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Lezione 1 Quanti siamo sulla Terra
KENYA
Il Paese dei grandi Parchi nazionali
Il Kenya è un Paese ancora rurale, con una natura in buona parte protetta da parchi nazionali. Il turismo naturalistico e quello balneare sono la risorsa più promettente dell’economia, che nel complesso è fragile e arretrata.
Superficie 610.000 km2
Numero abitanti 47.006.641 Densità 77 ab./km2 Capitale Nairobi Lingua inglese, swahili Religione cristianesimo Reddito pro capite 3.491 $ Classifica ISU 142°
Territorio e ambiente
Il Kenya è tagliato a metà dall’Equatore, attraversato a Ovest dalla Rift Valley e affacciato a Sudest sull’oceano Indiano. Dalla pianeggiante fascia costiera il territorio si innalza con un vasto altopiano, su cui svettano alcuni massicci montuosi di origine vulcanica, tra cui il monte Kenya che con 5.199 m è la cima più elevata del Paese. Nella zona della Rift Valley si trovano i laghi Turkana e Vittoria. La fascia costiera ha un clima caldo e piovoso, che grazie all’altitudine diventa mite sugli altopiani centroccidentali, dove risiede l’80% della popolazione. Fatta eccezione per la regione desertica e stepposa del Nord, l’ambiente prevalente è quello della savana.
Il monte Kenya.
Un Paese in gran parte rurale
Il Kenya è uno degli Stati con la popolazione urbana più bassa del mondo: poco più di un abitante su quattro (26%) abita in città. La capitale, Nairobi, sorge sull’altopiano occidentale, a 1.600 metri d’altitudine. Si è sviluppata nel periodo della colonizzazione inglese (1920-1963), ma è solo successivamente che ha avuto una crescita intensa, spesso caotica, sino ad arrivare a 4 milioni di abitanti. L’altra città importante è Mombasa, antico centro portuale che supera il milione di abitanti.
Un variegato quadro etnico
In Kenya sono presenti una ventina di gruppi etnici, tra cui quello dei kikuyu è il più numeroso (18%). Gravi scontri etnici si sono verificati negli anni Novanta del secolo scorso, scontri che non sono completamente cessati, anche se ora l’instabilità del Paese è legata soprattutto ai continui attacchi terroristici del gruppo integralista islamico somalo ash-Shaabab. Le lingue ufficiali sono l’inglese e lo swahili, una lingua bantu molto diffusa in questa regione dell’Africa. La religione più professata è quella cristiana (soprattutto protestante), ma è presente anche una consistente minoranza (11%) di islamici.
Fiori e turismo
Il Kenya è uno dei maggiori esportatori mondiali di fiori recisi e di tè. Il tè e il caffè vengono coltivati sugli altopiani, accanto a colture per il consumo interno come i cereali (mais, frumento) e i tuberi (manioca, igname). Sulla costa predominano le piantagioni di banane, ananas e palme da cocco. Il Kenya è il primo produttore mondiale di piretro, una sostanza molto richiesta per la produzione di insetticidi che si ricava dai fiori di una pianta. L’allevamento bovino è sviluppato nella zona della Rift Valley, quello ovino e caprino è praticato da pastori nomadi nelle zone più aride. L’industria non è tecnologicamente avanzata, a eccezione del settore informatico presente a Nairobi. Nel settore terziario occupa un ruolo di primo piano il turismo, anche se gli attentati terroristici ne hanno frenato la crescita. I punti di forza del turismo sono le località balneari della costa intorno a Malindi e soprattutto i grandi parchi nazionali della savana. Amboseli, Masai Mara, Nairobi, Monte Kenya, Tsavo sono i parchi più visitati.
I masai sono un gruppo etnico del Kenya.
Una giraffa nel Parco nazionale Masai Mara.
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Mancanza di democrazia, cyberspionaggio, Internet
Il Kenya è fra i numerosi Stati di questa regione africana dove al governo ci sono dittatori, che temono di perdere il loro potere concedendo più democrazia. In tempi di elezioni e di rivolte popolari, la prima arma che adottano è il blocco di Internet, facendo sparire per giorni o settimane il loro Paese dal web. Negli ultimi anni molti governi africani hanno fatto ricorso a servizi di cyberspionaggio, cioè soluzioni “tecnologiche” per tenere sotto controllo ogni opposizione, dei partiti rivali o anche di semplici cittadini. Inoltre molti governi autoritari hanno aumentato sensibilmente le tariffe per l’accesso a Internet e ai social network, in modo che una larga parte della popolazione non abbia la possibilità di utilizzarli.