrario di quanto succedeva in passato, una grande percentuale di bambini vivono un’infanzia “indoor” davanti al televisore o al computer, con gravi conseguenze per il corpo e lo spirito. Per crescere in modo sano i bambini hanno bisogno di giochi all’aperto. Il movimento libero aiuta la crescita e aiuta le relazioni sociali. Tante ricerche confermano che il rapporto di bambini con piante ed animali incidono sulla capacità di vivere legami, esprimere simpatia, sviluppare fantasia e creatività. Già neonati distolgono la loro attenzione da giocattoli in plastica, se nel loro campo visivo entra una persona o un animale. Muoversi nella natura aumenta la capacità di concentrazione, cosa che aiuta il bambino
nel suo percorso di apprendimento scolastico. Basta una passeggiata di venti minuti nella natura per avere risultati positivi, così uno studio dell’Università dell’Illinois. Anche se è difficile per i genitori, ma possono tranquillamente lasciar giocare e correre i loro pargoli sul prato. La visita ad un maso o al percorso delle corde alte, una passeggiata lungo un sentiero didattico o semplicemente allegre ore di gioco nel bosco e sui prati rappresentano un contatto intenso con la natura. Il Campo Esplora Natura dei Familienhotels Südtirol/Alto Adige aiuta i bambini a scoprire ed a vivere la natura: esperti ed accompagnatori appositamente addestrati accompagnano i piccoli esploratori nella scoperta della natura, delle piante e degli animali. www.familienhotels.com www.valleisarco.com
Scuola di arrampicata, escursioni delle leggende, ricerca di minerali e cavalcare sui pony: sono tante le possibilità per trovare il contatto diretto con la natura. Tutte le informazioni nella guida in allegato
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Coverstory
Innovazione e sostenibilità sono possibili anche in montagna: in Val di Funes si è autonomi dal punto di vista energetico e in malga si naviga in internet ad alta velocità .
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Rete invisibile: sono complessivamente 13.410 metri i cavi interrati per fornire energia elettrica alle undici malghe ai piedi delle Odle di Funes.
Il Rifugio Genova si trova a 2.306 metri in Val di Funes. E dispone di qualcosa di cui molti in valle sognano: un collegamento internet super veloce grazie alle fibre ottiche. Tutto grazie al progetto del Consorzio Elettrico Val di Funes, che è riuscito ad unire tutela dell’ambiente con l’innovazione. Cene al lume di candela, giochi di società invece della tv, gabinetto a caduta al posto dello sciacquo: la vita in malga sembra molto romantica. Almeno se la permanenza è limitata. Ma se si vive e si lavora in malga tutta l’estate, allora non si può fare a meno di elettricità, telefono e di acqua corrente. La vita in montagna è dura e pone problemi gestionali non indifferenti. Per garantire la continuazione dell’attività degli alpeggi, le condizioni di vita e lavorative devono essere adeguate, il tutto con un occhio di riguardo all’ambiente. E’ dunque necessario trovare soluzioni, che uniscano innovazione ed ecologia: da un lato bisogna assicurare l’attività delle malghe e la gestione del territorio, ma anche la tutela di un ambiente montano sensibile. Il Consorzio Elettrico Val di Funes ha ac-
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colto la sfida quando nel 2006 ha iniziato il progetto di allacciamento di malghe e rifugi all’interno del Parco naturale Puez-Odle. I vecchi tralicci telefonici visibili nelle zone tutelate e i puzzolenti, rumorosi generatori diesel delle malghe dovevano essere sostituiti da soluzioni più ecologiche. E così si iniziò a togliere tutte le linee telefoniche ed elettriche di superficie, spostandole sotto terra assieme ai canali delle acque nere. Visto che bisognava rifare le linee telefoniche, si è pensato di scegliere le soluzioni più innovative: le fibre ottiche in grado di trasmettere in modo veloce tutti i dati verso le malghe. È durato ben tre anni questo lavoro di allacciamento moderno delle malghe. Dall’autunno 2010 le malghe della Val di Funes sono le uniche in tutto l’Alto Adige ad avere l’accesso ad internet a banda larga ad altissima velocità. Nelle accoglienti stube, in mezzo al Patrimonio naturale dell’UNESCO, i gestori dei rifugi e delle malghe possono leggere le proprie mail a quasi dieci Mbit, il tutto circondati da un ambiente incredibile di alpeggi verdi e delle guglie rocciose delle Odle.
Ma l’allacciamento non ha portato soltanto l’alta tecnologia in malga. Sono tornati così silenzio, aria pulita e acque reflue pulite. La nuova linea elettrica potenziata ha sostituito i generatori diesel, che producevano energia elettrica aggiuntiva. Sono finiti al centro riciclaggio ben dieci generatori diesel e con loro sono finite le emissioni inquinanti e i forti rumori dietro le malghe. L’elettricità ora arriva silenziosa e pulita dalle prese. Ed anche le acque nere arrivano sotto terra all’impianto di depurazione a valle. L’allacciamento delle malghe della Val di Funes è un bellissimo esempio di come ecologia ed economia possono dare ottimi risultati. La tecnologia non è solo arrivata in malga, anche in valle si è lavorato. La rete di fibre ottiche copre tutta la Val di Funes con una lunghezza di quaranta chilometri. Sono 250 le famiglie che dispongono della banda larga. Una condizione non facile tra le montagne altoatesine: la Val di Funes dispone ora della prima rete di fibre ottiche capillare dell’Alto Adige. Un progetto unico per la sua particolare posizione in montagna, che fa invidia
Coverstory
addirittura a qualche città, come a Bressanone, che non dispone ancora di una rete di fibre ottiche. “È un’impresa unica per un piccolo paese”, ne parla con orgoglio Paul Profanter, direttore del Consorzio Elettrico Val di Funes. Il consorzio è stato creato nel 1921 da alcuni contadini per portare l’elettricità in valle. Un progetto che dimostrò già allora lungimiranza. L’attenzione dei fondatori all’ecologia ha gettato in Val di Funes le basi per uno sviluppo sostenibile ed ecologico. L’attenzione per l’ecologia e lo spirito innovativo si ritrovano anche nell’approvvigionamento elettrico della valle: chi in valle consuma energia, sia elettrica che calore, può essere sicuro che arriva da fonti rinnovabili locali. La Val di Funes è completamente autosufficiente dal punto energetico, e tutto in modo assolutamente sostenibile. Il calore arriva da due centrali a biomassa e da tre centrali idro-elettriche a San Pietro, Meleins e Santa Maddalena, che producono l’energia necessaria. Inoltre alcune piccole centrali private servono mulini e segherie.
Durante la seconda edizione delle giornate della sostenibilità “think more about” saranno in primo piano retroscena, possibilità, soluzioni e esempi per una gestione e un’economia sostenibile. Il congresso e i seminari con referenti di grande fama possono ispirare, incentivare e sostenere coloro che vogliono agire in modo responsabile per un futuro globale migliore. Le giornate della sostenibilità saranno arricchite da un vario programma di contorno con mostre, proiezione di un filmato nella piazza dell’Abbazia di Novacella (04/05/2012), momenti d’arte e gastronomia in Piazza Duomo a Bressanone (12/05/2012). www.thinkmoreabout.com
Mobilità dolce 24 località dell’arco alpino puntano sulla mobilità dolce, sulla tutela del clima e la sostenibilità nel turismo e si sono consorziati a livello internazionale nell’associazione delle “Alpine Pearls”. In Valle Isarco accanto alla Val di Funes anche Racines fa parte delle perle alpine. Taxi a richiesta, servizio di trasferimento, noleggio di bici elettriche, colonnine elettrice e l’utilizzo di mezzi pubblici, grazie alla “TourCard”, fanno sì che a Racines non servono le macchine private per muoversi comodamente. www.alpine-pearls.com www.racines.info
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Autarchia energetica per un futuro “verde”
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“Grazie alla costruzione di centrali idro-elettriche di piccole e medie dimensioni abbiamo evitato impianti di grandi dimensioni”, spiega Paul Profanter. Complessivamente le centrali producono tra 16 e 17 milioni di chilowatt/ore all’anno. Il 40% viene utilizzato dagli abitanti della valle, il resto viene inserito nella rete elettrica nazionale. La produzione energetica locale garantisce l’approvvigionamento e riduce anche i costi di distribuzione. Quando arriva la bolletta in casa, gli abitanti della Val di Funes non hanno brutte sorprese: i soci del consorzio pagano quasi la metà della tariffa della corrente elettrica attuata nel resto dell’Alto Adige. Il calore in Val di Funes dal 2007 viene prodotto da due centrali a biomassa. I truccioli e residui di legno che vengono bruciati nelle centrali arrivano in gran parte dai boschi della zona o dalle segherie della valle. I costi crescenti delle energie fossili non sono un problema in valle: qui l’autonomia energetica è completa. E inoltre l’ambiente ne guadagna: la biomassa è ecologica, produce emissioni di anidride carbonica minime e le risorse utilizzate sono disponibili e ricrescono. In questo modo si rinuncia anche a lunghi percorsi di trasporto, cosa che incide ulteriormente sull’ambiente. Grazie al teleriscaldamento sono state anche eliminate tante piccole fonti di riscaldamento singole: un ulteriore miglioramento della qualità dell’aria, con una minore presenza di inquinanti messi in circolazione. Solo alcuni masi isolati in montagna non sono collegati alla centrale di teleriscaldamento. Ma i contadini di montagna a loro volta riscaldano le stufe in muratura con la legna dei loro boschi.
