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Il genere LETTERARIO La favola

prendenti le versioni in prosa dei testi originali: fra di esse la più importante è il

Romulus o Aesopus Latinus.

Il metro di tutti i testi è il senario giambico. I cinque libri vennero pubblicati separatamente tra il 20 e il 50 d.C. circa. Caratteri delle favole Sia nella tradizione greca sia in quella latina, le favole presentano caratteristiche comuni: sono brevi raccontini, espressi in un linguaggio semplice ed essenziale, dai quali l’autore trae un messaggio etico di valore universale e di senso comune. La morale può essere premessa o posposta al racconto.

Generalmente i protagonisti delle favole sono animali a cui vengono prestati vizi e virtù degli uomini e che, come gli uomini, parlano e dialogano tra di loro. Il processo di umanizzazione è elementare: l’animale incarna un tipo fisso, come le maschere della commedia, e dunque la volpe è furba, il lupo ingordo e malvagio, il leone forte e prepotente, l’agnello mite e ingenuo, l’asino sottomesso. Non mancano tuttavia favole con protagonisti umani.

Il genere LETTERARIO

La favola

▰ La tradizione favolistica in Grecia Il patrimonio

favolistico del mondo greco, le cui radici affondavano nelle più remote tradizioni della cultura orale, era già stato rielaborato letterariamente da Esiodo (Le opere e i giorni) e da Archiloco. Ma solo con la figura leggendaria dello schiavo Esopo (forse realmente vissuto, secondo Erodoto, nel VI secolo a.C.), assistiamo alla formazione di un ricco corpus di favole, che trovò poi una prima sistemazione intorno al 300 a.C. grazie all’edizione curata dal filosofo peripatetico Demetrio Falereo. L’opera attribuita ad Esopo, a noi pervenuta in tarde rielaborazioni dell’età ellenistica e bizantina, consta di circa 500 favole, per la maggior parte in prosa (solo 33 sono in versi). ▰ La favola in Roma Nella letteratura romana il repertorio favolistico fece il suo ingresso con la satura, evidentemente a causa del carattere vario e aperto di quel genere: favole e apologhi troviamo infatti, ma in modo episodico, in Ennio (la favola dell’allodola), in Lucilio (la favola del leone vecchio e della volpe) e in Orazio (si ricordi, in particolare, la favola del topo di città e del topo di campagna [vol. II, T7, cap. 3]). Alla tradizione esopica si rifà espressamente Fedro, il primo autore in lingua latina a concepire un libro autonomo di fabulae e pertanto considerato a ragione l’inventor del genere.

Testa di lupo, scultura in bronzo, I-II secolo d.C. Cleveland Museum of Art.

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