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Persio nel tempo

Persionel TEMPO

I contemporanei Le Satire di Persio, come si è detto, godettero di un immediato successo: «Non appena il libro fu diffuso, immediatamente sollevò grande ammirazione e andò a ruba», leggiamo nella vita di Probo, contemporaneo del poeta e certo ben informato sulle vicende editoriali dell’opera. Fra i lettori appassionati di Persio fu Lucano, attratto probabilmente sia dal vigore morale, sia dallo stile arduo e furente dell’amico. La morte di Persio e la pubblicazione delle Satire dovettero fra l’altro cadere nel decisivo periodo in cui Seneca si ritirò a vita privata, Lucano si allontanò dalla corte e Nerone accentuò i tratti autoritari e dispotici del suo governo: ed è probabile che i suoi versi fossero letti, sotto la pressione degli avvenimenti politici, come un saggio di resistenza morale alla volgarità dei tempi, soprattutto negli ambienti dell’opposizione senatoria.

In età flavia Del successo di pubblico testimoniano ancora, nell’età dei Flavi, Marziale e Quintiliano. Con giocosa ferocia, Marziale (Ep. IV, 29, 7-8) osserva che «è più spesso ricordato Persio con un solo libro che l’insignificante Marso con tutta la sua Amazzonide». Anche Quintiliano (Inst. or. X, 1, 94) insiste sul contrasto tra la fama di Persio e l’esiguità del suo libriccino: «Grande e meritata fama ha conseguito Persio, pur con un solo libro di satire».

Nel tardo impero e in età medieva-

le L’intransigenza morale dei contenuti assicurò nuova fortuna al libro di Persio negli ambienti cristiani. Al grande numero di codici che lo trasmettono in età medievale, si aggiungono ricchi apparati di glosse, certo anche a causa dell’oscurità del testo. La scuola privilegiò invece i versi isolati di carattere sentenzioso, considerati di alto valore educativo. Numerose le citazioni di singoli versi nelle opere dei padri della Chiesa e degli studiosi medievali. Dante colloca Persio fra i grandi nomi della poesia latina che abitano il castello dei magni spiriti nel Limbo (Purg. XXII, 100).

In età moderna È solo in età umanistica e classicistica che cominciarono a inasprirsi contro Persio le accuse di oscurità e di contorsione verbale. Non per questo Persio venne meno letto e imitato: per restare in Italia, vi si ispirò il Parini per il Giorno e lo tradusse, annotandolo, Vincenzo Monti, affascinato non solo dalla carica aggressiva e sdegnosa dei contenuti, ma anche dall’asprezza e l’audacia delle immagini, «la tenebrosa precisione di Persio». Nell’età di Mallarmé e del simbolismo, Des Esseintes, protagonista di A rebours («Controcorrente», 1884), il romanzo di Huysmans che fu definito «la Bibbia del decadentismo», avrebbe poi elogiato in modo programmatico la forza enigmatica e allusiva dei versi di Persio: «In poesia, lo lasciavano freddo Giovenale, nonostante qualche verso ben battuto; quanto Persio, nonostante le sue oscure allusioni» (trad. di C. Sbarbaro). Di Persio, insomma, non interessavano più il rigore morale e l’intransigenza del satirico, ma quelle zone ambigue e oscure del verso che i classicisti avevano un tempo condannato.

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