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Questo progetto energetico ecologico della Val di Funes viene ulteriormente aiutato da un impianto fotovoltaico di 800 metri quadrati installato sul tetto dell’impianto di biomassa a San Pietro: il sole produce ulteriori 150.000 chilowatt in modo ecologico. Tutta l’aria pulita presente in valle, non può essere inquinata da un eccessivo aumento del traffico. Il Comune di Funes ha attuato da molto tempo un concetto ecologico di mobillità. La valle fa così anche parte della cooperazione delle “Alpine Pearls”, le perle alpine, un’associazione di comuni alpini, che fanno propria l’idea del turismo sostenibile e “dolce”. Diverse offerte e proposte di mobilità fanno sì che i vacanzieri possano tranquillamente rinunciare alla propria macchina durante le vacanze. Servizi di trasferimento per escursionisti e mezzi pubblici sono disponibili e portano ovunque. Ma anche la po-
polazione locale viene coinvolta nel concetto di mobilità sostenibile in valle. Il comune ha istituito un proprio servizio “Funes mobile”, che incentiva l’utilizzo della bici o dei mezzi pubblici, al posto delle auto private . www.funes.info
Elettricità dall’acqua, calore dal legno La Val di Funes sfrutta le proprie risorse: l’elettricità viene prodotta da tre centrali idro-elettriche di Meleins, S. Pietro e Santa Maddalena, mentre le centrali di teleriscaldamento di S. Pietro e Santa Maddalena forniscono il calore da biomassa di legna locale. www.energie-villnoess.it
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Le chiese di S. Geltrude, S. Nicola e S. Maddalena sono costruite una attaccata all’altra in modo da formare un insieme unico. Le tre chiese custodiscono al loro interno importanti affreschi di scuola tardo medioevale con altari a portelle gotici.
Forza essenziale Il nostro tempo, in cui tutti sono sempre raggiungibili e tutto cambia e si evolve, il silenzio e l’essenzialità delle cose sono diventati sempre più rari. Nella piccola frazione di Tre Chiese sopra Barbiano il tempo si è fermato. Distese di prati, boschi, campi, cespugli e in mezzo tre chiese attigue e connesse risalenti al 13° secolo e altri edifici molto particolari perfettamente integrati nel paesaggio. É come se facesse parte della natura stessa, che la circonda: la Pensione Briol. L’edificio di tre piani è un’opera d’arte della Nuova Oggettività in mezzo alle Alpi: senza fronzoli, puro, lineare ed essenziale all’interno come all’esterno. L’artista e pittore Hubert Lanzinger, marito della figlia dello storico costruttore Pia Settari, fece costruire negli anni 1920 questa particolare casa, trasformando un già esistente rifugio in un tempio del sole con colonne in legno, grandi finestre, tetto a falda ed un ampio loggiato. Secondo la volontà di Hubert Lanzinger tutto è coordinato: arredamento, stoviglie ed argenteria, colori. Ha creato così un insieme armonioso, che tras-
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mette quiete e calore. Fino ad oggi tutto è rimasto com’era, nulla è stato cambiato. Johanna von Klebelsberg, albergatrice, discendente della famiglia dei proprietari, gestisce la struttura, consapevole dell’atmosfera particolare. Nonostante, o proprio per l’assoluta semplicità, il Briol è diventato un luogo di buon ritiro per manager stressati, per artisti e creativi. Al momento esiste un progetto per la costruzione di case sugli alberi per avvicinare ancora di più alla natura gli ospiti. Anche nell’Albergo Tre Chiese, situato direttamente sotto le tre piccole chiese, nelle camere non ci sono tv a schermo piatto. Al contrario, l’albergo dispone di un’accogliente biblioteca e una sala da musica con pianoforte a coda. “Qui la natura è la protagonista e si può rinunciare a televisione, telefono e auto”, raccontano Matthias e Annette Wodenegg. La loro famiglia gestisce
Oggettività nelle Alpi: l’Albergo Briol è stato insignito del premio “Albergo storico del 2012 dell’Alto Adige“. www.albergostorico.it
da ben duecento anni l’albergo a Tre Chiese, che esiste già dal 14° secolo. L’amore per le cose semplici si percepisce in ogni angolo. Per vedere qualcosa di straordinario a Tre Chiese basta volgere lo sguardo sul lato opposto della vallata: la vista sulle Dolomiti di fronte è una vera sensazione! Che questo luogo sopra il paesino di Barbiano fosse particolare, lo sapevano già i primi abitanti della Valle Isarco. Dove oggi si ereggono le tre chiesette gotiche, incastonate tra di loro per creare un insieme unico, in epoca pre-romana si trovava un luogo di culto pagano. Per secoli la popolazione veniva qui per bagnarsi nell’acqua curativa. Sembra anche che eremiti prestassero assistenza spirituale. Un luogo mistico, dove da sempre la gente si rigenerava e ritrovava forza. Più tardi Tre Chiese divenne uno dei luoghi classici per la villeggiatura. Soprattutto le ricche famiglie borghesi di Bolzano qui si ritiravano durante i mesi estivi per sfuggire al caldo e per ritemprarsi in un luogo fresco. E così anche ospiti famosi arrivarono dall’estero per passeggiare sui prati di Priol, ancora oggi raggiungibili solo a piedi. L’autore e
poeta tedesco Christian Morgenstern, ad esempio, ha conosciuto qui la sua futura moglie Margareta Gosebruch von Liechtenstein. Persino Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, ha descritto Tre Chiese nel modo seguente: “Mi avvolgeva un senso di ritemprante solitudine, impreziosita da monti, boschi, fiori, acque, castelli e monasteri, senz’anima viva intorno”.
La frazione Tre Chiese è raggiungibile solo a piedi lungo vari sentieri partendo da Barbiano. Gli alberghi organizzano su richiesta un servizio taxi. Le chiavi per le chiese, se non aperte, si possono richiedere al vicino Albergo Messner, www.barbian.it
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Nel maso Aspingerhof a Barbiano Harald Gasser coltiva in modo biologico antiche e rare verdure, quasi dimenticate. Molti chef stellati locali, nazionali ed internazionali utilizzano queste raritĂ per le loro creazioni gastronomiche.
Delizia “La soddisfazione negli occhi dei miei ospiti è il miglior riconoscimento". Peter Girtler, cuoco stellato
La buona cucina della Valle Isarco Adeguarsi al gusto moderno, restando però autentici: la gastronomia della Valle Isarco è riuscita a coniugare tradizione ed innovazione con un’interpretazione moderna di antiche ricette. Da bambino adorava mangiare patate lesse con burro e formaggio di malga. Oggi Peter Girtler di Vipiteno trasforma il suo amore per i prodotti regionali in grandi piatti: lo chef stellato crea nel ristorante del Romantikhotel Stafler di Mules e propone una cucina innovativa che trova le sue radici nella cucina tradizionale della Valle Isarco. Peter Girtler si emoziona, quando racconta dell’origine dei suoi ingredienti. É una ricerca continua di verdure e varietà di frutta quasi dimenticate. Quasi un’attività da detective per scoprire cosa si mangiasse un tempo in valle. E poi la sperimentazione per interpretare in chiave moderna le ricette antiche. La sua “mission” è di trasmettere il gusto della cucina regionale e di riavvicinare i buongustai al gusto vero dei prodotti. Grano saraceno perenne, pastinache, scorze nere o crosne venivano un tempo utilizzati moltissimo dai contadini, mentre oggi sono alimenti praticamente caduti nel dimenticatoio, ma che in stagione vengono riproposti. Crosne? Un tubero, un’antica varietà di patata, nota anche come chorogi, assomiglia ad una lunga conchiglia grigliata. Per Peter Girtler è una gioia presentare una verdura praticamente sconosciuta e mai mangiata prima.
