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T 14 Il parassita (Eunuchus, 232-264) LAT IT 208 ONLINE T 15 Il falso eunuco (Eunuchus, 549-614) LAT IT 208 ONLINE T 16 Due modelli educativi a confronto (Adelphoe, 26-77) LAT

per quas Latinum nomen et Italae crevere vires famaque et imperi 15 porrecta maiestas ad ortus solis ab Hesperio cubili.

Custode rerum Caesare non furor civilis aut vis exiget otium, non ira, quae procudit ensis 20 et miseras inimicat urbis.

Non qui profundum Danuvium bibunt edicta rumpent Iulia, non Getae, non Seres infidique Persae, non Tanain prope flumen orti.

con le quali il nome latino e le forze d’Italia sono cresciute e la fama e il prestigio 15 dell’impero si sono estesi dall’esperio giaciglio del sole fin là dov’esso sorge.

Fin quando Cesare sarà custode dello stato, né il furore civile o la violenza scacceranno la pace, né l’ira che affila le spade 20 e inimica le infelici città.

Non coloro che bevono le acque del profondo Danubio violeranno gli editti giulii, non i Geti, non i Seri o gli infidi Persiani, non coloro che sono nati presso il fiume Tanai.

16. ab Hesperio cubili: immagine preziosa per indicare l’estremo occidente, dove il sole s’inabissava mitologicamente nel sonno.

21-24. Danuvium... Getae... Seres...

Persae... Tanain: sintetica ed elegante galleria di popoli sottomessi a Roma: lungo le rive del Danubio abitavano Daci, Vindèlici e Pannoni; in Tracia, al confine con i Daci, i Geti; nel lontano Oriente i Seri; gli Sciti lungo le rive del Tanai (l’odierno Don); i Persiani sono (con variatio onomastica) gli stessi Parti precedentemente indicati.

25 Nosque et profestis lucibus et sacris inter iocosi munera Liberi cum prole matronisque nostris rite deos prius adprecati

virtute functos more patrum duces 30 Lydis remixto carmine tibiis Troiamque et Anchisen et almae progeniem Veneris canemus.

25 E noi, nei giorni feriali e festivi, fra i doni del giocoso Libero, coi figli e le nostre spose, rivolte prima secondo il rito preghiere agli dèi,

i capi che, alla maniera dei padri, hanno dato prova 30 di valore, con un canto accompagnato da flauti lidii, Troia e Anchise e la progenie dell’alma Venere canteremo.

(trad. di V. Cremona)

26. Liberi: Bacco-Dioniso, il dio del vino e del convito. 32. progeniem: da Enea, figlio di Venere e di Anchise e padre di Iulo, si faceva derivare la gens Iulia.

LETTURA e INTERPRETAZIONE

Un carme celebrativo

A conferma del valore ufficiale e celebrativo dell’ode basti osservare, ai vv. 5, 6, 12, l’uso di tre verbi tipici del linguaggio lapidario ed elogiativo (rettulit... restituit... revocavit), dove il prefisso re- mette l’accento sul carattere conservativo e restauratore dell’operato di Augusto.

Stile elevato e solenne

La solennità del carme è segnalata anche dalla presenza di stilemi elevati ed epicizzanti: allitterazioni e anastrofi (v. 5: fruges et = et fruges), la serie polisindetica illustrante le imprese e i meriti di Augusto (vv. 4-16), la stessa collocazione del nome Caesar fra sostantivo e attributo al v. 4 (Tua, Caesar, aetas), la significativa climax ai vv. 13-15 (che sottolinea l’espansione irresistibile del Latinum nomen oltre le Italae... vires sino alla famaque et imperi... maiestas).

Antichi valori romani e italici

I temi panegiristici e ufficiali (le lodi del princeps e dell’impero) sono tuttavia inseriti entro un orizzonte più vasto, che abbraccia i valori antichi di Roma (veteres... artis, v. 12) e dell’Italia (Italae... vires, vv. 13-14), i miti etnici originari (vv. 31-32), la poesia stessa (donatrice di immortalità).

Dalla recusatio all’annuncio di un canto civile

In un contesto tematico di tale ampiezza, non sorprende che la lirica, aperta dalla rituale recusatio della poesia epica (vv. 1-4), si concluda con l’annuncio di un canto civile (vv. 25-32). Ma il canto civile di Orazio si orienta in una direzione assai affine a quella intrapresa in quegli stessi anni da Properzio: non canto di gesta ma di origini; celebrazione della pax e non della guerra; recupero delle antiche virtù italiche.

T 25

Epistulae I, 4 LATINO

Nota metrica:

esametri.

