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T 3 Una dichiarazione di poetica (Choliambi) LAT IT

T 3

Choliambi

LATINO ITALIANO

PERCORSO ANTOLOGICO Una dichiarazione di poetica

Qualificandosi con autoironia poeta semipaganus (v. 6), cioè semirusticus (secondo l’esegesi più convincente), Persio sembra volersi porre in conflitto con l’intera tradizione letteraria: la fonte dell’ispirazione poetica non sono più infatti le tradizionali Muse, ma il «ventre» (v. 11), il bisogno, che stimola i poeti (simili a uccelli ammaestrati) a scrivere. Più esattamente, Persio sta definendo il ruolo del poeta satirico: la sua condanna è rivolta a una poesia facile ed evasiva, priva di tensione morale e di forza conoscitiva, come quella dei poeti-pappagalli e delle poetesse-gazze dei versi successivi, pronti a dichiararsi ispirati da una forza divina e in realtà asserviti a un unico imperativo, quello del denaro (v. 12). Altro sarà invece il suo compito: affondare lo sguardo nella rugosa realtà, estraendone una poesia non suasoriamente armoniosa (il Pegaseium nectar del v. 14) ma aspra e cruda.

Nota metrica:

coliambi o trimetri giambici scazonti. Nec fonte labra prolui caballino nec in bicipiti somniasse Parnaso memini, ut repente sic poeta prodirem.

Heliconidasque pallidamque Pirenen 5 illis remitto, quorum imagines ambiunt hederae sequaces: ipse semipaganus ad sacra vatum carmen adfero nostrum.

Non ho mai bagnato le mie labbra alla fonte del cavallo, né mi ricordo di aver mai sognato sul Parnaso dalle due cime, per diventare così improvvisamente poeta. E le Muse abitatrici dell’Elicona e la pallida Pirene lascio a coloro alle cui immagini s’abbraccia la flessibile edera; ma, se nella mia rozzezza poeta per modo di dire io sono, porto tuttavia i miei carmi alla festa dei vati.

1. fonte... caballino: l’Ippocrene (nome che, in greco, significa appunto «fonte del cavallo») è una sorgente dell’Elicona scaturita in seguito ad un calcio del cavallo alato Pegaso. L’Elicona era il monte della Beozia sacro alle Muse: bere all’Ippocrene significava dunque essere ispirati poeticamente. Si osservi l’ironia nella scelta lessicale dell’aggettivo caballinus, da caballus, voce popolare in luogo del classico equus. 2. in bicipiti... Parnaso: due erano le cime del Parnaso, Cirra e Nisa, rispettivamente consacrate ad Apollo e a Dioniso, divinità protettrici della poesia e delle arti. – somniasse: era antica consuetudine letteraria attribuire l’ispirazione poetica ai sogni. 4. pallidam Pirenen: un’altra fonte poetica, posta sull’acropoli di Corinto e originata anch’essa da un colpo di zoccolo del cavallo Pegaso; «pallida» perché pallidi per le veglie studiose erano tradizionalmente immaginati i poeti. 5-6. quorum imagines... sequaces: i busti dei poeti illustri, posti nelle biblioteche pubbliche e private, venivano tradizionalmente coronati d’edera. 6. semipaganus: pagus era il villaggio di campagna; paganus era dunque una persona di costumi semplici e rozzi.

Quis expedivit psittaco suum chaere picamque docuit verba nostra conari? 10 Magister artis ingenique largitor venter, negatas artifex sequi voces.

Quod si dolosi spes refulserit nummi, corvos poetas et poetridas picas cantare credas Pegaseium nectar.

Chi ha suggerito al pappagallo il suo «Salve!»? e chi ha insegnato alla gazza come riuscire a ripetere le nostre parole? Il maestro dell’arte, il donatore dell’ingegno, il ventre, abilissimo nell’imitare anche quelle voci che la natura ha negato. Ma se balenerà la speranza del fallace denaro, potrai credere che i corvi poeti e le gazze poetesse cantino un canto dolce quanto il nettare di Pegaso.

(trad. di E. Barelli)

8. chaere: parola greca per indicare il saluto: esempio di grecomania sarcasticamente denunciata dal poeta. Altro grecismo è l’aggettivo poetridas (v. 13). 14. Pegaseium nectar: il nettare delle Muse.

La satira I: un testo programmatico La prima satira (134 vv.) è di argomento letterario, e può essere considerata, al pari dei Choliambi, come un testo programmatico [T7 ONLINE]. Il poeta si scaglia contro i poeti contemporanei e contro la moda delle pubbliche recitazioni. Il degrado della letteratura contemporanea, asservita al gusto di un pubblico vizioso e fatuo, è secondo l’autore la diretta conseguenza del degrado morale e sociale dei tempi. Occorre perciò una poesia che parli del vero e denunci il vizio, rifacendosi ai modelli della commedia antica e della satira romana.

Chiariti i propri orientamenti letterari, il poeta può finalmente svolgere il suo programma nelle satire che seguono: a ciascuna di esse è assegnato il compito di approfondire un tema di carattere morale. Caratteri della satira di Persio I temi affrontati (l’esortazione alla filosofia, la vita secondo ragione, la vera libertà, la vanità delle preghiere agli dèi dettate da ipocrisia o superstizione, la condanna della vita dissoluta, dell’ambizione, dell’avaritia) non sono originali, e appartengono all’ormai lunga tradizione della filosofia stoica. Rifacendosi all’esempio della precedente satira latina e della letteratura diatribica, Persio non svolge in modo sistematico le sue tesi, né pretende di svilupparle su un piano concettuale, ma elabora quadri di carattere narrativo, ricchi di figure, di voci dialoganti (per lo più anonime), di situazioni esemplari e di vivaci bozzetti. La sua, come è stato detto, è una «diatriba per immagini», caratterizzata dalla concretezza dello sguardo, dalla nettezza dei particolari, dall’energica pre-

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