Racconta anche del grano saraceno perenne e della scorza nera, “che un tempo era considerata l’asparago dei poveri e veniva coltivata ovunque”. Tutte queste rarità arrivano dal maso Aspingerhof di Barbiano, specializzato nella coltivazione di varietà rare. “Per me è molto importante lavorare con i contadini del posto, che conoscono benissimo la nostra cucina. Al momento stesso è un modo per capire ed onorare il lavoro dei contadini, per capire meglio il prodotto e riuscire così a trattarlo meglio”, spiega lo chef appassionato. Nel corso degli anni è riuscito a costruirsi una rete di produttori, che forniscono sempre prodotti freschi. E così però può anche capitare che il menù viene cambiato senza esitare, perché sono arrivati porcini freschissimi o un bel pezzo di cervo. “Durante il mio tirocinio si diceva che un buon cuoco si riconosce dal fatto che riesce a creare piatti gustosi con pochi ingredienti. Ma non è vero. Le vere star in cucina sono i prodotti, non il cuoco”, spiega Peter Girtler. La sua ricerca di sapori e combinazioni nuove per coniugare la tradizionale cucina alpina con quella mediterranea continua: un’antica ricetta contadina altoatesina acquista nuovi sapori con
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Stelle La Guida Michelin ha premiato con le stelle i seguenti ristoranti della Valle Isarco: Jasmin, Chiusa: 2 stelle Gourmetstube Einhorn/Stafler, Mules: 1 stella Kleine Flamme, Vipiteno: 1 stella La Passion, Vandoies di Sopra : 1 stella
“Protagonista è il prodotto, non lo chef!“ spezie mediterranee, olio d’oliva e pomodori secchi. Perché no, se il gusto è armonico. E non dimentichiamo, che Peter Girtler vive e lavora in Valle Isarco, punto d’incontro tra nord e sud, dove due culture si incontrano e s’influenzano a vicenda, anche in cucina. “La mia creatività in cucina significa trovare pietanze uniche con gusti straordinari, inimitabili e che non si trovano altrove”, precisa lo chef Peter Girtler. Tanti piatti tradizionali considerati “poveri” già da molto tempo sono stati riscoperti dai migliori chef della Valle Isarco e vengono sempre reinterpretati. “I nostri piatti regionali sono particolarmente adatti ad essere rielaborati in chiave moderna”, spiega Peter Girtler. Conoscere ed apprezzare le proprie origini per creare qualcosa di nuovo, questo vale anche in cucina, dove è importante portare la tradizione verso il gusto moderno. Peter Girtler spesso divide le componenti di pietanze tradizionali per ricomporle in forma e modo diverso. I classici maccheroni alla pastora, di solito preparati con una salsa di pomodori,
piselli, champignon e prosciutto, vengono preparati nella sua cucina in forma di raviolo con purea di champignon e la schiuma di piselli. Ma anche il tradizionale canederlo allo speck si presenta come un leggero soufflé di canederlo. Negli ultimi anni la gente fa più attenzione all’origine dei prodotti, nei ristoranti come anche a casa propria. Un’attenzione di cui anche Peter Girtler va fiero e che sostiene, tanto da organizzare degustazioni di prodotti regionali per bambini. “Riescono a riconoscere ad occhi chiusi molte verdure diverse, e questo mi piace”, racconta. “Non solo al ristorante, anche nella vita quotidiana, dovremmo puntare molto di più su prodotti di alta qualità, un investimento che vale veramente la pena”. Il suo straordinario senso del gusto è stato scoperto ed apprezzato già durante gli anni del tirocinio. Nel 2004 fu nominato cuoco
Da quattro generazioni cucina regionale, 40 anni di “Buona cucina della Valle Isarco” Da quattro generazioni la famiglia Fink si dedica nel ristorante Fink sotto i Portici Minori di Bressanone all’arte culinaria. Per gli chef di cucina Antonia e Georg Fink la cucina tradizionale è sempre in primo piano e si rispecchia anche nelle pietanze creative e tradizionali proposte dal menu del famoso e riconosciuto locale brissinese. L’oste Helmuth Fink è uno dei fondatori delle settimane gastronomiche “Buona Cu-
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emergente da una famosa guida germanica. Ha affinato la sua arte culinaria nei più rinomati ristoranti nazionali ed internazionali, tra i quali anche dal cuoco stellato Heinz Winker ad Aschau in Germania, originario anche lui della Valle Isarco. Oggi Peter Girtler riceve riconoscimenti come la stella e i cappelli delle grandi guide gastronomiche. “Gault Millau” per il 2012 ha conferito a lui assieme all’altro ristorante della valle, il “Jasmin” di Chiusa”, il secondo riconoscimento per importanza, i tre cappelli. La cucina della Valle Isarco non ha dimenticato le secolari origini, ma è riuscita a fare il grande salto nella gastronomia di punta senza rinunciare alla propria autenticità. www.valleisarco.com / Buongustai
cina della Valle Isarco”. Nel 1971 Franz Tauber, allora presidente del consorzio turistico Valle Isarco, visitò una settimana di specialità gastronomiche a Berlino, e da qui nacque l’idea di creare anche in Valle Isarco una manifestazione gastronomica analoga. Le settimane della “Buona Cucina” sono state le prime del genere in Alto Adige, ma non hanno mai perso il loro fascino. Da quarant’anni alle settimane gastronomiche partecipano ben 19 ristoranti seguendo i presupposti degli ideatori, cioè l’utilizzo di soli prodotti regionali,
a km0 e la proposta di piatti tradizionali interpretati in chiave moderna. Le settimane “Buona Cucina” si svolgono tra il 9 e il 25 marzo 2012. www.valleisarco.com / Buongustai / Appuntamenti eno-gastronomici
Avventura natura
Il volo della libellula Il biotopo Palù Raier a Rasa sull’altopiano di Naz-Sciaves è una delle aree protette più grandi di questo genere nei dintorni di Bressanone. Il biotopo torbiera Palù Raier con il laghetto, il canneto e la prateria ospita in uno spazio piccolissimo una grande varietà di animali acquatici, uccelli, insetti, anfibi e di specie di piante. Il momento ideale per un tour di osservazione dipende dall’animale che si vuole osservare. “Farfalle o libellule si possono trovare soprattutto nelle ore più calde del giorno quando il splende il sole”, racconta la biologa Tanja Nössing. Il volo acrobatico della libellula è uno spettacolo particolare: questi insetti dai colori cangianti riescono a muovere contemporaneamente ed indipendentemente le due paia di ali, consentendo così cambi di direzione repentini, soste in aria o anche il volo all’indietro. “Di particolare interesse è il volo dell’amore della libellula”, spiega la biologa, “la coppia di libellule vola in tandem formando talvolta un cuore” Gli amanti di uccelli devono invece alzarsi presto al mattino o aspettare le ore serali. Ornitologi appassionati si appostano verso le quattro del mattino nell’osservatorio in legno sulla riva del laghetto. “Le prime ore del mattino come anche le ore serali all’imbrunire sono i momenti migliori per osservare uccelli e anfibi e magari fotografarli”, consiglia la biologa. Cosa serve mettere nello zaino quando si osservano animali? Un binocolo, una bottiglia d’acqua e tanta pazienza, ma anche la capacità di stare in silenzio. Chi ha fortuna riesce ad osservare nel Palù Raier una cannaiola verdognola, che costruisce il proprio nido a forma di bacinella tra le canne sopra l’acqua. La cannaiola verdognola misura circa tredici cen-
timetri, dal colore olivastro-beige, dalla coda corta si nasconde tra le canne o la vegetazione. Se non si riesce a vederla, sicuramente però la si sente. La cannaiola verdognola è nota per il suo canto chiaro ed armonioso, con una modellazione fonetica di trilli e melodie. Ma la cannaiola sa anche imitare il canto di tanti altri uccelli. Il suo parente più vicino, la cannaiola comune è facilmente riconoscibile dal suo canto più costante. La cannaiola verdognola si può osservare, o meglio sentire, dalla fine di maggio, quando dopo l’inverno passato in Africa, ritorna a Rasa. Il suo canto si mischia con il gracidare della rana esculenta. Questa e le altre specie anfibie, come i rospi, le salamandre e le rane verdi per la loro particolare struttura della pelle permeabile sono molto soggetti agli influssi dell’ambiente, ma nel biotopo torbiera Palù Raier hanno trovato il loro ideale posto di fregola.
