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T 12 Nuovi spettacoli: il pugnale di ghiaccio (Epigrammata IV, 18) LAT IT

20 «Deflere non te vernulae pudet mortem?

Ego coniugem» inquit «extuli et tamen vivo, notam, superbam, nobilem, locupletem».

Quid esse nostro fortius potest Paeto?

Ducentiens accepit et tamen vivit.

mi dice: «Non ti vergogni di piangere la morte di una schiavetta? Io ho seppellito la moglie, una donna illustre, superba, nobile e ricca, e tuttavia vivo». Chi potrebbe essere più forte del nostro Peto? Ha ereditato venti milioni di sesterzi e tuttavia vive.

(trad. di G. Norcio)

T 12

Epigrammata IV, 18 LATINO ITALIANO

Nuovi spettacoli: il pugnale di ghiaccio

La poesia di Marziale non è mai poesia di emozioni e di sentimenti: un fatto, anche il più doloroso, diventa subito occasione di invenzioni linguistiche e di ingegnosità concettuali. Qui non c’è commozione davanti alla morte del fanciullo, solo meraviglia per l’episodio inconsueto, intorno al quale il poeta elabora per analogia una rete di immagini e di metafore prodigiose: la lastra di ghiaccio che diventa un fragile pugnale; la gelida lama d’acqua che, disciogliendosi nella ferita, si mescola (e si metamorfosa) nel caldo sangue della morte. Le interrogative del distico finale enfatizzano in tono declamatorio lo “spettacolo” offerto agli stupefatti e deliziati lettori.

Nota metrica:

distici elegiaci.

Qua vicina pluit Vipsanis porta columnis et madet adsiduo lubricus imbre lapis, in iugulum pueri, qui roscida tecta subibat, decidit hiberno praegravis unda gelu: 5 cumque peregisset miseri crudelia fata, tabuit in calido volnere mucro tener.

Quid non saeva sibi voluit Fortuna licere? Aut ubi non mors est, si iugulatis aquae?

Là dove gocciola la porta, nelle vicinanze del portico di Agrippa, e la strada sdrucciolevole è sempre umida di acqua, cadde sulla nuca di un fanciullo, che passava sotto la volta gocciolante, una pesante lastra di ghiaccio: dopo avere portato a termine il crudele destino dell’infelice, il fragile pugnale si liquefece nel caldo sangue. Che cosa mai la crudele Fortuna non ha voluto che le fosse permesso? O dove mai non si annida la morte, se voi, o acque, uccidete?

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