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LABORATORIO L’avaro derubato (Aulularia, 713-726
compressis agito labris; ubi quid datur oti, inludo chartis. Hoc est mediocribus illis 140 ex vitiis unum; cui si concedere nolis, multa poetarum veniet manus, auxilio quae sit mihi – nam multo plures sumus –, ac veluti te
Iudaei cogemus in hanc concedere turbam.
Sono i discorsi che tengo con me stesso a bocca chiusa; e se poi mi resta un ritaglio di tempo, mi diverto a metterli in carta. Ecco: questa è già una di quelle tali mie debolezze; e se tu non me la volessi passare, verrà tutta una schiera compatta di poeti a darmi man forte, perché siamo grande maggioranza, e, come fanno i Giudei, obbligheremo te a passare nelle nostre file.
(trad. di A. Ronconi)
143. Iudaei: una folta comunità ebraica si era stanziata in Roma fin dai tempi di Cesare, facendosi subito notare per l’in-
1. via Sacra: la via più antica e importante di Roma, che attraversava il Foro in tutta la sua lunghezza. sistente opera di proselitismo: di qui la battuta scherzosa di Orazio (Satire I,
11. Bolano: evidentemente un tipo irascibile. Il senso della frase è questo: avessi anch’io un carattere come quel9, 69-70 [T6] e Tibullo I, 3, 18 [T2, cap. 4]).
T 6
Sermones I, 9 ITALIANO
Il seccatore
In una Roma descritta con realistica concretezza – vengono nominati con precisione luoghi, vie, edifici, nonché i protagonisti della vita culturale urbana – l’autore ambienta una scenetta di carattere umoristico: un tale, che Orazio conosce appena, ma che vorrebbe essere presentato a Mecenate, perseguita il poeta tallonandolo da una parte all’altra della città. La figura del seccatore è disegnata con vivacità dialogica e finezza di particolari.
Passeggiavo cosí, senza mèta, per la Via Sacra, come uso fare, tutto assorto, meditando non so quali sciocchezze; mi viene incontro uno che conosco solo di nome, mi stringe la mano e: «Come va, carissimo?», dice. 5 «Benone», rispondo «per ora; e ti auguro ogni felicità».
Poiché non mi molla, lo anticipo: «Ti serve qualcosa?»
E lui: «Dovresti conoscermi, sono anch’io un letterato».
«Questo accresce la mia stima per te», di rimando.
Per seminarlo, ora m’affretto, ora mi fermo di botto 10 e parlo all’orecchio del servo; comincio a grondare sudore dalla testa ai piedi. «Come ti invidio, Bolano», dicevo tra me,
lo di Bolano, così potrei sbarazzarmi in fretta di questo seccatore!
«testa calda!»; mentre quello non tace un momento e tesse l’elogio e di una strada e della città; io zitto.
«Crepi di voglia d’andartene, lo vedo da un pezzo», 15 fa lui; «ma non mi sfuggi, ora t’ho preso e ti tengo, ti starò dietro ovunque tu vada». «Non c’è ragione», gli dico, «che tu faccia con me questo giro: vado a trovare uno che nemmeno conosci, che sta fuori di mano, oltre il Tevere, vicino ai giardini di Cesare». 20 «Non ho niente da fare e amo il passeggio; andremo insieme».
Abbasso le orecchie, come il povero asino troppo gravato.
Attacca: «Se ben mi conosco, non potrai in minor conto tenermi di Visco e di Vario; chi supera me nello scrivere versi e anche alla svelta? Chi sa danzare meglio di me? 25 Nel canto, poi, sono l’invidia di tutti, persino di Ermogene».
La misura era colma: «Ma non hai una madre», gli dico,
«un parente piú prossimo, che ci tenga al tuo stato?»
«Non ho piú nessuno, li ho tutti sepolti». «Beati loro: resto io; finiscimi, dunque, ché tanto un destino mi incombe 30 che mi rivelò, quand’ero ragazzo, una vecchia Sabina, scossa l’urna del fato: “Non saranno i veleni né spada funesta a portarti alla tomba; e nemmeno la tosse, la polmonite o la tarda podagra; sarai vittima un giorno di un chiacchierone. Da grande, sta’ attento! Schiva i loquaci”». 35 Giunti eravamo al tempio di Vesta, ed era volato un quarto del giorno; e lui, guarda caso, doveva recarsi, perché citato, in tribunale: non presentandosi, avrebbe perso la causa.
«Se mi vuoi bene», dice, «prestami un po’ d’assistenza».
«Ma non ne so niente di giudici e di sentenze! E poi devo andare». 40 «Sono in dubbio», fa, «se lasciare andar te o la causa».
«Me, senz’altro». «Non sia mai», dice lui; e tira avanti.
Ha vinto; col piú forte soccombi; son costretto a seguirlo.
«Come vanno le cose con Mecenate?», ripiglia; «certo, è uomo di pochi amici, ma di grande cervello. 45 Nessuno ha sfruttato meglio di lui la fortuna.
Sta certo che, se a lui mi presenti, ti sosterrei bene la parte di spalla; mi prenda un colpo se, con tale
19. vicino… Cesare: quelli che Cesare aveva lasciato in eredità al popolo di Roma. Si trovavano ai piedi del Gianicolo: dalla via Sacra, dunque, almeno un’ora di cammino. 23. Visco... Vario: poeti amici di Orazio. Per Vario Rufo, uno dei maggiori letterati del suo tempo, cap. 1.6. 25. Ermogene: ballerino e cantante alla moda. 31. l’urna del fato: dall’urna divinatoria, convenientemente agitata, venivano estratte delle piccole lamine di piombo, con incise le profezie. 35. al tempio di Vesta: piccolo e rotondo, si trovava all’estremità del Foro, tra il Campidoglio e il Palatino, vicino al tribunale del pretore. Nel tempio ardeva costantemente la fiamma sacra di Roma. 35-36. un quarto/ del giorno: fra le nove e le dieci del mattino.