Il sentiero didattico “Palù Raier” parte dal paese Rasa nel comune di Naz-Sciaves. Dalla chiesa in direzione est lungo la strada seguendo il sentiero no. 4. L’indicazione “sentiero natura” porta attorno al biotopo (ca. 2 chilometri). Lungo il sentiero si trovano tante tavole informative e un osservatorio. www.naz-sciaves.info
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Manifestazioni attorno alla castagna: Settimane delle castagne – rassegna gastronomica della Valle Isarco 19 ottobre – 4 novembre 2012 “Keschtnigl”, Giornate delle castagne – serie di manifestazioni ed eventi a Velturno 26 ottobre – 4 novembre 2012 Altre feste, escursioni guidate, corsi di cucina e altro ancora: inizio ottobre – inizio novembre (www.castagna.bz.it)
Sentiero delle castagne
L’albero della vita Il castagno è considerato l’albero della saggezza, tanti i miti e i racconti di guarigioni miracolose lo circondano. I suoi frutti erano l’alimento base della popolazione locale. Oggi la castagna conosce una vera riscoperta. L’”omino delle castagne” è un folletto. Si nasconde nel tronco vuoto dei castagni o diventa talmente piccolo da rifugiarsi nei ricci di castagna. Dai suoi nascondigli osserva la gente e porta bambini disobbedienti nel bosco. La leggenda dell’”omino delle castagne” è solo una delle tante leggende nate attorno all’albero della castagna. Da sempre questi alberi speciali ispirano gli uomini. E sono tante le proprietà che gli vengono attribuite. Con la sua ampia chioma, il tronco pieno di nodi e il folto fogliame, il castagno emana un senso particolare di autorità e superiorità. Forse anche per questo la famosa mistica e naturopata Hildegard von Bingen lo considerava come il simbolo della saggezza e i suoi frutti un rimedio rafforzante universale per corpo e anima. Fino ad oggi resiste la credenza popolare, che tre castagne sotto il cuscino prevengono il raffreddore. É invece riconosciuta scientificamente la proprietà curativa delle castagne nelle malattie dei vasi sanguigni e la sua alta digeribilità come alimento. Castagne sono senza glutine, la loro farina può essere utilizzata anche dai celiaci. Ricca di vitamine, minerali e radicali liberi, la castagna è un alimento ricco, sano ed a basso contenuto calorico. Per secoli il contenuto del riccio rappresentava uno degli alimenti base della popolazione locale. La farina, derivante da castagne essiccate e grattugiate, sostituiva il frumento allora molto caro. Proprio per questo il castagno era anche chiamato “l’albero del pane dei poveri”. Oggi nei panifici si trova il prezioso pane alle castagne come specialità. Viene servito anche nei ristoranti, specialmente durante la “Settimana delle castagne”, rassegna gastronomica della Valle Isarco, che si tiene ogni anno tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre e che propone piatti sfiziosi e creativi a base di castagne. La castagna, qui chiamata “Keschte”, è uno degli ingredienti fondamentali della tradizione del “Törggelen”. Ma la castagna è anche la base per i dolcissimi cuori di castagna, per diverse forme di pasta, la si trova come contorno oppure come semifreddo. (www.castagna.bz.it) A mezza costa della Valle Isarco, attraversando secolari castagneti, si sviluppa il sentiero delle castagne, “Keschtnweg”. Sessanta chilometri tra Novacella/Varna, Bressanone, Velturno, Chiusa, Villandro, Barbiano fino al Renon per finire a Bolzano. Il percorso si può percorrere anche a singole tappe. (www.valleisarco.com / Attività / Estate / Escursionismo)
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Legno speciale per sculture speciali Poche linee, chiare e semplici rappresentano l’essenzialità dell’opera dello scultore Lothar Dellago. Per le sue sculture utilizza quasi sempre un materiale molto particolare: il legno di castagno. Lo studio di Lothar Dellago a Barbiano è pieno di sculture di legno. Figure grandi e piccole riempiono ogni spazio sugli scaffali e per terra. In mezzo modelli in argilla, gli attrezzi ed utensili da scultore ordinati sul piano di lavoro, sullo zoccolo una scultura non finita, alla quale Lothar Dellago sta lavorando. Come sottofondo musica jazz, appunto quella che al momento è al centro del lavoro dello scultore: un ciclo dedicato al jazz composto da un cantante, un sassofonista e un contrabbassista in legno di castagno. “La collaborazione con l’architetto brissinese Norbert Dalsass, jazzista, mi ha ispirato”, racconta Lothar Dellago. L’artista cerca sempre nuovi orientamenti nel suo lavoro artistico, riprendendo temi attuali, trasformandoli in opere d’arte e sviluppando cicli scultorei inconsueti. Il materiale base rimane invece invariato, legno di castagno. E lui è uno dei pochi artisti che preferisce lavorare questo legno speciale. “Il legno di castagno è ideale per il mio stile di lavoro”, spiega Lothar Dellago. A Barbiano è praticamente circondato da castagni e così la materia prima è sempre disponibile. La struttura del legno sottolinea le caratteristiche delle sue sculture e mette in evidenza le forme chiare e moderne. “Il legno di castagno mi aiuta ad esprimere al meglio il mio ideale di linee chiare”, spiega la sua particolare predilezione per questo tipo di legno. “La particolare venatura e le linee del legno donano vivacità alle sculture essenziali. Se le mie sculture fos-
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sero in legno di tiglio, sarebbero noiosissime”. Il legno di castagno è invece un legno decorativo. Gli anelli annuali sono ben visibili, numerose le striature nella struttura lignea e questo rende questo legno così unico e particolare. Il colore caldo sul marrone dorato dà al legno un calore di tono intenso, che con gli anni scurisce ulteriormente. Lothar Dellago dà al blocco di legno una prima forma con la motosega ancora prima di portarlo allo studio, spesso già nella segheria o dal contadino che gli vende il tronco. “Il legno fresco è spesso bagnato e pesante, il che rende il trasporto abbastanza difficoltoso”, dice Lothar Dellago. Il legno fresco è costituito dal 70% di acqua, cosa che agevola la lavorazione poiché è più morbido, ma influisce molto sul peso. Stagionato e dunque anche più asciutto, il legno è più duro, ma purtroppo anche più soggetto a spaccature. “Guardi, questa figura a quasi grandezza naturale é svuotata nella parte posteriore. Questo toglie al legno di castagno la forza, altrimenti asciugandosi ulteriormente si spaccherebbe”, mostra lo scultore. Già all’età di dodici anni Lothar Dellago, cresciuto in Val Gardena, il regno degli scultori, ha eseguito i suoi primi disegni. Ha frequentato l’Istituto d’arte a Ortisei, per poi fare un tirocinio nella bottega di scultori dei fratelli Moroder. Dopodiché ha sentito il richiamo del mondo, studiando in Inghilterra e Francia. É stato uno dei co-fondatori dell’associazione di
Sentiero delle castagne
Le opere dell’artista Lothar Dellago sono visibili sul suo sito oppure previa prenotazione nel suo studio a Barbiano: www.lothardellago.blogspot.com 18a Mostra gardenese di sculture “Unika”: 23 – 26 agosto 2012, Ortisei/Val Gardena
artisti “Unika”, creata nel 1994 per riunire artisti e artigiani della Val Gardena. Ogni anno si svolge la mostra di sculture “Unika”, durante la quale i membri mostrano le loro nuove opere. Lothar Dellago con i suoi più di 70 anni è uno degli scultori più anziani e più esperti dell’associazione. Ma Lothar Dellago non è solo in primo piano nell’arte scultorea, anche sui palcoscenici teatrali ha raccolto tanto applauso. L’arte in tutte le sue varianti ha sempre affascinato Lothar Dellago. Persino la viticoltura lo interessa, e così produce anche il suo vino. Ed anche in questo ambito per tradizione si utilizza legno di castagno: i pali delle pergole vengono ricavati da tronchi di castagno, perché resistenti contro funghi ed insetti. Lo scultore vuole essere libero e resistente, così Lothar Dellago riporta nelle sue sculture spesso temi della vita quotidiana e della politica attuale. Il suo linguaggio figurativo nel corso degli anni è diventato sempre più essenziale. “Non so cosa porterà il futuro, in quale direzione si andrà”, spiega pensieroso, ma nei suoi occhi nascosti dietro agli occhiali rotondi s’intravede uno sguardo attento, ma birichino.
