2 minute read

Euripide e Menandro

LETTURA e INTERPRETAZIONE

Una rielaborazione originale e personalissima

Catullo rielabora lo spunto offerto dalla tradizione in un piccolo capolavoro di dotta e raffinatissima “arte allusiva”, certo non senza screziature di garbata ironia; nello stesso tempo lo innesta originalmente nel vissuto personale della propria vicenda amorosa e vi infonde una grazia spontanea, un’intensità di sentimento nuova, tutta e soltanto sua, quando ricorda con vividi, delicatissimi tocchi descrittivi il passerotto vivo e saltellante (vv. 6-10) o quando contempla con tenerezza il pianto nei begli occhi della sua donna (vv. 17-18). Il poeta romano tocca di colpo profondità impensabili nei modelli: l’umanizzazione del passerotto prepara l’accostamento della sua vicenda alla sorte umana, all’inesorabile destino di morte che tutti ci attende (vv. 11-15; cfr. 5, 3-5 [T7]).

Strutture del componimento: il lamento funebre

Il componimento ricalca fedelmente la struttura e gli stilemi rituali del lamento funebre: il solenne invito al pianto corale (vv. 1-2); l’annuncio del ferale evento (v. 3) seguito dal tradizionale elogio del defunto (vv. 4-10) con le iterazioni (anafore ed epifore) dalle dolenti cadenze di nenia (Passer... meae puellae, vv. 3-4); il contrasto fra le rievocate immagini di vita e l’ineluttabile esilio nell’oltretomba (vv. 11-12); l’imprecatio contro le tenebre infernali (vv. 13-15); le esclamazioni/ invocazioni intensamente patetiche (v. 16) pronunciate secondo il rito dai dolenti durante il compianto. Nella chiusa (vv. 17-18) il poeta si concentra invece sull’immagine di Lesbia addolorata e piangente.

Esemplare compendio dello stile catulliano

Il carme 3 rappresenta un perfetto esempio, quasi un compendio, dello stile catulliano delle nugae. Accanto alle formule solenni e patetiche del lamento rituale, retoricamente elaborate (vv. 1; 3; 13-14), ecco le movenze vivacemente espressive del linguaggio familiare e colloquiale: diminutivi affettuosi (miselle, v. 16; turgiduli... ocelli, v. 18), vivaci onomatopee (pipiabat, v. 10), forme lessicali (bella e bellum, vv. 14-15) e costrutti sintattici caratteristici del latino parlato. Anche le invocazioni fortemente esclamative (v. 16) e le numerose forme iterative quali anafora ed epifora (Passer... meae puellae, vv. 3-4), paronomasia e allitterazione (male... malae, v. 13) esprimono, con una parvenza di semplicità quasi infantile, un’intensa carica affettiva.

Analizzare il testo

1. Effettua una schedatura del lessico impiegato da Catullo nel carme 3, utilizzando la tabella qui sotto riportata. Suddividi le voci in gruppi omogenei: a) vocaboli del sermo familiaris; b) termini afferenti alla sfera del sacro e del rito; c) termini codificati, per così dire tecnici, del linguaggio neoterico.

Sermo familiaris Sfera del sacro e del rito Termini del linguaggio neoterico

2. Ricerca nel testo le figure retoriche, stendendone un elenco il più possibile completo. Considera in particolare le figure di iterazione e le figure di suono, commentandone brevemente la funzione espressiva. 3. Sono presenti nel testo i caratteristici diminutivi catulliani? In vista di quali effetti vengono impiegati? 4. All’inizio e alla fine del carme 3 compaiono verbi che significano «piangere». Analizzali dal punto di vista grammaticale; ricercane il paradigma; infine, mediante un’accurata consultazione del dizionario, rilevane le eventuali diverse sfumature di significato. Vi sono nella lingua latina altri verbi che appartengono al medesimo campo semantico? 5. Perché al v. 12 troviamo quemquam anziché neminem?

This article is from: