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T 3 Un prologo polemico (Andria, 1-27) IT

T 10

Carmina I, 7 LATINO

Nota metrica:

sistema archilocheo primo; nella strofe di quattro versi l’esametro si alterna al trimetro dattilico catalettico.

Vino pellite curas

In apertura Orazio enumera i nomi e i pregi delle più celebrate città del mondo greco, lasciando ad altri poeti il compito di lodarle ancora, mentre egli dichiara di preferire a tutte l’italica Tivoli; si rivolge poi all’amico Planco che, come il poeta stesso, predilige l’ombroso e selvatico paesaggio tiburtino, esortandolo a porre un limite agli affanni della vita con il dolce vino. Così, da forte, aveva fatto Teucro, il mitico eroe dei cicli epici scacciato dalla patria ed esule sul mare.

Laudabunt alii claram Rhodon aut Mytilenen aut Epheson bimarisve Corinthi moenia vel Baccho Thebas vel Apolline Delphos insignis aut Thessala Tempe;

5 sunt quibus unum opus est intactae Palladis urbem carmine perpetuo celebrare et undique decerptam fronti praeponere olivam; plurimus in Iunonis honorem

aptum dicet equis Argos ditisque Mycenas: 10 me nec tam patiens Lacedaemon nec tam Larisae percussit campus opimae, quam domus Albuneae resonantis

[1-4] Altri loderanno la famosa Rodi, o Mitilene, o Efeso, o le mura di Corinto affacciata su due mari, o Tebe o Delfi, rese insigni l’una da Bacco, l’altra da Apollo, o la tessala valle di Tempe;

Laudabunt alii: il futuro ha qui significato concessivo («Lodino pure altri [non io]»); alii si contrappone a me (v. 10), con un deciso movimento caratteristicamente oraziano [T9, I, 5, 13]. Tutti gli accusativi che seguono nei vv. 1-4 sono oggetti di Laudabunt, che ha per soggetto il pronome indefinito nominativo plurale alii. – Rhodon... Mytilenen... Epheson: per lo più Orazio preferisce mantenere la grafia originale dei nomi greci: Rhodon è accusativo di Rhodos, con la grafia e la desinenza greca (come Mytilenen ed Epheson). – bimarisve = vel bimaris. – vel... vel: in questi versi il poeta impiega indifferentemente, per un’esigenza di varietà, le disgiuntive aut e vel, che rivestono diverso valore nella lingua latina: aut esprime un’alternativa più forte e tendenzialmente esclusiva, mentre vel indica una disgiunzione meno netta, che in italiano si può sovente rendere con «e/o». – insignis = insignes, accusativo plurale che concorda con Thebas e Delphos, e da cui dipendono gli ablativi Baccho e Apolline (più lett. «Tebe insigne per Bacco, Delfi per Apollo»). – Thessala Tempe: Tempe è accusativo neutro plurale con desinenza greca.

[5-9] Vi sono di quelli la cui unica occupazione è celebrare in un poema ininterrotto la città della vergine Pallade e porre sulla [propria] fronte la corona di olivo colta da ogni parte; più d’uno canterà in onore di Giunone Argo nutrice di cavalli e Micene ricca d’oro:

Sunt quibus... celebrare: costruisci Sunt (ii) quibus celebrare carmine perpetuo urbem intactae Palladis unum opus est. – intactae... urbem: la città sacra a Pallade è Atene; intactae (in prefisso negativo + participio perfetto di tango, e˘re, «toccare»), genitivo concordato con Palladis, equivale a virginis (come «intatta» in italiano). – carmine perpetuo: ablativo strumentale. L’aggettivo perpetuus traduce il greco dienekés, espressione usata da Callimaco nel prologo degli Aitia («[carme] continuo»). Data l’evidente intonazione ironica e polemica del passo, si può rendere anche con «lunghissimo», «interminabile». – plurimus = plurimi, sineddoche (il singolare per il plurale). – Iunonis: genitivo di Iuno. – Argos: accusativo neutro singolare. –ditis = dites, accusativo plurale.

[10-14] Quanto a me, né Lacedemone tenace, né le fertili pianure di Larissa mi colpirono tanto quanto la dimora di Albunea risonante e l’Aniene precipite e il bosco sacro a Tiburno e i frutteti irrigati dai guizzanti ruscelli.

Me: cfr. nota al v. 1 (Laudabunt alii). –tam: l’avverbio, ripetuto nel verso successivo con la congiunzione negativa (nec tam) in anafora, è correlato a quam (v. 12). – patiens: participio-aggettivo da patior, pati («sopportare», «resistere»). – percussit: perfetto indicativo di percutio, e˘re («colpire», nel senso di «entusiasmare»). Il verbo ha due soggetti, Lacedaemon (v. 10) e campus (v. 11); inoltre si deve logicamente sottintendere ancora percussit (me) nel secondo membro della correlazione comparativa introdotto da quam, con una serie di

et praeceps Anio ac Tiburni lucus et uda mobilibus pomaria rivis. 15 Albus ut obscuro deterget nubila caelo saepe Notus neque parturit imbris