Per 4 persone Per la pasta delle pappardelle: 130 g di farina di frumento 100 g di farina di castagne 2 uova Un po’ di olio Sale Per il ragù di selvaggina alla panna: 300 g di spalla di cervo, ripulita e tagliata a dadini piccoli 100 g di verdure (cipolle, carote e sedano rapa), tritate a dadini piccoli 150 ml di vino rosso corposo 300 ml di fondo di selvaggina oppure brodo di carne concentrato di pomodoro erbe aromatiche (timo, rosmarino, ginepro ed aglio) poste in un sacchetto Farina per infarinare Un po’ di olio Sale e pepe Panna
Pappardelle di castagne con ragù di selvaggina alla panna Per la pasta delle pappardelle mescolare in una scodella la farina di frumento e la farina di castagne. Aggiungere le uova, il sale e l’olio ed impastare su un piano di lavoro fino ad ottenere una pasta liscia. Avvolgere la pasta con della pellicola trasparente e lasciare riposare in frigo per 1 ora. Stendere con la macchina per fare la pasta, tagliare le pappardelle e cuocerle “al dente” per due minuti in acqua salata. Per il ragù di selvaggina alla panna infarinare, salare e pepare la spalla di cervo ripulita e tagliata a dadini piccoli. In seguito rosolare bene la carne a fuoco alto, aggiungere un po’ di concentrato di pomodoro e continuare la cottura. Rosolare le cipolle con un po’ di olio in una pentola ed aggiungere le carote e il sedano rapa. Aggiungere la carne alle verdure. Spegnere poco a poco con il vino rosso. Aggiungere il fondo di selvaggina (brodo di carne), aggiungere il sacchetto con le erbe aromatiche e bollire a fuoco lento per 45 minuti. Alla fine raffinare il ragù con un po’ di panna. Condire per bene le pappardelle di castagne in una pentola con il ragù.
Suggerimento Potete condire le pappardelle di castagna anche con funghi porcini freschi, pomodori e speck. www.valleisarco.com / Buongustai / La castagna
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Redattrice Signora Lunger, da dove arriva la sua passione per le scalate? Tamara Lunger Da sempre voglio e mi impegno per il massimo. In qualsiasi gara dovevo sempre esser più veloce e migliore. Solo allora ero soddisfatta. Ho iniziato con il freeriding, dove ho partecipato con successo anche alla Coppa Europa. Poi il desiderio di una sfida su una montagna veramente alta. Così a maggio 2010 l’alpinista estremo Simone Moro mi ha fatto partecipare alla spedizione al Lhotse. Un’esperienza straordinaria. Come si è preparata per questa spedizione particolare? Studio Sport all’Università di Innsbruck e in più faccio regolarmente tour in montagna, così in pratica mi alleno tutto l’anno. Non ho fatto una preparazione particolare. Ma comunque cerco sempre di migliorare. Come affronta i pericoli di una simile spedizione? Sono consapevole che da una spedizione del genere posso anche non ritornare in dietro. Bisogna controllarsi in situazioni estreme, fare un respiro profondo e studiare bene il prossimo passo. Questo è di grandissimo importanza, e direi, che ci sono riuscita bene. Situazioni critiche aiutano anche a crescere, a diventare più forti. Si impara a riconoscere meglio i pericoli e a reagire in modo flessibile. Come alpinista bisogna sempre adattarsi alla montagna, il contrario non è possibile. C’è montagna e montagna. Qual’è la differenza tra il Lothse e le montagne dell’Alto Adige? In un territorio così estremo come l’Himalaya, per scalare c’è bisogno di un grande impegno in tutti i sensi, tutto diventa difficoltoso e stressante. Al contempo però anche mistico, lontano dalla civilizzazione s’impara a conoscere a fondo i propri limiti. Qui da noi, riesco anche a godermi le montagne, trovo quiete e mi ristoro. Anche se, qualche anno fa,
la parete nord dell’Ortles mi è costata un bel po’ di energia... Da 13 anni con la sua famiglia gestisce il rifugio alla Croce di Lazfons. E’ un luogo speciale per Lei? Certamente, penso che proprio lì sia nata la mia passione per le scalate e la montagna. Dalla Croce di Lazfons c’è un panorama fantastico sulle montagne. La chiesetta di pellegrinaggio ha per me anche un significato speciale, perché sono molto credente. Il lavoro con tutta la famiglia ci ha uniti moltissimo ed è proprio dai miei genitori e dai miei fratelli che ricevo il massimo del sostegno per la mia vita. Questo è molto importante per me, perché se mi sentissi in colpa verso di loro, sicuramente non potrei dare sempre il massimo nelle scalate. Qual’è l’obiettivo, che Lei vorrebbe assolutamente raggiungere? Non ho in mente record particolari o altre imprese spettacolari. Ho però visto, che appena ho scalato una cima vorrei subito fare anche la prossima, che poi magari è più alta e più difficile. Ma devo anche imparare a fermarmi ogni tanto, a concedermi delle pause e di non strafare. Sarebbe comunque bello poter essere tra le montagne ogni giorno, tutti i giorni. I momenti così intensi non si possono vivere altrove. La Croce di Lazfons sopra Chiusa con il rifugio e la piccola chiesa a quota 2.305 metri è il luogo di pellegrinaggio più alto d’Europa. Per raggiungere la Croce di Lazfons si può partire del parcheggio Kühof sopra Lazfons. Da qui verso il Rifugio Chiusa e avanti fino alla Croce di Lazfons (700 m dislivello, salita ca. 2,5 ore) www.latzfonserkreuz.com International Mountain Summit 2012 I più grandi e famosi alpinisti e scalatori al mondo si incontrano ogni anno in autunno all’”International Mountain Summit (IMS)“ a Bressanone. www.ims.bz
La felicità abita in Tamara Lunger, anno 1986, con i suoi 23 anni è stata la donna più giovane a scalare il Lhotse (8.516 m) nell’Himalaya. In questa intervista la giovane alpinista racconta della sua passione e del fascino che la montagna esercita su di lei. 24
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in montagna
Intervista
Profumo di malga “Valler Gold”, il prezioso formaggio d’alpeggio
Il latte è composto da acqua, proteine, grassi, lattosio, sostanze minerali e vitamine. Eppure si possono rilevare notevoli differenze di gusto e di qualità tra diversi tipi di latte e prodotti latteo caseari. Il formaggio di malga “Valler Gold“ della baita Kuttnhütte di Valles è particolare: ha vinto la medaglia d’argento di categoria alla 17° Olimpiade dei formaggi di malga. Il formaggio di malga è come il vino: il terroir è fondamentale. Le proprietà del territorio come la terra, la posizione e il clima influiscono notevolmente sul gusto di qualsiasi prodotto. Un pezzetto di terra con le sue peculiarità di terreno e piante imprime il proprio particolare gusto. Il “Valler Gold“ esprime un insieme di piante, fiori ed erbe di alpeggio, che gli danno un carattere del tutto unico e inconfondibile. Alla malga Fane ad oltre 1.700 metri d’altitudine nella zona Gitschberg-Jochtal le mucche pascolano su un terreno molto particolare: l’erba “Marbl”, che prende il nome dal vicino laghetto, dà al latte e di conseguenza al formaggio un grandissimo aroma speziato. Non si riuscirebbe ad avere lo stesso gusto del “Valler Gold” con latte di mucche da stalla! Sono 320 i manzi al pascolo d’estate alla malga Fane, una delle malghe più suggestive dell’Alto Adige. Le mandrie al pascolo sono composte da animali che non danno latte, come vitelli, manzi e vacche gravide. Ma ci sono al pascolo anche 85 vacche da latte, che ogni giorno producono circa 1.200 litri di latte. I due malgari della baita Kuttnhütte trasformano ogni giorno il latte fresco in burro e formaggio di malga.
Fare il formaggio è un lavoro impegnativo che presuppone accuratezza, sensibilità ed esperienza. Non è da tutti fare il malgaro: ci sono severe norme igieniche da seguire, come anche rispondere alle richieste di altissima qualità da parte dei consumatori. Malgari non si nasce, il mestiere del malgaro si deve imparare! Al mattino e alla sera i pastori portano le mucche dai pascoli nella stalla per mungerle. Il latte fresco viene parzialmente scremato. Con la panna si fa il burro. Per la produzione del formaggio il latte viene lavorato in una caldaia aperta, dove avviene la divisione delle varie sostanze del latte. Per agevolare questo processo viene aggiunto il caglio naturale, un enzima presente nello stomaco dei vitelli che li aiuta a digerire il latte materno. Esiste anche un caglio prodotto in modo artificiale, ma in Alto Adige il suo uso è tabu: si tratta di un prodotto geneticamente trasformato, mentre in Alto Adige si punta moltissimo su latte e latticini liberi da ogm. Il latte coagulato, la cagliata, una massa gelatinosa vienetagliata a pezzetti con la lira o arpa, mescolata e riscaldata leggermente a circa 42-46 gradi. La massa in questo modo si ricompatta e può essere raccolta dal malgaro con un grande telo. Viene riposta ora nelle diverse forme, dove viene coperta da pesi per contenerla nella forma. Viene più volte girata. Il giorno successivo il formaggio viene tolto dalla forma e immerso in salamoia. Questo bagno di sale toglie alla forma di formaggio fresco l’acqua in eccesso e forma una prima crosta. É il momento di portare il formaggio nella cantina di stagionatura, dove per la prima settimana viene giornalmente girato e pulito con acqua. Nelle settimane successive questo processo avviene ogni due giorni. L’invecchiamento dura dalle quattro alle cinque settimane.
