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Bibliografia essenziale 51 Sintesi
meas esse aliquid putare nugas, 5 iam tum cum ausus es unus Italorum omne aevum tribus explicare chartis, doctis, Iuppiter, et laboriosis.
ma a chi: onde l’indicativo» (Pascoli). Occorre aggiungere tuttavia che anche il “dubbio” si rivela fittizio, formulato in tono giocosamente retorico («A chi...? A te [ovviamente], Cornelio!»). – dono: nel significato di «dedico», ma con una sfumatura affettuosamente informale; la scelta del verbo risponde anche all’intenzione di presentare il liber come oggetto concreto, appunto un vero e proprio regalo, un grazioso «dono» da porgere all’amico. – lepidum: l’aggettivo lepidus, a, um deriva da lepos, lepo ˉris, che denota «grazia», «amabilità», «finezza»
[Nomi e parole degli antichi]. – libellum: accusativo singolare di libellus (diminutivo di liber), oggetto di dono, cui si riferiscono i due aggettivi che precedono (lepidum... novum) in asindeto. – arida... expolitum: il libro, scritto su una lunga striscia di fogli di papiro incollati, veniva arrotolato (volumen, da volvo, e ˘ re) intorno a un bastoncino di legno o d’avorio (umbilicus); infine si levigavano le due estremità del rotolo (frontes) con la pietra pomice (pumex, solitamente maschile, è qui di genere femminile). Si veda anche [SCHEDA 3
ONLINE: Libri, lettori e biblioteche nel mondo antico]. – Corneli: vocativo, di norma in -i nei nomi in -ius della II declinazione. – namque tu... nugas: costruisci namque tu solebas putare meas nugas esse aliquid. – esse aliquid: infinitiva oggettiva, con soggetto meas nugas, in dipendenza da solebas putare; lett. «essere qualcosa», espressione colloquiale usata anche da Cicerone (Tusc. V, 104). – meas... nugas: da rilevare il forte iperbato; collocando meas all’inizio e nugas alla fine del v. 4, il poeta sottolinea, malgrado il sostantivo “minimizzante”, l’orgoglio per la propria creazione poetica (cfr. vv.
10-11) [Nomi e parole degli antichi]. – ausus es: Catullo proclama con enfasi la priorità (unus Italorum) e l’audacia dell’amico nell’affrontare l’ardua impresa. – unus Italorum: unus è predicativo del soggetto sottinteso di ausus es (tu); Italorum è genitivo partitivo. – tribus... chartis: charta (dal greco chártes) è il «foglio» di papiro; più chartae incollate insieme formano un volumen o, con termine più generico e meno tecnico, un liber. Qui charta è dunque metonimia per liber: «tre libri». – explicare: «svolgere», che si presta a una duplice interpretazione: se riferito al contenuto dell’opera storica di Cornelio, vale «sviluppare» l’argomento; se al libro-oggetto, allude al gesto di «srotolare» materialmente i volumina, i rotoli di papiro. – Iuppiter: vocativo esclamativo, non esente da una sfumatura di affettuosa ironia.
NUGAE Il sostantivo femminile plurale nugae, nugarum vale «inezie», «cosucce», anche «sciocchezze», «frottole».
Da nugae derivano numerosi vocaboli Da nugae deriva il verbo deponente nugor, nugāri («scherzare», «occuparsi di cose leggere»; anche «darla ad intendere»; persino «mentire»), come ad es. in Plauto, Trinummus 900); da questo verbo si forma il sostantivo nugator, ōris («chiacchierone»; «sciocco»; «millantatore»), che genera a sua volta l’aggettivo nugatorius, a, um e l’avverbio nugatorie. Sono attestati
Nomi e parole degli antichi
inoltre gli aggettivi nugax, ācis («che fa scherzi»; «poco serio») e nugalis, e («frivolo»; «futile»; «vano»).
L’accezione originaria è
negativa Nella sua originaria accezione negativa si riscontra ad es. in Plauto: nugas agit («perde il suo tempo») e, senza il verbo, nugas! («frottole!»); per traslato, indica una persona frivola, poco seria, una «nullità»: amicos habet meras nugas («ha per amici delle vere nullità»; Cicerone, Ad Attico VI, 3, 5).
Nella terminologia letteraria e
neoterica In campo letterario designa i componimenti poetici di breve estensione e di minor impegno rispetto ai generi “alti” (l’epica e la tragedia); ma nell’ambito della corrente neoterica, sulle orme di Callimaco e della poetica alessandrina, questo termine assume un significato pienamente positivo, in polemica contrapposizione con la poesia di stampo tradizionale. Nella dedica del Liber Catullo gioca abilmente fra il valore originario («inezie», «cose da nulla») e quello più nuovo e attuale del vocabolo (autentica poesia, nuova e raffinata). Il termine viene impiegato, per consolidata tradizione, ad indicare i 60 carmi polimetri che costituiscono la prima sezione del Liber catulliano.