tre soggetti: Anio, lucus (v. 13), pomaria (v. 14). Oggetto di percussit è il pronome personale in accusativo Me (v. 10), in posizione enfatica. – domus... resonantis: la «dimora» di Albunea, ninfa delle acque, talora identificata con la Sibilla Tiburtina, è la grotta donde sgorga una delle sorgenti solforose di Tivoli, dette aquae Albulae. – praeceps Anio: ossia «le cascate dell’Aniene», il fiume «che precipita» (praeceps) dall’alto di rupi scoscese presso Tivoli, formando cascate di spettacolare, selvaggia bellezza. – Tiburni: Tiburno (Tiburnus) o Tiburto, eroe eponimo e mitico fondatore di Tivoli (Tibur), figlio dell’argivo Amfiarao (l’indovino ricordato fra i Sette eroi che mossero guerra a Tebe); scacciato dalla patria, venne nel Lazio e fondò la città che da lui prende il nome. Si noti come Orazio, il quale pure contrappone la prediletta Tivoli, una località dell’arcaico e selvatico Latium vetus, a tutte le splendide, universalmente celebrate città greche del catalogo iniziale, non manca di sottolinearne, con questa preziosa allusione ai miti di fondazione, i legami originari e profondi con l’Ellade. Per il motivo di Tivoli quale luogo di elezione si veda anche Carmina II, 6, 5-8 [T17]. – uda: lett. «umidi», aggettivo neutro plurale in caso nominativo (udus, a, um; come uvidus), da unire con pomaria. –mobilibus: lett. «mobili», dalla corrente rapida e vivace; concorda con rivis in caso ablativo di valore causale (lett. «i frutteti umidi grazie ai mobili ruscelli»).

I LUOGHI dell’ANTICO

[15-21] Come il Noto luminoso libera spesso il cielo oscurato dalle nubi e non porta sempre la pioggia, così tu, Planco, da saggio ricorda di porre un limite alla tristezza e agli affanni della vita con il dolce vino, sia che ti trattengano gli accampamenti fulgidi di insegne, sia che ti accolga in seguito la fitta ombra della tua Tivoli.

Albus ut... Notus: costruisci ut albus Notus saepe deterget nubila caelo obscuro. – Albus ut: anastrofe. È detto albus (lett. «bianco», «chiaro», «luminoso») il vento che porta il sereno. – deterget: lett. «ripulisce», «spazza», presente indicativo di detergeo, detergeˉre – Notus: è il vento del Sud. – parturit: presente indicativo di parturio, ı ˉre, propriamente «partorire», «esser gravido»; è il predicato della coordinata introdotta dalla congiunzione copulativa negativa neque, e ha per soggetto ancora Notus. – imbris = imbres, «piogge», oggetto di parturit. –perpetuo: avverbio («continuamente»). In proposizione negativa, si trova in antitesi con l’altro avverbio di tempo (saepe, v. 16), rafforzata dalla posizione di entrambi all’inizio del verso. – sic: correlato a ut (v. 15), introduce il secondo membro della similitudine. – Plance: Munazio Planco, legato di Cesare in Gallia e suo fervente partigiano. Dopo

Le splendide città di Grecia nel catalogo oraziano

▰ Rhodos: apre il catalogo delle città e dei luoghi illustri l’isola di Rodi (claram Rhodon, v. 1), già celebrata da Catullo nel carme IV (Rhodumque nobilem, v. 8), meta pressoché obbligata dei giovani romani nel loro tour di formazione culturale. L’aggettivo clara può significare «famosa», «illustre»; ma anche «luminosa», con riferimento alla felicità del suo clima e alla genealogia mitica dei suoi primi sovrani, gli Eliadi, figli del Sole (Helios) e di Rhode o Rhodos, divinità eponima dell’isola, figlia di Poseidon e di Anfitrite oppure, secondo altre versioni tramandate dai mitografi, di Afrodite. ▰ Mytilene: la città principale dell’isola di Lesbo nel mare Egeo, patria dei poeti Alceo e Saffo. ▰ Ephesos: al tempo di Orazio capitale della provincia romana d’Asia, Efeso era una delle più floride colonie greche ioniche sulla costa dell’Asia Minore, famosa, come Mitilene, per le bellezze naturali e la magnificenza degli edifici, in particolare il celebratissimo tempio di ArtemideDiana Efesia; più tardi, anche per le sue scuole di retorica. ▰ Corinthus: Corinto è detta da Orazio bimaris («dai due mari»). L’epiteto, di probabile coniazione oraziana, che rende l’aggettivo greco dithálattos (o amphithálattos), allude alla singolare posizione della città: situata sull’istmo che divideva il mare Ionio dal mare Egeo, si affaccia da una parte al golfo che da lei prende il nome, dall’altra al golfo Saronico. Degni di lode il poeta dichiara i Corinthi/ moenia (vv. 2-3), «le mura» ma anche, per metonimia, «i monumenti di Corinto». In entrambi i casi, agisce qui soprattutto il ricordo dell’antico splendore della città, prima che fosse completamente distrutta dai Romani nel 146 a.C.; venne poi ricostruita per volontà di Cesare, che vi stanziò una colonia, ma certo la nuova Corinto non doveva possedere, al tempo di Orazio, un complesso monumentale tanto imponente quanto l’antica. ▰ Thebae: Tebe (Thebae, arum), antichissima città della Beozia sul fiume Ismeno, patria del poeta Pindaro, è detta qui «insigne per Bacco». Il dio Bacco-Dioniso nacque infatti dagli amori di Zeus e di Semele, figlia di Armonia e di Cadmo, mitico fondatore della città di Tebe, celebre per le sue sette porte e per le mura innalzate secondo la leggenda dal musico Anfione, che

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