Una forma di “Valler Gold” pesa tra 4,5 e 5 chili. Il risultato della lavorazione di ca. 50 litri di latte di qualità: ci vogliono dieci litri di latte crudo per produrre un chilo di formaggio fresco. Il latte è la materia prima garantita e controllata in laboratorio secondo rigidi criteri d’igiene, e viene prodotto da animali sanissimi. Un apposito programma di controllo di qualità dei formaggi di malga, sostenuto dalla Federazione Latterie dell’Alto Adige, dai responsabili delle malghe e dai malgari, garantisce un continuo ed efficace controllo del latte e dei prodotti derivati. Un impegno a favore del consumatore: il formaggio di malga è un vero prodotto naturale! Dolce o speziato, il gusto del “Valler Gold“ cambia con l’invecchiamento. Dopo poche settimane il formaggio della baita Kuttnhütte è dolce e lattoso. La varie fasi di stagionatura esaltano man mano gli aromi speziati delle erbe di malga rendendo il gusto del formaggio più ricco, complesso, speziato ed aromatico. Anche la consistenza del formaggio di malga cambia. Con l’invecchiamento il “Valler Gold“ diventa morbido, si scioglie sulla lingua pur persistendo a lungo nel palato. Hansi Baumgartner, unico affinatore dell’Alto Adige con sede a Varna, preferisce il “Valler Gold” dopo una stagionatura di cinque o sei mesi. Il famoso affinatore prima della vendita, fa stagionare il formaggio di malga ulteriormente nella sua cantina, un vecchio bunker immerso nel bosco. Oppure lo affina in modo particolare, ad esempio in un telo riempito di fieno, dove il gusto del formaggio si riempie di ulteriori note speziate. Nell’affinamento di formaggi Hansi Baumgartner riesce ad esprimere tutta la sua creatività, mettendo in primo piano sempre la provenienza e la peculiarità del prodotto. Affina formaggi lavorando la crosta con vino
Delizia
rosso, oppure a bagno nella birra altoatesina, ma anche ricoprendoli con fiordaliso. I formaggi possono anche riposare nel vino dolce o essere spazzolati con nocino. Il gusto proprio del formaggio viene così ulteriormente esaltato, mai coperto. Il fascino del formaggio è dato proprio dalle varietà di gusto della materia prima, cioè il latte, che con l’affinamento viene ulteriormente esaltato. Il formaggio “VallerGold” è in vendita alla baita Kuttnhütte alla malga Fane, aperta da metà aprile a metà novembre.
cie, a spe a l ez z l oa icur e s e n i do id ent . am roll to i a t t n r e n e l p u co m nat ti, alleva e severi ono com o t s a t c to e e tu te modifi adegua lto Adig l”. g i e d ll’A m en tiro o A neticam di bestia seari de lità Süd t l a A e i ca tte angimi g ri di cap i latteo lo di “Qu a L te m e tt gil num i prodo i dal si n un Nie t i e n t n i co atte ara mas ità: Il l og n o l a ng e qu li e ve a r u nat
Alcuni dati sul formaggio di malga della Valle Isarco + 15
+ 16
litri di latte vengono prodotti giornalmente da una mucca al pascolo
Caseifici di malga producono il formaggio di malga in Valle Isarco
+ 400
+ 10
mucche da latte pascolano sulle maghe della Valle Isarco
litri di latte per produrre un chilo di formaggio da taglio
+ 1600
+ 15 – 20
contadini producono ogni giorno latte fresco in Valle Isarco
litri di latte per produrre un chilo di formaggio morbido
www.gitschberg-jochtal.com / Malghe & Baite Per sapere di più sulle malghe: www.valleisarco.com / Attività / Estate / Escursionismo
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Vini bianchi con anima Con dedizione e metodi non convenzionali Peter e Brigitte Pliger del maso Kuenhof vicino a Bressanone lavorano i loro vigneti creando vini inconsueti. All’inizio venivano derisi, ma i due hanno trovato il loro percorso. Non era nell’intenzione di Peter Pliger di rilevare il maso Kuenhof a sud di Bressanone dai suoi genitori. Nonostante ciò lui è diventato un pioniere della viticoltura della Valle Isarco. “Mia moglie da anni si interessava all’omeopatia, ai fiori di Bach e alla pranoterapia. All’inizio neanch’io ero tanto convinto, ma poi ho iniziato a leggere i scritti di Rudolf Steiner, il fondatore della biodinamica”, racconta Peter Pliger. E si è reso conto, che non si trattava di magia nera. “Come gli esseri umani, anche le piante e gli alimenti hanno un’energia vitale che può essere rafforzata ed equilibrata”, spiega. Per dare vitalità alle viti e al vino adotta metodi non convenzionali, essenze omeopatiche, ad esempio, o acqua purificata. Peter Pliger crede nella forza dell’autoregolazione ed evita influssi non naturali, che possono alterare il livello di energia del suo vino. Ogni pianta viene curata dalle sue mani e da quelle di sua moglie. Ma anche in cantina, Peter Pliger esegue tutti i lavori da solo. “Questo mi dà la possibilità di tenere sotto controllo tutto il processo di lavorazione. D’altro canto gioca un ruolo non
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indifferente, chi è il produttore del vino. C’è il detto: il vino è come il suo vignaiolo.” Nel caso di Peter e Brigitte Pliger i vini bianchi hanno un’anima propria, una personalità spiccata, che maturano in tutta tranquillità. Il loro gusto intenso e minerale si sviluppa solo dopo un lungo tempo di invecchiamento, per questo si mantengono anche più a lungo. Anche se il vino del maso Kuenhof rimane aperto in bottiglia, non si ossida come altri vini. “Se un vino ha una forte ed aggressiva acidità, questo dipende da influssi non naturali, come residui chimici”, racconta, “se invece il vino viene riportato in equilibrio, allora anche l’acidità è armoniosa e dolce. Il vino è più bevibile e si mantiene più a lungo”, continua Peter Pliger. É solo immaginazione? Per niente. Il “Kaiton”, che prende il nome del nome celtico dei vigneti attorno al maso Kuenhof, è stato il primo Riesling italiano a ricevere il più alto dei riconoscimenti del “Gambero Rosso”. Seguirono tanti altri riconoscimenti per il Riesling, per il Silvaner, il Veltliner e il Gewürztraminer. Molto più dei riconosci-
Delizia
200 anni fa il bisnonno di Peter Pliger acquistò il maso Kuenhof. Nel 1991 lo storico edificio e la cantina sottoposti alla tutela delle belle arti sono stati sapientemente restaurati.
menti, per Peter Pliger sono importanti le certificazioni delle analisi dei suoi vini biodinamici. E poi anche gli apprezzamenti dei suoi clienti dei suoi vini, che non solo sono buoni, ma anche ben digeribili. All’inizio non era facile e spesso Peter Pliger era visto come un tipo bizzarro. Allora non si fidava quasi di parlare del suo metodo di viticoltura, perché le sue convinzioni e i metodi sembravano troppo strani. Oggi non solo i suoi vini sono ricercati, anche la sua esperienza è preziosa. E lui è come da sempre convinto dei suoi metodi non convenzionali, nonostante anche tutte le perplessità. Non ci sono ricette predefinite per questa nuova forma di viticoltura. Ci può anche essere la perdita di parte della vendemmia, un danno grave considerata la quantità di uva già ridotta in partenza nei soli sei ettari. Un rischio e un impegno aggiuntivo che per Peter Pliger fanno parte del gioco. In compenso può agire in modo autonomo ed in modo sostenibile. E per lui questa è l’unica via possibile, senza dubbio.