Ad Albio Tibullo: conforti per il poeta malinconico

Orazio si rivolge all’amico Albio (con ogni probabilità Albio Tibullo, il poeta elegiaco), che vive appartato nelle sue terre, in regione Pedana. Si delinea il ritratto di un giovane malinconico, incapace di godere dei beni che la fortuna gli ha elargito. Orazio lo immagina mentre erra fra le selve pensoso e solitario; come scrive La Penna, reptare «suscita non solo l’impressione della lentezza e della pigrizia, ma anche dello strisciare furtivo, lontano dagli uomini». Il ritratto prende rilievo dal confronto con l’immagine scherzosa che l’autore dà di se stesso, porcus del gregge di Epicuro (v. 16). Orazio riprende alcuni temi fondamentali della propria poesia (la fugacità del tempo, l’invito al godimento dell’oggi, lo stato di fragilità e di finitezza della vita umana), ponendoli sotto il segno dell’amicizia, tema epicureo per eccellenza.

Albi, nostrorum sermonum candide iudex, quid nunc te dicam facere in regione Pedana?

Scribere quod Cassi Parmensis opuscula vincat, an tacitum silvas inter reptare salubris, 5 curantem quidquid dignum sapiente bonoque est?

Non tu corpus eras sine pectore: di tibi formam, di tibi divitias dederunt artemque fruendi.

[1-5] O Albio, giudice sincero delle nostre satire, che cosa posso dire che tu faccia ora nella regione di Pedo? Che tu stia scrivendo un’opera che superi i brevi carmi di Cassio Parmense, oppure che silenzioso ti aggiri fra i boschi salubri, intento a meditare ciò che è degno di un uomo saggio e onesto?

Albi... iudex: il vocativo iniziale (del nome Albius) concorda in iperbato con candide iudex, da cui dipendono i genitivi plurali nostrorum (= «delle mie») e sermonum, cioè le Satire, come intendono i più. In tal caso, le espressioni del primo verso alluderebbero forse a giudizi pronunciati da Tibullo in passato; ma, dato che Orazio designa con il termine sermones anche le Epistulae, si potrebbero riferire a queste ultime, e a tempi molto più recenti. – candide: l’aggettivo candidus, che come in italiano indica un «bianco» immacolato e luminoso, per traslato significa anche «sincero», «puro», «leale». È possibile che Orazio abbia inteso costruire un gioco di parole allusivo al nome del destinatario: Albius da albus («bianco»). – quid... facere: dall’interrogativa diretta quid... dicam, congiuntivo dubitativo («che posso», «che debbo dire?») oppure futuro («che cosa dirò?»), con la stessa sfumatura di dubbio, dipende l’infinitiva oggettiva te... facere. – in regione Pedana: fra Tivoli, Tuscolo e Preneste, non lontano da Roma, dove sorgeva l’antica Pedum, cittadina all’epoca di Orazio già scomparsa. Tibullo, nato forse a Gabii sulla via Prenestina, possedeva terre in quella regione. – Scribere... vincat: sott. dicam te. Dall’infinito Scribere dipende la relativa impropria consecutiva nel modo congiuntivo quod... vincat (lett. «ciò che superi», «qualcosa [tale] da superare»), che ha per oggetto opuscula, specificato dal genitivo Cassi Parmensis. Cassio di Parma partecipò all’uccisione di Cesare; intransigente nemico di Ottaviano, combatté a Filippi nelle file repubblicane, schierandosi quindi con Sesto Pompeo e poi con Antonio. Dopo la battaglia di Azio del 31 non cessò di avversare Ottaviano, che lo fece uccidere ad Atene. È qui citato come autore di elegie e di epigrammi, cui si addice il diminutivo opuscula (che allude a componimenti di esigua ampiezza e di stile tenue), sebbene da una fonte antica gli vengano attribuite anche tragedie; in ogni caso, della sua opera sopravvive un solo verso. – an tacitum... salubris: costruisci an (dicam te) reptare tacitum inter silvas salubris (= salubres); an introduce il secondo membro dell’interrogativa diretta doppia disgiuntiva. L’aggettivo tacitum, accusativo, concorda con il soggetto sottinteso dell’infinitiva (te) reptare dipendente da dicam; silvas inter = inter silvas per anastrofe; salubris, accusativo concordante con silvas, sottolinea implicitamente il contrasto fra l’aria pura e salutare della verde campagna e quella malsana della città, ma certo allude anche alla pace della vita appartata nel rus, benefica all’animo. – quidquid: lett. «qualunque cosa che», pronome relativo neutro (quisquis, quidquid); soggetto di dignum... est, predicato nominale. – sapiente bonoque: ablativi retti da dignum.

[6-11] Non sei mai stato un corpo senz’anima: gli dèi ti diedero bellezza, ti diedero ricchezze e l’arte di goderne. Che cosa potrebbe augurare di più la cara nutrice al suo dolce figlio di latte, se non che egli possa essere saggio ed [in grado di] esprimere il suo pensiero, e che gli tocchino in abbondanza favore, buon nome, salute, e un decoroso tenore di vita con una borsa non sprovvista?

Non... eras: il tempo verbale non implica che ora Tibullo sia mutato; in tal caso il poeta avrebbe impiegato il perfetto, mentre l’imperfetto esprime una condizione che perdura nel presente. Orazio vuol dire che l’amico non era privo, quando lo conobbe, di quelle doti di

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