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T 10 Quadri di vita romana: lo sfratto di Vacerra (Epigrammata XII, 32) LAT IT

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TESTO CRITICO

presenza di parole volgari e oscene. L’epigramma di Marziale segna il trionfo del genere poetico più tipicamente «minore» nella dimensione che la poetica antica identificava come più propriamente «minore»: quella della vita quotidiana rappresentata in chiave comica. Marziale, come a suo tempo Lucilio, accetta questa dimensione «minore», ne fa l’impegno unico della sua vita di poeta e crea, entro questa dimensione, un’opera di grande mole e di grande respiro che egli, come Lucilio, contrappone orgogliosamente, in nome dell’autenticità e dell’aderenza alla realtà, ai generi maggiori con i loro temi mitologici lontani dalla vita (monstra in Marziale X, 4, 2; portenta in Lucilio, 587 Marx) e col loro linguaggio gonfio e artefatto.

(M. Citroni, Musa pedestre, in Lo spazio letterario di Roma antica, I, La produzione del testo, Salerno editrice, Roma 1989, pp. 339340)

T 10

Epigrammata XII, 32 LATINO ITALIANO

Quadri di vita romana: lo sfratto di Vacerra

Marziale è anche il poeta di una Roma miserabile e degradata, descritta con sguardo crudo e distaccato, realistico e insieme caricaturale. Vacerra è stato da poco sfrattato con tutta la sua famiglia: Marziale si sofferma sui poveri oggetti maleodoranti e sgangherati che ancora gli appartengono, insistendo impietosamente sugli aspetti più sordidi e ripugnanti. In assenza di una prospettiva morale o civile, il poeta sembra tutto preso dal suo tour de force sperimentale: si osservino i riferimenti mitologici (le Furie, Iro) in funzione grottesca e deformante, l’implacabile tecnica enumerativa e la necessaria battuta finale, strumenti adibiti non tanto a interpretare la realtà quanto a creare, presso il lettore, effetti di compiacimento e di «maraviglia».

Nota metrica:

trimetri giambici scazonti.

O Iuliarum dedecus Kalendarum, vidi, Vacerra, sarcinas tuas, vidi; quas non retentas pensione pro bima portabat uxor rufa crinibus septem 5 et cum sorore cana mater ingenti.

Furias putavi nocte Ditis emersas.

Has tu priores frigore et fame siccus et non recenti pallidus magis buxo

Irus tuorum temporum sequebaris.

O Vacerra, vergogna delle calende di luglio!, ho visto, sì, ho visto le tue masserizie che, non essendo state accettate in cambio dell’affitto di due anni, portavano tua moglie coi suoi sette capelli rossi e la tua canuta madre insieme alla tua gigantesca sorella. Ho creduto che le Furie fossero emerse dal buio dell’Inferno. Tu, Iro dei tuoi tempi, insecchito dal freddo e dalla fame e più pallido d’un ramo secco di bosso, le seguivi.

1. Iuliarum... Kalendarum: giorno in cui a Roma scadevano i contratti di locazione. 9. Irus: il mendico di Odissea XVIII, 1 ss.

10 Migrare clivom crederes Aricinum.

Ibat tripes grabatus et bipes mensa et cum lucerna corneoque cratere matella curto rupta latere meiebat; foco virenti suberat amphorae cervix; 15 fuisse gerres aut inutiles maenas odor inpudicus urcei fatebatur, qualis marinae vix sit aura piscinae.

Nec quadra derat casei Tolosatis, quadrima nigri nec corona pulei 20 calvaeque restes alioque cepisque, nec plena turpi matris olla resina

Summemmianae qua pilantur uxores.

Quid quaeris aedes vilicosque derides, habitare gratis, o Vacerra, cum possis? 25 Haec sarcinarum pompa convenit ponti.

Uno l’avrebbe creduto un trasferimento dei mendicanti di Ariccia. Sfilavano un misero lettuccio a tre piedi, e un tavolo a due piedi: con una lucerna e un cratere di corniolo un vaso da notte crepato pisciava dal fianco sbreccato; il collo di un’anfora stava sotto un braciere di colore verderame; il puzzo nauseabondo del vaso, peggiore di quello che proviene da una piscina di acqua marina, diceva chiaramente che c’erano state acciughe e misere sardelle. Non mancava un pezzo di formaggio di Tolosa, una ghirlanda di nera menta vecchia di quattro anni, reste sguarnite dei loro agli e cipolle e la pentola di tua madre piena di quella lurida resina, con cui si depilano le donne Summemmiane. Perché, o Vacerra, cerchi una casa e vuoi beffare gli amministratori, quando puoi trovare un alloggio gratis? Questa fila di masserizie si addice a un ponte.

(trad. di G. Norcio)

10. clivom... Aricinum: sito abitualmente frequentato da mendicanti. 19. pulei: erba odorosa, con proprietà affini alla menta piperita. 22. Summemmianae... uxores: il Summemmio (da sub moenia: «dietro le mura») era un luogo frequentato da prostitute di infimo rango. Marziale vi accenna anche in I, 34 e III, 82.

Natura morta, affresco da Pompei, Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

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