Vendita diretta dal maso con degustazione su prenotazione
La Valle Isarco è famosa per i suoi vini bianchi di carattere. I produttori sono la cantina dell’Abbazia di Novacella, la Cantina Produttori Valle Isarco a Chiusa e tanti vignaioli privati, che imbottigliano in proprio. Numerosi vini sono stati premiati dalle maggiori guide enologiche. Il “Gambero Rosso” per il 2012 oltre al maso Kuenhof ha premiato con i “tre bicchieri” anche la cantina dell’Abbazia di Novacella, il maso Strasserhof a Varna, il maso Hoandlhof di Bressanone e il maso Köfererhof a Novacella. www.valleisarco.com / Buongustai / Il vino
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Il tesoro della montagna Pala e piccone sul portone, minerali sugli erker – una passeggiata attraverso Vipiteno fa scoprire numerose tracce del periodo fiorente dell’attività mineraria in Tirolo. Era il “periodo argenteo”, che nel 15° secolo ha fatto fiorire l’attività mineraria in Tirolo. Anche Vipiteno, grazie alla vicina miniera di Monteneve in Val Ridanna, ha vissuto un rilancio del commercio e dell’artigianato, e ha visto diventare ricche molte famiglie. Un periodo fiorente, dove tutti profittarono della ricchezza della miniera. Le prime menzioni scritte dell’”argentum bonum de
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sneberch”, l’argento buono di Monteneve, risalgono all’anno 1237: l’argento finissimo venne utilizzato dai Conti del Tirolo a Merano per coniare il “grosso aquilino”. Vipiteno divenne un importante centro commerciale e sede amministrativa, attirando tanti imprenditori potenti. Persino l’allora famosa famiglia Fugger, ricchi commercianti e banchieri di Aquisgrana s’installò qui, acquistando diritti minerari e molte case del centro per i propri
amministratori. I Fugger erano i banchieri dei papi e dell’imperatore e commercianti con una ricca attività di molti generi: dai metalli alle spezie, persino stoffe. Tuttavia anche famiglie di Vipiteno e dintorni riuscirono a riempire i propri forzieri con l’argento e il commercio. La ricchezza di allora si percepisce ancora oggi nel centro storico di Vipiteno soprattutto nella Città Nuova. La bellissima via a sud della Torre delle Dodici fu costruita nel 1443 dopo
Minatori al lavoro: affresco nel portico della casa no. 31 nella Città Nuova di Vipiteno (Ristorante “Kleine Flamme”) e l’insegna della corporazione sul portone dell’Albergo “Stöckl“ (casa no. 24) sotto i portici minori.
un grande incendio. Per gli abitanti benestanti la ricostruzione fu l’occasione per mostrare il loro benessere, influsso e potenza. La Città Nuova divenne il quartiere dei ricchi e nobili: una via larga e sontuosa, le facciate dei palazzi con ampi erker e ricchi portoni in marmo e granito. Un giro lungo la via principale della Città Nuova con la fila di case variopinte fa scoprire tanti piccoli elementi che ricordano il passato minerario. L’osservatore attento può scovare sopra i portoni d’ingresso di molti edifici pezzi di minerali incastonati nella facciata: la testimonianza storica, che i proprietari d’un tempo lavoravano nel settore minerario. Pezzi di minerali incastonati sono visibili sopra il portone dell’edificio Kolping, un tempo di proprietà dei Fugger e già luogo di riunione dei minatori, sulla casa di Vigil Raber ed anche sull’albergo Wipptaler Hof nelle immediate vicinanze della Torre delle Dodici. Dietro a questa facciata blu un tempo si trovava il tribunale minerario, poiché i minatori sottostavano a leggi particolari. Alcuni erker o portoni riportano ancora le classiche insigne dei minatori, pala e piccone. I due attrezzi incrociati sono il simbolo della corporazione dei minatori. I propretarii della casa, come appartenenti alla corporazione, fece scolpire il simbolo sulla facciata della propria casa. Il piccone nella mano, ecco un minatore in un affresco sulla facciata esteriore della casa no. 31 nella Città Nuova. Era la casa della famiglia Flam, minatori per tradizione. Il minatore affrescato porta un casco e un gilet protettivo mentre sta per dare un colpo forte.
I cittadini di Vipiteno dimostrarono il loro benessere anche con la costruzione della parrocchiale “Nostra Signora della Palude”. Allora disponevano di notevoli mezzi finanziari per ampliare l’edificio sacro, al quale parteciparono in modo consistente anche i minatori di Monteneve. Alcuni nomi delle famiglie di minatori più potenti sono incisi nelle colonne della navata centrale. La chiesa non è notevole solo per la sua grandezza, anche gli arredi artistici interni sono di grande importanza, come l’altare di uno degli scultori lignei più famosi dell’epoca, Hans Multscher di Ulm. Le preziose portelle dell’altare sono oggi visitabili nel Museo Civico di Vipiteno. Si trovano ancora altre testimonianze dell’attività mineraria all’interno della chiesa. Sulla parete nord in una piccola scalinata sono riportati blasoni e insigne delle principali congregazioni e corporazioni, come anche i nomi di alcuni minatori.
Già nel 16° secolo la vena d’argento a Monteneve si stava esaurendo, e dal 1870 in poi si iniziò ad estrarre piombo e soprattutto blenda. Questi minerali servivano per separare l’argento dal rame, un procedimento utilizzato anche nell’impianto di arricchimento di Schwaz. La miniera di Monteneve divenne così uno dei siti più importanti del Tirolo per la golena e la blenda. La miniera rimase in attività per 800 anni e fu chiusa dopo la grave crisi che colpì l’attività mineraria europea a maggio del 1985 per i costi di produzione troppo alti. Oggi “Mondo delle miniere Ridanna Monteneve” è un museo a cielo aperto visitabile. www.vipiteno.com
Sulle tracce di minatori nel Mondo delle miniere Ridanna Monteneve e nella miniera-avventura di Villandro In quali condizioni dovevano lavorare un tempo i minatori? Come si estraggono minerali? Immergersi nel mondo affascinante delle miniere è possibile a Monteneve in Val Ridanna, una delle miniere più alte d’Europa. Durante emozionanti escursioni il visitatore ripercorre tutte le varie fasi di lavorazione nella miniera, dall’estrazione al difficile trasporto a valle fino all’arricchimento (www.museominiere.it). La vita nelle viscere della terra è al centro della miniera avventura di Villandro. In questa miniera d’argento dismessa una galleria didattica porta all’interno della montagna. Dopo la visita guidata si possono cercare minerali sul mucchio di scorie. (www.bergwerk.it)
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Direttamente collegati La ciclabile Brennero-Bolzano attraversa quattro città, diversi monumenti culturali e paesaggi naturali diversi. Lunga quasi cento chilometri attraverso prati e boschi, piccole frazioni della Valle Isarco, ma anche numerosi monumenti culturali e naturali: questo il percorso della ciclabile Brennero-Bolzano. A nord, alcuni chilometri dopo il centro storico di Vipiteno, la ciclabile porta a Castel Reifenstein/Tasso. L’antico maniero ha una storia di 1100 anni e custodisce alcune tra le più belle sale di diverse epoche. Particolarmente bella la “Sala verde” con magnifici dipinti murali.
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www.valleisarco.com
La ciclabile Brennero-Bolzano collega quattro delle sette città dell’Alto Adige: la città mineraria di Vipiteno, la cittadina degli artisti Chiusa, la capitale Bolzano e in mezzo Bressanone, già città vescovile con lo storico quartiere del Duomo, un gioiello della storia dell’arte. Il centro storico di Bressanone è vivo grazie a negozi e bar, che invitano a lasciare la bici e fare qualche passo a piedi tra le viuzze. La ciclabile non collega solo le varie città, è anche l’unica ciclabile dell’Alto Adige che consente di raggiungere anche altre ciclabili. Dallo snodo di Fortezza, nei pressi dell’imponente fortezza, ci si può collegare direttamente con la ciclabile della Val Pusteria che porta fino a Lienz nel Tirolo dell’Est in Austria. Una volta arrivati a Bolzano, si può invece seguire la ciclabile dell’Adige in direzione sud fino a Verona oppure in direzione nord a Merano e oltre per tutta la Val Venosta fino al Passo Resia. Per i meno allenati, c’è anche la possibilità di utilizzare bici elettriche: un piccolo motore può essere attivato, in modo da supportare la pedalata e risparmiare gli sforzi muscolari. Vari noleggi sono presenti in tutta la Valle Isarco per gestire in modo flessibile il tragitto. La bici elettrica o tradizionale può essere noleggiata alla stazione a valle di Monte Cavallo a Vipiteno ed essere restituita alla stazione ferroviaria di Bressanone, per poi prendere il treno per ritornare al proprio punto di partenza.
Link utili www.eisackbike.info: Info per ciclisti in Valle Isarco con proposte di percorsi, hotel specializzati e altro ancora. www.mobilcard.info: Info sulla “bikemobil card”, un biglietto combinato per l’utilizzo di bus, treno e noleggio bici. www.racines.info: Info sul noleggio di bici elettriche, stazioni di ricarica, hotline, cambio batterie e proposte percorsi a Racines. www.bici-altoadige.it: Info sui noleggi di bici elettriche al Brennero (Designer Outlet Brennero), alle stazioni a valle degli impianti di Ladurns-Colle Isarco e Monte Cavallo-Vipiteno, stazioni ferroviarie di Bressanone e Chiusa.
Info
Gioielli in montagna
Vipiteno e le sue vallate
Area vacanze Gitschberg Jochtal
Altopiano delle mele Naz-Sciaves
Bressanone e i suoi dintorni
Chiusa e dintorni
Val di Funes
Fascino cittadino medievale, valli tranquille e montagne alte: a Vipiteno e nelle sue vallate la vivacità della città s’intreccia con il silenzio della natura incontaminata. www.vipiteno.com - info@infovipiteno.com www.racines.info – info@racines.info www.colleisarco.org – info@colleisarco.org
Tranquillo e riposante, circondato da montagne maestose: l’altopiano a forma di cuore è il luogo ideale per godere appieno la natura e i meleti in fiore. Grazie alla sua posizione centrale dall’altipiano tutto l’Alto Adige è facilmente raggiungibile. www.naz-sciaves.info – info@naz-sciaves.info
Chiusa, la cittadina degli artisti con il monastero di Sabiona e i piccoli paesini del circondario: qui nasce la viticoltura e la tradizione del “Törggelen”, qui la tradizione contadina è ancora viva e viene vissuta in modo autentico. www.klausen.it - info@klausen.it www.laion.info – info@laion.info
Ampi alpeggi, quattro funivie, al contempo tradizionale e moderno: nell’area vacanze Gitschberg Jochtal l’appassionato escursionista trova il proprio paradiso del trekking, con vista panoramica sulle montagne più belle. www.gitschberg-jochtal.com – info@gitschberg-jochtal.com rodeneck@gitschberg-jochtal.com
Paesaggio e cultura qui si possono vivere in molti modi diversi: la medievale Bressanone è un centro vivo e vivace, la montagna di casa, la Plose, come i paesini dei dintorni offrono la possibilità di vivere il tempo libero all’aperto. www.brixen.org – info@brixen.org www.luesen.info – info@luesen.com
Relax e riposo in una delle vallate più belle e tranquille delle Dolomiti. Le particolari guglie del Gruppo delle Odle sono il simbolo della valle e fanno parte del Patrimonio Naturale UNESCO con il Parco Naturale Puez-Odle. Un paesaggio naturale unico da scoprire a piedi, un’avventura per grandi e piccini. www.funes.info – info@funes.info
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Info
HAMBURG BERLIN FRANKFURT MÜNCHEN KUFSTEIN INNSBRUCK
STUTTGART
Oltre 300 giornate di sole all’anno KEMPTEN ZÜRICH BREGENZ LANDECK
Timmelsjoch
Reschenpass
Come arrivare in auto
Venendo da sud, imboccando l‘autostrada del Brennero in direzione Verona-Bolzano, si arriva (uscita Chiusa, Bressanone Nord/Val Pusteria, Vipiteno e Brennero) direttamente nella regione turistica della Valle Isarco.
Come arrivare in treno
Fermate per tutti i treni IC e EC nelle stazioni di Bressanone, Fortezza e Brennero nonché, per i treni regionali, nelle stazioni di Ponte Gardena, Chiusa e Vipiteno. Servizi navetta collegano poi ogni ora o più volte al giorno, a seconda della località di destinazione, le stazioni di arrivo con le località turistiche prescelte. www.sii.bz.it
STERZING
Collegamenti aerei
* Temperature BRUNECK
Jaufenpass
Mese
BOZEN SS12
VERONA MAILAND VENEDIG MODENA ROM
Gennaio Febbraio A22 Marzo Aprile Sellajoch Maggio Karerpass Giugno Luglio Agosto Settembre Autobahnausfahrt Ottobre Novembre Dicembre * Dati a °C
Passo Rombo
SS244
LIENZ
SS51
-3,8 5,5 Kreuzbergpass -1,4 9,1 2,9 14,5 CORTINA 7,0 18,6 VENEZIA 10,8 23,0 14,0 26,7 15,9 29,0 15,4 28,4 12,2 24,4 6,7 18,2 1,1 10,8 -2,9 5,9
AMBURGO BERLINO FRANCOFORTE MONACO KUFSTEIN INNSBRUCK
STOCCARDA
KEMPTEN ZURIGO BREGENZ LANDECK
Min. Max. SS49
BRIXEN
KLAUSEN
La Mobilcard Alto Adige dà la possibilità di viaggiare con tutti i mezzi pubblici locali e anche con qualche funivia in tutto l’Alto Adige per scoprire anche le vallate più remote. La Mobilcard è disponibile nelle associazioni turistiche della Valle Isarco. www.mobilcard.info
Distanza ed ore di viaggio da/a Bressanone > Verona 190 km ca. 2,0 ore > Milano 330 km ca. 3,5 ore > Venezia 310 km ca. 3,5 ore > Torino 380 km ca. 5,0 ore > Firenze 380 km ca. 4,5 ore > Roma 700 km ca. 6,5 ore
SS621
SS12
Gli aeroportiSS40 più vicini sono a Innsbruck (ca. 85 km), a Bolzano (ca. 40 km) ea MERAN Verona Villafranca (ca. 190 km). SCHLANDERS SS38 Taufers i. M.tutto l’anno trasferimenti inMeBo Durante SS38 pullman dagli aeroporti low cost di Bergamo, Verona e Innsbruck a partire Stilfserjoch da 25,– €. www.valleisarco.com TRIENT
Mobilcard
SALZBURG WIEN
Brennerpass
SALISBURGO VIENNA
Brennero
Passo Resia
VIPITENO
SS621
SS12
Passo Giovo
BRUNICO
SS40
BRESSANONE MERANO SILANDRO
Tubre
CHIUSA
SS244
SS38
BOLZANO
A22
Passo Stelvio
Contatto
Passo Sella
SS12
Consorzio Turistico Valle Isarco Bastioni Maggiori, 26A 39042 Bressanone Tel. 0472 802 232 Fax 0472 801 315 info@valleisarco.com www.valleisarco.com
TRENTO VERONA MILANO VENEZIA MODENA ROMA
Impressum
Tiratura 54.600 tedesco / 40.100 italiano
viae – Magazine dell’area vacanze Valle Isarco Iscrizione al Tribunale Bolzano No. 02/2002 del 30/01/2002
Redazione
Responsabile per i contenuti Willy Vontavon
Traduzioni Uta Radakovich
Editore Consorzio turistico Valle Isarco Bastioni Maggiori, 26A, 39042 Bressanone Tel. 0472 802 232, info@valleisarco.com www.valleisarco.com
Progetto, design e redazione fotografica Holger Mertz, Tappeiner SpA, Lana
Doris Brunner / Brixmedia srl, Bressanone
Copertina Oskar Zingerle / Brixmedia srl, Bressanone
LIENZ
SS51
Passo Monte Croce
MeBo
SS38
SS49
CORTINA VENEZIA
Passo Costalunga
Uscita autostradale
Fotografie Alex Filz, Georg Tappeiner, Alto Adige Marketing/Frieder Blickle, Alto Adige Marketing/Max Lautenschläger, Marco Santini, Artprint, Azienda energetica Funes, Alto Adige Marketing/Helmut Rier, Helmut Gassebner, Romantikhotel Stafler, Oskar Zingerle/Brixmedia, Georg Kantioler Lothar Dellago, Unione Albergatori/Tappeiner s.p.a., Tamara Lunger, Jochen Beutel, André M. Winter, Klaus Peterlin, Mathias Michel, Consorzio Turistico Valle Isarco. Special Gitschberg Jochtal in oltre Rotwild/Horst Oberrauch, Ass. Turistica Gitschberg Jochtal, Guus Reinartz, Egon Daporta. Special Vipiteno e le sue vallate in oltre Andreas Franke/Photocase, Marco Toniolo, Pfitscher Benjamin, Ass. Turistica Colle Isarco, Ass. Turistica Racines. Guide in oltre Ass. Turistica Bressanone, Alto Adige Marketing/Stefano Scatà, Acquarena Stampa Artprint srl, Bressanone
Alla scoperta del mondo rurale
FU www.sentieromasi.montagna.info
NDRES
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Il sentiero dei masi è un affascinante percorso alla riscoperta della vita quotidiana dei contadini d’alta montagna.
AUTONOME PROVINZ BOZEN SÜDTIROL
PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO ALTO ADIGE
La giornata perfetta a …
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Vipiteno Fare shopping in zona pedonale con le sue case colorate, i tipici bovindi, le trattorie tradizionali, gli ottimi ristoranti per gustare piatti tradizionali e mediterranei, le passeggiate e la mountain bike a 2000 m di altitudine, i programmi benessere per corpo e mente… c’è così tanto da sperimentare a Vipiteno e nei dintorni. Monte Cavallo, la montagna del tempo libero illuminata dal sole, che si affaccia su uno dei borghi più belli d’Italia, è raggiungibile facilmente con la funivia e si trova a soli 5 min dal centro. Sorprendenti sono i paesaggi naturalistici e la vista panoramica sulle maestose montagne dell’Alto Adige. Per rilassarsi dopo una giornata intensa ci pensa l’oasi “Balneum”, in cui potrete nuotare in piscina o sudare nella sauna fatta di pietre naturali della Val di Vizze e rilassarVi nella zona relax rivestita in legno di pino cembro. In modo così perfetto potrete concludere la Vostra giornata.
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